LAFAMIGLIADEI CREDENTI CHIAMATA IN MISSIONE.
IL CORPO E L'ANIMA.
Dal campo estivo a San Pietro Vallemina (TO), agosto 1996
Continua dal numero precedente
Lo scopo è la fruizione della sessualità che può dare piacere. Sul piano educativo, a
questo livello le preoccupazioni sono minime, senza riferimento morali, senza agganci ad
un progetto di vita. Ci si limita ad una serie di informazioni di tipo fisiologico appunto
e magari igienico, e nulla più. È difficile riuscire a interagire (da credenti)
all'interno di questo quadro. È probabile che qualche genitore abbia avuto le sue
difficoltà a spiegarsi con i figli adolescenti che magari a scuola, dagli amici, in giro
hanno raccolto... questi stili semplificati ed istintivi di vivere la sessualità.
Ed hanno posto domande. Soprattutto nell'opinione pubblica si contrabbanda a tutto spiano
un'impostazione retrograda, inattuale, passatista, oscurantista della morale cristiana sul
terreno delicato della sessualità. Ad essere onesti c'è da ammettere che qualche volta
si è prestato il fianco ad un'interpretazione così riduttiva e mortificante. Basti
pensare a certe sortite (da ambienti ecclesiali, non dal magistero, per fortuna) sui
metodi contraccettivi a fronte di pratiche abortive, senza contare le confusioni banali
quando si parla di prevenzione dell'Aids. D'altro canto, l'opinione pubblica è così
prevenuta, a questo riguardo, che appena si fa un cenno, da ambienti ecclesiali, a
eccezioni, modalità diverse, tolleranza di comportamenti, comprensione per le condizioni
in sui si vivono talune esperienze (si pensi al capitolo masturbazione od alla ricorrente
questione Aids-preservativo), ecco che ci si scatena per rilanciare chissà quale
innovazione sorprendente a ribaltare un quadro che da per bloccato da secoli. Si fa fatica
a capirsi ed a farsi capire. Ci sono forse precomprensioni da una parte e dall'altra da
abbandonare. Non è facile. In particolare, un passaggio stretto praticabile anche se
arduo, è quello che può condurre ad una manciata di "valori condivisi" nei
dintorni della sessualità. Forse si può ragionare, sia pure da sponde culturali diverse,
utilizzando un linguaggio comune per ridirsi che l'attività sessuale è sempre un gesto
umano di grande portata e di indubbio valore, perché sta all'origine della vita, perché
coinvolge tutta la persona, perché chiama in causa l'altro o l'altra, perché può e deve
esprimere sentimenti impegnativi.
Ovviamente si tratta di risalire la china di quella concezione veicolata talora in maniera
soft per cui il sesso è un bene di consumo, senza dover rendere conto a nessuno. Una
sorta di "usa e getta". Ma in questo caso si tratta di persone, verso le quali
ci sono responsabilità non di poco conto. Oggi questa idea è un autentico contagio,
sotto gli occhi di tutti. La prevenzione dal contagio di questa idea non la si vuoi
prendere in considerazione. Si preferisce scavalcare "l'aspetto umano" della
sessualità, per giungere subito alle tecniche di prevenzione o di impiego.
Purtroppo a ribadire questi concetti si rischia di essere liquidati come moralisti, come
predicatori, come teorici inconcludenti... Invece solo così si può risalire alle
motivazioni del contagio, o meglio, del clima in cui si giustificano e si creano le cause
reali del contagio che tanto fa paura oggi nei dintorni del sesso. Per spiegarmi meglio:
si riconduce, ad esempio, tutto il discorso di prevenzione dall'Aids sul mezzi di
legittima difesa dall'aggressione del virus, dimenticando che quell'aggressione viene data
per scontata, se non addirittura invocata, insegnata, cercata, sfidata, frequentata. Non
so se si possa, ad esempio, dare per scontato il concetto di "partner
occasionale", senza interrogarsi su ciò che si mette in gioco quando si vive la
sessualità senza l'attenzione alla persona con cui costruire qualcosa di importante e non
solo un incontro banale...
Insomma il quadro è complicato e delicato. Nessuno, umanamente e cristianamente, può
richiudersi nel suo guscio, facendo fìnta che questi problemi stiano fuori della porta.
Sono invece sospesi nell'aria che penetra i nostri polmoni.
Occorre saperli decodificare, identificare, enucleare.
La missione
Per rimettere in circolo la "novità" cristiana al riguardo, che è
oggi più che mai una novità controcorrente, la carta da giocare non è tanto quella dei
documenti del magistero della Chiesa sempre meno capiti, sempre più fraintesi, sempre
meno efficaci sul piano mass-mediale, purtroppo. Possiamo lagnarci che facciano questa
brutta fine, triturati come sono dai mass-media. Ma non risolviamo un granché.
Ciò che conta, per ribaltare un po' la situazione e comunque per fare fino in fondo la
nostra parte, in questo tempo e su queste frontiere, è la scelta di vita dei credenti.
Che coinvolge i coniugi innanzitutto, ma che di riflesso si ripercuote su tutta la
famiglia e sui figli in particolare, con ripercussioni efficaci anche nel contesto in cui
si vive, ove questi problemi o sono sottaciuti (perché spinosi) o sono sorvolati
(perché... comportano di andare a ritroso su un terreno sul quale non è facile risalire
la corrente). Negli ambienti ecclesiali, questo silenzio prolungato sulle tematiche
sessuali in ambito giovani ed adolescenziale rischia di sbarcare generazioni su sponde di
grande confusione e di marcata approssimazione.
Dagli eccessi degli anni pre-conciliari in cui gran parte dell'insegnamento morale, in
misura asfissiante ruotava attorno alle proibizioni in materia di sessualità, si è
passati oggi ad una messa tra parentesi che non giova a nessuno, anche se lì per lì non
fa perdere... consensi giovanili.
Il coraggio di parlarsi chiaro, con rispetto e serietà, invece paga sempre. Ma oggi
questo coraggio fa spesso difetto.
Cosa fare?
C'è una revisione di vita personale che, all'interno della famiglia credente, va
intrapresa, soprattutto tra marito e moglie, tra papà e mamma, per verificare la tenuta
di convinzioni forti al riguardo. In che misura la sessualità è interpretata come
energia di dono, liberata da quella concezione riduttiva che fa una unica pulsione rivolta
al piacere? Fino a che punto questa idea-guida è maturata, è ripensata, è detta...
anche a parole all'interno della coppia? Certo questa visione serena e liberante della
sessualità al servizio della vita e dell'amore è possibile quando l'uomo e la donna sono
concepiti come creature chiamate ad essere ed a vivere come Dio. Dio è una persona che
ama, perché è per natura stessa amore. E anche il destino dell'uomo e della donna è
quello di essere persone che amano: anzi di essere dono ricevuto per essere a sua volta
donato. Ed in questa chiamata all'amore l'uomo e la donna sono coinvolti in tutta la loro
realtà di vita, compresa quella affettiva e sessuale.
Allora la sessualità non si comprende partendo dalla sessualità (o dal suoi meccanismi)
ma da Dio che scrive nella stessa natura dell'uomo la chiamata, l'appello, l'esigenza a
mettersi in relazione con gli altri ed a diventare con tutto se stesso un
"dono". Ovviamente queste parole scritte nella natura dell'uomo e della donna
non diventano un vero discorso di amore e di dono finché le passioni dominano e,
prendendo il sopravvento sulla ragione, scrivono una storia di egoismo e di
strumentalizzazione che ruota intorno alle parole principali
"corporeità-piacere".
Mentre le parole chiave per sviluppare il discorso cristiano sulla sessualità sono
numerose e di altro profilo: "Dio" "persona che si comunica",
"amore che si fa dono" "costruzione di un rapporto che dura e va oltre
l'espressione sessuale".
Certo il linguaggio è piuttosto alternativo rispetto ai concetti di "usa e
getta", per la sessualità vissuta come luogo ove si possono esprimere e soddisfare i
capricci.
La "missione" di una coppia di credenti oggi è appunto quella di dare dignità
autentica a questa interpretazione alternativa della sessualità. Al Convegno di Palermo,
il prof. Franco Garelli concludeva la sua relazione introduttiva reclamando un
diritto-dovere per i laici cristiani oggi in Italia, quello di poter trovare la via
praticabile di una spiritualità appunto "laicale", in quanto battezzati,
cittadini di questo stato, membri di questa comunità umana e cristiana, e in quanto
uomini e donne coinvolte nella coppia e nella famiglia. Una spiritualità che certo va in
controtendenza rispetto a voci stonate ed inaccettabili, a proposito della sessualità
come consumo spiccio, ma una spiritualità incarnata dentro la storia della coppia, che
sappia valorizzare la sessualità per quello che è senza paure ancestrali e senza
ambiguità di comodo. È una ricerca che spetta ai coniugi compiere, rispetto alla quale
forse i pastori dovrebbero compiere un passo indietro, lasciando ai
"protagonisti" del matrimonio di trovare i modi, le opportunità, le forme per
crescere in questa direzione, facendo tesoro pure degli errori, dei passi incerti, delle
difficoltà, delle cadute... delle conquiste progressive dì uno stile di vita che non si
improvvisa ma che si costruisce giorno dopo giorno.
Il passo indietro dei pastori, a mio modo di vedere, sarebbe un atto di fiducia schietta
nei confronti dei coniugi cristiani capaci di dare sostanza e valore al cammino che
conducono avanti. Si fa presto infatti a enunciare principi e idee-chiave. Sul terreno
della sessualità, soprattutto, ci vuole la verifica personale, che è sempre un
itinerario da far progredire. Perché la sessualità accompagna la persona in tutte le sue
stagioni di vita: nasce nel silenzio della gravidanza, vive un tempo di nascondimento
nell'infanzia, si esprime con vivacità nella giovinezza, esplode nella sua piena
capacità di essere dono di vita nella maturità, assume nuove espressioni di donazione
nel tempo del declino fisico. Forse solo l'esperienza personale che attraversa tutte
queste stagioni e sa reinventare un modo cristiano di viverle può essere significativa ed
evangelizzante, nella famiglia stessa, nella chiesa, nella società.
Solo l'esperienza personale poi farà cogliere quel dato comunque reale anche se
condizionante e talora inquietante che è il peccato originale (il limite di essere
creature), mentre si ripercuote sulla sessualità come su ogni altro aspetto della vita
umana.
Il cercare insieme di liberare cristianamente la sessualità dentro un progetto di vita
rende credibile la proposta evangelica: se due coniugi ci provano, sono loro la conferma
che è possibile e valido questo cammino e che non è solo scritto nei documenti della
Chiesa (magari sempre un po' incupiti da paure e messe in guardia). La stessa distinzione
fondamentale tra la sessualità come dono e la sessualità come ripiegamento su di sé
andrà lasciata evidenziare alla coppia che scoprirà coraggiosamente al suo interno i
passi in avanti ed i passi indietro, senza perdersi d'animo ma costruendo un'esperienza
che impegna tutta la vita.
Si tratterà di mettersi sempre in discussione, per puntare in alto, pur senza scordare la
fatica di crescere insieme. Si può incorrere anche nella tentazione si precludersi a
traguardi impegnativi, autogiustifìcandosi subito per la difficoltà di non farcela.
L'idea di cammino non va mai archiviata, pena il ridursi gli orizzonti. Camminare
significa puntare sempre oltre, mai sedersi, mai segnare il passo. Sembra vero più che
mai dentro l'esperienza della sessualità oggi... da ri-evangelizzare in modo tutt'altro
che lagnoso, anzi decisamente coraggioso e liberante. La salvezza del Signore ha raggiunto
tutto l'uomo che è sessuato e che è chiamato, nel matrimonio, a vivere un rapporto
profondo con l'altro e l'altra. E la salvezza del Signore non è un funerale mai, anche se
impegna ad andare in salita. E soprattutto la salvezza del Signore raggiunge anche l'uomo
di questa fine secolo ventesimo con tutti i suoi affanni nei dintorni della sessualità.
Che sia una salvezza alla portata, pure su questo terreno delicato e cruciale, è lasciato
alla capacità del credenti che ne divengono il riflesso, così come ne sono in grado.
Don Corrado Avagnina