LA FAMIGLIA IN CRISI E I GRUPPI FAMIGLIA
Un contributo in preparazione al congresso di settembre
Negli ultimi cinquant'anni è cambiato molto il modo di intendere, a livello
ideologico, giuridico e pratico, la famiglia, la coppia e il matrimonio.
Due solo le decisioni politiche più importanti che hanno contrassegnato questo
cambiamento: l'introduzione del divorzio e la riforma del diritto di famiglia; con queste
due leggi è stato, di fatto, riconosciuto ai singoli la libertà di rendere non stabile
la scelta matrimoniale.
Anche il costume è cambiato: per i giovani d'oggi il valore primario nel matrimonio è
costituito dall'amore e dal benessere emotivo; se questi vengono meno è normale troncare
il rapporto e andare alla ricerca di una nuova condizione di felicità.
Questo modo di vivere l'unione coniugale ha messo in crisi il matrimonio come istituzione
e ha contribuito ad incrementare il numero delle famiglie di fatto, delle separazioni e
dei divorzi.
Come conseguenza si va sempre più riducendo il distacco che una volta esisteva tra tra la
famiglia di diritto, fondata sul matrimonio, e la famiglia di fatto, basata sull'unione
libera; un esempio è costituito dal riconoscimento dei figli che è in pratica lo stesso
per tutti i due tipi di famiglia.
Da un altro lato l'affermarsi dell'autonomia individuale e della libertà di scelta nel
campo degli affetti e dei sentimenti comportano dolori e rischi: insieme all'instabilità
coniugale e di coppia aumentano i conflitti e le sofferenze affettive e psicologiche
vissute dai due partner ma soprattutto dai figli; c'è un impoverimento economico e
affettivo che coinvolge il coniuge abbandonato e i figli che continuano a vivere con lui;
c'è il rischio concreto di povertà per le donne anziane sole.
A questi elementi negativi se ne possono aggiungere altri tipici della cultura giovanile
di oggi: il rinvio delle responsabilità adulte e la difficoltà di portare a termine
progetti coerenti di vita.
Se questa, pur delineata in maniera breve e del tutto sommaria, è la situazione di fatto,
quali proposte si possono fare per migliorare questo stato di cose?
Si tratta di ricostruire e aiutare a ricostruire valori condivisi, individuare, promuovere
e tutelare beni comuni a tutti.
Proviamo a citarne alcuni: l'autorealizzazione personale, intesa anche come coerenza nelle
scelte, la parità tra i genitori e la stabilità familiare.
Quest'ultima potrebbe trarre beneficio da una divisione più paritaria dei compiti
familiari, da una maggior solidarietà e reciprocità di coppia e anche da una accresciuta
consapevolezza delle conseguenze negative di natura psicologica, sociale ed economica che
una rottura comporta per tutti i membri della famiglia in crisi, in particolare per i
figli.
Prima della rottura i coniugi dovrebbero essere consapevoli che il grado della
conflittualità ad essa legata influisce notevolmente e spesso in modo irreversibile sul
benessere psicologico dei figli e che il rapporto tra genitori e figli va sempre
salvaguardato al meglio possibile, evitando cioè reciproci ricatti strumentalizzanti i
figli stessi.
Inoltre, molti padri separati dovrebbero riflettere sul fatto che, dal pagamento o meno di
un adeguato assegno di mantenimento, può dipendere il benessere economico dei figli, la
loro possibilità di avviare o concludere gli studi e le loro prospettive future.
A livello pubblico si potrebbe tentare di creare una mentalità che incentivi la
responsabile autonomia dei giovani, offrendo loro maggiore opportunità occupazionale,
servizi di qualità migliore per i bambini e gli adolescenti e sollecitare una maggior
partecipazione dei padri nella cura dei figli con un'organizzazione del lavoro più
flessibile e più attenta alle esigenze familiari.
Nell'immediato è necessario che la comunità, o almeno la parte più sensibile di essa,
si impegni ad offrire sostegno nelle situazioni già compiute e prevenzione per il
presente ed il futuro.
Oggi la famiglia ha particolare bisogno di essere sostenuta perché il "per
sempre" è diventato concetto estraneo alla nostra cultura e il sogno d'amore si
spezza più facilmente se la famiglia è isolata e costretta a reggersi solo sulle proprie
forze.
Anche i separati e i divorziati che ricompongono una nuova famiglia hanno bisogno di
essere accolti e sostenuti nel loro cammino che è ancora più difficile di quello di chi
vive la "prima" (e speriamo unica!) vita familiare; si tratta infatti di
ritrovare un equilibrio dopo la lacerazione subita, di riuscire a mantenere buoni rapporti
con i figli "lasciati" al partner, e di instaurarne dei nuovi con i figli
dall'attuale convivente.
I Gruppi Famiglia, proprio per la loro caratteristica di offrire sostegno reciproco, in un
cammino di fede a misura dei componenti, possono essere un valido aiuto per aiutare le
coppie in difficoltà a non cedere al desiderio di rompere, e le "nuove"
famiglie formate dai separati e divorziati a ritrovare la speranza dopo le delusioni.
Il fallimento di un matrimonio è infatti conseguenza della debolezza dell'uomo e della
sua incapacità ad essere fedele; solo Dio è fedele e solo attingendo a Lui possiamo
sperare, a nostra volta, di essere fedeli: questo vale per tutte le coppie, anche per
quelle che vivono situazioni irregolari.
Si tratta, da parte delle famiglie, di avere disponibilità e larghezza di cuore per
accogliere questi fratelli e sorelle nella chiarezza e nell'amore.
Anna Gamberini Lazzarini