Dal convegno CEI "Progettare la pastorale con la famiglia in
parrocchia"
LA NUZIALITA ILLUMINA E ORIENTA LA PASTORALE
Lesperienza coniugale e lesperienza sacerdotale a confronto
Gesù per 30 anni non ha fatto "nulla"; la sua vita pubblica, secondo Giovanni, è durata poco più di due anni; nei suoi discorsi pare non abbia usato più di 620 vocaboli, se vivesse oggi forse avrebbe difficoltà a capire il telegiornale! Ma allora
GESÙ CRISTO È DAVVERO IL SALVATORE DI TUTTI?
Rileggendo la sua storia, si vede che sceglie solo dodici apostoli e, al di fuori di
questa cerchia, ha pochi amici: Marta, Maria e Lazzaro, la Maddalena. Come mai si è
circondato di un così piccolo gruppo di persone? Che indicazione dobbiamo trarre?
Cristo ha scelto di vivere in pienezza ed in profondità solo alcuni rapporti
interpersonali perché solo un rapporto veramente autentico può essere universale.
Unapertura vagamente generica verso tutti, in fondo, è come tradire tutti.
Cristo non ha fatto altro che importare sulla terra il mistero trinitario che Lui viveva.
Il Dio di Gesù Cristo non è una deità vaga, ma neanche una pluralità molteplice; sono
tre Persone che possono dire: noi insieme.
Allora, se la Chiesa è radicata nella Trinità, non può che essere una comunità in
relazione; non di certo una mera gestione di servizi; così come essere sposati non è una
semplice questione di mestiere.
COME LA PRIMA COMUNITÀ CRISTIANA
Che cosa ha fatto la prima comunità ecclesiale? Ha capito di dover vivere come una
comunità familiare, come quella che Gesù aveva creato.
Notate che, in tutte le epoche di crisi, la Chiesa ritorna al modello apostolico. Non
esiste un vero rinnovamento ecclesiale se non si incomincia a vivere una vita davvero
familiare, i soli programmi pastorali non bastano! Dobbiamo deciderci non solo a far
diventare la famiglia piccola Chiesa, ma a far diventare la Chiesa grande famiglia di Dio.
Se capissimo questo e lo realizzassimo si produrrebbe davvero una svolta epocale nella
storia della Chiesa!
Non ci si può quindi perdere in piccole cose: un marito non si arrabbia se cè
troppo sale nella minestra. Quando arriviamo a sciocchezze simili, vuol dire che cè
qualche cosa che non funziona tra noi. Lo steso vale in parrocchia: quando ci perdiamo
nelle discussioni, ci offendiamo per niente vuol dire che non cresciamo più.
I cristiani non fanno nulla di eccezionale, di diverso dagli altri, ma sono "una cosa
sola".
Ciò è possibile solo per opera dello Spirito Santo. Guai se la Chiesa dimentica lo
Spirito Santo! Se in un matrimonio viene meno la vivacità dellamore, si può
escogitare di tutto, ma la relazione non funziona più!
UN NUOVO STILE DI SACERDOZIO
Ora proviamo a fare una lettura in chiave nuziale, sponsale di alcuni passi delle
Lettere di Paolo perché ci permette di vivere diversamente il nostro essere Chiesa.
Chi è il sacerdote, il vescovo, lapostolo? Non certo uno che sfrutta la propria
autorità: "E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur
potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo" (1 Ts 2,6).
Il sacerdote è qualcuno che si mette al servizio: "siamo stati amorevoli in mezzo a
voi come una madre nutre ed ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi,
avremmo desiderato darvi non solo il Vangelo di Cristo, ma la nostra stessa vita, perché
ci siete diventati cari" (1 Ts 2,7-8). Se il sacerdote non prova questi sentimenti è
solo un mercenario. Deve cambiare il rapporto tra il sacerdote e la sua gente; bisogna
essere veri!
SIAMO TUTTI FRATELLI
E molto bello che S. Paolo, mentre si sente padre e madre nei confronti dei
suoi, li chiama in continuazione "fratelli": "Quanto a noi, fratelli, dopo
poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo
nellimpazienza di vedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo"
(v 17). Non deve essere questo il rapporto tra moglie e marito, tra genitori e figli?
Nella lontananza desiderare di rivedere il volto dellamato!
Uno è davvero prete, o anche solo catechista se istintivamente la sera prega per quelli
che ha visto incontrato durante il giorno. Se uno non prega mai vuol dire che è diventato
un mestierante.
In un'altra occasione Paolo implora: "Fateci posto nei vostri cuori! A nessuno
abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato" (2
Cor 7,2). Una tentazione in cui può incorrere il prete: contare quanti soldi ha raccolto
durante le messe, la domenica sera!
E insiste: "Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra
che siete nel nostro cuore, per morire insieme e per vivere insieme" (v 3). Un prete
dovrebbe arrivare, come un genitore, a dare la vita per i propri parrocchiani che sono la
sua famiglia.
"Sono molto franco con voi ed ho molto da vantarmi di voi" (v 4). Se un
sacerdote diventasse, come un padre ed una madre, appassionato della sua gente, le
parrocchie cambierebbero già domattina.
CAMBIARE SOCIETÀ E CHIESA
Allora lunico rimedio è imparare a volersi bene anche se non è facile. Questa
difficoltà reale è ripresa in alcuni detti popolari come: "fratelli-coltelli"
oppure: "parenti-serpenti". Bisognerebbe veramente riuscire a cambiare il tipo
di società in cui viviamo e ,insieme, anche il tipo di chiesa.
Può un genitore dire male dei propri figli? No! E allora perché sparlate sempre dei
vostri preti, o il prete sparla della sua gente?
Questo non vuol dire nascondere i difetti, ma vuol dire amare ancora di più: "Se tuo
fratello commette una colpa, va e ammoniscilo tra te e lui solo" (Mt 18,15).
Ma di solito succede il contrario, linteressato è sempre lultimo a sapere che
si sparla di lui; e qualcuno si sente zelante perché è andato a parlar male di un
confratello al vescovo; ma questa è una carognata, non zelo!
SEGNI DELLAMORE DI DIO
Paolo ai Galati scrive così: "mi avete accolto come un angelo di Dio" (Gal
4,14b). In un prete non conta tanto la bravura, quanto capire che Dio si serve di lui per
far conoscere agli altri lamore di Dio. Ha capito che, nella sua vita di prete, deve
superare, seppur con fatica, lostentazione di se stesso per diventare ostensione di
Lui. Questo vale per tutti, non solo per il prete.
Paolo aggiunge: "Vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli" (v 15b). Questo
è il rapporto cui si deve arrivare tra un sacerdote e la sua comunità, e viceversa.
E questo un concetto che anche Paolo ribadisce ai Corinzi: "Potreste infatti
avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che
vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo" (1 Cor 4,15).Pedagogo è
leducatore ma bisogna essere qualcosa di più. Un prete è maturo quando si accorge
di essere diventato padre della propria gente.
Allora il suo sacerdozio cambia, non è più permaloso, se mai soffre, perché un papà
non fa il permaloso con i figli, vorrebbe dire che è ancora bambino come loro.
IL MISTERO DELLA NUZIALITÀ
Il sacerdote, che rappresenta nella Chiesa latteggiamento sponsale del Cristo,
è chiamato a comunicare ai suoi lo stesso identico ministero.
Le coppie non andrebbero più in crisi se veramente interiorizzassero che il loro volersi
bene prelude ad un ben altro sposalizio; le tenerezze, le coccole, lunione fisica
acquisterebbero un altro spessore, se le coppie comprendessero che il corpo
dellaltro è destinato alla resurrezione, se capissero che le loro carezze non sono
poi così diverse dal gesto con cui Di ha plasmato il corpo dellUomo e della Donna.
Pensate: una carezza che crea , capace di plasmare laltro!.
Allora ci accorgeremmo che il mistero della nuzialità è il cuore segreto e ultimo di
tutto e allora, sacerdoti e sposati, potremmo diventare luce luno per laltro.
Come si è svolta da questo momento in poi la vita della Chiesa?
Sicuramente nelle case, come aveva fatto Gesù. La chiesa ha cominciato a prendere volto
nella casa, e certamente la famiglia che labitava non era la famiglia mononucleare
di oggi, ma una famiglia allargata che diventava così il primo volto della famiglia di
Dio.
don Giorgio Mazzanti
Il testo completo (6 pagine) può essere richiesto alla redazione allegando tre francobolli da 0,41 Euro.
Brani per la Lectio Divina:
Domande per la R.d.V.: