LA NUOVA CULTURA GIOVANILE. UNA SFIDA PER LA FEDE?
I giovani: sempre meno in parrocchia, sempre più lontani dalla Chiesa.
Una sfida per le nostre comunità.
di Giorgio Campanini*
Cos'è la cultura giovanile? Cos'è la fede? Se in generale una definizione di queste due
realtà non è facile dobbiamo in più tenere presente che la società postmoderna nella
quale viviamo è caratterizzata da un insieme di insicurezze e da pochi punti fermi.
Quindi, per cogliere le caratteristiche della nuova cultura giovanile, prenderemo le mosse
dagli atteggiamenti riscontrabili in due aree di particolare interesse, quella affettiva -
amore-sessualità-matrimonio - e quella professionale.
Matrimonio e professione
Per quanto riguarda l'area del matrimonio, appare vistosa la relativizzazione,
sino al limite della banalizzazione, della sessualità. Tutte le relazioni sessuali, anche
quelle matrimoniali, sembrano porsi nella prospettiva della precarietà e della
provvisorietà.
La relativa crisi del matrimonio si collega a questa sorta di orrore del tempo lungo che,
per un verso, mette in crisi il matrimonio, e per un altro verso scoraggia l'ingresso nel
matrimonio stesso.
Quanto all'area della professione, essa pure è diventata mobile e fluttuante. I tempi di
"ingresso" non sono più chiari e definiti e la stessa distinzione tra occupato
e disoccupato si è in larga misura scolorita.
Nello stesso tempo il lavoro ha in gran parte perduto, agli occhi di componenti
significative della generazione giovanile, il suo significato personalizzante, e dunque la
sua centralità.
La nuova cultura giovanile
In sintesi, si può affermare che si va assistendo ad una "giovinezza
prolungata", con la conseguente persistenza della residenza nella famiglia d'origine.
Professione e matrimonio non svolgono più la funzione "rituale" che era loro
propria in passato.
Di qui alcune tendenziali caratteristiche specifiche della cultura giovanile.
Una sfida per i cristiani
Questo insieme di tendenze rappresenta una sfida alla comunità cristiana, che
deve confrontarsi con la realtà, secondo la prospettiva aperta dal Concilio Vaticano II,
attraverso la lettura sapienziale dei "segni dei tempi".
I diffusi atteggiamenti di insicurezza tipici del mondo giovanile possono contribuire a
mettere in crisi certe facili e superficiali sicurezze in materia di fede proprie degli
adulti, inducendoli a rimettersi in discussione.
Ne potrà essere favorita la percezione della gratuità della fede quale dono di Dio, un
dono costantemente a rischio in quanto affidato alla nostra fragile libertà di uomini
peccatori. Emergerebbe così con la necessità di una perenne "conversione
quotidiana".
La ricerca dell'immediatezza può tradursi in un appello a un diverso linguaggio e a un
diverso stile della comunità ecclesiale, che troppo spesso appare distaccata e lontana,
incapace di calarsi nella vita quotidiana.
La centralità della dimensione del sentimento mette in guardia contro le ricorrenti
aridità dei vecchi e nuovi razionalismi: occorrerà rimuovere gli eccessi di
artificiosità, di tecnicismo, di schematismo che talora velano l'annunzio della Parola.
Portata agli estremi, l'esigenza della privatezza induce certamente ad oscurare la
dimensione comunitaria della fede, ma non si può dimenticare che la fede autentica si
fonda su una sorta di intimo sacrario di privatezza nel quale solo a Dio è lecito
penetrare.
Lo stesso relativismo etico e religioso, pur inaccettabile nella sua formulazione
radicale, può salutarmente scuotere la fede in quanto ricorda che nessuno, nemmeno la
Chiesa cattolica, ha il monopolio assoluto della salvezza, dato che Dio, "il quale
vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2,4), ne raggiunge i cuori in molte
forme e in molti modi.
Se il luogo eminente del disegno salvifico di Dio è la Chiesa cattolica, tuttavia altre
religioni sono anch'esse riflessi, sia pure parziali, dell'unica Parola di Dio.
Chiamati al dialogo costruttivo
Le inquietudini dell'emergente cultura giovanile, dunque, non possono essere
sbrigativamente liquidate come segno di immaturità e di infantilismo.
Non sono autenticamente ecclesiali i puri e semplici cedimenti alla cultura giovanile, la
svendita della fede e della morale in vista dell'acquisizione del consenso, ma neppure lo
sono gli atteggiamenti di radicale contrapposizione. Non resta, dunque, che la via del
confronto e del dialogo.
La comunità cristiana dovrebbe essere, soprattutto per i giovani, non il luogo della
consolazione, ma il luogo della ricerca, con la costante attitudine a cogliere i segni dei
tempi per essere in grado di testimoniare la propria fede agli uomini di oggi, non agli
immaginari uomini di ieri e neppure agli ipotetici uomini di domani.
* professore di Storia delle dottrine politiche nell'Università di Parma
Testo tratto da un articolo dell'autore pubblicato su: Aggiornamenti sociali, Centro
Studi Sociali, Milano n. 2 1995.
Sintesi a cura di Mira e Franco Roncarolo.
I GIOVANI E I G.F.: SOLO ANIMATORI?
Uno dei problemi che devono affrontare i Gruppi Famiglia è trovare animatori che
seguano i bambini durante glincontri degli adulti. Si ricorre di solito ai figli
più grandi, oppure agli animatori delloratorio, ma senza coinvolgerli nel cammino
del GF.
Così la coppia fa un cammino da cui i figli sono esclusi.
E se provassimo a fare diversamente?
A inventarci un cammino anche per i nostri figli, sia come animati che come animatori, in
questo caso ricorrendo anche ad altri ragazzi della parrocchia?
È quello che da diversi anni provaimo a fare a Vallà.
Siamo riusciti a coinvolgere ragazzi e ragazze delle scuole superiori e oltre, figli di
coppie partecipanti e non, e a inserirli nel GF. Questi ragazzi seguono i tradizionali
appuntamenti formativi in parrocchia o sono animatori.
Per due volte al mese tuttavia si inseriscono e condividono il cammino del nostro gruppo.
C'è una serata specifica di preparazione e formazione per loro e poi lanimazione
dellincontro domenicale del GF.
Il rapporto con gli adulti è ottimo, quasi come tra genitori e figli, mentre dai più
piccoli sono visti come fratelli maggiori con i quali vivere ore di divertimento e di
allegra attività. Specie nelle settimane estive i rapporti di amicizia diventano molto
intensi e gratificanti tanto da far desiderare questi appuntamenti nonostante la fatica e
l'impegno della lunga preparazione.
Ormai si sono susseguite più "generazioni" di ragazzi. Alcuni di essi
provengono da famiglie dalla religiosità superficiale, anche poco praticanti. Essi hanno
trovato la possibità di apprezzare, approfondire e motivare la loro fede al contatto con
adulti di famiglie diverse dalla propria.
Siamo convinti che per questi ragazzi sia un'opportunità unica di crescita umana e
cristiana, e contemporaneamente di grande apertura d'orizzonte.
Ci auguriamo che altri vogliamo fare la nostra stessa esperienza.
Valeria e Tony Piccin