GRUPPI FAMIGLIA E SERVIZIO
Al servizio della propria famiglia, del gruppo e della comunità parrocchiale
di Paolo Albert
Il ruolo del gruppo
Promuovere il ruolo della famiglia al servizio degli altri è uno degli scopi primari
del gruppo famiglia.
La famiglia è il luogo in cui si impara, si vive il dono del servizio, come donazione
gratuita di sé. Il GF aiuta a prenderne coscienza, anche se non ha come scopo quello di
preparare ad un servizio specifico, ma è lambito in cui la famiglia può portare
lesperienza di servizio che sta dentro il suo stesso esistere, confrontarlo alla
luce della Parola di Dio, comprenderlo meglio con laiuto ed il confronto con le
altre famiglie.
E dal confronto che nasce una consapevolezza più matura, un ritrovare se stessi e
scoprire come essere sposi al servizio degli altri, partendo dalle esperienze concrete
della vita.
Il GF aiuta le coppie a percorrere un cammino che fa capire meglio cosa vuol dire essere
sposi, essere genitori, essere famiglia cristiana ed accogliere nella propria esperienza
di vita la tradizione e linsegnamento della Chiesa.
Il primo tra questi è fare coscienza della ricchezza grande costituita dal vivere in
pienezza il Sacramento del Matrimonio. Questo in fondo è il primo e più importante
servizio che le coppie possono rendere ala Chiesa ed alla Società.
Il GF è il luogo in cui gli sposi sono aiutati ad assumere questo ruolo che essi devono
esercitare - e rivendicare se necessario.
Ogni coppia si avvierà poi ad un "servizio" specifico quando si sentirà
preparata, anche se solo un ascolto fiducioso dello Spirito le può dare lo slancio
necessario.
Essere e fare
Non dobbiamo pensare al sevizio solo come un andare a "fare" qualcosa.
Soprattutto oggi è chiesto alla famiglia di "essere".
Essere coscienti della Grazia che ci è stata donata e che viviamo in umiltà ogni giorno,
come persone che vivono, realizzano un mistero di amore.
Questo è il primo e fondamentale "servizio"che rende una coppia. Ciò che fa
possibile questa testimonianza, è lesserne consapevoli a livello personale e di
coppia.
Una coppia, una famiglia non presta servizio solo quando una mamma fa catechismo o quando
anima un corso di preparazione al matrimonio.
Ma è in servizio permanente tutto il giorno e tutti i giorni quando dà testimonianza
dellamore che si vive in famiglia come "piccola chiesa", icona
dellAmore di Cristo per ogni uomo.
Impegnarsi insieme
Per quanto possibile è bene che la coppia realizzi una forma di servizio assieme;
molte attività parrocchiali lo richiedono, dalla preparazione al battesimo alla
preparazione degli adulti ai sacramenti.
Anche quando limiti di disponibilità o altre difficoltà obbligano ad una presenza
single, lessere sposo/a può emergere forte e dare alla testimonianza un senso più
compiuto, più calato in una realtà di vita.
La presenza fisica di uno è sempre com-presenza della coppia.
Il GF incoraggia la coppia a porsi come tale in rapporto con la parrocchia e le strutture
sociali, ma anche a riportare lesperienza del servizio nella dinamica della
relazione familiare, a parlarne , a condividerla col coniuge, farne mezzo di edificazione
dei figli, accettando i limiti allesercizio del servizio che vengono dalle giuste
priorità familiari.
Servire nella Chiesa
Si tratta, per la coppia, di collaborare con il sacerdote a costruire la comunità
parrocchiale come gruppo di persone in comunione, a promuovere unazione pastorale
più matura che cammini sui quei due pilastri che sono il Sacramento dellOrdine e
quello del Matrimonio.
"LOrdine ed il Matrimonio sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono
alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio agli altri" (CCC
n.1534).
"I coniugi, in forza del loro ministero, non sono soltanto loggetto della
sollecitudine pastorale della Chiesa, ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile
in una missione di salvezza che si compie con la loro parola, le loro azioni, e la loro
vita" (ESM).
Collaborare per una Chiesa meno clericale, che sappia essere presente nei luoghi della
vita di ogni giorno. Una famiglia cosciente della propria vocazione può portare un
messaggio di amore vissuto, realizzato fuori delle mura della chiesa, per le strade, nei
luoghi di lavoro.
Si tratta di dialogare in modo più sostanziale e paritario col proprio parroco, per
realizzare insieme una pastorale maggiormente a misura di famiglia, in cui
lattenzione alle persone non le isola dal contesto familiare, superando anche
vecchie modalità pastorali dedicate a categorie di "adulti", ormai troppo
datate.
Nella società di oggi, in un mondo di single intrappolato nelle proprie abitudini
egoistiche, le famiglie cristiane sono chiamate a salvare la natura ed a diffondere la
bellezza della coniugalità.
famigliaalbert@katamail.com
LA SCUOLA PER GENITORI
Nellinverno del 2003 don Domenico Cravero, allora responsabile della pastorale
giovanile della diocesi di Torino, nel corso di una conferenza tenuta presso
loratorio di Borgaro Torinese, parlò ai presenti, tra cui alcune coppie del Gruppo
Famiglia "Nazareth", di unesperienza denominata "Scuola dei
Genitori".
Come gruppo abbiamo allora deciso di interessarci per portare liniziativa a Borgaro.
Si trattava di organizzare degli incontri tra genitori, nei quali cercare di avviare un
cammino educativo comune al fine di stabilire regole e comportamenti condivisi,
allinterno di una stessa comunità (intesa come famiglie dello stesso comune),
creando una sinergia tra genitori parrocchia scuola istituzioni.
La prima tappa è stato creare un gruppo promotore: partendo dal nostro gruppo famiglia,
abbiamo coinvolto loratorio e la Parrocchia - con il sostegno del parroco - e poi il
Comune di Borgaro, le Scuole, ed infine altre Associazioni presenti nel territorio.
Infatti, per ottenere i risultati voluti, occorre uscire dallambito strettamente
parrocchiale.
Con nostra grande soddisfazione tutti si sono resi disponibili ad iniziare un cammino
comune, compresi circoli culturali profondamente laici.
E seguita lindividuazione dei problemi che il territorio ritiene più
importanti, senza trascurare le piccole - grandi questioni quotidiane, che però tanto ci
preoccupano.
Alla fine sono state organizzate quattro serate che hanno avuto per tema:
La risposta del territorio è stata ottima: in un comune di 13.000 abitanti, hanno
partecipato alliniziativa in media 130 genitori a serata, con 50 bimbi e 15
animatori provenienti dalloratorio che fungevano da baby sitters (infatti, le
famiglie erano invitate al completo) per un totale di 200 persone interessate.
Dopo lesperienza del 2004, adesso è in corso il secondo ciclo dincontri, che
si svolgono presso la scuola media di Borgaro con nuovi temi.
Lobiettivo che ora ci prefiggiamo è di organizzare uniniziativa stabile sul
territorio che possa rispondere alle varie esigenze espresse: è un obiettivo ambizioso
che potremmo raggiungere solo dopo un cammino comune che si svilupperà nei prossimi anni.
Marianna e Gian Luca Rocca
MENTORE SI, MA CHE SIA GIOVANE!
Alcuni anni fa, frequentando i corsi di formazione ed i campi estivi dei gruppi
famiglia, cominciammo a sentir parlare del progetto Mentore. Ne restammo affascinati.
Lidea di accompagnare qualcuno nel cammino della vita, favorendone e condividendone
la crescita nella fede, ci entusiasmò.
Ok, ci dicemmo, lanciamoci nel MENTORE, ma chi "mentoriamo"?
Riflessione dopo riflessione maturò in noi lidea di dedicarci ai giovani, come ai
tempi dellanimazione in oratorio, ma con metodi e strumenti rinnovati e con un più
ricco bagaglio di esperienze di fede e di vita.
E così, una domenica, alluscita dalla Messa, ci avvicinammo a quelli che anni prima
erano stati i nostri "animati" e dicemmo loro più o meno queste parole:
"Noi siamo più vecchi, voi siete cresciuti. Perché non proviamo a riprendere
lesperienza iniziata anni fa?"
La risposta fu entusiasmante: ai primi incontri parteciparono una ventina di giovani tra i
quindici ed i venti anni. E così iniziò un cammino, che dura da tre anni e che ha visto
crescere le nostre famiglie insieme ai "nostri" giovani.
Sì, perché noi crediamo fermamente che per degli adolescenti e dei giovani che si
preparano alla vita la possibilità di confrontarsi con famiglie "giovani" sia
unoccasione speciale di crescita.
Ci accorgiamo che trovano in noi dei punti di riferimento: non abbiamo ancora letà
dei loro genitori e quindi non è così evidente il gap generazionale e nello stesso tempo
noi viviamo nel concreto della quotidianità il progetto di vita matrimoniale cui loro si
stanno affacciando.
Per noi, ogni incontro è unoccasione di crescita, per i nostri figli una gioia
sincera: "andare al gruppo giovani" per loro è una festa. Ma in concreto, che
cosa facciamo?
In tre anni i temi affrontati sono stati i più vari: dai valori che danno senso alla vita
alle emozioni, dalle dipendenze alla gestione del tempo libero, il tutto ovviamente alla
luce della Parola di Dio e con strategie il più possibile partecipate ed interattive.
Un incontro mensile in parrocchia, il sabato pomeriggio, la partecipazione a momenti di
preghiera o riflessione a livello diocesano, i ritiri nei tempi forti, i campi invernali,
le uscite di puro divertimento: insomma, di tutto, di più!
Mira e Franco Roncarolo,
Emma e Mauro Bajardi