IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO
La vita sia apre alla vita di Dio e supera i confini del mondo

Di Giacinto Padoin*
Quando nasce un bambino è festa per il mondo intero. Tutta la creazione si ritrova con stupore in quel volto piccino, negli occhi, nelle prime espressioni di vita. Per primi i due genitori gioiscono per la vita che spunta da loro e cresce, portando le loro fattezze, l’intelligenza e l’affetto… Più di tutti pieno di gioia è il Creatore, egli è la sorgente prima da cui zampilla ogni vita, ogni bellezza, ogni sentire, ogni amore. Il Dio creatore non è uno spettatore inerte; ha tracciato per ciascuno un disegno pieno di entusiasmo e di passione e una strada da percorrere e conquiste da fare e un traguardo bellissimo da raggiungere.
Eppure, quante storie incompiute davanti a un bambino che nasce, quante vicende tristi, e quante strade di bambini soli, mancanti di tutto, segnati da ambienti freddi ed ostili, da fatiche, amarezze, cattiverie e dolori…

Ci possono essere garanzie che diano spazio ai progetti di Dio, il Creatore?
Gesù il Figlio di Dio si è fatto uomo e redentore per dare ad ogni persona che viene nel mondo prospettive precise di superamento del male e riuscita piena nella vita. Egli offre la sua mano, il suo rapporto personale e profondo; garantisce la sua amicizia e un cammino pieno di vita nelle strade del mondo, e di Dio che è Padre e che attende con gioia l’esito dei suoi figli.

Quando viene celebrato un battesimo è segnalato per una persona un preciso incontro con Gesù, l’inizio della sua compagnia amica che trasmette il suo titolo di Figlio e guida all’incontro con il Padre e garantisce i suoi doni, il suo affetto particolare e la sua eredità.

Il battesimo è come un innesto in quella pianta viva che è Gesù, che comunica la linfa della sua vita, e dona la presenza operante del suo Spirito e il richiamo del disegno di felicità che era stato pensato fin dall’eternità.

Quando una famiglia cristiana battezza un bambino intende renderlo parte del mistero di Gesù, che trasmette la sua dignità di Figlio di Dio, libera dai rischi dei fallimenti della vita, che sono il male, la malizia umana e un destino di morte. Il battesimo dà il via a una libertà nuova e dona la possibilità di costruire la vita sulle tracce e a seguito dei doni di Dio.

L’incontro battesimale con Gesù permane, e libera in modo radicale dal peccato, che è dimenticanza o estraneità da Dio, è distacco e incapacità di amare gli altri, e che, nelle scelte della vita, porta a scegliere ciò che è male (egoismo, infedeltà, avidità, incapacità di perdonare e di amare).

Quanti peccati nel nostro mondo! E chi li può vincere?
Avviare la vita sullo stile di Gesù è proposta, dono e scelta continua. S. Paolo ha vissuto il suo battesimo, ricevuto a Damasco dopo l’incontro col Signore sulla strada dritta, come un continuo nascere alla vita e allo stile di Gesù e un continuo morire ai richiami del male.

E’ facile o difficile vivere l’incontro del battesimo nella propria vita?
Per uno che è battezzato bambino non è difficile, se davanti a sé ha l’esempio di un papà e di una mamma che hanno percorso un lungo tratto di strada come amici di Gesù, comprendendo e vivendo la gioia di essere fratelli di lui e Figli del Padre dei cieli. E hanno tradotto il loro rapporto continuo con il Signore in una vita segnata da amore, da attenzione vicendevole, da fantasia creativa, da fiducia e perdono….E hanno tante volte fatto morire la pigrizia, le piccole vendette, le scelte di basso profilo, le trasgressioni, optando per lo stile di Dio che è amore.
Nel battesimo il miracolo di una nascita terrena sfocia nel miracolo più grande della nuova nascita come "figli di Dio", fratelli e amici di Gesù, destinati a camminare e a risorgere con lui in una pienezza di vita senza fine.
Ci pensiamo al fatto che il nostro battesimo è stato e rimane l’impianto base della nostra vita di cristiani, che sta al bivio di partenza di tutte le nostre scelte di vita?
g.padoin@katamail.com
* sacerdote, docente di Teologia Sacramentaria presso la Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale, sez. di Treviso

COME PARLARE DEL BATTESIMO AI NOSTRI FIGLI.

di Valeria Zago
Non intendo in queste poche righe dare esemplificazioni di quali parole o di quali atteggiamenti usare per spiegare l’evento sacramentale del Battesimo ai figli, quel Battesimo che hanno ricevuto in età neonatale, bensì cercare dei motivi di riflessione per i genitori in maniera da avere su questo sacramento dell’iniziazione cristiana una panoramica chiara e, per quanto possibile, cristianamente corretta.
Il modo poi di trasmettere i messaggi viene di conseguenza in base alle esigenze e ai diversi momenti della crescita di questi figli.
Certo che è di fondamentale importanza portare a conoscenza dei ragazzi le scelte di fede che noi genitori, a nostra volta, abbiamo fatto chiedendo il Battesimo per i nostri figli.

Credere nella vita prima ancora di credere nel Battesimo
È importante cominciare prima a credere nella vita ancora prima di credere nel Battesimo. Credere nella vita è impegnativo quanto credere nei "misteri" perché, per prima cosa, siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio ed è lui l’artefice della vita. Dio certamente non tiene conto di riti ecclesiali o di registri parrocchiali per condizionare i suoi doni. Anzi è quel padrone che ricompensa "gli operai dell’ultima ora" quanto quelli che hanno iniziato fin da piccoli nelle fila delle organizzazioni cattoliche.

È Dio ad amarci per primo al di là della nostra consapevolezza
Qualcuno pensa che prima di dare un dono così impegnativo e importante non sia meglio attendere che i ragazzi ne siano consapevoli e siano loro stessi a sceglierlo. Sorge spontanea la domanda: "Perché la Chiesa ha battezzato fin dai suoi inizi anche i bambini?"
Prima ancora che i neonati fossero in grado di dare una risposta personale a Dio, egli ha manifestato loro il suo amore. "Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti ho consacrato." (Ger 1, 5).
La Chiesa dunque si è sentita impegnata a donare ai suoi "piccoli figli" questo amore che precede la loro risposta. Del resto è semplicemente quello che abbiamo fatto e facciamo anche noi genitori manifestando il nostro amore ai figli prima ancora che essi ce lo chiedano o ne siano consapevoli.

Il Battesimo produce in noi un cambiamento di natura
Adamo, come dice S. Paolo, è il capostipite di questa umanità peccatrice, Cristo invece è colui che dà inizio ad una "umanità nuova" e, con il suo Spirito e la sua grazia, la rende capace ci conversione e di salvezza. Non più "piante selvatiche" ma, innestati in Cristo, produciamo frutti di bene. Il Battesimo produce in noi un cambiamento di natura: una natura non più orientata al male ma al bene perché diventa attiva l’alleanza con Dio.
Il libro della Genesi, per quanto riguarda la prima coppia, non vuole presentarci la storicità del peccato ma il messaggio che vi sta sotto, dove l’uomo, nella sua totale libertà, può accettare di seguire Dio o fare da solo le sue scelte, giudicando da sé ciò che è bene e ciò che è male.

Mediante il Battesimo la comunità genera e costruisce sé stessa
Se leggiamo il libro degli Atti, troviamo che, mediante il Battesimo, il credente è "aggregato" alla comunità. (Cfr At 2,47). Si sottolinea che non è lui a entrare nella comunità, ma è fatto entrare da Dio, che è presente e agisce nella comunità. Il Battesimo riguarda la comunità cristiana prima ancora che l’individuo perché è mediante il Battesimo che la comunità genera nuovi figli, genera e costruisce sé stessa e introduce la salvezza nel mondo.

Il Battesimo è un dono da accogliere con gratitudine e da custodire con impegno
Il Battesimo dei bambini mette in risalto la gratuità del dono, ma anche l’impegno della famiglia e della comunità a sviluppare la vita di grazia che questo dono porta in sé. Quella vita che chiede di crescere, di fiorire e di fruttificare in tutti i suoi aspetti più genuini di fede, speranza e amore.
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