6° INCONTRO dei GRUPPI FAMIGLIA a Vallà (TV)
12 Marzo 2000
Don Pino Pellegrino
Oggi vogliamo parlare di una vitalità che esplode, ossia delladolescenza: dei ragazzi che frequentano la scuola media, prima e seconda superiore. Prenderemo in considerazione l'età che va dagli 11 ai 16 anni. Età non semplice, età vulcano. La parola adolescenza deriva dal verbo latino adolesco che significa crescente. Ladulto è uno che è cresciuto, o che almeno dovrebbe esserlo perché ci sono degli adulti che hanno ancora la mentalità adolescenziale. Questi adulti sono pericolosi: pensiamo ad un papà, ad una mamma, ad un insegnante semaforeggiante che cambia continuamente di umore. Un giorno tutto allegro, ottimista ed un giorno pessimista, al mattino ride ed alla sera piange. Questa persona non ha una stabilità emotiva perciò sconcerta, fa paura. Come le mamme B B = baci e botte. Persino un bambino della scuola materna quando va a casa pensa se sia la sera dei baci o delle botte e non capisce più nulla. Una simile persona è adulta di età ma non di fatto. Ladolescente è un crescente, non un cresciuto e lo sta facendo in modo tumultuoso come un vulcano che esplode. Tra gli 11 e i 14 anni un ragazzo può crescere anche 25 cm., e vestiti e scarpe devono essere cambiati in continuazione. Ladulto non riesce più a capirli perché ha perso le qualità di quando era fanciullo. Se ad 8 anni era buono ed obbediente, poi non accetta osservazioni, è pronto a contestare ogni cosa e a fare il contrario di quanto gli si dice. I cambiamenti di questa età sono straordinari e rapidi. Io paragono ladolescenza al trasloco. In una casa quando si sta facendo trasloco non si sa più mettere le mani su niente perché regna un gran disordine: tutto ammucchiato, tutto inscatolato. Ladolescenza è un trasloco per andare ad abitare in una casa più bella, tutta nuova: il trasloco dalla fanciullezza alletà matura. È un periodo necessario per approdare ad una fase della vita importante, nuova, vissuta possibilmente od almeno per i tre quarti matura. Se qualcuno dei presenti non ha ancora ragazzi di questa età può farsene unidea per prevenire e non avere troppe sorprese. Per fotografare ladolescenza forse la via migliore è paragonare la realtà del bambino a quella delladolescente. Farò otto scatti per capire ladolescente. Poi in una seconda parte vedremo che cosa fare.
Capire ladolescente:
1° scatto. Ladolescente ha un io personalizzato mentre il bambino ha
un io dominato da altri. Se ad 8 anni gli si dice di andare a messa il bambino non fa
storie, a 12 invece protesta: ma perché ci devo andare? Il bambino è guidato da
altri, ladolescente non accetta più niente a scatola chiusa, vuol rendersi ragione,
è un io personalizzato, e questo è bene. Sarebbe male avere un ragazzo che non
sinterroga, che è guidato dai mass-media e da chi parla più forte.
2° scatto. Il preadolesente ha un io desatellizzato mentre il bambino ha un
io satellizzato. Il bimbo si allontana di pochi metri poi ritorna dal papà o dalla mamma:
ruota intorno ai genitori che sono il sole per lui e quindi è bene essere luminosi. I
bambini vi guardano. Il preadolescente invece, avendo un io desatellizzato, non vuole più
girare intorno ai genitori, ma reggersi sulle sue gambe, vuole smettere di stare in
panchina ma vuole giocare la partita. Le prove della desatellizazione sono soprattutto
tre:
3 scatto. Lio del preadolescente ama sentirsi io mentre il bambino ha un io che ama sentirsi figlio. Questo è fondamentale. Il bambino ha bisogno di essere guardato e di appartenere a qualcuno. Ha bisogno di essere abbracciato e quindi avvinghiato a qualcuno. Il preadolescente vuole sentirsi io e non più figlio, ecco perché si stacca: è il periodo della identità e cerca di essere se stesso. Spie importanti del sentirsi io:
4°scatto. Lintelligenza del preadolescente è unintelligenza
diffidente, mentre il bambino ha unintelligenza sottomessa, il preadolescente
dubita e sospetta. Ad esempio pensa: il prete ha ragione quando dice tutte quelle cose, il
catechismo non è tutta una fantasia? Dubita molto mentre il bambino è acquiescente.
5° scatto. Ha unintelligenza inquirente. È in ricerca mentre il
bambino si ferma ai fatti. Esempio se muore la nonna il bambino sta al fatto: è morta la
nonna. A 13 anni se muore un amico: ma perché si muore? Il preadolescente passa dai fatti
ai significati, per questo con il preadolescente si può veramente procedere ad una vera
educazione, anzi è il momento della vita particolarmente indicato per educare perché il
preadolescente va alla ricerca delle cause, dei perché.
Fin qui tutto bene, ma per correttezza nelladolescente ci sono anche i lati
tenebrosi che, se aggiunti ai lati positivi, danno gli otto scatti che stiamo
considerando.
confonde la libertà con larbitrio. Egli pensa che libertà sia
fare quello che piace.
confonde critica con criticismo. Critica è un valore, criticismo un disvalore =
contrariare per contrariare.
confonde intimità con mutismo. Il mutismo sta allintimità come laceto sta al
vino.
confonde amore con simpatia.
confonde lessere con lapparire. Chi è più bello più è, chi più ha più
è.
# dal qualunquismo valoriale. Oggi i ragazzi non sanno più a
chi credere. Troppi pulpiti ognuno con la sua verità diversa e spesso opposta. Una volta
i pulpiti erano due o al massimo tre e tutti convergenti: famiglia, chiesa, scuola. Ora
aprendo la TV le proposte di vita sono numerose, a chi credere? Essendo qualunquisti non
agganciano la vita a niente e quindi non si impegnano. I ragazzi oggi hanno una vita più
faticosa della nostra dal punto di vista psicologico e dallaltra parte non hanno
punti di riferimento. È vero che è molto pericoloso il "credere, ubbidire,
combattere", ma rappresentava un punto di riferimento sicuro.
# dall iperprotezionismo che cè stato prima di questa età. Essendo
troppo protetti non hanno usato le loro armi, ossia non è stata dato loro la possibilità
di fare delle esperienze.
# dal facilismo. Rendendo loro la vita troppo facile li abbiamo resi fragili, si
arrendono alla prima difficoltà. La loro volontà non è stata esercitata.
# lattendismo. È unaltra causa di questa mancanza di volontà,
specialmente nel nostro occidente. Cioè il fatto che il ragazzo deve aspettare e
aspettare prima di fare qualcosa.
Una volta i ragazzi ad una certa età, già a 12 o 13 anni, lavoravano: Cristoforo Colombo
a 13 anni faceva il mozzo. Guai se adesso a 13 anni un ragazzo lavorasse! I sindacati
ammazzerebbero chi gli da lavoro. Questo vuol dire che il ragazzo aspetta, aspetta,
aspetta
..
Una volta ladolescenza era molto meno breve, adesso invece è lunga al massimo ed
anticipa sempre di più. Ci sono ancora oggi dei paesi, pochi ormai, purtroppo (non dico
purtroppo perché non si sa se sia bene o male) dei paesi in Africa dove non cè
ladolescenza. Il discorso che sto facendo adesso laggiù non lo capirebbero, perché
non esiste questo periodo tra linfanzia e la maturità. Quando si è finito di
essere bambini si è subito adulti, basta saper generare, avere la possibilità di
generare figli. In Kenia, in Tanzania ladolescenza non esiste. Quando ragazzi o
ragazze hanno 11/12 anni fanno un po di preparazione e per sei mesi devono vivere da
soli. Una volta che sanno dimostrare di poter sopravvivere da soli, passato questo
periodo, entrano nel categoria degli adulti. Invece dalle nostre parti ladolescenza
si allunga sempre di più ed anticipa sempre più. La fascia delladolescenza è
sempre più vasta. Oggi ci sono dei bambini, specie delle bambine, che sono in anticipo di
due anni. A 10 anni sono già adolescenti in pieno. Magari non sono ancora arrivate al
menarca, ma sono già adolescenti. Ladolescenza diventa sempre più bassa e questo
crea molte difficoltà perché non sono preparate. Mi scriveva laltro giorno una
ragazzina di quarta elementare, molto bambina, però già incomincia a sentire
ladolescenza in se "Don Pino ti voglio bene" comincia così.
Lho trovata al mare, si è affezionata molto, di tanto in tanto mi telefona. "oggi
nella mia classe è successa una cosa, sai, i maschi
" Attenzione, vedete
come siamo già nelladolescenza "i maschi si lamentano perchè loro chiedono
alle femmine di fidanzarsi con loro e le ragazze dicono sempre di no ". I
ragazzi sono più indietro di due anni, meno sviluppati, poi le raggiungono e le
raggiungono eccome
" sì che io sono una femmina, però a me non lo
si chiede mai," sottolineato due volte "dico, mai nessuno".
Cioè nessun ragazzo le chiede mai di fidanzarsi, e lei è preoccupata "Perché?.
Sono brutta? Sono antipatica? Non lo so il perché. Sembro sciocca, non è vero? A me
piace un bambino di nome Marco. Un giorno vieni a trovarci, mandami dire qualcosa".
Ecco una ragazzina di quarta elementare che sente già il problema del suo corpo, sente
già il problema che avrà poi nelletà delladolescenza. Ecco
ladolescenza che anticipa sempre più.
# la mancanza della figura del papà. La figura paterna dà più consistenza
psichica al ragazzo, dà più sicurezza, dà più forza, dà limmagine di una figura
forte. Se il papà non cè il bambino, il figlio è privato di un punto di
riferimento. La figura paterna è molto importante. Un papà che sia evidentemente
autorevole. E importante sia per la bambina, sia per il bambino. Non è che la mamma
sia meno importante, ma lo è per altri punti di vista: per la delicatezza, per
lamore, per la comprensione, per tante cose. Il papà è importante per altri
aspetti psicologici, specialmente per la tranquillità, per la sicurezza. I bambini che
hanno sempre a che fare solo con le mamme sono molto più insicuri, non hanno un io forte
perché non hanno potuto specchiarsi in un io maschile.
Che Cosa fare?
Cerchiamo di non partire con la mentalità perdente
Cerchiamo di non dire: "E difficile, è impossibile aiutare i
preadolescenti! Sono intrattabili!" Non partiamo con questa mentalità perdente,
perché è sempre stato difficile educare, sempre. Gli adolescenti sono sempre stati così
come i ragazzi di oggi, anche se oggi è un po più difficile perché cè
questo qualunquismo valoriale che disturba molto. Però letà delladolescenza
è per sua natura difficile. Non partiamo con la mentalità perdente dicendo: "Una
volta era più facile educare". Non è vero. Sentite come erano bravi i ragazzi
del 1095, di 905 anni fa, sentite comerano santi: "La gioventù di
oggi non pensa più a niente, pensa solo a se stessa, non ha rispetto per i genitori e per
i vecchi. I giovani sono intolleranti di ogni freno, parlano come se sapessero tutto,
quello che noi credevamo sapiente loro lo credono stupido". E sentite come
erano brave le ragazze di 900 anni fa: "Le ragazze poi sono vuote e sciocche,
immodeste, senza dignità nel parlare , nel vestire e ne vivere". Come adesso!
Sentite come erano bravi 2400 anni fa i ragazzi. Chi li descrive così era un filosofo,
Socrate: "I nostri giovani amano il lusso", come dire amano la moto lunga
di qui a là, o amano la macchina "ridono dellautorità, non si alzano in
piedi davanti ad un anziano". Non si alzano in piedi i ragazzi quando
entra il professore. Erano bravissimi, no? Sentite come erano bravi addirittura 4000 anni
fa. Su un coccio babilonese è stata trovata questa frase: "Questi giovani sono
marci nel cuore, sono malvagi e pigri, dove arriveremo?". Siamo al 2000 dopo
Cristo!
Quindi non partiamo con la mentalità perdente: è sempre stato difficile! Avessimo un
po più di senso storico saremmo un po più tranquilli, più sereni.
Cerchiamo di avere idee chiare sulleducazione.
E fondamentale. Noi tante volte pensiamo che educare sia una cosa, e siccome questa
cosa non riesce diciamo: "Abbiamo fallito!" Ma forse non è vero perché
noi non sappiamo cosa vuol dire proprio educare. Educare non vuol dire comandare.
Non vuol dire castigare. Ci vuole il comando, ci vuole il castigo, ma questi sono
mezzi, non sono fini. Io castigo per non dover più castigare. Adesso chi è che vi
castiga ancora? Nessuno! Ci hanno castigato quando si era piccoli. Il castigo è un mezzo
non è un fine.
Come comandare? Il Comando non è educare, è un mezzo. Se bastasse comandare le caserme ,
dove tutti comandano, sarebbe un luogo di educazione. A 12 anni: "Vai a
messa!" "Devi andare a messa!" "Ti comando di andare a
messa". Il ragazzo va a messa, ma a cosa serve questo suo andare a messa? Niente!
Sarà lì presente fisicamente, ma dentro è completamente lontano. Non lho educato.
Cosa vuol dire educare?
Educare vuol dire persuadere, vuol dire convincere, vuol dire creare dei fatti
interiori. Questo è leducare! Ma che cosè che convince? Convince soprattutto
la parola. Lesempio sì, ma soprattutto la parola. Le armi possono vincerti la
parola può convincerti.
Tu vinci i ragazzo con le armi, ma non lo convinci, non lo educhi. Ecco perché il
parlare è importante!
E vero che la parola non fruttifica subito, però bisogna gettare il seme. Occorre
dare il buon esempio, ma soprattutto parlare nei momenti buoni. Io vorrei darvi alcuni
consigli su come parlare ai preadolescenti. Se ci ritorna anche solo questo messaggio
"Ma comè cambiata la mamma, non la capisco più, cè stato un
miracolo! Tutte le domeniche la mando in giro!" è già una gran cosa.
Nessuno si offenda se quasi certamente qualcuno si troverà in questo modo sbagliato di
parlare.
Parliamo senza umiliare. "Bisognerebbe pestarti!" "Ma che figlio
abbiamo!". Queste frasi non si dicono, perché umiliano. Il ragazzo va alla
ricerca di una buona identità, labbiamo visto prima. Se tu gli dici: "Ma
che figlio abbiamo!",conseguenza: "io sono un imbranato, sono uno
stupido, io non sono niente" e quindi si fa una cattiva immagine di se, e
chi ha una cattiva immagine di se non parte per la vita. Il ragazzo si disistima. Non
usiamo mai parole invalidanti. Proprio mai! Il ragazzo vi vuole più bene e soprattutto
cresce meglio dentro. Il bambino ha bisogno di autostima, di positività. Gli arabi hanno
un bellissimo proverbio, dicono: "Se hai bisogno di un cane chiamalo leone"
per dire come la parola dà vita, rinforza, fa scoprire delle energie che sono magari
assopite e che vengono risvegliate appunto dalla parola.
Parliamo senza francobollare, senza etichettare. "Sei il solito
imbranato" , "Sei il solito pasticcione".
Il ragazzo pensa: "Sono fatto così". A 12 anni il ragazzo non deve
considerarsi finito. Non diciamo delle parole definitive perché il ragazzo pensa di
essere ciò che noi diciamo che sia. Bisogna giocare tanto sulla parola, anche
sullesempio, lo vedremo, ma tanto sulla parola. I ragazzi sono sensibilissimi.
Parliamo senza giudicare. Io ho sentito una mamma una volta che diceva al suo
ragazzo di 14 anni: "Con il carattere che hai nessuno ti sposerà mai!".
Non si possono dire queste cose perché lo hai giudicato. Il ragazzo non si conosce,
quindi è bene non giudicarlo. Dire subito: "Non hai voglia di studiare".
Forse non sempre è giusto. E giusto ed è sbagliato. Ieri, nel viaggio in treno da
Fossano a Torino ho incontrato un papà che mi conosce bene perché gli ho fatto scuola.
Era tutto preoccupato per il figlio. Lui diceva: "Non ha voglia di
studiare". Conoscendo abbastanza bene la famiglia, il papà in modo particolare,
la mamma bravissima, una donna finissima, ma il papà un po petulante, uno che
pretende un po troppo, che ha investito tutto sul figlio, (non bisogna investire
tutto sul figlio, i figli sono importanti , ma siete importanti anche voi). Lui vorrebbe
che il figlio studi, studi e vada avanti. Forse no è tagliato per studiare. Mica tutti
devono studiare. Io conosco papà e mamma che hanno voluto che i figli diventassero
universitari e ne hanno fatto dei disgraziati, degli spostati. Glielo ho detto con bei
modi, ma d'altronde mi aveva chiesto un consiglio, non potevo tradirlo, lui è stato
contento, si è sollevato un po. Gli ho detto che nella vita cè posto per
tutti , mica solo per gli studiosi, anzi ce ne sono già troppi che studiano.
Non ha voglia di studiare. Potrà anche essere vero. Però può anche darsi che lui ce la
metta già tutta, perché a quelletà non sempre hanno la forza. Loro credono di
mettere già il meglio di se stessi, e quando si dice "non hai voglia"
loro dicono "non apprezzi lo sforzo che faccio che per me è già il
massimo". Non è sempre così però bisogna anche capirli, perché a
quelletà hanno poca energia fisica, hanno sempre sonno. Un bambino di otto anni ha
voglia di correre di giocare, non si ferma mai. A 13 anni non hanno voglia di fare
passeggiate, preferiscono sdraiarsi sul letto, riposare. Non hanno forza, crescono
fisicamente, in modo tumultuoso e questa crescita consuma energie. Quindi possiamo meglio
dire: "Magari sei un po stanco" non dire "non hai
voglia" "Ti costa tanto sacrificio studiare, ti capisco: cerca di mettercela
tutta". Così non lo ho francobollato.
Parlare senza predicare. Se cè una cosa che ai ragazzi non piace è la
predica. Non fatele mai. Le prediche non servono a niente. Diventiamo soltanto antipatici.
Le mamme - disco sono le più sgradite ai figli. I papà - ritornello, sono
una cosa insostenibile. Eppure ci sono dei papà che tutte le sere riscaldano i peccati al
figlio. Lasciate stare! I ragazzi hanno già capito dopo la prima volta perciò è
inutile. Se si continua sono da un lato contenti perchè dicono: "Almeno pensi a
me", altre volte invece sono scocciati: "Ma piantala!" "Mia mamma
è solo capace di fare prediche". Lo dicono quasi tutti, specialmente le ragazze.
Come fare a trasmettere i valori? Per togliere quelle confusioni che i ragazzi hanno?
"Io sono piccola bambina, quando mi dicono: "Lascia stare, non
capisci!"
Io sono piccola bambina quando non posso partecipare alle discussioni,
io sono piccola bambina quando mia madre non parla con me.
Forse un giorno quando i "non capisco", quando il non parlare con me saranno
spariti,
quando il parlare contro il muro non esisterà più, io mi sentirò finalmente
grande".
Parliamo credibile. Parliamo dando buon esempio. Ci sono
tanti ragazzi bravi oggi in giro. Questi ragazzi arrivano tutti da quelle famiglie dove si
è ciò che si vuole trasmettere. Quelle famiglie dove se dici una cosa, pratichi quella
cosa. Questo è un metodo che vale sempre perché i ragazzi vedono. Chi lo sa nella vita
cosa potrà succedere ad uno dei vostri ragazzi. Spero ogni bene. Ma purtroppo può
esserci anche il male, lo sbandamento. Allora come comportarci? Intanto non diciamo che
abbiamo fallito educativamente, perché non è vero. Se ce lavete messa tutta non
avete fallito. Forse non emerge il bene, ma cè.
Continuare con molta umiltà, senza salire in cattedra, ad essere ciò che si vuole
trasmettere, continuare a credere nei valori in cui avete creduto. Il ragazzo vedendovi
coerenti, può darsi che ritorni, ed effettivamente succede tante volte, che si ripeta la
parabola del figliol prodigo. Il metodo della credibilità è importante come il metodo
indiretto.
Parliamo non solo orizzontale, ma anche verticale. Parlare orizzontale vuol dire
parlare solo del mangiare, del bere e dellavere. Parlare verticale vuol dire parlare
dei valori, di pace, giustizia, etc.
Perché se noi trattiamo i ragazzi un po da animali, se li alleviamo solo, li
rendiamo insoddisfatti. Quali sono i ragazzi insoddisfatti? Appunto quelli che hanno
sentito parlare sempre e solamente del mangiare e del bere, del vestire. Luomo non
può vivere come una bestia, ha bisogno di valori: di pace , di giustizia, di fratellanza.
Diciamo pure: "Questo è giusto" "Questo è ingiusto". "Questo
è bello". "Questo è male".
Sarà bene non dimenticare il piacere del libro. I ragazzi leggono poco, è vero,
ma leggono sempre meno se noi non proponiamo un buon libro. Concretamente, fai un regalo
per la Cresima? Faglielo pure, bello anche ma assieme ai jeans mettigli un libro, abbonalo
ad una rivista. Può darsi che il ragazzo scelga di leggere un momentino. E questo lo
invita a crescere. Ci sono delle riviste molto belle, per i ragazzi, libri anche molto
utili, libri che trasmettono valori, che parlano verticale.
Parliamo affidando il ragazzo a Dio. Specialmente a questa età il ragazzo è un
mistero. Chi è che capisce i misteri? Dio. Perciò affidiamolo a Dio. Nel Vangelo ci sono
due fatti che riguardano gli adolescenti: quello di Gesù che scappa, e quello di una
bambina di 12 anni, la figlia di un capo della sinagoga, la figlia di Giairo. Questo tale
aveva questa bambina gravemente ammalata. Va a chiamare Gesù perché venga a guarirla.
Gesù dice: "Bene, vengo". Però va con calma, ci mette tutta la
giornata, perché nel frattempo ha avuto tanta gente da incontrare. Ha fatto nel frattempo
anche un miracolo. Guarita la donna che perdeva sangue riprende a camminare. Vengono
intanto dalla casa del capo della sinagoga, a dirgli: "Non scomodare Gesù,
perché ormai la bambina è morta, è inutile che egli venga." Gesù dice: "Io
vado lo stesso" E andato a casa di questa bambina, vede subito che era
morta, la prende per mano e le dice: "Talita cumi. Alzati!" e la
bambina si alza rinata. Gesù è intervenuto grazie allintervento del papà che ha
pregato Gesù. E Gesù ha detto a questa bambina:"Talita cumi" vieni
fuori". Detto in parole italiane: "Educati". Educare vuol proprio dire
venir fuori, emergi, io ti aiuto ad emergere". Un papà ed una mamma che affidano il
loro figlio a Dio lo aiutano ad educarsi. Quindi affidiamolo a Dio, parliamo del ragazzo a
Dio.
Parliamo sperando. Cosè educare? Educare è tante cose. E anche saper
attendere. Educare è seminare. Questi sono gli anni della semina. Parlate seminando e
quindi sperando. Labbiamo letto allinizio. Per arrivare alla sapienza fa come
chi ara e chi semina. Poi aspetta frutti squisiti. Non aspettiamoci subito un cambiamento,
attendiamo, pazientiamo. Educare è proprio pazientare e saper attendere. Entrare nella
logica del seme e sappiate che il seme non scompare. La tempesta potrà distruggere gli
alberi ma la tempesta non sradica i semi. E quindi ecco il nostro compito: seminare,
seminare attraverso la parola, seminare attraverso il buon esempio.
Per la riflessione:
Quali sono le regole del nostro gioco con i figli nella vita?
Accostamento biblico:
Vangelo di Luca Cap. 2 vv. 41 52