UNA RIFLESSIONE SUI PACS E LE COPPIE DI FATTO
La relazione di coppia sviluppa tutte le sue virtualità di vita a due
condizioni: la stabilità e l'aiuto della società.
La prima è la stabilità. Non basta una unione qualunque. Si può parlare di coppia solo
quando esiste un impegno vero e sincero che induce le persone ad affidarsi l'una
all'altra, e quando si impegnano a costruire insieme la propria vita e la vita dei figli.
Ma questo avviene solo quando l'uomo e la donna sono certi che la relazione continuerà
nel tempo. Io non affido la mia vita al primo venuto, ma alla persona che mi garantisce di
essermi vicina per tutta la vita "nella gioia e nel dolore, nella salute e nella
malattia".
La seconda condizione è l'apporto della società. La coppia non è autosufficiente; ha
bisogno di essere aiutata dalla società. Vale anche per la coppia il principio della
socialità, cioè il fatto che nessuno realizza pienamente se stesso senza l'aiuto degli
altri, neppure la coppia. Per questo la coppia deve relazionarsi con la società. Ne ha
bisogno. Ma la società non si impegna con chi non assicura una continuità nell'amore,
perché solo l'amore che dura nel tempo assicura alle persone e alla società quei
benefici che porta in sé. Allora vediamo che la stabilità dell'amore e l'aiuto della
società si richiamano a vicenda: non c'è stabilità di coppia senza l'aiuto della
società, e non c'è aiuto della società se non c'è stabilità. Una unione qualunque
senza garanzia di continuità non è titolo sufficiente per esigere un riconoscimento e un
aiuto da parte della società.
Tutte le forme nuove di unione mancano della garanzia della continuità. Tanto le
convivenze, come le famiglie di fatto, i pacs non contengono l'impegno a vivere in modo
stabile con il partner. Per questo non hanno diritto di esigere un riconoscimento e un
aiuto da parte dello Stato. Lo Stato può decidere di concedere una qualche forma di
aiuto, ma non in forza dell'unione, ma in forza del servizio e della cura che l'uno prende
nei confronti dell'altro. E' un intervento sulla persona che viene in qualche modo
ricompensata nella misura in cui solleva la società da quei servizi che dovrebbe prestare
se la persona vivesse da sola. L'unica forma che potrebbe esigere un riconoscimento da
parte dello Stato è la famiglia di fatto, anzitutto perché il figlio è un bene comune
del quale lo Stato non può disinteressarsi, e in secondo luogo perché il figlio in
qualche modo induce nella coppia una certa stabilità che sostituisce nella sostanza
l'impegno che non è stato espresso a livello personale e sociale.
Chi sostiene il riconoscimento di queste forme nuove di unione dimentica che una unione
può esigere qualcosa dalla società quando a sua volta da qualcosa alla società. Ma una
unione senza l'impegno a continuare nel tempo non garantisce nulla di sostanzioso alla
società, perché ognuno dei due può abbandonare l'altro quando vuole, senza rendere
conto a nessuno.
Vivono insieme, ma non possono programmare nulla per il loro futuro, perché non sanno se
ci sarà un futuro. E questo in t'orza del tipo di unione con cui si legano: una unione
lasciata all'arbitrio dell'altro.
Può addirittura ritorcersi contro le persone, specialmente quando uno dei due dopo aver
servito per anni l'altro, si vede improvvisamente abbandonato perché il partner trova
più soddisfacente il rapporto con un'altra persona.
E' vero che questo può avvenire anche con le persone sposate regolarmente: ma in questo
caso non avviene in forza del tipo di unione ma in forza del tradimento della promessa
fatta pubblicamente. E dovrà rendere conto di questa decisione anche alla società, la
quale interverrà per regolamentare la separazione e tutto quello che nasce dalla
separazione.
Ma il problema più importante non consiste nel chiedersi se dare o non dare un
riconoscimento pubblico a queste nuove forme di unione. Questo diventa in un certo
secondario rispetto ad un'altra domanda: "perché la società non si attiva per
riconoscere, promuovere, difendere la famiglia fondata sul matrimonio, che è la forma
più ricca per la vita delle persone e
della società? Perché la società non si preoccupa di educare i cittadini a capire e a
vivere l'amore in quella forma fedele, stabile, feconda che è il modo più efficace per
la promozione delle persone e della società?".
padre Giordano Muraro o.p.
Ripreso da "Costruire in due", n.4 - 2005