LA CRESIMA E L'INIZIAZIONE CRISTIANA
In ogni sacramento c’è una doppia componente: il venire del Signore risorto e l’accoglienza attenta e sincera dell'uomo

Di Giacinto Padoin*
Nel linguaggio della chiesa e anche della riflessione teologica, i sacramenti del battesimo, della cresima e dell’eucaristia sono collegati da un denominatore comune; sono detti "sacramenti della iniziazione cristiana".

L'iniziazione cristiana
L'"iniziazione" dice l’inizio e il fondamento permanente di una vita cristiana. Comprende un tempo, un cammino e una serie di fatti che contrassegnano e impostano l’esistenza di chi è orientato a seguire Cristo.
Il tempo della Iniziazione Cristiana (di seguito IC), nella prassi comune all’attuale storia cristiana, va dall’inizio della vita agli anni dell’adolescenza. Esso segnala un itinerario di comprensione di accoglienza e di scelte personali di fronte al mistero di Gesù il Signore, che si dona a una persona.
Le tappe che scandiscono questo cammino sono ritmate dai momenti solenni e celebrativi costituiti dal battesimo che coinvolge inizialmente nel mistero del Signore, dalla prima comunione eucaristica, nella quale si realizza il primo incontro personale di comunione di vita con lo stesso Signore e con tutti i fratelli (incontro che si ripete in tutte le domeniche come avvenimento plasmatore di vita cristiana), e dalla cresima, nella quale la chiesa invoca lo Spirito della Pentecoste come compagnia piena di garanzia e di potenza per una vita che cresce nella fedeltà fino al suo compimento finale.

La "doppia componente" dei sacramenti
Nel senso cristiano, in ognuno dei sacramenti, c’è una doppia componente:

Per la parte che spetta alla iniziativa del Signore vivente e del suo Spirito, ogni celebrazione dei sacramenti non ha variazioni di qualità nei significati e nel valore.
Per la rispondenza e la collaborazione di ogni singola persona, il frutto e il valore dei sacramenti è diverso, a seconda della disponibilità di chi li riceve.
E poiché i sacramenti della Iniziazione Cristiana sono celebrati a partire dalla prima età, il loro frutto dipende in grande misura dall’accompagnamento, dalla convinzione e dalla vita dei genitori che accompagnano i figli nell’avvio della vita cristiana. La parte dei genitori è quella di una "fiamma" che accende altre "fiamme" e le accompagna nel primo crescere.
Qui le differenze dei risultati sono evidenti nel concreto: ci sono genitori che credono poco o nulla e non sentono più il valore del mistero del Signore presente e non lo trasmettono ai propri figli.
Altri lo avvertono come una eredità di tradizione, degna di rispetto e tipica di un popolo che si dice cristiano. Però, senza il sentire profondo della fede e della vita, la fiammella iniziale si spegna quasi subito nei figli.
Invece per genitori credenti, i sacramenti segnalano l’accostamento vero nella conoscenza, nel dialogo, nell’apertura della vita alla persona del Signore Gesù, alla sua iniziativa piena di amore e di creazione, che apre ai disegni eterni di Colui che progetta tutta la vita di coloro che assume come propri figli.
Due domande si pongono come ovvie a questa nota iniziale sui sacramenti della iniziazione cristiana:

L'importanza di questi sacramenti
Alla prima domanda, circa la portata della IC, è da dire che i sacramenti della iniziazione cristiana mettono in atto con il Signore un legame personale che rimane per tutta la vita. S. Paolo li descrive come "l’innesto di un incalmo nel ceppo vivo che è il Signore" (Rm 6,5). Tutti i successivi interventi del Signore, e i doni di lui, presuppongono questo innesto profondo e vitale, siglato dal dono dello Spirito che rimane per sempre.
Oltre a ciò, nel tempo della Iniziazione Cristiana, i singoli maturano atteggiamenti e scelte personali che diventano una costante nella vita: una apertura alla fede, una continua conversione del cuore alle indicazioni del vangelo e l’esperienza di comunione con la Chiesa che collega a sé nel vivere quotidiano e nelle celebrazioni comunitarie che cementano tutti i redenti che si riconoscono come "corpo di Cristo".
C’è tutto un procedimento vitale che si intreccia con i sacramenti celebrati e costituisce per sempre la base su cui poggia l’essere e il vivere di un cristiano in tutta la sua storia fino alla fine. Da qui viene l’urgenza che gli anni della IC attuino nel modo più autentico e più vero l’avvio di una vera vita cristiana.

Quando amministrare questi sacramenti
Alla seconda domanda, sui tempi più appropriati per una impostazione fondamentale della vita cristiana, la scelta di una età più matura e consapevole è stata sempre fatta là dove la vita cristiana si impiantava in un contesto del tutto nuovo per l’essere cristiano. Così è avvenuto all’inizio di ogni comunità o storia locale cristiana.
Ma la nostra storia ha trasmesso a noi un'esperienza complementare. Là dove c’è una tradizione di credenti e ci sono dei genitori credenti, è parso del tutto normale che la fede e l’avvio di una nuova esistenza cristiana si accendesse "come fiamma da fiamma" da situazioni già in atto di genitori e di comunità credenti, a vantaggio dei bambini, fin dalla prima età.
Un fanciullo può attingere dal suo ambiente familiare, non solo i valori della vita e gli orientamenti umani e culturali, ma pure l’impostazione di una vita cristiana illuminata dalla fede. Affinché questo si abbia, occorre che la trasmissione dell’essere cristiano si realizzi di fatto. Nel seguito della vita, ogni battezzato bambino dovrà maturare ulteriormente con scelte proprie, nella libertà personale, il proprio vivere cristiano in una comunità credente.
Nel contesto di una società pluralista e multireligiosa com’è la nostra, occorre che sia posta in atto con verità e accuratezza l’esperienza di cristiani che di fatto trasmettono la fede e la coscienza precisa dei fatti sacramentali come autentici incontri con il Signore. Così potranno essere poste le premesse di scelte ponderate e costruttive per le nuove generazioni in vista di comunità che si rinnovano cristiane e crescono di generazione in generazione.
g.padoin@katamail.com

* sacerdote, docente di Teologia Sacramentaria presso la Facoltà Teologica di Treviso.

LA MIA CRESIMA

La cresima è il sacramento che conferma l'appartenenza del fedele alla Chiesa, impartito dal Vescovo imponendo le mani e ungendo la fronte con l'olio benedetto.
Ricevetti la cresima nel mese di novembre di sette anni fa.
Madrina di cresima fu mia zia, che era stata già madrina di battesimo. Non fu una scelta casuale, ma voluta e condivisa dai miei genitori, affinché la mia madrina di battesimo potesse continuare il discorso iniziato nel lontano 1983 e continuare a "seguirmi" nel mio cammino di fede.
Anche in questa occasione i miei genitori si mostrarono "controcorrente" (ma lo sono sempre): nessun abito firmato, nessun pranzo al ristorante, nessun invito a parenti o amici; doveva essere solo la "nostra festa".
Io ho chiaro in mente quella domenica uggiosa e quell'indescrivibile emozione provata quando il vescovo mi impose le mani sulla fronte e me la unse con l'olio benedetto. Da quel momento riconfermavo la mia consapevole appartenenza alla Chiesa e il mio impegno a vivere e a testimoniare la mia fede cristiana.
Continuo a vivere la mia vita di tutti i giorni avendo fisso in mente quell'impegno preso allora: devo testimoniare la mia appartenenza alla Chiesa.
L'oratorio, frequentato prima da animata, successivamente da animatrice attenta e trascinatrice di altri giovani, sono una prima conferma.
I corsi di preparazione, i ritiri spirituali, il confronto con i Gruppi Famiglia, conosciuti quattro anni fa grazie al nostro carissimo vice parroco don Mauro, continuano a nutrire e a dare un senso alla mia vita.
Nell'ultimo Campo Famiglia, l'estate scorsa a Pra del Torno, sono riuscita a coinvolgere in questa singolare esperienza due miei compagni di Università. Mi ringraziano ancora per l'arricchente esperienza vissuta e si augurano di poterla sperimentare nuovamente. E l'entusiasmo continua...
Cinzia Paradiso

LA PREPARAZIONE ALLA CRESIMA
Come vivere e far vivere ai ragazzi questo sacramento
che abbiamo tutti ricevuto e spesso dimenticato?

di Valeria Zago
Preparare, celebrare, vivere il sacramento della Confermazione significa scoprire l’intervento dello Spirito Santo non solo in maniera straordinaria ma, e soprattutto, in maniera ordinaria prima e dopo l’evento sacramentale perché lo Spirito Santo è sempre all’opera. Infatti ha agito in continuità nella vita di Gesù, agisce in continuità nella vita della Chiesa e in ogni momento della storia.

Come accogliere lo Spirito
Per accogliere lo Spirito ci vuole una certa sensibilità perché egli parla dal di dentro delle persone, è un amico che sta accanto con discrezione e ci da una mano senza farlo notare. Forse a causa della sua discrezione è così dimenticato e non ti accorgi nemmeno dei cambiamenti che opera in te. Proprio come avviene per i cambiamenti corporei che sono così graduali da poterli notare soltanto a distanza di tempo.
Lo Spirito è all’opera quando facciamo il nostro dovere senza aspettare che nessuno ci ringrazi, quando accettiamo la volontà di Dio anche se costa, quando continuiamo a rivolgerci a Dio senza aver ottenuto risposta, quando continuiamo ad avere fiducia in chi ci ha deluso, quando dimentichiamo i torti ricevuti, quando riconosciamo il bene in mezzo a tanto male.
Gesù ci ha mandato lo Spirito perché resti sempre con noi. Tutti questi fatti ordinari forse non siamo abituati ad attribuirli allo Spirito presente in noi e nei ragazzi. Chi sta preparando ragazzi a ricevere la Cresima, se non ricupera questa presenza ordinaria dello Spirito, rischia lo scoraggiamento e la delusione.

Uno Spirito che soffia dove vuole
San Paolo dice che lo Spirito soffia dove vuole, ispira pur con tutti i limiti ogni persona e non è esclusiva di qualcuno. Forse ha ispirato anche i nostri ragazzi attraverso il nostro piccolo contributo, ma anche nonostante il nostro contributo.
Non dimentichiamo che Dio chiama tutti nella sua vigna… e non chiama solo nelle ore del mattino, anche alla sera. Ed alla fine tutti ricevono la stessa ricompensa: questo è il criterio dell’agire di Dio. Questo dovrebbe essere anche il nostro atteggiamento nei confronti dei ragazzi che ci vengono affidati.
Chi prepara i ragazzi alla cresima può trovare parole di conforto in don Pino Pellegrino quando, parlando dei catechisti, afferma che per loro è assicurata la pensione celeste, e ciò non è poco.

L'atteggiamento del catechista
Credo che sia importante mettersi nei panni dei ragazzi in questo particolare momento di crescita fisica e psicologica che loro stessi non sono in grado di gestire.
Mentre scrivo ho ben presente il mio gruppetto di seconda media che fra tre settimane riceverà la Cresima. Spesse volte al termine dell’incontro ho la sensazione di aver parlato al vento… Eppure, nello stesso tempo, è proprio in questo periodo che con i ragazzi si sta instaurando un legame che dura nel tempo. E' un legame che esce dai nostri schemi e dalle nostre aspettative.

Quale catechesi?
Qui dobbiamo verificare come impostiamo le nostre catechesi, se sono catechesi capaci di coinvolgere o al contrario sono messaggi troppo elevati rispetto a quanto sono in grado di recepire i destinatari.
Cogliere l’interesse dei ragazzi nei punti dove loro hanno particolarmente bisogno: sicurezza, fedeltà, apertura alle necessità del mondo. Spesso invece ricevono da noi adulti messaggi contradditori: diciamo una cosa e ne facciamo un’altra. Nelle nostre famiglie purtroppo fedeltà, impegno, costanza, lealtà, …non sono sempre realtà tranquille e scontate.

Diventare un riferimento sicuro
Questo è quanto cercano i ragazzi proprio perché non sono ancora in grado di trovare sicurezza in se stessi e pertanto la cercano fuori di sé.
Tutto questo però non impegna l’educatore solo per qualche ora alla settimana ma lo coinvolge in tutte le sue scelte e la sua vita. Solo così i messaggi diventano credibili e si è in grado di accompagnare chi si sta cercando la propria strada nella vita. Si tratta di una catechesi a tempo pieno e non a part-time.
segninuovi@interfree.it

Domande per la R.d.V.:

Brani per la Lectio Divina: