Sposi e consacrati: un rapporto di reciprocità
Dalla relazione del prof. Guido Lazzarini al convegno CISM di Roma

La natura sponsale del rapporto uomo-donna rivela il mistero di Dio. L’uomo si realizza come persona solo se è essere in relazione: il suo destino è scoprire, realizzare e rendere visibile, nell’amore tra uomo e donna, una scintilla dell’amore trinitario.
La famiglia di coppia, pur nella sua fragilità, è senz’altro icona biblica. Basta pensare alle storie dei patriarchi, per ravvisare come la Parola di Dio sia udita all’interno di un rapporto di coppia e come i figli non siano che una successiva concretizzazione della promessa di vita del Dio della vita.
La ricerca della qualità del rapporto all’interno della coppia, non può non farci pensare alla continua e fedele ricerca di un rapporto del creatore con la sua creatura.
Gesù Cristo, parola fatta carne, vive su questa terra l’avventura della costruzione di rapporti fecondi, vitali, con coloro che incontra. La Chiesa, sposa di Cristo, che ha dimostrato la propria preferenza per i poveri e per i peccatori, può e deve aiutare la famiglia a crescere nell’apertura ai membri più fragili della comunità, mettendo a frutto il proprio potenziale di luogo dell’accoglienza gratuita, e contemporaneamente aiutarla a scoprire come il messaggio di salvezza dal peccato, portato da Gesù, diventa vita per la famiglia stessa nello scambio quotidiano del perdono. In una società che scusa molto e perdona poco, la Chiesa può insegnare agli sposi che solo nel perdono l’amore si rigenera e si alimenta.
Cosa chiedono le famiglie alla Chiesa? Innanzitutto di essere accolte nel loro mutare con i tempi. La società riflessiva, continuamente sollecitata a problematizzare i fenomeni che si agitano in essa, è il presupposto perché tali fenomeni vengano assorbiti e compresi; anche la Chiesa è chiamata a diventare riflessiva, a cogliere come segno dei tempi il volto nuovo che la famiglia assume. In particolare la Chiesa dovrebbe aiutare la famiglia a riconoscere nella propria realtà attuale i segni del progetto di Dio sull’uomo e sulla donna, senza nostalgie del passato, senza assoluzioni semplicistiche, ma attraverso un accompagnamento nel discernimento tra il bene ed il meglio per la famiglia stessa.
La pastorale familiare, spesso (nonostante le buone intenzioni) fanalino di coda delle preoccupazioni pastorali, ha bisogno di recuperare i dettami conciliari, per condurre soprattutto le giovani coppie alla scoperta della sacralità del vincolo e al fine di santificazione del sacramento.
È sempre più importante che i credenti scoprano il senso profondo dello "sposarsi nel Signore" ed è urgente una pastorale giovanile che maturi i giovani, a livello affettivo e spirituale, ad un matrimonio che sia via alla pienezza umana e alla santità, con una preparazione remota. Sempre più si avverte la necessità di una pastorale della famiglia anche attraverso il costituirsi di piccoli gruppi che si diano un programma di cammino di confronto con il Vangelo. L’aiuto reciproco, sia a livello di orientamento spirituale che di sostegno psicologico, costituisce una modalità di formazione permanente, un modo di vivere la Chiesa come comunione concreta.
Insieme a mia moglie siamo responsabili del Collegamento nazionale dei Gruppi Famiglia. Siamo consapevoli che la pastorale familiare secondo la modalità dei piccoli gruppi sia molto difficile anche perché parecchie persone non avranno mai il coraggio di impegnarsi in un cammino di gruppo in cui leggere la propria vita alla luce della Fede e farsi aiutare dagli altri a mettersi in discussione. Questa forma di catechesi degli adulti esige che le varie esperienze siano in collegamento tra loro per aiutarsi reciprocamente perché, viste le difficoltà che spesso si incontrano, è facile perdersi di coraggio.
Ai religiosi il compito di accompagnare con il loro particolare carisma questo cammino, di essere presenza che ad ogni ora ricordi come anche il matrimonio appartenga alle realtà penultime, e come solo tenendo lo sguardo sull’amore crocifisso si possa vivere in pienezza l’amore umano.
La famiglia, al tempo stesso, può e deve testimoniare ai consacrati la concretezza dell’amore di Dio. A chi sceglie di amare il Signore con cuore indiviso, gli sposi mostrano la radicalità di un’appartenenza a Dio e alla terra, per quanto martoriata e sofferente. Bonhoeffer dal carcere scriveva alla sua fidanzata: "Nel momento del grande bisogno del suo popolo Geremia dice: "bisogna ancora comprare case e campi", un segno della fiducia nel futuro. E’ qui che è in gioco la fede. Possa Dio donarcela ogni giorno. Non intendo riferirmi alla fede che fugge il mondo, ma a quella che sopporta il mondo e lo ama e gli resta fedele, nonostante tutta la sofferenza che esso contiene per noi. Il nostro matrimonio sarà un sì alla terra di Dio".
In conclusione la famiglia, come d’altronde la vita religiosa, cambia, muta, si trasforma, come credenti a noi sta il rimanere fedeli al Dio della storia, il Dio dei viventi, accogliendo reciprocamente tali trasformazioni e servendoci a vicenda. La famiglia attende il momento in cui le comunità religiose sapranno umilmente chiederle di aiutarle a crescere nell’umanità dell’amore, almeno quanto le comunità religiose hanno aiutato la famiglia a scoprire l’assoluto di Dio.

Guido Lazzarini

Il testo completo della relazione in formato RTF è scaricabile cliccando qui.