3° INCONTRO dei GRUPPI FAMIGLIA a Vallà (TV)
05 Dicembre 1999

POVERA FAMIGLIA SE NON EDUCA ALLA POVERTÀ
La sobrietà è la base che fa emergere i valori importanti della vita.

Don Francesco Segato

Nel vocabolario il significato del termine povertà viene definito come mancanza di mezzi di sussistenza, insufficienza di risorse economiche, oppure di persona o cosa di poco valore, od ancora di chi desta pietà e commiserazione per la sua indigenza, deformità, diversità, infelicità, sfortuna e simili. Si usa questa parola anche per designare il trapasso da questa vita: il povero estinto.
Parlare di povertà in questi termini mette paura.
Nella Bibbia, in tutto l’A.Testamento, la ricchezza è sinonimo di benedizione di Dio. Classico l’esempio di Abramo che va a servire da Labano; si dice in quelle pagine della Bibbia di Abramo, che le sue pecore e capre si moltiplicarono divenendo numerose. Quindi la ricchezza è segno di benedizione di Dio. Anche nel libro di Giobbe si trova lo stesso concetto, tuttavia comincia ad insinuarsi l’interrogativo dei momenti della vita in cui la ricchezza viene tolta del tutto. Giobbe contesta i suoi amici che lo considerano un castigato quando gli capitano tutte le disgrazie. Fin da allora si comincia a mettere in discussione il binomio ricchezza = benedizione. Anche i figli in quei tempi erano considerati non tanto persone ma ricchezza.
Di sicuro non possiamo dire che la povertà, in senso di miseria, sia qualcosa da cercare, anzi noi abbiamo Caritas, S.Vincenzo, Gruppo Missioni, … che si impegnano per ridurre le disparità più vistose, perché la povertà, la miseria va vinta. I beni della terra sono benedizione di Dio.
Dall’altra parte però c’è il Vangelo con la parabola del ricco epulone: un riccone che vive banchettando mentre alla sua porta c’era un uomo nella miseria.. Questa parabola riguarda anche me che spesso mi concedo ogni comodità senza pensare che qualcuno non ha neppure il necessario. Gesù dice: "Guai a voi ricchi perché avete già le vostre consolazioni, siete già sazi". E dice anche: "Beati i poveri". In Matteo troviamo "poveri in spirito", mentre in Luca c’è soltanto "beati i poveri" e basta.
Nel Vangelo di qualche domenica fa si diceva: "…perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere". Mi avete dato oppure non mi avete dato! Gesù si identifica con i poveri. C’è una predilezione di Dio per i poveri e Gesù ce la dimostra con chiarezza nella sua vita di povero accanto ai poveri.
C’è un canto di un recital su S. Francesco dove viene presentata la povertà personificata.
Quando quel giorno Francesco verrà io voglio dirgli così:
Dimmi se sono la tua Povertà, io che son povera qui.
A Francesco quel giorno dirò: tu lo sai che ricchezza non ho.
Pane e cielo io mangio con te, ma il mio cuore leggero non è.
E lui Francesco, mandato da Dio, sul cuore mio piangerà.
Che povertà – gli dirò – sono io?
E lui Francesco dirà: Povertà, Povertà non è più (un valore) se sarà come qui schiavitù.
Pane e cielo sapore non ha se il tuo pane non è libertà.
Quando quel giorno Francesco verrà ali di rondine avrò
e su nel libero cielo con lui io Povertà volerò.
La dove la povertà è una schiavitù è un male che va tolto: la povertà ha senso come espressione di libertà.
Dal libro "Il cammino della felicità" voglio leggervi qualche pagina. (pagine 21 – 32):

I giocattoli della vita
Camminarono per tutto il giorno fermandosi soltanto in riva ad un ruscello per mangiare i panini che il vecchio ospite aveva gentilmente preparato per loro. Mentre scendeva la sera, proprio mentre cominciavano a preoccuparsi un pochino, si imbatterono in una graziosa casetta tra gli alberi…tutto intorno erano sparse moltissime ruote di ogni tipo: grosse ruote di carri, ruote più piccole di carretti e vetture…
"Strano davvero", pensarono, e bussarono piano alla porta. Vennero ad aprire un vecchietto e una vecchietta…
"Entrate, vi stavamo aspettando", esclamarono…
Ma uno dei bambini non si trattenne e subito domandò…
"Che cosa ci fanno tutte queste ruote?"
I due vecchietti risposero…
"Venite a vedere prima che faccia troppo buio".
E guardarono le ruote da vicino, i bambini videro che erano decorate con disegni meravigliosi. "Favolose!" esclamarono, "Possiamo vederne altre?"
"Seguiteci…", dissero i due vecchi sposi.
Dietro la piccola fattoria c’erano moltissimi carri, alcuni vecchi e malandati, altri nuovissimi e bellissimi.
"Li fabbricate voi?"
"Proprio così", fu la risposta.
"E per chi?"
"Per chi percorre il cammino della vita!"
"Spiegateci meglio", pregarono i bambini.
"Venite a sedervi vicino al fuoco e vi spiegherò ogni cosa", li invitò gentilmente il vecchio, e mentre la moglie preparava gentilmente per tutti un piatto di minestra, cominciò:
"Ciascuno dei carri che avete visto ha 4 ruote:
1°. La ruota dei bisogni del corpo… che da la libertà dalla FAME, dalla MALATTIA, dal FREDDO".
"Ce l’hanno quasi tutti…", osservò il primo bambino, comprendendo di che cosa si trattasse.
"Ma tanti, troppi bambini e adulti non posseggono neppure questa prima ruota".
"Davvero?, domandò sorpreso il secondo.
"Davvero, purtroppo!", affermò il vecchio, e improvvisamente i bambini si accorsero di quanto fosse appetitoso il profumo della minestra e caldo il fuoco del camino.
2°. "La ruota dell’AMORE, composta di due parti uguali, amare ed essere amati".
"Senza questa ruota, sembra di aver freddo anche in piena estate, non è vero?", osservò il bambino più piccolo.
3°. "La ruota dei fini terreni".
"E che cosa sono mai?".
"Sono i punti lungo il cammino della vita che indicano il significato e la ragione del viaggio…Cambiano continuamente, via via che si procede attraverso la vita…".
4°. "E la quarta ruota?", interrogò un bambino.
"È la ruota dei fini divini".
"E che sono mai?"
"Sono gli scopi che aspiriamo a realizzare, ma che sono troppo superiori ai limiti delle possibilità umane".
"Come è interessante tutto ciò!", esclamarono i bambini.
"E sono queste le cose di cui tutti hanno bisogno per percorrere il cammino della vita?" "Queste sono le cose di cui hanno DAVVERO bisogno, ma sfortunatamente gli uomini ammucchiano sul loro carro una tale quantità di cose, che credono necessarie, che spesso le ruote non reggono e si spezzano, ed essi devono tornare indietro per farle aggiustare".
E lei riesce ad aggiustarle?".
"Non sempre", replicò tristemente il vecchio. "Spesso è difficilissimo rimettere in sesto le ruote della SALUTE e dell’AMORE".
"Ma perché sono così ingordi?", domandarono i bambini…
"La colpa è anche del sistema, che insegna loro a DESIDERARE tutto ciò che vedono e di cui sentono parlare…E COME SE NON BASTASSE…SONO CONVINTI CHE SEMPRE OGGI SI DEBBONO DESIDERARE PIÙ COSE DI QUANTE SE NE SONO DESIDERATE IERI!".
"Pazzi!", esclamarono i bambini.
"Davvero!", confermò il vecchio.
"Ma che cosa possiamo fare per aiutare gli adulti?", domandarono i bambini.
"DOVETE CERCARE DI SPIEGAR LORO CHE TUTTE QUELLE COSE DI CUI CIASCUNO CARICA IL SUO CARRO POSSONO ESSERE ANCHE GRADEVOLI…MA NON DEVE ESSERE DATA LORO TROPPA IMPORTANZA. SONO SOLTANTO I GIOCATTOLI DELLA VITA!!".
"Ma davvero la gente da loro tanta importanza?".
"Sono pronti a MORIRE per difenderle…e a volte muoiono davvero!".
"Certo che gli adulti sono strani!", commentarono i bambini, e scoppiarono a ridere, ma non si accorsero che il viso del vecchio era invece pieno di malinconia.
"Ma come mai alcuni si accontentano del carro, mentre altri addirittura muoiono per avere sempre di più?", domandarono.
"Perché tanta gente non ha mai capito che…LA FELICITÀ È UN’ALTALENA TRA CIÒ CHE SI HA E CIÒ CHE SI DESIDERA! Se le cose che possedete sono tante, ma non vi bastano, e il peso dei vostri desideri è ancora maggiore, RIMARRETE IN BASSO PER SEMPRE! Mentre se il peso di ciò che possedete è scarso, e ancor meno pesano i vostri desideri, volerete sempre IN ALTO! Cercate pure di ottenere ciò che desiderate, ma se non riuscite, imparate ad esser contenti di quanto avete già! E COSÌ AVRETE DAVVERO TUTTO CIÒ CHE DESIDERATE! Non dimenticate, concluse il vecchio, se il vostro carro sarà carico di cose, avrete sempre paura… che vadano perse, che ve le rubino, che cadano lungo la strada, che si rompano…per i sobbalzi del carro. MOLTO MEGLIO LIBERARSENE PRIMA DI DIVENTARE PRIGIONIERI!"
"La minestra è pronta", chiamò la moglie del vecchio.
Era buonissima. E dopo aver mangiato andarono a dormire, e il mattino dopo ripresero il cammino.

La povertà non è un valore in se, ma solo se rende liberi dalle cose, ed è difficile oggi. I genitori se ne accorgono quando si tratta di educare i figli, il prete se ne accorge perché deve predicarla continuamente. Nel lavoro sembra che guadagnare sempre di più sia cosa normale, è strano se uno non cerca di fare sempre maggiori profitti. L’utile è diventato il criterio base, e questo ha creato una specie di mentalità economica. Di una cosa non ci si domanda più se è buona o cattiva, ma se serve. Queste idee ci sono entrate dentro. Nella scuola la mentalità è studiare il minimo e cercare di fare la bella figura con gli insegnanti, non la passione di imparare.
Un secondo punto è quello della realizzazione personale, per cui tutto è finalizzato a questo. La gratificazione diventa il criterio base anche nei rapporti di coppia, perciò se non mi sento realizzato si abbandona la persona per altre sensazioni più appaganti.
Circa l’educare alla sobrietà i figli credo che occorre ricordarsi che i ragazzi non saranno sempre ragazzi. Nel loro cammino di maturazione è opportuno saperli inserire nelle scelte che la vita di famiglia impone. Non c’è niente di cui non si possa parlare quando c’è un clima di amore e di rispetto reciproco. È ovvio che bisogna usare le modalità che possono capire ed è anche importante ascoltare il loro modo di comunicare. In genere chiedono cose ma hanno più bisogno di sentirsi accolti. Se il clima familiare è ricco di idee e di principi sicuramente influiscono nella personalità del ragazzo ed è più facile entrare anche nella dinamica dell’aiuto a chi nella vita è stato più sfortunato. Il ragazzo lo intuisce se viene aiutato a capire che nella vita ci sono valori molto più importanti di un vestito firmato, o di cento altre cose che non potranno mai riempire il vuoto di felicità.

Domande per la riflessione di gruppo: