UNA LITURGIA IN FAMIGLIA, PENSATA PER LA FAMIGLIA
Il Concilio Vaticano II riconosce nel matrimonio una delle vie per giungere alla
santità. Ma, in pratica, come deve articolarsi questo cammino di santità degli sposi,
come devessere la spiritualità coniugale familiare?
Ci sono dei momenti della spiritualità comunitaria indispensabili per una vita
spirituale familiare: la preghiera, lincontro con la Parola, lEucarestia, ma
qui vorrei individuare proprio alcuni elementi caratteristici della spiritualità della
famiglia.
Tutti viviamo la quotidianità, ed è proprio qui che Dio ci manifesta, come coppia, come
genitori, come figli, la sua volontà perché noi contribuiamo a realizzare con Lui il
Regno.
Come coppia, ogni giorno siamo chiamati a donarci per crescere nella nostra relazione
perché così realizziamo la nostra vocazione: essere icona nel mondo della presenza
dellamore di Dio nelluomo.
Direi di più: siamo chiamati a celebrare la nostra vocazione secondo lo Spirito, non solo
per rendere gloria al Padre, ma per accedere al mistero di salvezza. Ecco perché si parla
di celebrazione, di liturgia familiare.
Preciso subito che la liturgia familiare non solo non è in contrasto con la liturgia
comunitaria, ma è anche utile da un punto di vista pedagogico.
I giovani non si riescono più a capire il linguaggio religioso, per esempio la Messa,
perché è soprattutto un linguaggio simbolico.
Una liturgia familiare in cui si recupera un linguaggio simbolico, come porre una candela
accesa al centro del tavolo prima della cena, può aiutare i figli a recuperare un
linguaggio che sovente si è dimenticato e a vivere e comprendere meglio la liturgia
comunitaria (p.e. le due candele sullaltare, la luce accanto al tabernacolo, ecc.).
RECUPERARE LA TRADIZIONE
Proponendo una liturgia in famiglia non inventiamo niente di nuovo, recuperiamo e
a valorizziamo quello che si faceva già nelle prime comunità cristiane.
Queste provenivano dal mondo ebraico, dove la famiglia è importante non solo dal punto di
vista della trasmissione della fede ma anche da quello liturgico.
Gli ebrei hanno tre luoghi di culto: il tempio (scomparso dopo il 70d.c.), la sinagoga e
la famiglia; questultima ha un ruolo particolare tanto è vero che se in una casa se
ci sono dieci adulti questa può diventare una sinagoga.
Al contrario la sinagoga non diventerà mai luogo dove è possibile celebrare
liturgicamente alcune feste che sono tipiche della liturgia familiare; inoltre ci sono
momenti liturgici legati ai pasti, come la benedizione prima di mangiare, la liturgia per
larrivo del sabato al tramonto del venerdì sera, quella di saluto al sabato, al
termine della giornata di riposo. Durante queste celebrazioni sono coinvolti tutti i
membri della famiglia, compresi i bambini.
Le prime comunità cristiane sono formate da ebrei convertiti che conservano queste
tradizioni tanto è vero che fino al terzo secolo la liturgia cristiana sarà domestica.
A partire dal quarto secolo, con Costantino, il cristianesimo diventa la religione
dellimpero e si iniziano a costruire le chiese. Da quel momento la famiglia non
sarà più il luogo in cui si celebra lEucarestia anche se si conserverà per lungo
tempo labitudine alla preghiera e alla lettura della Parola.
LUNZIONE DI GESÙ A BETANIA
Ma anche nella vita pubblica di Gesù troviamo esperienze di spiritualità
familiare. Un brano che ci può aiutare è quello dellunzione di Gesù a Betania.
Qui Gesù si ferma presso una famiglia di amici che, con altre famiglie, si ritrovano per
ascoltare i suoi insegnamenti.
La famiglia ospitante è quella di Simone il lebbroso e la scena ci mostra un contesto
familiare: ci sono i commensali, cè chi arriva, chi serve
proprio come in una
nostra casa.
Giunge una donna con un vasetto dalabastro, pieno di olio prezioso, e ne versa il
contenuto sul capo di Gesù. Il suo è un gesto di unzione che, per la tradizione ebraica,
può avere due possibili significati: unzione per rendere omaggio o per rendere un
servizio e unzione rituale.
Che tipo di unzione è quella della donna? Unge Gesù per rendergli omaggio oppure la sua
è ununzione rituale?
Probabilmente la donna compie un gesto di omaggio nei confronti di Gesù che è
lospite, quindi è un gesto comune della vita di ogni giorno ma diventa anche un
gesto profetico grazie a quello che dopo dice il Maestro.
Ai discepoli che criticano la donna per lo spreco compiuto Gesù ribatte che il suo è un
gesto profetico, perché rimanda a ciò che lui sta vivendo e che i discepoli non hanno
capito (Mc 14,6-8).
Lultima frase di questepisodio suona infine così: "dovunque sarà
predicato questo vangelo, sarà detto anche ciò che ha fatto in memoria di lei" (Mc
14,9).
Nel testo greco "memoria" è indicato con mnemòsunon che il grande
dizionario biblico traduce con memoriale.
Il memoriale, in senso biblico, è un gesto liturgico rituale in cui si rendono presenti
le meraviglie compiute da Dio. Allora possiamo dire che fare "memoria di lei"
equivale a fare memoria di una donna che, compiendo un gesto quotidiano, ha rivelato il
mistero centrale della vita di Gesù: il mistero Pasquale.
PER UNA LITURGIA FAMILIARE
Quali indicazioni possiamo trarre da questepisodio perché la liturgia
familiare sia memoriale di quellevento e nello stesso tempo spazio di salvezza per
chi lo celebra?
Per prima cosa una liturgia familiare non deve essere troppo statica; se la liturgia
comunitaria è bloccata in regole e schemi, quella familiare deve essere dinamica proprio
perché la storia di una famiglia è così: inizia con due persone, poi vengono i figli,
questi crescono, diventano grandi , si sposano e lasciano casa, si ritrovano in due e poi
magari resta con un solo componente
Se non teniamo conto di questa dinamica e seguiamo il modello comunitario carichiamo la
famiglia di un ulteriore peso.
Una liturgia familiare deve tenere conto di tutti i componenti della famiglia, compresi i
bambini e gli anziani. La liturgia familiare è soprattutto una liturgia esperienziale.
Quando vado in comunità incontro Cristo direttamente, in quel momento non è il prete che
celebra ma è Cristo stesso. Nella liturgia familiare lincontro con Cristo è
mediato attraverso la mia, la nostra esperienza quotidiana, letta alla luce della Parola
di Dio. Come, quando vado a messa, partecipo ad una cena in cui è Gesù che sta
celebrando, così in casa la cena, che ci vede riuniti come famiglia, potrebbe diventare
liturgia familiare.
Una cena domestica, perché si trasformi in liturgia, ha bisogno della presenza della
Parola di Dio, come segno capace di rievocare, di fare memoria di quello che noi vogliamo
ricordare, e della preghiera. Una cena che inizia leggendo un piccolo brano di vangelo,
che continua con il pranzo e la conversazione e si conclude con una preghiera, è una cena
che diventa liturgia, che offre alla famiglia la possibilità di accedere al mistero di
salvezza.
Un altro momento di liturgia familiare può essere rappresentato dal momento in cui, alla
sera, i coniugi si ritirano nellintimità della loro camera. Pensiamo a quante volte
Gesù si alza di notte per pregare: la notte è importante non solo perché isola ma
proprio perché immette nel mistero.
Allora quando la coppia si ritira nella propria stanza, legge un breve passo della Parola
di Dio, recita una preghiera , vive lintimità coniugale, anche la relazione fisica
diventa momento liturgico perché ci parla del mistero di Dio.
Non sappiamo come Gesù abbia vissuto in famiglia, ma dai vangeli cogliamo che, nella
la sua predicazione, ha usato sovente riferimenti legati allesperienza domestica.
Questo, per noi genitori, deve essere motivo di speranza: cerchiamo di trasmettere ai
figli una serie di valori, di cose importanti, ma ci sembra che non vengano colte e ci
sentiamo frustrati. Non disperiamo, perché ciò che abbiamo seminato prima o poi
ritornerà.
Adriano Conori
Da un annuncio dell'ultimo campo invernale, testo raccolto da Irene e Canzio
Pellegrini.
Per chi desiderasse approfondire a livello biblico e toelogico largomento
segnaliamo il libro: G. A. Conori, "A casa di Simone il lebbroso. Riflessioni per una
liturgia familare", Edizioni Cantagalli, 2001.
Domande per la Revisione di Vita:
Brani per la Lectio Divina: