Alla riscoperta dell'etica cristiana sulla sessualità
SE PUOI, NON TI INNAMORARE!
Questo slogan del post '68 contiene, involontariamente, una forte valenza etica:
se mi innamoro mi lego all'altro/a, colgo l'unicità della relazione e il valore della
fedeltà.
Di Paolo Mirabella*
Che cosa ci ricordiamo del '68? Dipende molto dalla nostra età, studi, professione ma
certo ricolleghiamo quel periodo alle agitazioni studentesche, l'occupazione delle
facoltà, i collettivi, gli esami di gruppo e poi gli scontri di piazza, l'autunno caldo e
Piazza Fontana. Iniziavano così gli anni di piombo che sarebbero culminati con il
rapimento e l'assassinio di Aldo Moro. Tutto ciò è ormai passato, alle nostre spalle, ma
c'è un aspetto del '68 che segna ancora oggi significativamente la società ed è la fine
dei tabù legati alla sessualità.
I meriti del '68
Il clima in cui nasce il '68 è un clima ancora di repressione sessuale, sia da parte
della Chiesa che della società.
I giovani che parteciparono a quell'evento, pur senza rendersene conto, ricordarono agli
adulti che la sessualità non è solo il luogo della colpa ma una realtà dove l'uomo
gioca la sua esistenza, realizzandosi al di là della famiglia di origine, che la
sessualità è un elemento che contrassegna la nostra identità e non può essere rimossa.
Con la rivoluzione sessuale quei giovani evidenziarono due valori fondamentali della
sessualità: la gratuità e il gioco.
La sessualità è qualcosa di gratuito perché non produce nulla ed è puro dono, in una
cultura in cui la produttività è un valore e tutto ha un prezzo.
La sessualità, liberata dal peso della procreazione con la diffusione dell'uso dei
contraccettivi, diventa un momento giocoso, ludico, che si contrappone alla seriosità
degli adulti.
Ma è un gioco particolare, che richiede di fidarsi dell'altro, perché mi mette a nudo,
mi scopre nei confronti dell'altro. E più gioco, più mi lego affettivamente all'altro,
l'altro diventa così importante per me al punto da rinunciare agli altri legami, a
legarmi a lui solo, in altre parole a essergli fedele.
Gli eccessi del '68
Come tutte le rivoluzioni anche il '68 per combattere un eccesso, cadde nell'eccesso
opposto: eccedendo nel gioco trasformò l'incontro sessuale in avventura, in una sequenza
di avventure.
Il risultato è stato che l'unico senso che oggi si attribuisce alla sessualità è quello
del piacere, si divinizza l'orgasmo e si valuta il tutto in termini di prestazioni.
La sessualità oggi è malata e la curiamo assumendo delle medicine che favoriscono le
prestazioni (chi non ha sentito parlare del Viagra?), si suggeriscono delle tecniche, e si
dimentica la relazione.
Questa sessualità è chiamata a riscoprire qual è il suo significato - che non è certo
quello di peccato- e il suo senso - che non è solo "rimedio alla
concupiscenza"-.
Alla riscoperta del "bello" e del "buono"
Cosa mi spinge verso l'altro/a? Qualcosa di misterioso che fa nascere in me, quando
vedo quella persona un turbamento, un'attrazione, che mette in moto i miei sensi ed è
dovuta al fatto che quella persona mi piace, per me è bella, unica.
Tutto questo rappresenta la componente estetica - il bello - della sessualità.
Ma se l'altro corrisponde, nasce una relazione, al bello si affianca il buono,
all'attrazione si affianca la responsabilità nei confronti dell'altro, alla componente
estetica si affianca la componente etica.
Abbiamo, per educazione, la convinzione che ciò che è bello, dà piacere sia legato al
concetto di peccato, a volte ci sentiamo in colpa perché nel servizio verso il prossimo
proviamo soddisfazione, ci sentiamo realizzati.
Ma fare il bene, fare ciò che è buono, l'etica in altre parole, non deve essere la
risposta ed un dovere ma ad un dinamismo estetico, perché la verità è qualcosa di
bello, non solo esteriormente.
Andare a messa la domenica deve darmi qualcosa, deve valere la pena, altrimenti è solo
superstizione, paura del castigo, un dovere fine a se stesso.
In questa prospettiva la vita di coppia ha un valore etico molto grande: io sono fedele,
rinuncio ad altri rapporti perché l'altro per me vale moltissimo.
Un'unione dura solo se riesce a superare la fase estetica, l'innamoramento, e si coniuga
con il momento etico, che mi apre alla relazione, alla conoscenza e alla cura dell'altro,
mi permette di fare esperienze che rendono la relazione unica, esclusiva.
Fedeltà e tradimento
Lo slogan del post '68: "Se puoi, non ti innamorare!" è da un lato un
invito a cercare il piacere per il piacere, l'avventura, ma dall'altro rivela
involontariamente una realtà etica inscritta nei fatti: se mi innamoro mi lego, mi faccio
carico dell'altro.
L'atto coniugale andrebbe quindi fatto non con chiunque ma solo con la persona con cui mi
sto impegnando, proprio attraverso quell'atto. Dietro l'atto coniugale c'è una promessa,
un impegno "per sempre".
Ma una o entrambe le parti possono vivere quell'atto con leggerezza, tradendo l'impegno
contenuto nell'atto: è l'incontro occasionale, l'avventura di una sera, arrivederci e
grazie.
Tradire l'impegno fa parte della libertà dell'uomo quando si confronta con una scelta
etica, con qualcosa che sente dentro - la coscienza! - che può suggerire, ma non può
obbligare, altrimenti l'uomo non sarebbe libero.
Come ci sembrano cinici questi ragazzi che vivono con leggerezza la loro sessualità! Ma
non è facile come sembra: ci vuole la musica, tanta, assordante, l'alcool, magari una
pasticca di ecstasy, per far cadere i freni inibitori, per poter superare d'un balzo tutti
i condizionamenti, le paure ed esaurire in una notte l'esperienza di una relazione.
Poi si contano e si piangono i morti del sabato sera, si chiede la chiusura anticipata dei
locali, ma in realtà si tratta di ammettere che questo è solo un'espressione del modello
culturale dominante, basato sul consumismo, anche quello dei sentimenti.
L'etica cristiana
Per i cristiani il punto di partenza è l'imperativo di Genesi: "e i due saranno
una carne sola" (2,24), in latino "una caro".
La sessualità è un dono ma anche un compito affidato alla coppia.
Perché la coppia diventi "una caro" è necessario che i due si consegnino
reciprocamente: "L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto" (Mc 10,8).
E poiché questo consegnarsi avviene nella carne, e noi disponiamo di un solo corpo, una
prima caratteristica è l'unicità: "La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma
lo è il marito; allo stesso modo il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la
moglie" (1Cor 7,4), da cui discende la fedeltà.
Ma come il corpo è uno solo così anche il tempo della nostra vita è uno solo e quindi
possiamo avere una sola relazione: è la base dell'indissolubilità.
In questo modo la consegna di sé è una consegna totale.
Ma l' "una caro" ci apre anche alla prospettiva escatologica: il matrimonio non
sarà mai perfetto fino a quando Dio non lo porterà a compimento.
"Quello che Dio ha unito l'uomo non lo separi" (Mt 19,6) ci ricorda che solo Dio
è in grado di congiungere, di rendere davvero i due una carne sola. La coppia deve
impegnarsi per far crescere la propria relazione, ma nella consapevolezza che il
compimento sarà solo in Dio.
Questa visione evita, da una parte, l'illusione che nel matrimonio sia possibile la
perfezione e, dall'altra, attenua il peso delle delusioni che nascono dalle crisi
matrimoniali.
Trova così senso la verginità per il regno, come ricerca di una comunione diversa,
Altra.
La verginità è rinuncia alla comunione di coppia per indicare l'imperfezione di
qualsiasi comunione umana e rimandare alla comunione finale. Si è "eunuchi per il
regno dei cieli" proprio per testimoniare il regno che viene.
* sacerdote, docente di Teologia Morale presso la Facoltà Teologica di Torino
(testo non rivisto dall'autore)
Domande per la R.d.V.:
Brani per la Lectio:
PARI OPPORTUNITA' E DINTORNI
di Mario Costantino
Non manca una buona dose di retorica in certi discorsi sulle "pari
opportunità", intonati dagli esperti dei salotti televisivi in occasione di feste
della donna o a margine di qualche dibattito parlamentare.
Il fatto è che da almeno trentanni in materia di costumi sessuali il timone è
saldamente nelle mani proprio della cultura laica, o meglio della sua componente agnostica
e antireligiosa. Il che, per la verità, non sembra aver prodotto grandi effetti nella
sfera delle felicità individuali, di coppia e sociali.
A cominciare dalla dignità della donna.
Le conquiste di "parità" degli ultimi decenni rischiano di essere fittizie,
perché procedono spesso di pari passo ad altrettante ritirate. Stessi studi, stesse
possibilità di carriera, intercambiabilità dei ruoli allinterno della famiglia: in
cambio però della perdita di quella "specificità femminile" che rende la donna
diversa dalluomo e portatrice di propri valori.
Uomini e donne vanno verso lo stesso modo di pensare, di guardare agli altri e al mondo.
In altri termini: più un processo di omologazione che di valorizzazione. Non
riconoscimento di piena dignità nella diversità (...maschio e femmina Dio li creò), ma
confusione dei generi e annullamento delle rispettive identità.
Dopo la crisi dei padri, siamo forse destinati a perdere anche le madri.
Chi ci insegnerà a vivere?
mariocostantino@katamail.com
LA PROCREAZIONE RESPONSABILE
Un elemento importante dell'etica cristiana sulla sessualità è la fecondità.
Questa fecondità non si manifesta solo nelle relazioni sociali, ma soprattutto
all'interno della coppia, perché questa relazione che mi dà vita mi chiama a generare
vita nell'altro, in un ottica di reciprocità.
Oggi sono proprio le attese eccessive su quello che l'altro mi può dare, e che sovente
non riesce a darmi, che creano molte delusioni e sono all'origine di separazioni e
divorzi.
Infine la fecondità chiama la coppia a generare la vita, alla procreazione responsabile.
Per la Chiesa la strada da seguire è rappresentata dai metodi naturali.
Questi metodi aiutano la coppia a misurarsi ogni giorno con il proprio potenziale
procreativo, astenendosi dal rapporto sessuale se non si sente di assumersi l'onere di un
nuovo figlio.
Un figlio si ha quando la coppia sente il bisogno di averne, perché sta bene, è
appagata.
Il figlio non può essere mai considerato un peso, un ingombro. Quest'ultima visione è
tipica della mentalità contraccettiva e, in questo senso, la Chiesa prende le distanza
anche dai metodi naturali, quando sono usati a questo fine.
Bisogna ammettere che i metodi naturali hanno alcuni punti deboli:
La coppia è comunque chiamata a salvaguardare i due valori inscritti nell'atto
coniugale: quello unitivo e quello procreativo; ogni volta la coppia deve chiedersi qual
è il bene maggiore da perseguire.
Il Magistero ha risolto il problema sul piano procreativo, non su quello unitivo.
P.M. (testo non rivisto dall'autore)
ESSERE UNA SOLA CARNE
di Paolo Albert
Il cristiano è attento, cerca conferma del suo essere credente nel vivo della sua
esistenza e ne gioisce.
Ciò vuol dire scoprire che gli atti più belli della nostra vita sono resi più gioiosi
ed appaganti se ci impegniamo a viverli fino in fondo e senza riserve come Gesù ha
vissuto e ci insegna.
Cristo si dona a noi con il suo pane/corpo per essere "una caro", una sola
carne, una sola famiglia, un'unione perfetta senza riserve in cui nulla più impedisce una
intimità totale.
Il nostro rapporto di coppia viene come vivificato dall'avere nel cuore quel Modello che
ci dice come accostarci al nostro amato/a.
Ci dice dove orientare il nostro cuore, il nostro essere, per vivere in pienezza i momenti
più intimi e più belli.
Non dobbiamo rinunciare a nulla per vivere in pienezza il nostro amore, ma accogliere in
noi, resi "una caro", la ricchezza di senso che Gesù ci propone, che è l'amore
totale di chi è disposto a dare la vita per l'altro, l'amore che è certezza per sempre,
annuncio dell'amore eterno definitivo che misteriosamente porterà noi due sposi alla Sua
presenza.
Allo stesso tempo siamo acutamente coscienti dei nostri limiti, quasi spaventati. Come
realizzare una tale perfezione nel concreto, nell'intimo del nostro volerci bene?
La risposta forse può nascere dal nostro cuore di uomini, in cui c'è un bisogno profondo
di amare e di essere amati, quasi una scintilla viva posta in ogni uomo e donna dal
Creatore.
Accettiamo di guardarci dentro ed accostiamoci l'uno all'altra rendendo viva l'attenzione,
il desiderio di realizzare un ' unione perfetta. Tante volte non è facile distinguere
cosa ci spinge all'intimità con l'altro/a, ma certo è possibile far risuonare dentro il
desiderio di donarsi, dare tutto il nostro amore e cercare la tenerezza che lo esprime e
manifesta.
famiglia.albert@katamail.com