L'esperienza dei Gruppi Famiglia a Taizé, luglio
1990
L'ALLEANZA E IL PERDONO NELLA BIBBIA E NELLA VITA DI COPPIA
L'ALLEANZA
Se leggiamo con attenzione l'Antico Testamento scopriremo che vi è un tema che si
impone sugli altri: il tema dell' Alleanza.
Questa Alleanza è proposta da Dio, parte dallo, sua. libera iniziati va e Dio non si
stanca di offrirla al suo Popolo.
Su che cosa si basa questa Alleanza?
Se volessimo riassumerne il contenuto, o almeno gli elementi più importanti, potremmo
prendere come riferimento questo versetto del profeta Michea: "Che cosa ti chiede il
Signore, tuo Dio? di compiere la giustizia, di amare con tenerezza e di camminare
umilmente al Suo cospetto" (Mic 6,8).
II Signore ci chiede tre cose straordinarie; la giustizia, la tenerezza, il camminare con
Lui, non ci propone un'Alleanza statica ma qualcosa che ci invita a metterci in movimento,
in altre parole a compiere un viaggio.
Cosa c'è in comune tra questa Alleanza e il Matrimonio?
Il fatto che i profeti, per descrivere l'Alleanza, hanno usato sovente l'immagine della
coppia umana ( leggiamo al proposito Os cap. 1 e 2, Ez cap. l6); possiamo quindi prendere
come modello l'alleanza tra Dio e l'uomo e applicarla a quella tra un uomo e una donna.
L'elemento comune tra queste due alleanze è dato dal SI che è alla base di tutto e che
deve essere un SI per tutta la vita.
Questo impegno è tremendamente anacronistico con la mentalità del nostro tempo, tempo in
cui l'elemento dominante non è la stabilità bensì l'incertezza, la provvisorietà, il
mutamento; l'unico aiuto che abbiamo per tenervi fede non scaturisce tanto da
considerazioni sociologi che ma da Dio stesso, dal fatto che Egli ci ha amato per primo (1
Gv 4,19), che in modo instancanbile ci continua ad offrire la sua Alleanza e su questo
modello ci propone di vivere l'alleanza coniugale.
E allora se Dio mi ama, se sono prezioso per Lui non posso più dire di essere una
nullità, acquisto fiducia in me stesso e posso offrire questa fiducia all'altro,
accettare che mi voglia bene.
Come nel patto con Dio l'uomo non viene annientato ma anzi cresce e si realizza, cosi nel
rapporto di coppia ciascuno diventa sempre più se stesso, sempre più in dialogo con
l'altro, aperto al mistero che l'altro rappresenta.
Ma dire un SI per sempre richiede un cambiamento di mentalità, richiede un salto di
qualità; dire questo SI significa prendere il largo, affrontare il mare aperto come i
discepoli (Mt 8,18), perdere di vista il porto, accettare i rischi che ciò comporta.
Facendo cosi rispondiamo alla generosità di Dio con altrettanta generosità e
disponibilità, scegliamo di cambiare la natura della nostra vita, rinunciamo ad esserne i
padroni: la nostra vita non ci appartiene più.
DOMANDE
1) II SI a Dio e il SI all'altro, con cui ho scelto di condividere la mia vita;
dov'è il legame tra questi due SI?
2) Nella mia vita dov'è il rifiuto, la paura a pronunciare un SI per sempre, la
tentazione di restare vicino a riva ed evitare il mare aperto?
LETTURE
Ezechiele cap. l6, Osea cap.1 e 2; Luca cap. 15,11-32
P.S.: l'Antico Testamento è un libro pieno di tesori nascosti come le due letture
proposte.
Nella prima Ezechiele racconta in metafora la storia di Dio con Israele, come Dio ha
trovato una piccola fanciulla abbandonata e l'ha adottata, l'ha educata, l'ha sposalt, e
poi sono sopraggiunte le tensioni, le infedeltà che Dio è disposto a perdonare se
Israele tornerà da Lui.
Nella seconda ci troviamo in una situazione quasi di rottura tra Dio e Israele.
Dio chiede ad Osea non di parlare ma di vivere un segno quasi inverosimile: di sposare una
prostituta per dimostrare la volontà di perdono del Creatore nei confronti di Israele.
IL PERDONO
Dio però ci conosce bene: sa che possiamo dire SI con entusiasmo, sa che
possiamo metterci in viaggio con Lui ma sa anche che ci fermiamo sovente e allora ci è
molto difficile ripartire.
E così, come non si stanca mai di proporci la sua Alleanza, cosi Dio non si stanca mai di
offrici il suo perdono: tocca a noi coglierlo, farlo nostro e riprendere il cammino.
Anche nella nostra vita di coppia facciamo esperienze analoghe: la fiducia che ci lega
all'altro può in un attimo svanire e solo il perdono può ristabilirla e permetterci di
riprendere il cammino.
Come quello che ci permette di amare è la certezza che Dio per primo ci ha amati, cosi
quello che ci permette di perdonare è la certezza che Dio per primo ci ha offerto il suo
perdono.
Forse da bambini ci hanno parlato di un Dio che punisce, che castiga, ma questo non è il
Dio che ci presentano i Vangeli; il Dio di Gesù al contrario ci lascia liberi, soffre
della nostra infedeltà, vive nell'attesa del nostro ritomo a Lui come ci insegna
mirabilmente la parabola del figliol prodigo ( Lc 15,11-32).
Ci sono altri passi dei Vangeli che ci parlano del perdono: per esempio quando,
rispondendo a Pietro, Gesù dice che non vi deve essere limite al perdono ( Mt 18,21-22) e
questo vuol dire anche che non ci deve essere limite al numero delle volte che offriamo il
nostro perdono a chi lo rifiuta; spesso infatti siamo disposti a perdonare ma, se siamo
rifiutati, se veniamo respinti, ci ritiriamo perché pensiamo di aver già fatto la nostra
parte, di aver fatto tutto il possibile.
In realtà mentiamo, la verità è che perdonare costa fatica e noi ci stanchiamo in
fretta, cogliendo tutti i pretesti per tirarci indietro.
Gesù insiste inoltre molto sull'urgenza del perdono ( Mt 5,23-24): ciò che Dio vuole da
noi non è tanto il sacrificio, l'offerta, quanto la misericordia e il perdono; se
sappiamo perdonare la nostra allora sarà un'offerta di lode per celebrare la misericordia
di Dio che permette agli uomini di perdonarsi a vicenda.
Il perdono è quindi lo strumento che ci permette, come diceva Michea, di camminare con
Lui: ma questo cammino non si fa nè in un modo qualsiasi, nè verso un luogo qualsiasi.
Gesù ci dice che, se vogliamo seguirlo, dobbiamo portare con noi la nostra croce ( Lc
14,26-27); nell'interpretazione corrente la croce rappresenta le difficoltà che ciascuno
di noi può incontrare nella vita ma Gesù non parla della croce in senso figurato: ai
suoi tempi prendere la croce voleva dire essere condannati a morte e, poiché il
condannato non ha più nulla da perdere, essere totalmente liberi.
Gesù ci invita quindi a camminare con Lui essendo completamente donati, offerti: solo
così saremo pronti a ricevere la vita che viene da. Lui, non solo, dopo la morte, in
Paradiso, ma già adesso, in questa vita.
DOMANDE
1) II perdono ricevuto e dato, quale esperienza ho fatto in questo senso nella
mia vita?
2) Quando ascolto l'invito alla riconciliazione, qual'è il nome o il volto che subito mi
serra la gola?
LETTURE
Matteo cap. 18,21-22, cap. 5,23-24; Luca cap.14,26-27.
P.S.: Spesso, leggendo la Scrittura, possi amo avere l'mpressione che Dio punisca,
castighi coloro che non sono fedeli all'Alleanza ma, se guardiamo bene, vedremo che il
più delle volte è l'uomo che, a causa della sua infedeltà, si sperde, va fuori strada,
si condanna da solo.
Dalle riflessioni di frere Denis, Taizé, luglio 1990