Lintervento di mons. Bonetti al convegno di Verona
LA FAMIGLIA E IL PASSAGGIO DA UNA FEDE DELLINFANZIA AD UNA FEDE PERSONALE E
MATURA
Mentre preparavo queste riflessioni avevo limpressione di parlare di cose scontate, anche se ho la sensazione, girando per il mio servizio attraverso lItalia, che è necessario tornare a proporre questi argomenti con forza, perché purtroppo su di essi cè molta confusione e approssimazione.
VIVERE UNA FEDE MATURA
La prima premessa che intendo fare è questa: solo la famiglia che vive una fede
matura può aiutare i figli a realizzare il passaggio dalla fede dellinfanzia, dalla
fede di appartenenza, alla fede personale e matura.
Non possiamo pensare che una coppia che vive la fede più come appartenenza religiosa
che come qualcosa di personale e maturo, possa essere capace di comunicare una fede
matura.
E una presunzione che rischiano di avere tanti preti e anche laici: illudersi di
poter contare per la pastorale su famiglie che, nei fatti, non riescono a vivere la
propria fede.
Continuare ad insistere su una certa catechesi a tutti i costi fatta ai ragazzi, senza
coinvolgere in un analogo percorso di fede le famiglie, significa votarsi al fallimento.
In questo modo la cresima rischia di essere non il sacramento della confermazione ma
quello del congedo, delladdio alla vita di comunità.
APPARTENENZA NON È FEDE
Una seconda premessa: non confondere lappartenenza religiosa o il rispetto di
norme morali essenziali con la fede.
E facile vivere la religiosità come appartenenza ad un contesto religioso, come
desiderio di avere alcune norme morali di base che garantiscano, in questo mondo che va a
gambe allaria, dei principi di riferimento.
È importante il rispetto per la persona, per la vita, per i genitori, ma queste sono
norme morali, non è la religione cattolica! E giusto insegnare ai figli a non
mentire ma la fede è unaltra cosa.
LESSENZA DELLA FEDE È GESÙ RISORTO
Fatte queste premesse ecco il primo punto: il fondamento, lessenza della fede
cristiana è credere che Gesù è risorto, è vivo, è presente oggi accanto a me.
Senza la fede in Gesù risorto, vivo, non sta in piedi il sacramento del sacerdozio,
non sta in piedi il sacramento del matrimonio, non sta in piedi il nostro essere
comunità.
Più vedo, andando in giro, belle organizzazioni, più sento che lessenziale della
nostra fede rischia di essere dimenticato. Rischiamo di essere associazioni filantropiche,
che operano per la giustizia, per la pace, per promuovere una buona morale, e trascuriamo
lessenza della nostra fede.
Limitarsi a credere che Dio è Amore è Antico Testamento, il Nuovo Testamento ci insegna
che lAmore si è fatto visibile, è qui in mezzo a noi, si chiama Gesù risorto.
VIVERE LA FEDE IN FAMIGLIA
Detto questo passo al secondo punto: cosa vuol dire fede vissuta in famiglia?
Uso una definizione presa dalla Familiaris Consortio (n. 17) che dice: "la
famiglia riceve la missione di custodire, rivelare, comunicare lamore quale
riflesso vivo e reale partecipazione dellamore di Dio per lumanità e di
Cristo per la sua Chiesa".
Io conosco lamore di Dio che ha voluto rendersi presente nel presbitero, nel
sacramento dellordine, nelleucarestia, ma conosco anche lamore di Dio
che ha voluto rendersi presente nel matrimonio, per rendere visibile a tutti che Lui è
alleanza, sposalizio, nuzialità.
Voi sposi siete lannuncio di ciò che Cristo vuol fare con tutta lumanità: un
solo corpo!
La famiglia è chiamata a testimoniare che la fede conta già qui, in questa vita, che
incide sulla nostra esistenza e non è solo per laldilà.
Non è una fede alienante, consolatoria, ma una fede incarnata perché il Verbo si è
fatto carne! Non cè autentica azione dello Spirito se non dà frutti anche su piano
umano! Questo non vuol dire che, con laiuto dello Spirito, riuscirò a cambiare la
testa a mio marito ma che riuscirò a crescere interiormente al punto da amare mio marito
con la testa che si ritrova!
IL RISORTO COME PRESENZA VIVA
Quali sono i passaggi che deve fare una famiglia credente, che cerca di vivere
quotidianamente la sua fede, per educare i figli ad una fede matura?
Il primo passaggio: educazione alla presenza del Risorto come presenza viva, amante.
LAmore è persona, Dio è persona, Cristo è persona.
I figli ci devono scoprire a parlare con una persona che non si vede, che però si sente
presente; questo in pratica può voler dire prendere in mano una pagina del vangelo, e
leggerla, e pregarci sopra, magari in coppia, magari con i figli.
E triste quando i figli, da adolescenti, prendono una strada diversa dalla vostra
solo perché vedono in voi solo una fede molto legata allapparenza, che si
accontenta della messa domenicale, e che poi tollera la falsità, la bugia, lassenza
di perdono. Ma sono più che autorizzati a lasciare questo tipo di fede!
Al contrario, se io, genitore, mostro una fede adulta, potranno fare scelte alternative ma
saranno chiamati a rispettare la mia perché hanno visto che il mio vivere cristiano mi ha
fatto diventare una persona gioiosa, serena, capace di vivere la gioia, la fatica, il
dolore, limpegno, il rispetto, la soddisfazione.
EDUCARE ALLAMORE
Il secondo passaggio: uneducazione allamore.
La prima spiegazione di Dio che può essere valida durante i primi anni di vita dei
figli, fino alladolescenza e alla giovinezza, è la vostra vita di coppia.
Avete a disposizione, come sposi, questa bibbia fatta di carne che è il vostro
matrimonio e non sapete spiegare ai figli che il bene che vi volete e volete a loro è lo
stesso che il Padre vuole a ciascuno di noi.
E oggi sappiamo che lamore non è più qualcosa di automatico, che viene trasmesso
dal nostro vissuto sociale e culturale, ma un obiettivo da conquistare.
Dobbiamo educare i figli, attraverso lesempio, ad amare gratuitamente, a porre
laltro al centro dellattenzione.
Aiuteremo così i nostri giovani ad uscire da quella ambiguità che fa loro credere che
saper far lamore coincida con il saper amare, che sentire limpulso unitivo del
maschile verso il femminile, e viceversa, sia saper amare, dimenticando che il corpo è
solo una delle modalità che abbiamo per esprimere dire qualcosa di ben più grande che è
nel cuore di ognuno e che si chiama amore.
Ma solo chi vive lamore è capace di insegnarlo; allora vostro figlio riuscirà a
fare, a tempo debito, quel salto di qualità che gli permetterà di interrogarsi, come
cristiano, su come è chiamato a vivere quellamore che fa parte del suo essere.
Potrà orientarsi sulla strada della verginità o su quella della vita di coppia. Solo
uneducazione allamore può aiutare i giovani a scoprire la loro vocazione.
UNA CHIESA FAMIGLIA DI FAMIGLIE
Il terzo passaggio: educare ad una fede adulta significa educare anche ad una
chiesa famiglia di famiglie; aprirsi alla comunità non vuol dire rinunciare alla mia
identità di famiglia ma arricchire la mia esperienza allinterno di quella famiglia
più grande che è la comunità parrocchiale.
Questo è fondamentale per comunicare cosa significa essere parrocchia, altrimenti
rischiamo di mantenere negli altri unidea di parrocchia basata esclusivamente sulla
figura del sacerdote e sulledificio in cui ci si ritrova.
La chiesa è là dove cè un cristiano amante: al supermercato, dalla parrucchiera,
in ufficio; là dove cè un cristiano cè anche la chiesa che opera, che
agisce, che fa pastorale.
Se la famiglia vive anche questa identità comunitaria è possibile costruire una chiesa
che ha anche un volto che non è solo quello del sacerdote, ma è anche quello di una
chiesa famiglia.
Sintesi della relazione di mons. Bonetti, segretario dellUfficio Famiglia della CEI, al Convegno di Verona, il 23 settembre 2001. Il testo completo (8 pag.) può essere richiesto alla redazione allegando tre francobolli da 0,41 Euro.
Brani per la Lectio Divina:
Domande per la R.d.V.: