Una riflessione di gruppo per il Natale
IMPARIAMO A NASCERE CON GESÙ
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di
tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria
Quirinio.
Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era
della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in
Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare con Maria sua sposa,
che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del
parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una
mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
C'erano nella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro
gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce. Essi furono presi da un grande spavento, ma l'angelo disse loro:
"Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi
è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il
segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia". E subito
apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare in ciclo, i pastori dicevano tra loro:
"Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere".
Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia.
E dopo aver visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che
udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava
tutte queste cose meditandole nel suo cuore. (Lc 2,1-19)
Buon Natale! E con questo augurio ci collochiamo di fronte alla nascita di Gesù. Noi
lo vogliamo ringraziare ma vogliamo anche imparare da Lui come si fa a nascere. Noi che
siamo convinti di essere già inesorabilmente nati, ma non è vero. Betlemme per noi è un
avvenimento permanente.
E' stupenda questa frase del profeta Isaia: "Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme", rovine di umanità, "perché il Signore ha consolato il
suo popolo" (Is 52,9). Fratelli e sorelle, lasciate che queste parole vi entrino
dentro nelle vostre pieghe dolenti, dolorose, perché il consolatore è in mezzo a voi.
E san Paolo ci ricorda che: "Dio, che aveva già parlalo nei tempi antichi, molte
volte e in diversi modi..., ultimamente, in questi giorni", oggi, "ha parlato a
noi per mezzo del Figlio" (Eb 1,1-2).
Allora io vorrei collocarmi con voi, per un breve istante, di fronte a questo Figlio che
parla, di fronte all'eloquenza di Betlemme. Come vi dicevo all'inizio, non soltanto per
contemplare la nascita di Gesù, ma anche per farci aiutare a come nascere noi, perché
dobbiamo ancora tutti imparare a nascere. Gesù dirà a Nicodemo: "se tu non nasci
dall'alto, non vivi" (Gv 3,3).Che cosa mi dice Betlemme oggi? Semplici verità molto
note che io riespongo alla mia e alla vostra fede.
La prima verità è che Gesù nasce a Betlemme in povertà. Il Figlio di Dio nasce dove
non ha scelto Lui di nascere.
Possiamo dire che il Figlio di Dio accetta di nascere dove capita, a tal punto che accetta
oggi di nascere in me ed in voi. Nasce a Betlemme, viene avvolto in fasce da Maria e viene
deposto in una mangiatoia. In ogni Eucarestia la Vergine Maria avvolge in fasce il suo
piccolo Gesù e lo depone in quella mangiatoia che è il mio e il vostro cuore.
Signore Gesù, noi non siamo degni perché i nostri cuori sono proprio delle mangiatoie!
Il mio cuore qualche volta è peggio di una stalla! Non scandalizzatevi.
E il Bambino che in questo giorno santo dice: Io continuo a nascere per te. Beata e santa
cocciutaggine di Dio! Lasceremo allora che Maria, in questo giorno, ma sempre, in ogni
Eucarestia che celebriamo, avvolga in fasce il suo piccolo bambino e lo deponga in quella
mangiatoia che è il nostro cuore. E' lo stesso bimbo che troviamo a Betlemme, è lo
stesso bambino che troviamo nel tabernacolo, è lo stesso bimbo che viene in noi in ogni
Eucarestia, è lo stesso bimbo che vi portate dentro di voi dal mattino alla sera per
l'eternità. Lasciamo anche che Maria ci prenda con il suo bambino e ci deponga dove va
bene che noi si sia collocati.
Dobbiamo imparare a nascere, vi dicevo. E allora lasciamo che ci deponga nella mangiatoia
che Dio ha riservato per noi dall'eternità. Facilmente, se potessimo scegliere noi,
sceglieremmo altre situazioni, non vi pare? Qualche volta sceglieremmo altre famiglie,
altre situazioni di vita, altre condizioni di salute. Quante cose diverse sceglieremmo se
potessimo scegliere noi! Gesù non ha scelto.
Lasciate che Maria, come ha deposto il bambino nella mangiatoia, lo deponga in noi
quest'oggi. Lasciate che ci prenda e ci deponga dove è bene che noi restiamo collocati.
E' un grande insegnamento questo di Betlemme. Noi che siamo sempre in fuga per essere dove
pensiamo che si stia meglio. Illusi!
Gesù nasce in povertà, dove capita, Gesù nasce inerme, mentre Cesare Augusto fa il suo
censimento; mentre l'imperatore conta le anime del suo impero per valutare la sua forza.
Gesù nasce come uno che non conta: non conta Lui e non conta gli altri. Ciò che importa
non è contare per vedere quanto siamo ricchi e quanto siamo importanti, l'importante è
amare per salvare.
Gesù nasce inerme. Gesù nasce dentro un grande rischio di essere frainteso.
"Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una
mangiatoia". I pastori potevano dire: il Messia è venuto, e il segno? Un bambino
dentro ad una mangiatoia. Ma scherziamo?
Fratelli e sorelle, qui non bisogna scandalizzarsi "oggi vi è nato un salvatore, che
è il Cristo Signore. Questo per voi il segno", andate e troverete un pezzo di pane,
un po' di vino; non è più pane, non è più vino, sono Io. Oggi vi è nato un salvatore:
troverete un malato che soffre, non è un malato, sono Io. Oggi vi è nato un salvatore:
troverete un povero che ha bisogno di voi, non è soltanto più un povero, sono Io. Tutto
qui? è tutto qui! "Oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore: troverete
un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia". Non scandalizzatevi mai
dalle apparenti inutili presenze del Signore. Che cos'è un pezzo di pane e un po' di
vino? Meno che niente. Che cos'è un malato? Uno fra i tanti. Che cos'è un povero? Uno
come tutti. No! Lì c'è Gesù.
Gesù nasce povero, inerme, nasce con il rischio di essere frainteso. Nasce infine
portando la pace. Questa benedetta pace, salvezza che noi desideriamo, per cui noi
preghiamo, la porta soltanto il Signore e la possono portare gli uomini che Dio ama. La
pace non può essere portata diversamente. Cesare Augusto aveva messo il suo impero sotto
il motto: la pace regna sulla terra. Virgilio aveva glorificato Cesare Augusto affermando
che era figlio di Dio perché avrebbe portato l'epoca d'oro dei tempi ultimi.
Macché: cadono gli imperi, cambiano le strutture, ma non cambia l'oppressione che uccide
l'uomo.
Il Natale ha la grande pretesa di cambiare l'uomo e così di cambiare la storia: vedi i
santi. La pace arriva soltanto di lì.
Don Dario Berruto