Dalla persona alla relazione di coppia
IL MATRIMONIO: ICONA DELLA TRINITÀ
I Gruppi Famiglia come esperienza di Chiesa

Domenica 1° aprile si è tenuta a Pella (NO) la giornata della famiglia organizzata dall’Ufficio famiglia della diocesi di Novara. Il titolo dell’incontro era "Famiglie felici? Camminiamo in gruppo". La relazione centrale della giornata è stata tenuta dal prof. Guido Lazzarini, sociologo, promotore dell’esperienza dei Gruppi Famiglia, di cui riportiamo di seguito un’ampia sintesi.

L’argomento di questa giornata è segnato da un punto interrogativo e da una proposta: camminare in gruppo. Ragioneremo insieme per capire come questa proposta ci possa aiutare ad essere davvero felici, nei limiti che ce lo consente il nostro essere creature. Certamente se viviamo lasciandoci illuminare dalla Parola e siamo uniti tra di noi in una rete, in un gruppo in cui il Signore è al centro, possiamo fare, in certi momenti, l’esperienza vera della felicità, in attesa goderne, in modo pieno e completo, nel Regno che il Signore ha preparato per ciascuno di noi nell’aldilà.

IMPARARE A FARE SINTESI
Non è facile essere oggi felici, i nostri vecchi, vedendoci vivere, ci ricordano: una volta c’era meno benessere ma si stava meglio, si lavorava tutto il giorno sotto il sole nei campi ma c’era la voglia di cantare. La questione è che viviamo oggi in una società complessa, con troppe opportunità; avere molte opportunità è una ricchezza ma rende più difficile fare delle scelte, fare soprattutto quelle giuste. Come essere felici? Imparando a fare sintesi.
La prima parte del mio annuncio sarà proprio dedicata a questo: fare sintesi fra l’umano e il divino, fra la nostra natura di creature e il Creatore, partendo dalla persona per arrivare alla coppia.
La seconda parte sarà dedicata ai Gruppi Famiglia, una proposta di aggregazione per aiutare e farsi aiutare. Questi gruppi non nascono, come dice nei documenti pastorali il vostro vescovo, mons. Corti, da un bisogno psicologico, sociologico, ma dal bisogno di fare esperienza di Chiesa. La parrocchia sovente ha delle grosse difficoltà a far vivere ai suoi parrocchiani questa esperienza; molto spesso, partecipando alla S. Messa, ci sentiamo estranei gli uni agli altri.
Il Gruppo Famiglia è un piccolo gruppo di persone; sei, sette coppie con un sacerdote o comunque un consacrato: un gruppo di credenti con la presenza dei carismi del matrimonio e del celibato che rende possibile fare Chiesa.

L’UOMO È RELAZIONE
Mi muoverò, in questa prima parte, tra argomenti di tipo sociologico, mettendo in evidenza la realtà dell’uomo nella sua natura di Essere creato da Dio, e argomenti di ordine teologico e spirituale.
La sociologia ci dice che l’uomo, per sua natura, è relazione. Questo significa che non è un essere sociale perché sceglie di esserlo, ma che per essere uomo ha bisogno di altri uomini.
Spieghiamoci con un esempio: nel 1945 furono ritrovati in una foresta, in India, due ragazzini di 11/12 anni che erano sopravvissuti all’abbandono da parte dei genitori ed erano cresciuti con il lupi; ululavano come i lupi e camminavano a quattro zampe come i lupi.
Morale: se io sto in piedi, so camminare, so parlare è perché altri uomini, i miei genitori, me lo hanno insegnato. L’uomo da solo non riesce a sviluppare se stesso, ha bisogno di altri uomini. Tutto quello che sono mi è stato regalato nel corso del tempo attraverso quel processo che si chiama socializzazione.
Proviamo ora a fare sintesi, cercando di confrontare la nostra realtà di persone create in rapporto con il nostro Creatore che è anche nostro Redentore. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio Trinità e quindi relazione.
La sociologia, attraverso riflessioni di tipo strettamente scientifico, è arrivata ad spiegare che l’uomo è relazione, ma la fede ci insegna che l’uomo è immagine di Dio, e Dio è relazione perché è Trinità.
Quindi la scienza afferma quello che la Rivelazione ci dice da sempre: l’uomo è immagine di Dio e Dio è relazione.

ESSERE IN RETE CON GLI ALTRI
Essere in relazione con gli altri significa essere in rete con gli altri.
Essere rete non è altro che essere relazione, appartiene alla mia natura essere rete perché sono un essere relazionale.
Perciò quando qualcuno si vanta di fare volontariato, compie una sciocchezza perché non fa altro che ciò a cui è chiamato come uomo. Il volontariato non è nato dalla crisi delle istituzioni, ma da una consapevolezza che nasce dal di dentro delle persone: il bisogno di essere in relazione. E’ normale fare volontariato come è normale relazionarci, stare insieme, avere gli occhi che brillano.
Facendo sintesi un invito pressante e ricorrente che troviamo nel Vangelo è quello di farci prossimo agli altri. Farsi prossimo non è altro che essere se stessi. Non è un’aggiunta, un di più, perché il Dio che ci ha redenti ci ha anche creati come relazione.
Io non sono più bravo perché faccio l’elemosina, perché vado ad imboccare qualcuno: è normale, non può che essere così, perché sono relazione. Quello che Gesù ha detto: "qualunque cosa fate al più piccolo lo fate a me" non è altro che ricordarci quello che siamo, cioè relazione.

MATRIMONIO: ICONA DELLA TRINITÀ
Passiamo ora alla famiglia, che è la nostra vocazione, ma è anche il nostro modo di essere relazione. Che tipo di relazione è l’amore di coppia? L’amore di coppia e’ amore di eccellenza: perché è una partecipazione totale l’uno all’altro, è corresponsabilità, è progettare insieme.
Si progetta la vita assieme e il figlio è un progetto d’amore. In questo progetto non ci sono solo i figli nati dalla carne, saremmo ben sterili se considerassimo solo quelli, ma anche tutti coloro che sono affettivamente legati a noi.
Come la paternità di Dio è infinita così la nostra paternità/maternità deve abbracciare tutti coloro con cui siamo in relazione. La nostra paternità sarà tanto più vera quanto più estesa sarà la rete delle nostre relazioni: più ci relazioniamo e più siamo noi stessi.
Facendo sintesi nel Vecchio Testamento Dio, per far capire a Israele quanto l’amava, ha preso come esempio il matrimonio. Soprattutto con i Profeti l’immagine del matrimonio è stata il simbolo dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo. Nel Nuovo Testamento le cose vengono ribaltate: tutti gli sposati hanno come esempio, come punto di riferimento da cui partire, l’amore di Cristo per la sua Chiesa.
Che cos’è dunque il matrimonio, che cos’è la mia famiglia? Che cos’è questa relazione di eccellenza fra me e mia moglie, tra genitori e figli? E’ icona della Trinità!

I GRUPPI FAMIGLIA
Si fa fatica a essere icona della Trinità se non ci aiutiamo reciprocamente, se non ci diamo una mano. Purtroppo la parrocchia ha difficoltà, nel suo insieme, a dare questo aiuto, c’è la necessità che si creino al suo interno dei Gruppi Famiglia che facciano un’esperienza compiuta di Chiesa, pur restando in piena comunione con il proprio parroco e con il proprio vescovo.
Volutamente si chiamano Gruppi al plurale e Famiglia al singolare. Diciamo Famiglia perché devono avere lo spirito, la freschezza, la partecipazione, la semplicità della famiglia.
Qual è la metodologia dei Gruppi Famiglia? È quello di essere famiglia, di avere lo spirito di una famiglia, di farsi carico uno dell’altro.
In particolare il primo carattere di questa metodologia è la normalità. È normale trovarsi in parrocchia o presso la casa di qualcuno perché magari ha un bambino piccolo, esattamente come avviene tra amici.
Il secondo carattere è dato dalla scuola per avviare i gruppi. Con la scuola si impara a fare l’annuncio, cioè a leggere i fatti di ogni giorno con gli occhi della fede, e si imparano alcune forme di preghiera comunitaria; tutto questo serve per crescere come coppia e per proseguire nel cammino quando la scuola terminerà e ci si troverà soli nel proprio gruppo.
Il terzo carattere è costituito dalle modalità con cui si svolgono gli incontri del gruppo.
Gli incontri sono di solito momenti di preghiera, quelle che vengono proposte sono la Revisione di Vita e la Lectio Divina.
La Revisione di Vita è confrontare la propria vita con la Parola di Dio, è fare insieme un cammino di conversione, sostenendoci e incoraggiandoci a vicenda. La Lectio Divina si basa su quanto proposto a suo tempo dal card. Martini. Partendo da un brano della Parola si cerca insieme di capire il senso del brano, prima dal punto di vista letterale e poi dal punto di vista personale; anche questo è un cammino di conversione ed è bene farlo accompagnati da un sacerdote.
Gli incontri possono essere anche momenti di condivisione (partage). Le gioie e le sofferenze devono poter essere comunicate e condivise; è molto importante la discrezione, ciò che si dice non deve diventare oggetto di chiacchere.
Il metodo, per funzionare, ha bisogno di qualcuno che si faccia carico di applicarlo e farlo rispettare: questo è il compito della coppia responsabile.
La coppia responsabile viene eletta dal gruppo e si incontra periodicamente con le coppie responsabili degli altri gruppi nella riunione d’intergruppo. All’intergruppo partecipa anche la coppia responsabile a livello diocesano ed il sacerdote che, su incarico del Vescovo, segue la pastorale familiare. L’intergruppo non è una riunione in più: è un momento d’incontro per aiutare, sostenere le varie coppie: si fa la Lectio, si parla, si fa il punto della situazione.
Le coppie responsabili sono invitate a far parte del collegamento nazionale.

Brani per la Lectio Divina:

Domande per la Revisione di Vita: