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4° INCONTRO dei GRUPPI FAMIGLIA a Vallà (TV)
16 Gennaio 2000
PUDORE E CONTROLLO DELLE IMMAGINI DI NUDITÀ
Iniziazione selvaggia della sessualità. La prostituzione: fenomeni culturali e
sociali.
Don Battista Borsato (vedi anche Piccin_00_13.html)
Premesse e interrogativi.
Riflettendo su questo tema penso di proporre la seguente scaletta:
1° Come viviamo oggi il tema della sessualità "selvaggia", pornografia,
erotismo, prostituzione? Come viviamo queste realtà in linea globale?
2° Vorrei soffermarmi sullidea di erotismo, a cui è congiunta la pornografia.
Vorrei cogliere qual è il significato, il senso di erotismo oggi. Il tema che vorrei
approfondire è quello della prostituzione, visto che oggi ne siamo inondati, travolti sia
nelle città che nei paesi e quartieri. Come vederla e come porsi?
3° La sessualità, lerotismo in campo cattolico come è vista?
4° Lidea e il senso del pudore.
Dico subito che la mia riflessione vorrebbe essere un invito a riflettere più che a
dare tutte le soluzioni.
Cerchiamo allora di chiarirci il senso dellerotismo, del pudore, della sessualità
per avere dei punti di riferimento. Sempre come premessa, oggi dobbiamo constatare che
viviamo di fronte ad una grossa e continua provocazione o inondazione di "fatti
erotici". Quali sono gli atteggiamenti di fondo davanti a questa realtà? Vedrei tre
atteggiamenti contrapposti:
Lerotismo.
Vorrei che il discorso sullerotismo fosse abbastanza "approfondito".
Il vero senso di questa parola non ha un significato negativo come noi siamo soliti
attribuire quando parliamo ad esempio di film erotici. Erotismo significa eros,
attrazione, desiderio, piacere che sono realtà positive. Noi però ora lo intendiamo più
nel suo senso negativo, come viene comunemente inteso. Per cogliere lerotismo nel
suo senso negativo, problematico riporto una definizione che si trova
nellenciclopedia europea dei francesi del 71 (edita anche da Garzanti nel
77): Lerotismo è un atteggiamento che privilegia le forme della vita
sessuale in modo da proporle come valori assoluti. Ritengo questa definizione
illuminante perché il corpo e la sessualità non sono visti negativamente. Cioè tutto
sommato dice che lerotismo privilegia, ossia cè più accentuazione della
sessualità che però rimane una realtà positiva. Dove sta il problema? Che assolutizza
le forme come fossero valori assoluti. Quindi viene staccata la sessualità dalla persona.
Una realtà positiva staccata dalla persona non giova più alla persona. Lassoluto
è la persona, non il corpo e neppure lanima: anima e corpo sono relativi alla
persona. Qui cè un punto, io dico, molto importante da cogliere: ciò che fa
crescere la persona è valore, sia per quanto riguarda il corpo e lo stesso per
lanima perché tutto è orientato a far crescere la persona, a maturarla, a
ingrandirla, a evolverla, a sprigionarla. Tutto ciò che serve alla persona per crescere
è positivo, anche il copro, la sessualità, il piacere,
Questo vale anche per la
coppia in campo morale ed etico. Ciò che fa crescere la coppia, che porta comunione,
intesa di coppia: capirsi, dialogare, perdonarsi,
è valido. La norma ultima è ciò
che fa crescere la persona è per la persona, ciò che fa crescere la coppia è per la
coppia. Ci si può chiedere chi definisce i limiti di ciò che fa crescere la persona
e ciò che può diminuirla? In questo campo lo può decidere solo la coscienza, se è una
coscienza retta, illuminata che si interroga. Non ci sono leggi esterne che lo decidono
oppure norme etiche. Le normative esterne devono esserci, esse sono regole su cui
confrontarsi in modo che la coscienza si possa interrogare, ma alla fine è la coscienza
che può discernere, che può decidere. Gesù di Nazareth si è posto contro la tradizione
religiosa giudaica che pretendeva di definire il puro e limpuro attraverso le cose e
le leggi esterne. Quella religione stabiliva che cerano cibi, sentimenti,
puri
e impuri. Gesù invece disse che è dal cuore che escono le intenzioni cattive,
prostituzioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia,
calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e
contaminano luomo. È il cuore nuovo che fa cambiare la vita non le norme esterne.
Un cuore nuovo, convertito fa nascere cose nuove e coglie cose nuove, e sa anche
discernere dove sta il puro e limpuro. La Chiesa non dovrebbe preoccuparsi di dare
norme e di pretendere norme dal civile (dallo Stato), ma di cambiare il cuore.
Lerotismo dunque s riveste di due valenze opposte: cè la valenza della
liberazione sessuale avvenuta in questi ultimi due secoli a partire dalle idee illuministe
e cè laltra forma carica di negatività che vede la sessualità come un fatto
proibito od al massimo legato alla procreazione.
Questo anelito di liberazione della sessualità, avvenuta in questi secoli soprattutto
attraverso Freud, diciamo che va vista anche con perplessità. Oggi a livello
dellerotismo e quindi della pornografia ci sono due atteggiamenti presenti. Il primo
popolare: la gente vuole oggi che vi sia libertà di pensiero e di atteggiamenti a tutti i
livelli. Le norme restrittive del vestito o dello spettacolo che tendono a limitare sono
viste come limiti alla libertà. Vige il criterio: faccio quello che voglio. Però
in ambiente scientifico e professionale sta spuntando un altro atteggiamento, e non solo
in ambiente cattolico ma anche laico. Si dice che la sessualità selvaggia crea più
problemi di ingrovigliamento psicologico di prima quando la sessualità era tabù. I
ragazzi e i giovani in particolare sono in qualche modo disturbati da questo tipo di
sessualità selvaggia. Si pone perciò il problema di cercare il senso della sessualità.
La sessualità è una realtà umana che domanda di essere espressa secondo le sue leggi
interne, che vanno coltivate, colte e capite al di là delle barriere religiose. Le
persone impegnate oggi in questo settore, anche di cultura laica, sono per dire: educhiamo
i ragazzi alla sessualità, non per restringerla ma perché possa avere il suo senso
relazionale.
Prostituzione.
È un luogo comune dire che essa è antica quanto il mondo. Invece dicono gli studiosi che
ci sono dei popoli di cultura antichissima che non hanno avuto questa esperienza; è
dunque un modo di dire che non ha riscontri scientifici. Dicono gli etnologi che la
prostituzione nasce dentro società un po più complesse, meno rudimentali ed
antiche, in genere più commercializzate.
Distinguiamo una prostituzione sacra ed una profana. La sacra delle sacerdotesse: secondo
le varie epoche erano persone che attraverso la congiunzione con loro ci si congiungeva
con il dio e questo diventava fecondità. Avvicinarsi a queste persone significava avere
benefici da quel dio che servivano.
Quella profana invece è legata a qualche forma di compenso.
Nelle epoche greca e romana ci sono state tante forme di regolamentazione della
prostituzione. Solone, (600 a.C.), già al suo tempo aveva regolamentato la prostituzione
perché cera il problema delle ragazze e dei ragazzi giovani. Anche allora
cera il problema dei minori da difendere e la salute pubblica da salvaguardare. Da
sempre nel nostro mondo italiano, in particolare nei secoli scorsi, è esistito il
problema delle malattie veneree, pensiamo oggi allAIDS. Il cristianesimo, attraverso
gli imperatori cristiani Teodosio e Giustiniano, si è posto sempre contro la
prostituzione, pur non abolendola, senza vietarla ma cercando di dare un regolamento,
certamente non lhanno appoggiata.
Il problema si ripete oggi più che in passato diventando un cruccio per amministratori
locali, polizia,
a causa della diffusa e sfacciata presenza di prostitute e
prostituti di giorno e di notte. Si pone ancora il problema della salute pubblica ed in
particolare di difendere i minori da questa dilagante realtà.
Si dice che la maggior parte di queste persone che si prostituiscono provengono da
famiglie disgregate da un disordine familiare o da povertà. Oggi in particolare arrivano
dai paesi poveri. Cè dunque la prostituta che lo fa per scelta e quella invece che
è schiava di un sistema. Sappiamo che uno dei temi proposti da don Benzi per il Giubileo
2000 è quello della liberazione delle prostitute. Si dice delle prostitute, non dalle
prostitute. Don Benzi è convinto che molte di esse sono obbligate a farlo e se dunque
viene messa in atto uniniziativa globale di sostegno molte di esse possono essere
riscattate. Come in passato sono stati riscattati gli schiavi così ci può essere il
riscatto di questa nuova schiavitù. Caritas ed altre associazioni, in maniera non
declamata ma efficace, stanno lavorando per poter dare un appoggio a quelle persone che
intendono venirne fuori. I cattolici credenti come si pongono e come si sono posti in
passato di fronte a questo problema? Ci sono e ci sono stati atteggiamenti diversi.
Sia chiaro che in campo cristiano la prostituzione è e rimane una realtà negativa a
tutti i livelli, sia quella sostenuta da ingaggio affaristico sia quella per scelta
personale. Anzi il nostro Papa diceva che anche nel matrimonio, se lo sposo o la sposa va
dallaltro soltanto per delle prestazioni fisiche è un atto adulterino, è una
prostituzione. Dobbiamo pur sempre ricordare quanto diceva Carlo Carretto che anche
latto di amore più spirituale è sempre bacato dallegoismo della ricerca di
sé nellaltro per il 50%. È bellissima la riflessione di Gibran proposta
allinizio di questo incontro dove Gesù dice alla Maddalena: "Gli altri ti
guardano per loro stessi, mentre io ti guardo per te stessa". Guardare
laltro per se stesso e non per me, questa gratuità del cuore che viene
progressivamente perché tutti siamo degli egoisti.
In campo legislativo, politico, statale però come ci si deve regolare? Qui abbiamo tre
posizioni:
Come conclusione non sempre lo Stato può agire in maniera aprioristica o radicale di fronte ai problemi etici. Aborto, divorzio, prostituzione sono realtà negative, da non approvare, ma da controllare e deve trovare delle vie più opportune se non per eliminare, almeno per lenire e correggere questi effetti negativi. Per quanto ci riguarda siamo chiamati a ricuperare il senso della sessualità. Essa, secondo noi cattolici, e credo comunque che corrisponda alla sensibilità presente anche nei non credenti, riteniamo sia oggetto di educazione. Con il tempo si sono delineate tre concezioni culturali:
Questa idea è presente nella Gaudium et Spes N. 49. Si dice che gli atti con i quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onorabili e degni, e compiuti in modo veramente umano arricchiscono la persona e favoriscono la mutua donazione. Ossia sono atti alimentativi dellamore. Si dice ancora che questo amore coniugale viene espresso e reso perfetto in maniera del tutto particolare dallesercizio degli atti che sono propri del matrimonio. Essi perciò sono un fatto importante nella relazione tra uomo e donna e non solo esprime amore ma lo rende perfetto. La sessualità certamente rimane luogo della procreazione, ma in primo luogo è luogo di relazione, è quella realtà che fa diventare la coppia. Se la coppia non è relazionata fra se stessa non deve neppure generare un figlio. La sessualità crea comunione, e quando crea comunione diventa una realtà positiva.
Il pudore
Con le seguenti cinque dichiarazioni vorrei tentare di chiarire che cosa è il pudore, che
cosa intendiamo per pudore, qual è il senso del pudore.
Il pudore è un grande valore al quale educarsi non solo circa il tabù della sessualità ma per far crescere una relazione matura a tutti i livelli: sessuale, relazionale tra persone e tra popoli.
Vallà, domenica 16 gennaio 2000
Approfondimenti del relatore, dopo i lavori di gruppo
Il problema della coscienza
Dobbiamo credere alla coscienza.
Coscienza non è "faccio quello che mi sento di fare", inteso puramente
come sentire emotivo. La coscienza si chiede "faccio bene o faccio male,
mi giova o non mi giova, mi costruisce o no?". Mi impone di riflettere. Il
problema è che oggi non si pensa più. Prima di tutto ci devo pensare io, perché uno che
scava dentro di sé e vuol vedere se questo gli giova o non gli giova per la vita di
coppia, fa già un passo importante.
Dice il Card. Martini che oggi non si può più distinguere più tra credenti e non
credenti, bensì tra chi pensa e chi non pensa. Un credente deve prima di tutto pensare e
capire se per lui è giusto o non è giusto. Poi si deve confrontare con il partner,
moglie o marito, sposo o sposa. Se si confronta con un gruppo meglio. Meglio ancora se si
mette in ricerca con dei libri, con teologi o con maestri della chiesa,
Ma prima di
tutto si deve riflettere. Ecco che "coscienza" non significa seguire gli
impulsi, sarebbe il dominio da parte dellistintività, invece è fare ciò che si è
pensato. Così è già molto, poi viene il confronto con lesterno che ci può
illuminare e prima di tutto il confronto in coppia. Non solo di fronte alla scelta dei
figli, anche per chiedersi comè il rapporto di coppia, comè il dialogo, se
è sufficiente, comè il modo di esprimersi della coppia, come si vive il sesso, se
è una forma di possesso o di dono, se è un fatto di pretesa o di comunione. Da tutto
questo nasce e si costruisce la coppia.
Noi invece siamo reduci da una forma di spersonalizzazione della coscienza: era tutto
chiaro dallesterno, in quanto cerano letica, le norme, i documenti.
Prendiamo per esempio una coppia, fedele agli insegnamenti della Chiesa, non consuma
rapporti sessuali perché non può usare i metodi naturali e la Chiesa proibisce i mezzi
contraccettivi. Dopo 10 anni di astinenza, si crea un clima di freddezza e rassegnazione
perché è anche il corpo che alimenta la relazione, che porta la coppia a separarsi.
Nellaltra vita Dio domanderà loro:
- "Il tuo matrimonio come è andato?"
- "Male, perché ho ubbidito al Papa ed ai documenti della Chiesa che proibiscono
i mezzi anticoncezionali, e non potevo usare i metodi naturali".
Dio risponderà:
- "La tua coscienza dovera?" Viene prima il Papa o la tua coscienza?
Tutti i maestri della Chiesa dovrebbero aiutare la coscienza a ravvivarsi, non a
mettersi al di sopra della coscienza. E giusto che il Papa parli dei metodi
anticoncezionali, perché solo così ci si può confrontare. Ma sta sempre alla persona
fare le scelte più opportune per vivere meglio la comunione. Confrontandosi, certo, non
snobbando il Magistero il quale comunque non dirà mai lultima parola.
La non unitarietà di indirizzo che può provenire da più voci della Chiesa può
disturbare, ma può essere intesa anche come ricchezza di possibilità di confronto tale
da permettere alla mia Coscienza di svilupparsi.
La comunicazione di coppia
Ogni coppia ha un suo cammino, un suo percorso, un suo vissuto.
Non credo che tutto ciò che si fa, si debba dire subito al proprio sposo o alla propria
sposa. Occorre misurare fino a che punto laltro riesce a sopportare.
Un esempio: la moglie ha rivelato al marito (sposati da più di 10 anni) di aver avuto un
rapporto con un altro uomo. Il marito non ha sopportato questo fatto e si sono lasciati,
perché nella mentalità del marito cera fissa lidea che quando uno specchio
è rotto, è rotto per sempre. Se lui non lo avesse saputo quella coppia avrebbe potuto
benissimo andare avanti. Si deve parlare semmai quando ci si accorge che la situazione non
è più sopportabile oppure quando non si riesce a vincersi e si chiede perciò aiuto
allaltro. Ma se la faccenda è già chiusa, risolta, perché mettere il dubbio
nellaltro?
E se poi laltro perderà la fiducia pensando che rifarai ancora quella mancanza?
Perché scaricare su di lui un segreto che tu non vuoi sopportare?
Dobbiamo misurare quando è giusto dirlo e quando non è giusto per non far soffrire oltre
misura persone che non devono soffrire. Se il discorso non è superato e tu vuoi chiedere
una mano per superarlo è giustissimo. Ma se il discorso è superato e laltro non
può sopportare tu devi il pudore di valutare. Si può sbagliare valutazione, ma almeno ci
si è posto il problema.
Non si può entrare dentro laltro con le proprie confidenze senza saper se
laltro le può in quel momento sopportare perché magari sta poco bene, è
ammalato
o per altri svariati motivi.
Altro esempio: un medico si è innamorato di uninfermiera, hanno avuto un bambino da
due mesi. Lui le confida che è innamorato di unaltra ragazza. Questa infermiera,
già debole per aver appena avuto un bambino, è rimasta schiacciata dal peso di quella
rivelazione. Aspettare, saper attendere il momento in cui se ne possa parlare, ma con un
po di delicatezza, di pudore. Non significa essere insinceri. Anche nella
comunicazione e nel dialogo della coppia ci vuole il pudore: quando dirlo, come dirlo, se
dirlo. Non perché vogliamo riservarci un nostro segreto. Ma per valutare se la coppia
può crescere in quel modo o si allontana e si inaridisce.
A volte anche fra laici e preti manca il pudore quando le accuse e le parole feriscono,
abbassano la persona in maniera incredibile. Anche Geremia diceva: "Signore
correggimi ma senza ferirmi". Avere il pudore, la bontà di non ferire. Cogliere
laltro nel modo giusto, perché possa sopportare ed essere incoraggiato.
La tolleranza
Cè una morale personale e cè unetica statale, pubblica. Non si
possono accavallare. Non sempre letica personale deve essere anche letica
statale. Noi possiamo essere convinti che non divorzieremo perché non crediamo nel
divorzio ma lo Stato ha a che fare con tante persone con idee diverse, alcune di queste
divorziano. Lo Stato deve coordinare un male perché ci siano effetti meno negativi. Ci
sono già tante coppie che vivono come concubini, cosa può fare lo Stato, per loro e per
i loro figli, pur avendo come idea che il divorzio è negativo?
Perciò la tolleranza non è tolleranza sul principio. Nel 74 ci sono stati grandi
fraintendimenti, perché certi preti, come certi laici impegnati, hanno votato
"No", mentre la Chiesa ufficiale si schierava per il "Si" per togliere
la legge abortista. Alcuni hanno votato "No" (es. Carlo Carretto), per non
imporre la propria morale cattolica su tutti gli altri perché lo Stato deve essere
attento alla laicità delle persone e delle coscienze.
La prostituzione è una realtà negativa a tutti i livelli, però lo Stato deve fare i
conti con una realtà che esiste. Come comportarsi? Con il senso dellabolizionismo
oppure con la tolleranza? Io personalmente non accetterei le case chiuse, dove si
legalizza il commercio del corpo delle persone. Però ci possono essere situazioni
ambientali, o di altri popoli, o di altre culture, in cui esiste un cammino verso un
principio che passa attraverso la tolleranza. La Bibbia ne è un segno: Dio ha permesso la
poligamia e attraverso un cammino educativo, progressivo si è arrivati alla monogamia. Ci
sono popoli in cui esiste ancora la poligamia oppure dove i rapporti prematrimoniali sono
di norma perché segno di fecondità. Cosa facciamo? Imponiamo la nostra morale di punto
in bianco o tentiamo una progressività educativa verso un principio giusto?
Una sintesi di questa relazione è stata pubblicata come DOSSIER sul n.33 di GF.
Per leggerla cliccate qui: anno2000/Dossier33.htm