RU486: sperimentazione o superamento della legge sull’aborto?

Sulla RU486 non c’è niente da sperimentare: essa è già in commercio in altri paesi, come Francia, Stati Uniti, Inghilterra, Cina… Il prodotto nasce negli anni ’80 con i finanziamenti dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità, per diffondere una metodica d’aborto "facile" senza necessità di ricovero ospedaliero, utilizzabile per il controllo delle nascite in paesi sottosviluppati.
Il farmaco, sebbene non comporti rischi superiori alle tecniche in uso, ha certamente provocato in alcuni casi la morte della donna: nel luglio 2005 sono stati segnalati 4 casi di morte negli Stati Uniti in meno di due anni e un caso in Canada. Certamente non irrilevanti sono gli effetti collaterali.
A trarre vantaggio da questo prodotto può essere la sanità pubblica, che vede ridurre i costi in assenza di ricoveri ospedalieri, e i ginecologi, che non devono più "vedere" e "toccare" con mano che il "materiale abortivo" è un corpicino di uomo, come debbono fare nel corso dell’aborto chirurgico.
Ma è difficile comprendere i vantaggi della donna: essa deve aspettare 72 ore che l’aborto avvenga, deve assumersi l’intera responsabilità della scelta, decidendo, assumendo lei il farmaco, osservando i sintomi ora per ora, descrivendo bene ciò che ha visto uscire dal suo corpo…Davvero è tutto più semplice per lei?
Questa nuova possibilità comporta un ulteriore svuotamento della legge 194, la legge che si titola "Norme per la tutela sociale della maternità e sull’IVG": essa impegnava (almeno a parole) le strutture pubbliche a fare di tutto per superare le cause che portano la donna ad abortire, aprendo anche al volontariato.
E’ stata di fatto applicata all’insegna dell’interpretazione più libertaria possibile, ma oggi l’esaltazione dell’aborto farmacologico (che deve essere fatto entro le 7 settimane) accelera anche i tempi della decisione e riduce i tempi degli interventi di prevenzione a gravidanza iniziata.
Si dovrebbero almeno intensificare e facilitare i sostegni volti a far superare le cause che inducono ad abortire. La donna dovrebbe poter accedere subito a strutture esplicitamente deputate solo alla prevenzione se l’aborto fosse considerato davvero un "dramma". Dramma per la madre e per il figlio. Oltre che per il padre, e la società intera, se non altro perché invecchia paurosamente.
Elena Vergani