Da "Costruire in due", periodico di cultura familiare dell'associazione Punto Familia di Torino, riprendiamo questo interessante articolo di padre Giordano Muraro, teologo morale, sul significato del matrimonio cristiano.
DAVIDE E GOLIA
La notizia è del mese di agosto. A Torino, nei primi sei mesi del 2003 il numero dei matrimoni civili ha quasi raggiunto i matrimoni religiosi: 764 quelli religiosi, 649 quelli civili. Qualcuno è esploso in un "finalmente, era ora". Era ora che finissero quelle sceneggiate cui la chiesa si prestava, mettendo la casa di Dio e un sacramento a disposizione di persone che di tutto questo apprezzavano solo l'apparato scenico e lo riducevano ad una rappresentazione in cui c'era tutto eccetto Dio e il desiderio di incontrarLo. Si è fatto un passo verso la verità? Si è giunti finalmente a creare le condizioni perché i giovani possano scegliere?
MA È UNA SCELTA?
Il problema è proprio questo: è una scelta? Per scegliere bisogna conoscere cosa si
prende e cosa si lascia. I giovani che si sposano in municipio, sanno veramente cosa
scelgono e cosa lasciano? Hanno capito la differenza che esiste tra un matrimonio davanti
al Signore e un matrimonio davanti al sindaco?
Un tempo si sceglieva il matrimonio religioso per consuetudine e perché un altro modo di
sposarsi avrebbe creato stupore e scandalo. Oggi si va in municipio per il semplice fatto
che - come risulta da alcune interveniste - costa meno, è meno macchinoso nelle pratiche,
non si è obbligati a frequentare un corso di preparazione e tutto diventa più semplice
in caso di separazione e di un secondo matrimonio. In altre parole: si ha l'impressione
che i giovani che decidono di sposarsi civilmente non facciano una vera scelta, perché
non sanno in cosa consista realmente un matrimonio religioso e come si diversifichi da
quello civile. Forse pensano di perdere solo una cornice di gesti, di parole, di suoni, di
decorazioni che rendono più solenne il matrimonio. Nient'altro.
E Dio? "Ma Dio c'è anche in municipio. Non è prigioniero nella chiesa ".
E il prete? "Non c'è, ma non interessa".
Se quelli che si sposano in municipio non sanno quello che perdono, quelli che invece si
sposano in chiesa sanno quello che acquistano? Quel 60% che a Torino o a Milano o in altre
città ancora si sposano in chiesa sono veramente consapevoli di cosa significhi "sposarsi
in chiesa"? Non è facile dare un risposta. Vale anche in questo caso il
consiglio di S. Agostino: "non giudicare se non vuoi errare". La risposta
dovrebbe darla chi chiede di sposarsi in chiesa, esaminando se stesso su due punti: a) se
sa cos'è l'amore e b) se possiede le qualità per vivere l'amore come Dio chiede. Da
notare: è già difficile avere una nozione esatta e completa dell'amore; ma è ancor più
difficile possedere le qualità per amare.
Questa è la vera sfida che il fedele di Cristo deve oggi affrontare. Vive in una società
in cui si afferma sempre più l'idea che la tolleranza consista nella negazione delle
diversità, specialmente quando la diversità comporta un impegno di vita. "Ognuno
faccia quello che meglio crede, perché in fondo tutte le posizioni si equivalgono".
Questo vale anche per l'amore. "L'importante è volersi bene: tutto il resto non
conta". Non c'è differenza tra unione eterosessuale o omosessuale: non importa
se è una famiglia fondata sul matrimonio o è una famiglia di fatto, se si tratta di
convivenze o di coppie istituzionalizzate, di relazioni stabili o di relazioni affettive
dal futuro incerto. E chi insiste nel dire che la differenza c'è, ed è grande, viene
subito accusato di oscurantismo, di mentalità ristretta, di cecità mentale, di
radicalismo o di fanatismo.
BASTA CHE CI SIA L'AMORE
In un certo senso è vero. Ma a condizione che si sappia cos'è l'amore. Possiamo dire
con sicurezza che tutti in qualche modo amano, ma pochi si preoccupano di verificare se è
vero amore. Le contraffazioni dell'amore sono molte, come grande è il velleitarismo in
amore. Per questo il cristiano che chiede di sposarsi in Chiesa deve per prima cosa
interrogare se stesso e vedere quale concezione ha dell'amore. Non basta. Deve completare
la domanda chiedendo a se stesso se ha la capacità di vivere l'amore come è realmente.
L'amore è energia di vita: ma esprime la sua vitalità quando è preparato e vissuto
nella sua verità.
Possiamo dire brevemente che l'amore è vero quando viene concepito come:
Proviamo nel breve spazio di un articolo a spiegare questi tre punti.
1) L'amore, un'esperienza in crescita.
Molti identificano l'amore con una sua fase, quella che porta a fare coppia e promette
felicità. Non pensano che l'amore porta dentro di sé un progetto che si sviluppa nel
tempo e che offre molteplici frutti di vita. Inizia come attrattiva reciproca che porta
l'uomo e la donna a fare coppia: cresce nel desiderio di procreare dei figli, aprendosi
con essi alla vita in modo nuovo; evolve ancora quando i figli creano una loro famiglia e
li rendono nonni. Ognuna di queste tappe porta frutti nuovi che si aggiungono a quelli di
prima e li arricchiscono. Si è sempre coppia anche quando si è genitori, educatori,
nonni. Ma sempre in modo nuovo e con prospettive nuove di vita: a condizione che ogni
tappa dell'amore sia preparata e sia vissuta con impegno. Anche i frutti della terra sono
il risultato dell'uomo che si impegna a coltivarli, a proteggerli dalle intemperie, a
coglierli nel momento opportuno.
Per esprimere queste caratteristiche dell'amore si usano molte espressioni. Si dice che
l'amore "è più che l'amore" (cioè contiene ricchezze che spesso non
sono conosciute e restano inespresse); che l'amore "è già e non ancora"
(cioè non è solo quello che è nel presente, ma matura nel tempo e produce frutti di
vita nuovi, nei diversi tempi di vita); che l'amore "è gioia e impegno"
(è gioia nell'incontro con la bellezza dell'altro, e impegno a riconoscerla. rispettarla
e farla crescere): che l'amore suppone una persona umanamente matura (cioè, capace
di vivere l'altro nella sua "alterità" sessuale. caratteriale, personale,
familiare, sociale. accogliendolo nella sua ricchezza e nei suoi limiti): che l'amore deve
essere preparato con tutta la vita, coltivato e alimentato ogni giorno, difeso dai pencoli
(è un tesoro in un vaso fragile).
2) L'amore, un'esperienza vissuta in comunione con la società.
L'uomo e la donna sono convinti che l'amore sia l'esperienza più privata che si possa
immaginare. Ed è vero, ma non completamente. Perché nel momento in cui l'uomo e la donna
si vogliono bene e si legano in un rapporto di amore, fanno nascere una realtà nuova, la
coppia, che arricchisce con la sua storia di amore la società: ma nello stesso tempo ha
bisogno della società.
È fuori dubbio che la coppia coniugale con la sua storia di amore diventa una ricchezza
per tutta la società, perché crea al suo interno un nuovo tipo di amore, caratterizzato
da una forte gratuità e che muove l'uno a prendersi cura dell'altro (nella salute e nella
malattia, nella gioia e nel dolore), a procreare dei figli e a formare in essi la prima
personalizzazione e la prima socializzazione, a prendersi cura dei genitori anziani, a
esportare nella società lo stile di vita che esiste in famiglia, dando origine alla
solidarietà. Nello stesso tempo la coppia e la famiglia hanno bisogno dell'aiuto della
società per realizzare il loro progetto di amore: perché l'amore ha bisogno di
incarnarsi nella realtà della casa, del lavoro, delle previdenze sociali, delle strutture
educative e assistenziali, specialmente quando nella vita dei singoli familiari avvengono
fatti che superano le capacità di dedizione e di aiuto della coppia e della famiglia
(handicappati, malati psichici, lungo degenti, disoccupati, ecc.).
La coppia e la famiglia sono una ricchezza per la società quando si impegnano a diventare
veramente coppia e famiglia attraverso un amore sincero e fedele; ma a sua volta la
società deve essere una ricchezza per la coppia e la famiglia attraverso un'opera di
riconoscimento dei benefici che da essa riceve, e attraverso un'opera di promozione e di
difesa che favorisce un clima favorevole alla vita di coppia e di famiglia.
La famiglia tradisce la società quando non vive un amore sincero e fedele: e la società
tradisce la famiglia quando non ne riconosce l'originalità e i meriti, e mette sullo
stesso piano la famiglia fondata sul matrimonio e qualunque altra forma di convivenza
affettiva.
3) L'amore, un'esperienza vissuta in comunione con Dio.
Ricordiamo tutti la frase attribuita a Pitigrilli: "Anche in amore si nasce
incendiari e si muore pompieri". È una frase ad effetto che nasconde una grande
verità: l'amore non garantisce la felicità che promette. La parola felicità è grossa e
impegnativa. Significa due cose: la soddisfazione di ogni desiderio, e la durata nel
tempo. L'uomo non può dare né l'una né l'altra: non può dare la soddisfazione piena
per il semplice motivo che ogni creatura è limitata e non può diventare con la sua vita
la risposta all'infinità di desiderio della persona amata: e non può dare la continuità
perché la persona umana è soggetta a variazioni che sospendono la sua tensione verso
l'altro.
Per il cristiano questa verità e evidente.
Solo Dio è il fine dell'uomo: e solo Lui può colmare il bisogno di felicità che agita
il suo cuore. Ricordiamo l'esclamazione di S. Agostino: "Tu ci hai fatti per le. e
il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te". La vita di coppia e di
famiglia non possono essere caricati di compiti che non possono assolvere e di attese a
cui non possono rispondere.
Il cristiano ridimensiona la visione romantica della vita di coppia e di famiglia e la
riporta nella realtà di un'esperienza che è "via alla felicità", ma non è la
felicità. Si dice che e un'esperienza penultima, che introduce all'esperienza ultima,
quella dell'incontro con Dio.
L'AMORE UMANO VIVE IN UNA STORIA SACRA
È evidente che questa concezione dell'amore nasce da una concezione particolare
dell'uomo e della sua storia. La storia può essere raccontata in molti modi. Ma c'è un
modo che solo Dio può raccontare, ed è quel modo che presenta la vicenda umana come una
"storia sacra". L'uomo è nato dal cuore di Dio. ma nella sua libertà ha
preteso di realizzarsi senza Dio; da questo peccato di presunzione è iniziata la storia
che stiamo vivendo, una storia segnata negativamente dallo "squilibrio radicale"
dell'uomo che rifiuta di essere quello che è, cioè un essere che esiste e vive perché
inserito come il tralcio alla vite. Questo squilibrio radicale si riflette su tutta la
vicenda umana e da origine a rapporti disumani, avvelenati dall'egoismo, dall'ingiustizia,
dall'oppressione, dalla violenza, dall'indifferenza. L'uomo continua a sentire la
nostalgia di un mondo di bellezza, di armonia, di amore, di pace, di giustizia; ma non è
più capace di costruirlo. È a questo punto che Dio interviene. Entra nella storia
dell'uomo e traccia per lui e con lui un cammino di recupero del paradiso perduto. Non
glielo regala più già fatto, ma lo invita ad essere con Lui costruttore di questo mondo
nuovo. L'energia di base è l'amore, anche l'amore nella forma dell'amore di coppia e di
famiglia. L'amore viene caricato di questa fatica gioiosa; ricostruire con Dio il paradiso
perduto, per sé e per gli altri.
Il cristiano riassume tutta questa storia in tre parole: creazione, peccato, redenzione.
L'amore umano porta in sé le tracce di questi tre eventi. Esce dalla fase della
spontaneità istintiva e diventa una vocazione a cui Dio chiama l'uomo e la donna. L'amore
non si chiude in un piccolo progetto umano, ma si apre al progetto di Dio che ama l'uomo e
vuole salvarlo, servendosi anche dell'amore della coppia e della famiglia.
L'amore diventa la grande e potente energia che permette all'uomo di ricostruire la vita
come Dio la sognava e di cui l'uomo sente una profonda nostalgia.
Ma sa anche che l'amore riesce a realizzare questo progetto quando non viene abbandonato a
se stesso, ma imita quello del Cristo, e diventa un amore fedele e misericordioso. Fedele,
cioè che non viene mai meno perché si assume la responsabilità di portare l'amato alla
vita e alla salvezza; misericordioso, perché sa di dover amare l'amato anche quando non
ha quel fascino e quell'attrattiva che all'inizio lo avevano attirato e l'avevano mosso a
sceglierlo come compagno di viaggio per tutta la vita.
DAVIDE E GOLIA
La cultura e i mass media presentano un amore fatto di bellezza fisica, di piacere, di
gioiosità spontanea, senza grandi impegni e responsabilità. Di fronte a questo amore
gioioso e spensierato, l'amore presentato da Dio può sembrare grigio, pesante, monotono.
Ma quando si riflette sulla vicenda umana si vede che è l'unico amore che risponde alle
vere esigenze del cuore dell'uomo e di cui l'uomo sente una profonda nostalgia.
Viene in mente l'episodio di Davide e Goliath. Il gigante filisteo esce dalla file dei
guerrieri, imponente con la sua armatura, sicuro di sé, fiducioso nella sua forza e nelle
sua spada; e schernisce il Davide che si presenta a lui come un giovane pastore, armato
solo di una fionda e di cinque ciottoli di fiume. Sembra un perdente in partenza.
Eppure vince. Il gigante aveva dimenticato che sotto l'armatura c'era un uomo vulnerabile.
È bastato un ciottolo scagliato con sicurezza e abilità per farlo crollare. È un
episodio che serve a capire come sotto tutte le sovrastrutture create dalla cultura e dai
mass media c'è sempre un uomo con un cuore che sente la nostalgia dell'amore vero, quello
che fa sentire l'uomo sicuro e felice perché si sente amato per quello che è. Per
sempre. Le armature create dall'egoismo, dall'avidità del piacere, delle promesse di una
felicità facile e senza impegno non riescono a soffocare questo bisogno di amore vero.
Questa è la grande forza di chi annuncia l'amore secondo la concezione cristiana: sa che
nessuna armatura di opinione pubblica o di mass media può soffocare la nostalgia di amore
vero che ogni uomo porta nel suo cuore. E sa che se riesce a scoprire il varco che porta
al cuore e sa ridestare questa nostalgia, diventa come Davide che ha trovato l'arma che
annulla tutte le armature che danno all'uomo l'impressione di aver trovato la sicurezza e
l'invincibilità. Di fronte all'amore fatto di bellezza fisica, di passione travolgente,
in una cornice di ricchezza, di fama e di successo, l'amore che il cristiano annuncia può
sembrare ridicolo come la fionda e i ciottoli di Davide. Invece queste armi ritenute
semplici e inefficaci hanno il potere di stracciare gli scenari degli amori presentati dal
mondo. Sotto questi fondali resta la nostalgia dell'amore vero. Quello che è fatto di
comprensione, di tenerezza, di dedizione, di cura, di fiducia, sostenuto dalla
consapevolezza che il cammino alterno di gioia e dolore, di salute e di malattia
costruisce un mondo nuovo che riflette in sé la stessa quiete e la stessa felicità di
Dio.
Padre Giordano Murare O.P.