IL GRUPPO FAMIGLIA NELLA REALTÀ' DIOCESANA
Dalla relazione di mons. Franco Costa - Castelnuovo Fogliani - 17-18 giugno 1989

ORIGINI STORICHE DEI GRUPPI FAMIGLIA E INDICAZIONI DEL MAGISTERO DELLA CHIESA.
L'esperienza più significativa, nella nostra epoca, di gruppi famiglia è quella delle Equipes Notre Dame che nasce a Parigi nel 1938 per opera del Padre Caffarelle.
Nel dopoguerra tali gruppi iniziano a diffondersi anche in Italia insieme ad altre iniziative analoghe come i gruppi di spiritualità coniugale. Esperienze di questo genere sono state estremamente preziose, prima del Concilio, per accreditare i gruppi famiglia all'interno della realtà della Chiesa. Così la Gaudium et Spes al n. 52 può affermare che occorre riconoscere, tra le tante forme di apostolato, i movimenti familiari. Dopo il Concilio si assiste ad una fioritura di gruppi famiglia per le famiglie che è accompagnato da una serie di documenti dei Vescovi tra cui nel 1975 "Evangelizzazione e sacramento del matrimonio" in cui si raccomanda che vengano promossi gruppi di fidanzati e sposi perché diventino luogo di crescita nella fede e nella spiritualità. Nel 1981 la Familiaris Consortio, raccogliendo indicazioni ben precise del Sinodo, raccomanda che i gruppi famiglia siano riconosciuti e valorizzati nella loro opera perché i gruppi famiglia si costituiscano per un incontro di coppie e famiglie, che è risposta a una chiamata di Cristo. Inoltre elenca i compiti dei gruppi famiglia che sono: suscitare la solidarietà, favorire una condotta di vita evangelica, formare coscienze cristiane, stimolare opere di carità con uno spirito di apertura che faccia delle famiglie cristiane una vera sorgente di luce.
Per ultimo un'osservazione di Don Germano Pattaro: "come la famiglia è generata attraverso il matrimonio della Chiesa, di riflesso il gruppo famiglia vive grazie alla chiesa locale e non ha vita né prospettive se si pone al di sopra e al di fuori della comunione della Chiesa".
In base alle indicazioni del Magistero si possono definire alcuni criteri con cui misurare il grado di salute e le prospettive di sopravvivenza di un gruppo. Il primo è verificare che il gruppo sia davvero luogo di crescita effettiva nella fede e nella vita spirituale, il secondo è misurare la capacità del gruppo ad aiutare la coppia ad aprirsi al dialogo e ad un servizio più ampio, possibilmente nell'ambito della comunità parrocchiale, il terzo è valutare quanto il gruppo è stimolo al servizio, che può essere di tipo pastorale nella chiesa locale o di impegno nella società civile.

LA SPIRITUALITÀ DEI GRUPPI FAMIGLIA
Il gruppo famiglia è espressione di Chiesa e quindi la sua spiritualità è un riflesso della comunione trinitaria che risplende nella Chiesa; il gruppo famiglia riunisce famiglie e quindi la sua spiritualità è modellata su quella delle famiglie.
La spiritualità del gruppo famiglia è quindi una spiritualità trinitaria, che riflette l'esperienza della paternità e maternità di Dio, dell'incarnazione del Figlio, servo di Dio e figlio dell'Uomo, della militanza dello Spirito.
La spiritualità del gruppo famiglia sarà quindi una spiritualità creativa, che va alla fonte della vita, una spiritualità dell'amore accogliente, dell'amore educante, del servire la vita, una spiritualità dell'essere presenti, del servire donando speranza, e, ancora, riprendendo tre proposizioni consegnate dai Padri Sinodali al Papa nell'80, la spiritualità del gruppo famiglia è una spiritualità della creazione perché la famiglia continua la creazione, è una spiritualità dell'alleanza perché la famiglia scaturisce dal patto coniugale che riflette le nozze di Cristo con la Chiesa, è una spiritualità della Croce e della Resurrezione che sa coltivare la forza liberatrice della Passione, della fatica, della sofferenza.

II SERVIZIO DEI GRUPPI FAMIGLIA NELLA CHIESA LOCALE
I gruppi famiglia hanno il compito di diffondere una spiritualità coniugale e famigliare, una spiritualità ecclesiale aperta alla vita della comunità, in particolare la parrocchia.
I gruppi famiglia hanno anche compiti sul piano della formazione, dell'apostolato del servizio, soprattutto per servire gli appuntamenti imprescindibili che ha la famiglia oggi. Uno di questi è combattere la denatalità, favorire una seria politica nei confronti della famiglia. Connesso a questo vi è la dottrina della procreazione responsabile che si è ampiamente diffusa dopo il Concilio ma che, forse, è stata anche banalizzata. Viviamo in un contesto secolarizzato in cui si ha paura del figlio e in questo contesto anche i cristiani concepiscono sovente la paternità responsabile come un generare il figlio solo quando si è preparati. Dobbiamo ritornare quindi a riflettere su quanto in proposito ci ha detto il Concilio acquisendo meglio che cosa sono i metodi naturali. I metodi naturali non sono i metodi dei cattolici ma di chi vuole scoprire la coppia nella sua armonia più piena, come una realtà sempre da conquistare.
Inoltre va restituita al bambino non nato la sua identità di essere umano, va data solidarietà alle iniziative in aiuto della vita. Questa responsabilità nei confronti della vita umana si gioca anche sul versante degli anziani: bisogna lottare contro l'esilio dei vecchi dalla loro casa, anche quando non sono più autosufficienti.
Più in generale la famiglia deve tornare luogo di trasmissione dei valori, in cui i figli devono sentire la presenza fisica dei genitori e condividere con essi i momenti più significativi della giornata.
Concludendo: il gruppo famiglia è il luogo in cui ci si educa per un'etica della responsabilità in un'epoca in cui impazza il soggettivismo esasperato che fa credere che la vita sia diritto alla felicità.
Abbiamo quindi il compito di riaffermare quei valori che sono al di sopra delle leggi umane, della coscienza del singolo ma in un dialogo continuo con la propria coscienza.

mons. Franco Costa, responsabile dell'Ufficio famiglia della CEI (sintesi a cura della redazione)