2° incontro dei Gruppi Famiglia nel Vicariato di C. di Godego a Vallà
7 Novembre 2004

Ragazzi e ragazze alle prese con le prime relazioni affettive.
Difficoltà, mezzi, modi da mettere in atto tra divieti e permissività.

Relatore: Prof. Silvano Bordignon

Premessse
Prima di organizzare dentro di me le cose che vi dirò ho voluto sentire il parere dei miei tre figli (il più giovane ha 21 anni, la più vecchia è una ragazza già più matura) su questo argomento ed ho avuto risposte come: "Ma va, papà, quando i genitori gammano queste cose sono già successe tre o quattro volte" (gammare vuol dire scoprire). "Per me voi genitori sapete qualcosa forse fino a 15 anni, i ragazzi si educano bene fino a quell’età poi si lasciano andare". "Dipende se è maschio o femmina!", è la risposta del più giovane. La ragazza, che è abbastanza progressista, nel caso specifico si è rivelata di estrema destra. I ragazzi di oggi hanno le idee chiare su questi problemi, ecco perché è opportuno interpellarli su queste cose. Non parliamo sempre e solo noi, proviamo sentire anche il loro parere.
Voglio iniziare con una provocazione.

Ragazzi e ragazze alla prese con le prime relazioni affettive.
Dov'è il problema? È un problema nostro? È un problema loro? È un problema per entrambi?
Riportiamo schematicamente le reazioni dell’assemblea:
- basta "non farseli"
- rischi, delusioni, ecc.
- da chi imparano?
- dopo una delusione non si fidano più
- non pensino solo al sesso
- tradiscono i valori familiari
- che tipo di persona trovano?
- gioia e dolore
- paura che non trovino nessuno (qualche adulto serio) con il quale confrontarsi

Vi ringrazio di queste vostre osservazione perché, effettivamente, di primo acchito uno dice: dov'è il problema?
In prima battuta il figlio ti dice: il problema ve lo fate voi!
Certo mio figlio, già maturo, dice tranquillamente: "Ma papà, guarda che fino a 30 anni di cotte ne passiamo tantissime! Di che vi preoccupate?" A sentir loro non c’è un gran ché da preoccuparsi!
Vi propongo una sequenza di riflessioni e le faccio insieme a voi. Cercheremo di analizzare i problemi in modo da distinguere quelli legati ai ragazzi e quelli legati a noi.
Alcune preoccupazioni, che lo sappiamo o no, dipendono dalla paura di invecchiare, e questa paura è nostra perché siamo egoisti. E se è nostra ci sono alcuni problemi legati a noi, altri invece sono legati a loro perché c’è il legittimo timore che non abbiano una dimensione giusta, una visione corretta, una valutazione completa della realtà, oppure siamo giustamente preoccupati che non tradiscano i veri valori e che perciò sappiano reagire a certe sollecitazioni che vengono da questa nostra cultura moderna.
Perciò avrei distinto nella mia relazione tre soggetti:
- noi come coppia,
- noi come genitori e come gruppo familiare,
- i nostri figli.
Le persone sono sempre le stesse: i figli e noi, tuttavia facciamo questa distinzione per analizzare meglio la situazione.

Noi come coppia
Partiamo da noi come coppia anche se sarebbe interessante spiegare che cosa si intende per prima relazione affettiva. Lo spiegherò in seguito quando entrerò in merito alla prima relazione affettiva, come essa avviene, quali sono le motivazioni. Partiamo dunque da noi. Ad un certo momento ci accorgiamo, gammiamo, che i nostri giovanotti/e sono innamorati, hanno una cotta, una relazione. Qual è la prima reazione?
Diciamo che questa esperienza curiosamente incide di più nelle famiglie molto unite. In queste famiglie molto unite le relazioni sono interne alla famiglia ed ecco arriva il forestiero, arriva il nuovo, la novità. L'uomo conserva un sogno antico che è durato molti secoli, ed è quello che erano i genitori a concordare con altri genitori i fidanzati/e dei propri figli. Per tanti secoli si è fatto così e quindi era il genitore che decideva chi far entrare e chi no! Era lui che gestiva l'apertura del proprio nucleo familiare verso altri nuclei. Era un modo per controllare questo momento cruciale della vita di una coppia o di una famiglia.
Ossia, quando un nostro figlio comincia a relazionarsi con altra persona, nel nucleo avviene una ferita, una crepa nel nostro nucleo familiare e in qualche modo "avvertiamo" un piccolo tradimento. Infatti la persona sulla quale abbiamo investito moltissimo e alla quale vogliamo molto bene antepone una terza persona, che diventa più importante di noi tutti, e i suoi pensieri corrono continuamente verso l’esterno, verso questa persona estranea al nucleo familiare.
La coppia che cresce i figli in modo unito perché vanno via insieme, fanno tutto insieme ad un certo momento si accorge che un elemento di questo gruppo pone un aggancio forestiero. Succede allora che "noi coppia" siamo feriti. Una ferita necessaria e naturale che prima o dopo doveva capitare, e quindi accettare questa prima esperienza, questa prima ferita psicologica è un fatto naturale. Anche il parto è doloroso, ogni uscita dei nostri figli è dolorosa e qui ci troviamo di fronte a questo tipo di esperienza.

Noi come gruppo familiare
Di fronte a questo tipo di esperienza la coppia mette in atto degli stratagemmi, consci o inconsci. Uno di questi stratagemmi è la repulsione, chiusura; cioè tentare a tutti i costi di difendere l’unità familiare mettendo una serie di paletti perché questo non avvenga, perché non venga messa in crisi la costruzione a cui abbiamo lavorato per tanti anni. Ecco da dove nascono tutti i tentativi di mettere divieti, di porre difficoltà varie: non telefonare!, non uscire!, ecc.! Ma in realtà molte volte questa è la preoccupazione, dell’altro e nostra, di conservare il sogno antico che per tutta la vita la situazione possa rimanere immutata, che non si disgreghi.
Seconda modalità, molto più subdola è quella dell’annessione. Prendo il nuovo e lo porto dentro, lo porto in casa, in qualche modo voglio che diventi un altro figlio/a. Conosco situazioni che, fin da subito, il papà e la mamma chiedono al nuovo/a di venire a casa a mangiare assieme, di viaggiare insieme. Costoro cercano in tutti i modi di portarsi in casa un secondo figlio/a. Anche questo è un tentativo per evitare la crisi di una situazione che sta diventando "altra", perché il problema è la redefinizione del nostro gruppo familiare in rapporto a terzi. Il sogno di queste famiglie, ma è così per tutti gli ambienti, è che i figli si leghino con i figli dell’amico o dell’amica. Questo è un sogno inconsapevole che molti di noi si portano dentro. Ma non sempre capita così, anzi nella maggior parte dei casi oggi i figli vogliono fare le loro scelte.
Occorre ridiscutere l’apertura della nostra coppia verso una situazione nuova e quindi di adeguare il nostro comportamento.
L’argomento che cerchiamo di analizzare è la prima esperienza affettiva, la prima cottarella, è la prima esperienza un po’ impegnativa. Sperimentare la prima esperienza affettiva "in prima fila", prolungata di qualche mese, significa cominciare in qualche modo a rapportarsi con l’altra persona e con l’altra famiglia.

Noi come genitori
Questa è una prima situazione ma esistono poi anche i propri problemi personali. Quando i nostri figli cominciano ad avere una relazione diciamo "sessuata", di carattere eterosessuale tra un maschio e femmina diversi da noi si scatenano inizialmente piccole inconsce gelosie. Ad esempio il padre si accorge che la figlia ha un affetto particolare (rapporto padre figlia è sempre maschio e femmina dice la psicologia). C’è questa ragazzo divento secondo rispetto ad uno molto più giovane di me. Ognuno di noi, quando ci siamo innamorati e poi sposati con la persona che adesso ci è vicino, ha realizzato in completezza la sua mascolinità/femminilità. In qualche modo è successo che, da bambini, crescendo abbiamo instaurato un tipo di relazione di maschio con la mamma e di femmina con il papà e proprio questa relazione ci ha confermati maschi e femmine. E questo fino a 17/20 anni, poi questa relazione sotterranea finisce, cambia quando, io maschio al posto della madre trovo la moglie. È la moglie che mi fa sentire maschio. Ugualmente per la figlia, quando ha la prima relazione, finisce con il padre per mettere il ragazzo al suo posto.
Disse Charmet che l’adolescenza finisce veramente solo quando il giovane pone al posto del padre o della madre il ragazzo/a. Solo allora finisce veramente l’adolescenza ed inizia l’età adulta perché io gli ho già dato una sua figura paterna/materna con la quale può relazionarsi.Quindi, in qualche modo, questo tipo di esperienza ci spodesta, diventiamo cioè degli spodestati ed allora possono succedere cose strane. In alcune persone possono esplo-dere anche in modo patologico perché succede che, quando il ragazzo incon-tra la ragazza, la madre comincia a mettere le gonne corte, a truccarsi di più. Quando la ragazza ha il ragazzo il padre fa la corte alle amiche. Ci sono anche dei meccanismi di questo tipo, sono reazioni immediate che, se non vengono gestite con un po’ di intelligenza e umorismo, possono degenerare. Di norma uno poi se ne rende conto ed il tutto sbollisce, rimane un buon rapporto di coppia. Io padre vado d’accordo con mia moglie, so sopportare queste cose perché la mia pienezza affettiva c’è l’ho con mia moglie/marito e quindi creo le condizioni di libertà perché questi meccanismi, avvengano pure perché è giusto che avvengano, ma non intaccano né coppia né persona.
Quando invece il rapporto di coppia ha qualche crepa succede che, per compensazione, uno si attacca ai figli. La situazione a quel punto è estremamente più dolorosa e complessa.
Ho delineato una serie di problemi che sono nostri non dei figli.

I nostri figli
Passiamo adesso a vedere i giovani.
L’innamoramento che cos’è e che cos’è la cotta? È una forma particolare di attaccamento tra due persone di sesso diverso, e la cosa curiosa è che questo attaccamento avviene prestissimo. Ci sono degli studi recenti che fanno vedere come ci sono dei bambini che si innamorano all’asilo nido, che aspettano il ragazzino la ragazzina e fanno coppia. L’idea di far coppia alle elementari tutti se la ricordano ancora, e poi alle medie, e poi a 14/15 anni. Quante volte questi legami sono avvenuti e talora molto intensi!
Parlo degli adolescenti. L’adolescente ha in genere il mito di Giulietta e Romeo che erano due adolescenti e come tutti gli adolescenti si sono innamorati.

L’innamoramento: aspetti psicologici
Come avviene, che cosa succede? Succedono due cose. In termini psicologici l’innamoramento (cotta) si definisce come = la rottura del confine del proprio io emotivo e l’invasione nel proprio io di un altro io. È come se io avessi due laghi vicini con una lingua di terra in mezzo e rompessi la diga per lasciare che l’acqua di un lago entri nell’altro. Cioè io ho il mio spazio emotivo, la mia area emotiva e ad un certo momento rompo la diga e lascio che un’altra persona entri nel mio spazio, per cui abbiamo due emotività che si sovrappongono creando una miscela esplosiva che è plagio. È un sentire comune, è un patire comune, è un soffrire comune, è un sognare comune, è una ubriacatura. È questo un tipo di esperienza molto intensa ed anche molto dolorosa. La cosa curiosa è che il ragazzo mediamente in questo momento sta cercando una propria autonomia rispetto alla coppia genitoriale.
Vogliamo chiarire: il bambino delle elementari vive dentro la coppia genitoriale, il bambino pre-adolescente vive ai margini della coppia genitoriale e anche con gli altri, il ragazzo adolescente che sta maturando comincia a trovare la sua determinazione anche con gli altri e questo tipo di costruzione si realizza in diversi modi, per esempio con forti ideologie, con delle contrapposizioni verso gli altri; si realizza spesso anche attraverso un tu molto intimo. In questa situazione l’altra persona diventa il mio specchio, io mi specchio in te e tu ti specchi in me. Ecco il motivo per cui i giovani hanno bisogno di dirsi tutto, di raccontasi tutto, perché è un modo per cercare se stessi.

Innamoramento: aspetti neurologici
Questi aspetti psicologici sono accompagnati anche da aspetti, come dicono gli studiosi, neurologici. Si modifica la produzione di serotonina, c’è una alterazione, per cui l’innamoramento è una fase eccezionale della vita molto ubriacante ma anche molto sofferente.
Su una cosa siamo tutti d’accordo, che l’innamoramento non è amore.
Le prime relazioni affettive dei ragazzi in realtà sono solo ricerca di se stessi nell’altro. L’amore invece è permettere all’altro di essere se stesso, fa parte dell’autonomia. Tutti in ragazzi, in realtà, cercano se stessi.

Innamorarsi oggi
Tutto questo discorso che sto facendo è sempre capitato e capiterà sempre, ed è legato a questo mito, situazione di Giulietta e Romeo, però questo fatto lo si vive oggi nel 2004, e ciò è importante perché bisogna sempre contestualizzare il periodo storico. I ragazzi d’oggi sono gli stessi di 15/20 anni fa? No! Non sono assolutamente gli stessi come neppure noi non siamo gli stessi. Sono anni diversi per cui i 30enni 40enni 50enni di oggi non sono uguali a 15 anni fa. Non è vero che tutte le età siano uguali perché veniamo da esperienze diverse, siamo cresciuti in modo diverso, i genitori di oggi hanno avuto una infanzia adolescenza diversa da quella di genitori di 30anni fa. Anche noi genitori siamo diversi rispetto ai ragazzi di oggi ed anche i ragazzi sono pertanto sono diversi.
Mi permettete allora di riflettere su alcuni aspetti dei giovani di oggi per poterli capire.
Mancanza di senso di colpa. In generale i nostri figli, a differenza da noi, crescono senza senso di colpa. Noi siamo cresciuti con la convinzione profonda del dovere, di rispettare le regole. Pudore o non pudore, rispetto o non rispetto, i ragazzi di oggi sono molto più sereni su tutta una serie di problemi. Essi non vivono il senso di colpa.
L’apparire. I ragazzi di oggi però hanno altri problemi che noi non avevamo, per esempio oggi il loro problema è l’apparire. Il corpo è il criterio di comportamento, non la sessualità. Tengono moltissimo ad aspetti figurativi. Vi assicuro che questo è uno dei risvolti negativi di questa società; ogni società paga il progresso che ha. Questa società piena di immagini di un certo tipo crea il problema all’adattamento al modello, all’immagine.
E allora, le ragazze soprattutto, ma anche i ragazzi soffrono moltissimo per la propria condizione fisica, non lo dicono però ai genitori, in rapporto al modello di bellezza fisica che i media presentano. Rappresenta un problema anche per i bei ragazzi perché ce ne sarà uno su cento che può avvicinarsi al modello, perciò vivono male la loro condizione e non lo dicono a nessuno.
Faccio consulenza anche psicologica a scuola e noto che moltissimi di loro soffrono questa condizione senza poterla dire.
Noi puntiamo invece su tutt’altri valori. Invece questi ragazzi/e vivono il loro piccolo dramma, che non possono neanche riferire, e il loro timore è di non "essere riconosciuti". Anche gli adulti hanno problemi di immagine ma gli adulti hanno gli strumenti per difendersi, quegli strumenti che i ragazzi non hanno.
La ragazzina di 14/15 anni è esposta al vento, e siamo noi società che la esponiamo, perché tutte le riviste che abbiamo in casa portano un certo modello che lei non può raggiungere.
Questa dell’importanza dell’immagine del corpo è stata per me una scoperta che mi ha colpito molto. Quanti ragazzi di buona famiglia soffrono di bulimia o di anoressia e non lo dicono a nessuno. Per loro l’affettività diventa una medicina per sé stessi, tutto l’opposto cioè dell’amore. Questi ragazzi, anche i migliori, hanno un forte investimento sugli oggetti, sul look. Questi ragazzi vivono il corpo più in termini alimentari che erotici, per loro oggi il corpo, il piercing,… è un modo per staccarsi della madre, perché siccome la madre in qualche modo l’ha partorito, inconsciamente tende a esercitare un dominio su quel corpo. Lo fa nel dargli da mangiare, nel vestilo, nel curarlo,… e loro arrivano a casa con il piercing, pungendo appunto quel corpo. Così il tatuaggio è la firma sul proprio corpo.
Il gruppo. Altra dimensione è quella del gruppo. Una tempo la nostra generazione, quando ci si trovava il ragazzo/a ci si appartava infatti molte volte la relazione portava alla sganciamento del gruppo, oggi i ragazzi vivono la relazione all’interno del gruppo anche da innamorati. Tendono a stare all’interno del gruppo e il gruppo quindi diventa una convivenza tra gruppo e fidanzati.
Che fare? Una scrittrice ha detto che quando due persone sono innamorate è meglio che se ne stiano a casa loro. Quando si è innamorati l’emotività ha un effetto negativo sulla lucidità della ragione, perdiamo l’autocontrollo, l’autogestione. Dunque anche loro perdono l’autocontrollo, l’autogestione e questa è una delle nostre preoccupazioni. In questa situazione effettivamente i ragazzi corrono dei rischi.
La sovravalutazione. Una delle lacune è la sovra valutazione di se stessi. Si credono più forti del pericolo, non hanno la percezione reale del pericolo, dei problemi che i ragazzi hanno. I ragazzi si sopravalutano rispetto al pericolo quindi a noi destano preoccupazione. Per nostra fortuna (o sfortuna) mediamente le cotte durano 6/8 mesi. Dopo di ché la sbornia passa. Occorre allora un po’ di apertura, di comprensione verso i nostri figli.

Come possiamo aiutarli?
Cercare che il ragazzo recuperi un minimo di autonomia, cioè la capacità di autogestirsi e autoregolarsi, ossia la capacità di definire i confini del proprio spazio psicologico che permette di confrontarsi con gli altri in un rapporto di io - tu e non di porsi uno di fronte all’altro nei termini di plagio. Solo questo permette il rapporto d’amore. Ma non è facile in questa fase fare discorsi perché sono molto presi dalla loro esperienza emotiva. Però ho notato che fa breccia il ragionare su innamoramento e amore. L’innamoramento è passivo, l’amore è attivo. L’innamoramento ti capita addosso, l’amore lo scegliamo noi. Amare vuol dire creare, e di questo occorre parlarne per rafforzare questo desiderio di autodelinearsi.
Come per esempio insistendo che continuino ad avere delle proprie progettualità: la scuola, lo sport, tutti gli impegni in cui si deve trovare anche da soli li aiutano a recuperare il loro spazio personale, la propria capacità decisionale e la propria autonomia gestionale. Poi parlare ai figli delle nostre cotte, di quando avevamo la loro età, ha sempre grandissima efficacia. Bisogna raccontare soprattutto le nostre sconfitte, le nostre delusioni, così i ragazzi si sentiranno capiti, sapranno che conosciamo le loro sofferenze, il loro stato d’animo.
È importante mantenere lo stile abituale nell’educazione: i divieti devono essere gli stessi di prima, non ne devono sorgere di nuovi, e comunque è sempre bene che le regole siano concordate con i figli. Non potendo parlare, spesso i ragazzi sfogano le loro preoccupazioni scrivendo sul diario personale. Il genitore non deve assolutamente spiare questi segreti del figlio: una volta scoperto, il genitore perde qualsiasi fiducia e credibilità.

Per concludere
Del resto è bene ricordare che un certo, saggio disinteresse fa bene al rapporto. Non deve esserci la curiosità morbosa del genitore che vuole sapere tutto. Bisogna rispettare l’esigenza dei figli di avere i propri spazi inviolabili.
Un ultimo consiglio è anche quello di non affezionarsi al ragazzo o alla ragazza dei figli. È bene che i rapporti con i fidanzatini dei figli siano neutri, senza dimostrare eccessivo affetto o al contrario ostilità.