UNA BREVE INTRODUZIONE AL LIBRO DEI SALMI
La preghiera di Israele, di Gesù, della Chiesa
II testo che segue raccoglie una serie di appunti presi nell'ultimo campo scuola invernale e basati sulle riflessioni di don Silvio Barbaglia sul Libro dei Salmi. Chi desiderasse approfondire l'argomento può richiedere gratuitamente alla redazione le schede che contengono le tracce seguite da don Silvio nella sua esposizione.
IL SALTERIO
II Libro dei Salmi è uno dei libri sapienziali dell'Antico Testamento. Il libro
è composto da 150 salmi da cui sono tratti tutti quelli che fanno parte del Salterio
cattolico.
La preghiera del Salterio, parte centrale della Liturgia delle Ore, è una scoperta
recente da parte dei laici ma per comprenderla a fondo è indispensabile conoscere il
Libro dei Salmi nel suo insieme.
Punto di partenza può essere il Salmo 1, che funge da introduzione dell'intero libro.
Leggendolo sorgono inevitabili alcune domande: ma è proprio vero che il giusto trionfa?
Nella nostra esperienza quotidiana non è vero proprio il contrario?
Ma allora Dio da che parte sta? Ma c'è davvero Dio?
Non sono interrogativi da poco, sono interrogativi che toccano l'essenza stessa dell'uomo
e il suo fine ultimo.
Il Salmo 1 è come un'introduzione all'intero Libro ma, come tutte le introduzioni, è la
sintesi del Libro stesso. Le domande che suscita sono un invito alla lettura dell'intero
libro alla ricerca di una risposta.
Prima di proseguire è allora opportuno fornire alcune indicazioni su come accostarci ai
Salmi.
Una prima considerazione riguarda la Parola di Dio nel suo insieme: non la si può leggere
come un articolo di giornale ma va calata in noi, va resa viva, va, come ci hanno
insegnato i monaci, ruminata.
Lo stesso discorso vale per i Salmi, anche per essi ci sono tanti piani di lettura:
iniziando da quelli che riguardano l'insieme della preghiera come il senso poetico, la
fede di chi scrive, per scendere, attraverso una serie di riletture, ai singoli elementi
che la compongono.
Un esempio lo troviamo proprio nel Salmo 1, analizzando il primo versetto: "Beato
l'uomo (il giusto) che non segue il consiglio degli empi,...".
Siamo quindi beati, nonostante la nostra esperienza quotidiana che sovente ci porta a
pensare il contrario, ma perché?
Perché non c'è stato solo un Vecchio Testamento ma anche un Nuovo, che ci ha fatto
conoscere Gesù, perché Gesù stesso ha fatto suoi i Salmi, anche all'ultimo, anche in
croce, perché il giusto del Salterio non è un giusto qualsiasi: è Gesù!
Gesù che è "la Via, la Verità e la Vita" è al centro del discorso dei Salmi,
solo riferendoci a Lui ha un senso un certo tipo di beatitudine, altrimenti è solo
stoltezza!
L'UOMO ORANTE TUTTO RIVOLTO A DIO
Per poter pregare meglio i Salmi è necessario che proviamo a rivestire gli abiti
di coloro che per primi li hanno pregati: l'antico Israele.
Occorre fare una premessa: tutte le religioni, quando parlano di Dio, proiettano su di Lui
il modo con cui concepiscono l'uomo. Noi occidentali siamo culturalmente legati ad una
visione dualistica dell'uomo (anima contrapposta a corpo, materia contrapposta a spirito)
che deriva dalla filosofia greca ed è stata cristianizzata prima da Agostino d'Ippona e
poi da Tommaso d'Aquino.
La dualità non è però un concetto che appartiene alla teologia biblica che, invece,
considera l'uomo come un tutt'uno.
Il punto di partenza non è infatti la vita ma la morte.
Cosa succede alla creatura quando muore? Si decompone, ritorna "cenere", terra.
Partendo da questa constatazione il Libro della Genesi ci descrive la creazione dell'uomo
come un essere plasmato con terra e in cui Dio soffia l'alito di vita (Gen 2,7).
Per Israele l'uomo non ha un corpo, è corpo, non ha una carne, è carne! Il mondo è
concepito su tre livelli: il cielo, dove vive Dio, la terra, dove vivono gli uomini, gli
inferi, sotto terra, dove giacciono i morti.
Se anche l'esperienza della vita non è felice quella dei morti è ancor più dolorosa,
essi sono separati da Dio, perché non sono più abitati dal Suo soffio vitale ed
attendono che Dio li risorga dalla terra.
E' quindi necessario recuperare, come cristiani, una visione integrale dell'uomo,
superando una serie di deformazioni culturali che ci portano a considerare il
"presente", la vita, come negativo perché appesantito dalla nostra corporeità,
e proiettano tutto il positivo nel futuro, nell'aldilà dove l'anima potrà essere davvero
se stessa.
Ma la vita eterna non comincia dopo la morte, la vita eterna è già qui, è già ora, nel
nostro quotidiano, e allora dobbiamo imparare a lodare Dio, a vivere da salvati anche se
la nostra esperienza è segnata dal "già ma non ancora", dal peccato che abita
in noi, dai nostri limiti.
Concependo l'uomo come "unicum" Israele associa a tre principali elementi del
corpo: cuore, lingua, mani, anche un valore simbolico; il cuore corrisponde al luogo più
profondo dove nascono le decisioni autentiche dell'uomo, quelle che riguardano le scelte
della vita e, in ultima analisi, il rapporto con Dio; la lingua corrisponde alla parola:
con essa, con le labbra e con la lingua, l'uomo comunica ciò che ha nel cuore; le mani,
insieme ai piedi, corrispondono all'azione.
Questa antropologia biblica è largamente presente nei Salmi ed è applicata tanto
all'uomo quanto a Dio.
PREGARE CON IL CUORE, CON LA LINGUA, CON LE MANI
Può essere utile, a questo punto, leggere e meditare alcuni brani di salmi in
cui risalta quanto detto finora.
Sul tema dell'uomo retto e dell'uomo empio si veda anche: Sal 140,2-4; 37,30-31; 24,3-4;
28,2-3; 55,21-22;
sul tema del vero Dio e dei falsi dei: Sal 115,3-8; 139,1-6;
attingendo a salmi conosciuti: Sal 51,17-19; 22,15-18; 88,9-10; 131;
per ricavare parole per la preghiera: Sal 129,9-16; 138,1-3; 141,1-4; 17,3-5; 4,2-3.
DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ' MI HAI ABBANDONATO?
Il salmo 22, che incomincia con la frase: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?", è quello che rappresenta meglio la sintesi del Salterio.
Il salmo è diviso in due parti: la supplica (1-22) e la lode (23-32); la parte di
supplica è una richiesta di avere Dio vicino, la parte di lode è un ringraziamento
all'intervento gratuito di Dio.
Il salmo è come un quadro composto da due pannelli: supplica e lode si intersecano in
esso come nella vita di ciascun uomo, come la gioia e la sventura.
Nella sua vita infatti l'uomo fa l'esperienza quotidiana della Croce e della Resurrezione.
Questo salmo è stato usato da Matteo per la descrizione della Passione di Gesù (Mt
27,33-50), tre sono le frasi riportate in modo letterale: "si spartirono le vesti
tirandole a sorte" (vedi versetto 19 del salmo), "lo insultavano scuotendo il
capo e dicendo..." (vedi vers. 8), e il versetto di apertura.
Matteo usa queste frasi perché vuoi farci capire che Gesù è il protagonista del Salmo,
è a Lui che il salmo fa riferimento come il carme del Servo di Jahvè (Is 53) anche se
mai Israele aveva associato questo personaggio misterioso alla figura del Messia.
Israele infatti conosceva due forme di messianismo: come situazione di pace (vedi Isaia
11,6 "...il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li
guiderà...") o come una persona: il Messia.
Gesù si presenta come il Messia ma non si comporta come Israele si aspettava, il Suo
messianismo è un messianismo nella sofferenza, una sofferenza per di più scandalosa
secondo la logica ebraica.
Ancora una volta i pensieri di Dio non sono quelli degli uomini ,le Sue vie non sono le
nostre vie.
CONCLUSIONE
Per terminare può essere utile fornire alcune indicazioni per accostarci
correttamente ai Salmi.
Quando leggiamo un Salmo cerchiamo innanzi tutto di apprezzarne la poesia, la musicalità,
la bellezza, analizziamone poi il testo, cercando di capirlo, ed infine confrontiamo la
nostra vita con il testo, come nella Lectio.
Infine non dimentichiamo mai i tre possibili livelli di lettura dei Salmi: come l'antico
Israele, come Gesù che, da pio ebreo, li pregava abitualmente e che in Lui acquistano
nuovo significato, come cristiani che vivono la realtà contemporanea ma con la
consapevolezza di essere stati salvati e redenti dal sacrificio del Cristo.
Noris e Franco Rosada