PER UN'ETICA DELLA RESPONSABILITA' IN GRUPPO
"Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e
nebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandogli olio e
vino, poi caricatolo sopra il so giumento, lo portò alla locanda e si prese cura di
lui" (Lc 10,33).
Per la riflessione che vorrei proporvi, ho preso spunto da uno scritto di Enzo Bianchi ,priore della Comunità monastica di Bose, sulla politica (1), in cui si legge: " credo fermamente allalterità e quindi allassunzione della responsabilità dellaltro come criterio essenziale di orientamento delle scelte politiche: lumanizzazione del tempo e dello spazio". Denuncio subito anche laltra fonte che mi ha aiutato a tracciare le linee fondamentali: si tratta di un articolo pubblicato su "Il Gallo", rivista di teologia e spiritualità genovese, nellaprile 2002, a cura di C. Carozzo, sulla parabola del samaritano (Lc 10,33).
"PRENDERSI CURA"
Un tema particolare accomuna questi due scritti: la responsabilità come
"prendersi cura" dellaltro: il samaritano ebbe compassione delluomo
aggredito, gli si fece vicino, gli curò le ferite e, caricatolo sul suo cavallo, si prese
cura di lui. Se ne fa carico, si prende cura di lui, se ne assume la responsabilità, non
incarica altri ma si assume la responsabilità in prima persona.
La cultura nella quale viviamo, il nostro modo di vivere da uomini occidentali e nel pieno
benessere, non è nel profondo così dissimile da quello descritto dallevangelista:
ci troviamo immersi in un sempre maggiore individualismo che ci appiattisce su bisogni e
aspettative e non è capace di strutturarci come individui e tende ad opprimerci.
Prendersi cura è rompere questa logica, è attenzione al tempo e allo spazio
dellaltro; per interrompere la solitudine nella quale viviamo noi e gli altri; serve
sapere, per dirla con il card. Martini, "
che qualcuno sta alla porta del nostro
tempo con intenzione amica: se ci impegniamo ad ascoltare, la sua voce vince la paura e
rompe lisolamento".
Si tratta di un richiamo ad unetica della responsabilità che parte proprio dalla
cura dellaltro, che chiede di agire meno per interesse e più per ciò che è
giusto, che in fondo ci chiede più moralità.
I NOSTRI GRUPPI
Spesso nei nostri gruppi ci si preoccupa molto di distribuire incarichi e
"responsabilità", cosa giusta e indispensabile, ma che assorbe molte energie
non risolve la vera questione della responsabilità reciproca, che richiede disponibilità
allascolto e capacità di lettura delle situazioni.
E una pratica, quella della responsabilità, che non può essere improvvisata e
comporta educazione ed approfondimento.
Il tema della responsabilità, a sua volta, non è disgiunto da quello della formazione,
perché per riuscire a rispondere ai bisogni essenziali serve discernimento, compassione,
solidarietà, saggezza, tutte virtù che si apprendono col tempo.
I modi e i luoghi attraverso cui ci si forma sono ora molti. I primi sono sicuramente la
famiglia e la scuola, ed è a fianco di questi che può inserirsi lesperienza del
gruppo, soprattutto come luogo in cui si forma attraverso il confronto e uno stile di vita
condiviso.
A questi oggi si affiancano, dopo la battuta di arresto degli anni scorsi, nuove proposte
alternative: dalle scuole di formazione alla politica, alle scuole per lalternativa
(molto bella lesperienza della scuola per lalternativa promossa a Torino dai
Missionari della Consolata, che con incontri di alto livello culturale, ma accessibili ai
giovani, offre modelli di vita e sviluppo alternativi e sostenibili), ai gruppi di
acquisto responsabile (gruppi di persone che si organizzano per fare una spesa collettiva,
scegliendo prodotti compatibili con lambiente e i cui processi di produzione sono
rispettosi dei diritti delle persone), a molti altri; le declinazioni del concetto di
"cura dellaltro" sono ormai innumerevoli.
Queste sono occasioni in cui si fa pratica di una responsabilità "solidale",
che pensa al bene comune, così come ci richiama la "Sollecitudo rei socialis":
"..Quando linterdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa
risposta, come atteggiamento morale e sociale, come "virtù", è la
solidarietà
la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene
comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente
responsabili di tutti".
LE NOSTRE SCELTE DI VITA
Credo che molto si giochi sulle nostre scelte di vita, quelle scelte che come
singoli, gruppi o famiglie, ogni giorno compiamo; è il modo con cui viviamo, come usiamo
le risorse a nostra disposizione, il modo con cui ci occupiamo dei nostri figli o dei
figli degli altri, degli anziani, le nostre scelte politiche, la nostra capacità di
accogliere: il complesso delle nostre scelte misura anche il nostro grado di
responsabilità.
Certo ultimamente ci è anche chiesto di renderne conto, perché le emergenze sono molte:
pace, giustizia, tutela dellambiente, ci ricordano che il mondo ci è stato affidato
e che noi dovremo poi consegnarlo ad altri dopo di noi.
Il gruppo può rappresentare quel punto di incontro tra i massimi sistemi e i nostro
quotidiano: mi scuso per la banalità, ma non possiamo pensare a salvare lambiente
se poi non siamo neanche capaci di fare la raccolta differenziata
!
Pace, giustizia, povertà, dipendono, anche, dal nostro quotidiano esercizio di
responsabilità solidale, e un gruppo in cui confrontarsi e nel quale operare queste
scelte, è una ricchezza da non perdere. Quando penso al ruolo che può ricoprire il
gruppo, anche ai nostri gruppi di famiglie, penso soprattutto alla formazione: non solo
teorica, ma umana, e per chi crede, cristiana.
Non è tutto semplice e scontato nella vita di un gruppo, perché prendersi cura
dellaltro a volte richiede di cambiare i nostri programmi; la cura dellaltro
può diventare un richiamo al una maggiore coerenza delle nostre scelte: G. La Pira
pensava fosse suo dovere di cristiano la ricerca continua del modo migliore di essere nel
mondo, di affrontare e risolvere i problemi che affliggono persone e famiglie, con
serietà e competenza.
I NOSTRI GIOVANI
Un ultimo aspetto: la responsabilità che abbiamo verso i giovani ci riporta
sempre alla formazione: leducazione è il punto su cui si decide se amiamo
abbastanza il mondo da assumerne la responsabilità, con il dovere di salvarlo dalla
rovina inevitabile se non ci sarà il rinnovamento dei giovani.
Questo numero del giornalino offre molti spunti di riflessione ed è un continuo appello
al nostro ruolo di adulti - educatori.
Concludo ritornando al punto di partenza: lamore che il Vangelo ci propone è sempre
molto concreto: un samaritano si fa prossimo ad un uomo aggredito e se ne prende cura; la
semplicità entro cui si muove il samaritano ci ricorda che farsi prossimo e anche offrire
spazio alle esigenze dellaltro, in modo gratuito.
Marella Galfrè Rolandi
(1) E. Bianchi e C.M. Martini, "Parole e politica", Qiqajon, 1997