IL LIBRO DELLA SAPIENZA
Esperienze dal campo scuola invernale

Dal 28 al 30 dicembre '94 si è tenuto in località Mottarone/Stresa il campo scuola invernale. Il luogo ha subito creato entusiasmo fra i partecipanti: quei 1500 metri con vista Monte Rosa che al mattino presto si presentava inondato di luce abbagliante "rosa", la spruzzatina di neve, la veduta dei laghi Maggiore, Orta e degli altri laghi minori lombardi, la bellezza della natura concorreva a far si che il campo producesse effetti positivi. Si percepiva poi la disponibilità delle famiglie (quasi tutte piemontesi e con figli anche piccolissimi) a lasciarsi "fare" dalla Parola di Dio.
Qualche perplessità era nata fra gli organizzatori per quella casa, bella ma tanto piccola, che però sono state subito fugate dalla festosa adattabilità degli ospiti e dalla solerte ospitalità del gestore Franco.
In quell'unica sala si teneva la "Lectio", l'annuncio per i ragazzi e poi per gli adulti, i pasti... e alla sera ... gran divertimento condotto dai ragazzi; abbiamo partecipato alla messa sul sagrato della chiesetta immersi in un incantevole paesaggio.
Padre Giorgio Vigna, il biblista francescano che conduceva la parte religiosa, ci ha raccontato di essere reduce da una esperienza di deserto in città con i giovani con i quali porta avanti un discorso di catechesi, segno evidente che non è indispensabile un clima idilliaco per incontrare Dio.

Veniamo dunque al tema dell'incontro, croce e delizia di quei giorni: II libro della Sapienza.
Eravamo più o meno tutti digiuni in fatto di libri sapienziali, ma padre Giorgio ci ha consolati dicendoci che non è un libro facile. Certamente non ha inteso esaurire il discorso, ci ha dato delle chiavi di lettura e la voglia di coltivare questa nuova immensa ricchezza che abbiamo appena intravisto.
Contesto storico:
la Sapienza è uno dei cinque libri che, insieme a Proverbi, Qohelet, Cantico dei Cantici e Siracide vengono chiamati "Libri Sapienziali".
L'autore della Sapienza è certamente un giudeo:
- fedele all'educazione ricevuta (2,12);
- pieno di fede nel Dio dei Padri (9,1; 10,5-14);
fiero di appartenere a:
- un "seme irreprensibile" (10,15);
- al popolo santo di Dio (2,18; 10,15-21);
consapevole di:
- possedere la conoscenza della Sapienza (9,17);
- della missione di portare al mondo la luce incorruttibile della divina rivelazione (18,4).
L'autore della Sapienza è un giudeo della diaspora, nato e vissuto in Egitto probabilmente in Alessandria.
L'autore, per dare forza e credito al suo discorso introduce come personaggio e autore del suo libro Salomone, l'uomo che ha ricevuto da Dio "Sapienza e intelligenza": a lui affida il compito di parlare della Sapienza e per mezzo suo invita i governanti della terra ad amare la Giustizia (1,1), a ricercare la Sapienza (6,1-21), a governare rettamente i sudditi secondo il volere di Dio (6,4).
Il libro della Sapienza è stato scritto direttamente in greco, la lingua in uso presso i giudei in Egitto, specialmente in Alessandria nei due secoli prima dell'era cristiana.
Il libro della Sapienza si ritiene sia stato scritto verso la fine e gli inizi dell'era cristiana cioè tra il 30 a.C. e il 30 d.C.
Il libro è indirizzato dall'autore prima di tutto agli ebrei per fortificarli e sostenerli nella fede dei padri, senza però trascurare i lettori pagani, consapevole della vocazione missionaria di Israele.
Il libro della Sapienza, posteriore alla traduzione dei 70, è stato inserito nella stessa versione tra Giobbe e l'Ecclesiastico, ciò significa che i giudei di Alessandria lo ritenevano ispirato.
Il libro della Sapienza è formato da 19 Capitoli e viene diviso in tre parti:
1) "La vita umana e il giudizio finale" (Sapienza norma di vita) (1,1 - 6,21);
2) "L'elogio della sapienza" (Sapienza in se stessa) (6,22 - 19,18);
3) "La giustizia di Dio si rivela nella storia" (Sapienza nella storia della salvezza) (10,1 - 19,21).
Che cosa dice a noi, ora, questo libro?
Il libro ci presenta una riflessione sui grandi problemi della vita, sul senso stesso della vita, sui dati di fatto dell'esperienza umana, su come si deve ben operare per piacere a Dio.
La Sapienza, come ci viene presentata dall'autore del libro, non è solamente una qualità intellettiva, ma è un complesso di capacità che permette all'uomo di vivere bene, di relazionarsi bene, di governare bene, di giudicare bene; è dunque un insieme di capacità intellettive e pratiche.
Il vero saggio è l'uomo religioso, perché l'uomo religioso è in ascolto di Dio e ascoltando Dio diventa saggio.
Un modo per diventare saggi è quello di mettersi alla scuola di una persona saggia; dove possiamo trovare le persone sagge?
Le persone sagge sono dove si trovano, quindi per trovarle bisogna proprio mettersi in viaggio e cercarle.
La sapienza non è pero riservata ad alcune persone, ma chiunque può avere la sapienza a condizione che la chieda, che la domandi, 1a pratichi, in quanto è un dono di Dio (è data da Dio attraverso le ginocchia, attraverso la preghiera e la fedeltà, ribadiva padre Giorgio), non solo, ma per raggiungere la sapienza bisogna studiare ed osservare la legge.
La legge di Dio non tocca solo l'ambito morale, ma tutta la vita, ogni ambito di vita, l'universo della vita!
Il saggio che vuol piacere a Dio deve dunque conoscere ed osservare la "Legge".
La legge dell'Antico Testamento trova il suo completamento in Gesù, se si vuole diventare saggi bisogna allora agire in conformità alle leggi della carità.
Il dono della sapienza non rende certamente immuni dalla fatica e dalle sofferenze, si legge infatti l'invocazione: "... mi assista e mi affianchi nella mia fatica...".
Abbiamo scoperto un tesoro inestimabile, raggiungibile da ogni cristiano attraverso la fedeltà alla preghiera.
Padre Giorgio ci ha ancora esortati:
- Vuoi imparare a pregare? Prega!
- Vuoi leggere la Bibbia? Invoca la Sapienza!
- Quando stai per fare qualcosa di importante invoca sempre la Sapienza!
- Cerca la Sapienza nel tuo stato di vita.
e come compito a casa ci ha invitati a leggere il libro della Sapienza tutto di seguito, possibilmente con qualcuno per ascoltarlo declamato anche da un altro.
Chi ha partecipato ai campi sa che al ritorno qualcosa è cambiato dentro di sé (che cosa ti porti a casa, ci chiede il buon Guido) anche per quell'esplosione di gioia, che non è una gioia qualunque, è qualche cosa che rimane nel profondo e perciò diventa irrinunciabile partecipare.
Anna e Albino Pomello, Irene e Canzio Pellegrini, Giulia e Pino Rossi