L'IMPORTANZA DEI GRUPPI FAMIGLIA
Un'esperienza di condivisione di vita fatta per durare

di Giuseppe Anfossi*
I gruppi famiglia proposti, modellati e condotti dai coniugi Anna e Guido Lazzarini muovono in me il ricordo di un insieme di "componenti" ben armonizzati tra di loro e su misura di coppie ancora segnate da caratteristiche di popolo (non troppo acculturate, non borghesi, assai vicine alla parrocchia).
La prima esperienza di gruppi famiglia - se non erro - è stata quella del CPM (Centri Preparazione al Matrimonio) presente a Torino. Seguono tentativi diversi, ma sempre meno deboli quanto a regole da seguire, chiarezza di obiettivi, criteri di metodo e contenuto. Condurre gruppi di famiglie non è facile, richiede adattabilità alle persone e, soprattutto, richiede un minimo di principi e regole da seguire.
La proposta Lazzarini, da un lato evita la rigidità di contenuti e metodi propri di un movimento ricco di storia e definito quanto a prassi, e dall’altro lato supera l’esperienza indefinita e indefinibile di cui ho appena parlato propria dei primi gruppi famiglia parrocchiali.
Il risultato immediato conseguito della loro proposta permette di "contenere" l’avventura gruppo famiglia entro dei confini che la rendono soddisfacente, piacevole, utile per la vita personale, coniugale e familiare e radicata nel mondo della fede.
Questi "confini" sono frutto, come ho detto, di armoniosa combinazione di componenti tra cui trovano posto la vita e la Parola di Dio. Concorrono non solo regole di conduzione e programmazione ma anche apprendimenti che gli uni possono dare agli altri senza che nessuno insegni.
Il gruppo coltiva relazioni che lo rendono parte di Chiesa dove anche il sacerdote trova il suo posto ma non ne diventa il capo.
La conseguenza più positiva di questa esperienza è stata la possibilità di "istruire" o "addestrare" le coppie guida con dei corsi brevi.
Questa "istruzione", unita a convegni regolari attivati di tanto in tanto, crea un clima e un reciproco scambio di esperienza che ben presto diventa condivisione e comunione di vita fatta per durare. Lo stesso modello cristiano di famiglia ha così guadagnato in consapevolezza.
Sono soltanto delle note a cui affido un messaggio preciso: il nostro mondo popolare parrocchiale e i nostri sacerdoti amano troppo poco il rigore di una metodologia applicata, ed è un peccato.
Non si può fare gruppo famiglia senza imparare a definire in un modo un po’ più consapevole finalità, valori, obiettivi e "organizzazione" saggia delle risorse disponibili per raggiungerli nel rispetto delle persone, dei coniugi e dei figli. Fare questo senza pignoleria e senza eccesso di imposizione direttiva è stato vincente. Complimenti!
Nota supplementare: studiare un po’ le scienze umane (cosiddette) e applicarle nella vita reale può servire anche per… il Regno di Dio. E’ bene dirlo!
* X vescovo di Aosta