POVERTÀ, CASTITÀ, OBBEDIENZA NELLA VITA DI COPPIA

A Taizé avremo il dono di approfondire questi aspetti della nostra vita di credenti. Qui tentiamo solo qualche suggestione, certi che chi potrà andarvi renderà poi partecipi tutti gli altri di quanto udito e vissuto.
"Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio". Mi pare questa la chiave di lettura del nostro rapporto con gli altri e con le cose, nell'ottica della vita di coppia.
La mia volontà non è mia, è di Gesù. Lui mi ha regalato una persona perché, nell'obbedienza reciproca, nell'obbedienza alla vita dei figli, nell'obbedienza alle situazioni concrete, potessimo anche noi dire: "mio cibo è fare la volontà del Padre"... e Gesù che, col suo Spirito, vive in noi, rende possibile questo!
Il mio corpo non è mio: all'interno della comunione trinitaria che fonda la vita familiare, anche il mio corpo non mi appartiene: "i vostri corpi sono tempio dello Spirito Santo".
Il mio corpo risorgerà glorioso come quello di Gesù; non solo, ma poiché il mio corpo esprime visibilmente la mia persona, esso diventa 'luogo privilegiato' dove vivo e sperimento il mio sì al Padre: infatti è con questo corpo qui che io amo, parlo, comunico, soffro, condivido... Anche il corpo dell'altro (di tutti gli altri!) ha la stessa vocazione, quindi è assurdo l'uso del corpo (sebbene segnato dal peccato, come tutto l'uomo) come realtà autonoma, da gestire come mi pare più opportuno o più comodo o più divertente.
Se la mia vita di coppia si fonda su Cristo sposo della Chiesa che si spoglia di tutto per fecondare e dare vita continuamente, anche dal punto di vista dei beni materiali cambia il nostro rapporto con le cose. Le 'cose' posso averle ricevute in eredità o averle conquistate a prezzo di dura fatica, ma non posso gestirle solo per me o per quel 'noi familiare' che spesso è solo la dilatazione del mio egoistico io... la cura della sobrietà, in un affannarsi "per ciò che mangerete, per come vi vestirete", il "a chi ti chiede la tunica da anche il mantello", resteranno problemi aperti per tutta la vita.
La conversione non è facile, specie in un contesto consumistico e non finisce mai, esattamente come il cammino di umiltà che, nella verità, permette l'obbedienza e quello del 'non possesso' che permette la castità e la povertà.
Questo cammino potrebbe apparire impossibile ma poiché la nostra vita è 'risorta' in Cristo, è Lui che la saprà suscitare e completare, anche là dove ci scontriamo con la nostra incapacità ed il nostro peccato. Ci accompagna sempre la certezza che 'nulla è impossibile a Dio' e che tutto sarà portato a compimento solo nella vita definitiva, nella nuova Gerusalemme, ma che tutto è 'già' in essere qui, tutti i giorni.
Anna Lazzarini