RIFLESSIONI DI UN CONSIGLIERE SPIRITUALE

La riflessione che segue è tratta dal Notiziario di Collegamento dei Gruppi Famiglie della diocesi di Altamura, in provincia di Bari. È stata scritta da don Saverio Colonna, consigliere spirituale di una "Équipe Notre Dame" di quella diocesi, ma crediamo possa essere utile anche ai sacerdoti che condividono con noi l'esperienza dei Gruppi Famiglia.

CAPACITÀ DI ASCOLTO
La mia esperienza di "cammino" con le coppie ha avuto due momenti: uno a Roma e l'altro che sto vivendo attualmente nel gruppo di Altamura.
In brevi parole la caratteristica saliente del consigliere spirituale risiede nella sua presenza assidua, silenziosa e quindi capace di ascoltare in profondità le persone del gruppo.
Inoltre suo compito è il discernimento spirituale fatto alla luce della Parola.
Sin dalla prima riunione di gruppo a Roma mi ha colpito osservare come la disponibilità all'ascolto fosse grande in tutti i membri del gruppo, compreso il consigliere spirituale.
Fino ad allora avevo in mente l'idea che spetta al prete gestire l'incontro. Là invece era una coppia che coordinava i vari momenti dell'incontro nel quale ciascuno aveva lo spazio per aprirsi; il prete ascoltava silenzioso.
L'esperienza successiva mi ha fatto comprendere sempre più quanto sia importante che ciascun membro del gruppo assuma un atteggiamento di silenzio attento e rispettoso nei confronti dell'altro. Ed è molto importante che esso sia assunto anche dal presbitero. La capacità di ascoltare richiede una maturità umana di base; cioè un certo equilibrio psicologico che permetta un rapporto "adulto" con gli altri.

CAPACITÀ DI DISCERNIMENTO SPIRITUALE
Una esigenza più volte esplicitata dalle coppie e dai laici in genere è quella di trovare nei presbiteri degli interlocutori capaci di discernimento spirituale e non dispensatori di facili consigli. E ciò diventa possibile per il presbitero solo se è capace di vero ascolto. Le persone adulte e quindi le coppie (diversamente dagli adolescenti) non vanno tanto in cerca di "padri" o di "maestri" quanto di testimoni autentici che fraternamente si pongono come compagni di viaggio nel cammino della vita.
Opportunamente non viene accettato un discernimento superficiale che nasce da un atteggiamento paternalistico; pertanto prima di dare risposte scontate e superficiali il presbitero è chiamato a conoscere a fondo la storia di fede della presenza che gli sta di fronte: questa è la condizione indispensabile per pronunciare parole piene di senso e utili per la sua crescita.
Nella mia esperienza di consigliere spirituale vedo una tensione tra due poli opposti: da una parte il rischio di fare il dispensatore di consigli, raccomandazioni e prediche, dall'altro quello di diventare un buon compagnone che però si ferma all'amicizia senza dare contenuti di fede.
Nel primo caso si cade nel clericalismo e ci si pone al di fuori e al di sopra delle persone.
Nel secondo caso si diventa forse buoni amici, ma non si esercita il ministero e si perde la capacità di stimolare i fratelli a crescere nella fede vissuta. La posizione giusta è quella di saper mediare tra i due poli.

CONVERTIRSI INSIEME ALLE COPPIE
A questo proposito ci illumina la testimonianza di un consigliere spirituale che si esprime così: "Sono convinto che il sacerdote che accetta il ruolo del consigliere spirituale in un gruppo deve lasciarsi coinvolgere nell'esperienza formativa cercando di portare avanti la sua conversione cristiana in mezzo alle coppie e per mezzo anche di loro. È chiaro che come sacerdote svolgo in gruppo mansioni qualitativamente diverse da quelle dei miei fratelli. Ma non posso stare solo accanto alla vicenda spirituale delle coppie del gruppo o fare il "tecnico" delle cose di Dio sulla loro pelle. Mi lascio mettere in discussione come tutti, metto in comune i miei problemi come tutti, maturo scelte di vita con il concorso di tutti. Immergendomi nella quotidiana vicenda di conversione di questi miei fratelli capisco dall'interno i loro problemi e divengo più credibile nel mio comportamento e nell'annuncio della Parola con quanti incontro".
Il consigliere spirituale allora non è presente nel gruppo con la sola funzione di ruolo (maestro), ma con tutta la sua vita (testimone). In altre parole egli si lascia interpellare, accetta di farsi mettere in crisi, si permette di condividere le gioie e i drammi che ogni membro del gruppo porta nell'incontro. In questo modo la Parola "spezzata" dal presbitero davvero si "incarna e prende dimora in mezzo a loro".
Un tale modo di intendere il ruolo del consigliere spirituale in un cammino di fede con delle coppie è poi pienamente in sintonia con la teologia del ministero ordinato e con l'Ecclesiologia sviluppatesi a partire dal Vaticano II.
Essa abbandonando ogni forma di protagonismo, vede nel presbiterato non la sintesi dei ministeri, ma il ministero della sintesi (secondo la nota espressione di Bruno Forte).

ATTENZIONE ALLE SINGOLE PERSONE
Questo dinamismo presuppone una grande fiducia nelle persone, nessuna svalutazione dell'altro deve trovare spazio nel cuore del consigliere spirituale; neanche in forme più o meno larvate come a volte avviene. Inoltre egli è chiamato a prestare grande attenzione alla singolarità della persona che ha di fronte. Anche nella coppia ciascuno conserva la sua singolarità e non è corretto rivolgersi all'uno o all'altro come se fossero un tutt'uno massificato. Allo stesso modo non è bene parlare con un membro della coppia per "mandare messaggi" all'altro.

INCONTRARSI IN FAMIGLIA
Perché ci sia effettiva possibilità di crescita nel gruppo di coppie è necessario una certa continuità nel cammino.
Questa è meglio garantita quando si da vita ad una comunità stabile e non molto numerosa nella quale le persone possono gradualmente conoscersi e cementare l'amicizia nella condivisione, nella preghiera e nella Parola del Vangelo.
Un gruppo numeroso e dove continuamente si aggiungono nuove coppie non è il luogo ideale per un cammino profondo di conversione e di crescita condivisa.
Allo stesso modo non è secondario l'ambiente fisico in cui si svolgono gli incontri.
Contro una pastorale statica e centrata sulla parrocchia sacrestia, occorre imparare una modalità più dinamica e missionaria centrata sulla comunità cristiana intesa come comunità di uomini e di famiglie.
In concreto mi sembra molto bello e opportuno che gli incontri di coppie si svolgano nelle loro case. Qui si sperimenta l'accoglienza reciproca nella riscoperta in termini concreti della chiesa domestica.
Gli incontri nel locale della parrocchia hanno spesso un sapore impersonale e sono poco coinvolgenti. E in ultima analisi portano più facilmente ad essere centrati sul prete che diventa il convocatore, colui che accoglie e colui che gestisce l'incontro.

CURARE IL LIEVITO
A volte sento dire da alcuni presbiteri che non è bene "perdere tempo" con poche persone, perché si trascura la massa.
Io ritengo che la nostra deve essere sempre una pastorale del lievito e non della massa. Diversamente si finisce col ritenere a maggior ragione "perdita di tempo" anche parlare con una sola persona ... e l'unica pastorale buona sarebbe quella della radio e della televisione che ci permette di raggiungere le masse!
Per concludere, riporto le parole autorevoli che Paolo VI ha pronunciato ad un discorso ai consiglieri spirituali delle Equipes Notre Dame nel 1976: esse possono costituire la magna carta del presbitero che si mette al servizio della coppia e della famiglia: "I sacerdoti li esorto, presbitero come loro, testimone delle sofferenze del Cristo ed in attesa di partecipare alla gloria che sta per rivelarsi (1 Pt 5, 1): non esitate a dare il meglio della vostra competenza, delle vostre forze, del vostro zelo spirituale a questo campo apostolico privilegiato. Vi troverete una porzione di quella Chiesa di cui siete pastori. Non cedete alla tentazione di credere che il vostro lavoro pastorale si limita ad un piccolo gruppo di cristiani. La vostra azione si moltiplicherà grazie all'irradiazione di tante coppie. Voi le aiutate ad approfondire la loro vita cristiana: che anche la vostra vita si approfondisca in eguale misura".
don Saverio Colonna