NAVIGARE A VISTA
I primi anni di vita insieme della giovane coppia

di Paola Bassani
Il dibattito su convivenza o matrimonio rischia di inaridirsi in considerazioni lontane dalle domande concrete che, nella realtà, coinvolgono i giovani.

Sposarsi o convivere?
È meglio sposarsi o convivere ? Quale partenza da più garanzie di felicità? I giovani scelgono nella speranza che sia garantito il legame di coppia ed altrettanto di frequente si assiste ad apparenti non scelte: "Vivevo già per conto mio, lei veniva nel week-end, poi ha cominciato a fermarsi...."; "Per noi era ovvio sposarci in chiesa, non perché crediamo più di tanto, ma perché è più romantico e i genitori sono più contenti".
Anche queste, in realtà, sono scelte: di lasciarsi vivere, trasportare dagli eventi.
Nelle coppie in crisi dopo pochi anni di vita in comune, si può osservare un atteggiamento di disimpegno, fatto di stereotipi in cui il momento della "partenza" è un ricordo grigio tinto di conformismo e di formalità.
Sembra quasi che la coppia non riconosciuta o ignorata, soprattutto nel delicato periodo che si chiamava di fidanzamento, viva uno stato paralizzante che la rende incapace di scegliere, le toglie le energie necessarie per proclamare "ci sono", la induce a nascondersi, quasi che i giovani partners abbiano difficoltà a definirsi , che "fidanzati" sia parola troppo impegnativa.
La coppia che non sceglie è come fosse senza sostegni, modelli di riferimento, prospettive, riconoscimento, rinchiusa in una intimità relazionale che nel tempo rischia la sterilità e l'implosione.
Anche il matrimonio, civile o religioso può essere solo apparente, come un talismano vuoto, cui aggrapparsi nei momenti difficili, tutela dei reciproci interessi in caso...

Essere riconosciuti come coppia
La convivenza non salvaguarda dal temuto calo del desiderio, così come il vincolo civile o sacramentale non impedisce o garantisce la riuscita nel tempo: i conviventi si lasciano come gli sposati, oppure entrambi possono costruire solide relazioni di coppia.
Scegliere di essere riconosciuti, visibili come coppia, significa esprimere uno stile che necessita di un paziente lavoro di costruzione di significati comuni che non riguarda la forma di partenza, ma il modo in cui la scelta viene elaborata ed espressa.
Il bisogno di essere riconosciuta, essere percepita come un legame degno di visibilità e di rispetto, favorisce il complesso processo di coesione della coppia, di consapevolezza e di responsabilità sociale. Tale circolo virtuoso sollecita la riflessione e la risposta dell'intero contesto sociale.

Rinnovare la scelta
Appare determinante dal punto di vista psicologico la capacità della coppia di affrontare e rinnovare i temi che caratterizzano la scelta, troppo spesso elusi o banalizzati.
Sono centrali i temi di "essere figli di" e "poter essere genitori di", la distanza tra generazioni, la dipendenza/autonomia dalle famiglie di origine, che hanno ricadute concrete sul quotidiano della vita di coppia.
Convivere o sposarsi diventa scelta che può illuminare il viaggio di coppia se i partners sono stati in grado di condividerne e costruirne i significati, evitando idealizzazioni ed accettando la fatica di assumere la responsabilità dei propri atti, anche nei confronti delle altre generazioni.
La convivenza può esprimere all'inizio l'impegno ad investire in modo rigoroso sulla costruzione di un legame a due, senza la tutela di una ufficialità che rischia di annacquare il lavoro di conoscenza reciproca, e non soltanto di un generico e superficiale "periodo di prova". Spesso questi giovani decidono consapevolmente di procedere a tappe, pongono l'accento sulla costruzione di una relazione "coniugale", la ricerca di un "credo in te", e sovente chiedono il riconoscimento istituzionale quando è maturato un comune progetto familiare.
Del "per sempre" molti colgono unicamente il limite alla libertà individuale, l'impegno eccessivo, invece di cogliere un'opportunità, una risorsa, la possibilità che il tempo regala di ricostruire le scelte, cambiare direzione, ricucire ferite.
Alcuni banalizzano, altri enfatizzano la dimensione formale dell'uscita dalla casa genitoriale; in entrambi gli atteggiamenti è la convinzione che il sociale sia spettatore passivo od intrusivo nella vita di coppia.
In realtà il rito, la festa fanno sintesi di passato, presente e futuro, possono essere momento base per la costruzione del legame e facilitare un passaggio in cui si coglie la dimensione sociale dell'esperienza di coppia, ed anche segnare un momento di cura del sociale per il legame stesso.
La festa è un preciso richiamo alla coppia da parte del sociale, del divieto di isolamento o di contrazione a due.
Tratto da: Bassani P., Navigare a vista, I primi anni di vita insieme della giovane coppia, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2004, p. 66-71. Sintesi a cura di Paolo Albert.

LA VITA DI COPPIA IERI E OGGI:
DAL TRANSATLANTICO ALLA ZATTERA

Fino a qualche decennio fa era tutto molto diverso. Sposarsi o iniziare una vita a due era un po' come partire per un viaggio su un transatlantico. Era cioè una traversata relativamente sicura.
Oggi iniziare una vita di coppia è come partire per una traversata in alto mare su una zattera, non solo perché si è generalmente poco allenati a vivere CON l'altro, in una relazione di crescita reciproca, ma anche perché si sceglie di partire soli. In parte questo risponde al dovere - diritto di operare scelte personali soprattutto nell'esperienza dell'amore e questo rende il viaggio certamente più avventuroso, all'insegna della libertà.
Partire soli significa però anche solitudine in mare aperto e paura di perdersi: esperienze frequenti e a volte paralizzanti nelle giovani coppie.
Quando si parte per un viaggio in zattera occorre che ognuno decida con attenzione cosa mettere nel proprio zaino... su una zattera non c'è spazio per il superfluo. I due naviganti devono trovare accordi su turni, soste e ruoli, perché niente sulla zattera è predeterminato.
Soprattutto diventa di particolare importanza la condivisione di un progetto, di una meta comune e ciò necessiterà cambiamenti di rotta, soste per la mancanza di vento…
Anche la conoscenza del mare - sociale in cui i due naviganti viaggiano diventa uno strumento indispensabile: il sociale in cui oggi la coppia naviga è un oceano dalle correnti insidiose e dal clima imprevedibile. Circondata da ondate di cinismo e frenesia, la zattera ballonzola tra venti conflittuali, rischia spesso di perdere l'orientamento tra le correnti della provvisorietà e del consumismo.
Se il mare in cui oggi le coppie partono non è certo favorevole, è da guardare con meraviglia il fatto che, nonostante il numero impressionante di insuccessi, le coppie decidano di partire e i due terzi navighi a vele spiegate.
Sintesi da: Bassani P., Navigare a vista, San Paolo 2004, p. 23-25.

LE PAROLE DELLE GIOVANI COPPIE

Quello che emerge, ascoltando le giovani coppie, è una generalizzata e diffusa difficoltà, quando non un'incapacità, progettuale.
Le coppie si trovano in una situazione di precarietà, economica, sociale, abitativa, relazionale che diventa una dimensione costante delle loro esistenze; manca la capacità di pensarsi in un tempo e in un rapporto che sia diverso da quello del momento presente, perché il cambiamento non trova uno spazio di pensiero.
Uomini e donne che, spesso non per scelta, si trovano in una condizione di vita generalmente precaria, connotata dalla mutevolezza e dal cambiamento, e faticano a pensarsi diversi, a immaginarsi nel futuro.
L'opzione della convivenza, quale forma di legame di coppia, raramente sembra rientrare all'interno di un progetto di vita, fatto di scelte ragionate e consapevoli.
Emerge una concezione della convivenza come processo spontaneo, come qualcosa di naturale, che viene da sé, che non ha bisogno di cure e di pensieri, ma si sviluppa con una sorta di autonomia propria:
"È nata senza parlarne, è stata una discesa".
"È stato graduale, quasi scontato, naturale...".
"È stata un'evoluzione naturale del rapporto".
Alla naturalezza e spontaneità della "scelta" si intreccia, sovente, una forte centratura sui sentimenti, sull'innamoramento reciproco, sul fatto di stare bene insieme:
"II fattore ‘decisivo’ che ha cambiato nome al nostro stare insieme è stata la progressiva consapevolezza dei nostri sentimenti reciproci...".
"Perché se non riusciamo ad avere un'intesa su tutto è inutile fare progetti a lunga scadenza!".
La mancanza di progettualità emerge anche dalla difficoltà di immaginarsi tra dieci anni:
"Io non faccio progetti. Io vivo molto alla giornata, non guardo al futuro in genere...".
"Non sappiamo rispondere.... Preferiamo non pensarci. Ad entrambi piace vivere giorno per giorno".
Sintesi da: Trovati S., Le parole delle giovani coppie, in: Famiglia oggi, San Paolo, n. 2 febbraio 2006, p. 36-37.

PERCHÉ SCEGLIEREMO LA CONVIVENZA

La nostra storia d'amore è cominciata per caso; l'incontro è stato fortuito, i nostri sguardi si sono incrociati e anche se non ci conoscevamo, è subito scoccata una scintilla esplosiva.
Da allora sono passati tre anni e tanti momenti bellissimi.
Grazie alle esperienze vissute insieme, il tempo ha aggiunto all'attrazione iniziale i valori che oggi ci rendono una coppia solida e che ci permettono di sognare un futuro insieme.
Il nostro legame, oggi, si basa sul rispetto reciproco, sulla lealtà, sul dialogo e questo modo di essere ci rende amici, confidenti, amanti e punto di riferimento l'uno dell'altra.
Nel prossimo futuro ci laureeremo entrambi; seguirà la ricerca di un lavoro e, quando saremo economicamente indipendenti, la convivenza.
Questa parola negli ultimi anni attrae l'attenzione di tutti e i suoi valori sono spesso fonte di controversie. Per noi la convivenza è un momento necessario, un passaggio che definiremmo addirittura indispensabile per affrontare con responsabilità il matrimonio e creare un nucleo familiare tutto nostro.
Potremmo chiamarla "periodo di prova" e non sarebbe sbagliato, infatti in un certo senso è proprio così: essa ci permetterà di conoscere meglio noi stessi in prima persona e in relazione l'uno con l'altra; ci darà modo di affrontare con le nostre forze le prime avversità di vita e di lavoro e ci renderà consapevoli del legame che ci unisce e della complementarietà che crediamo di aver trovato tra noi.
Forse ci rafforzerà, forse ci mostrerà altre strade, ma sicuramente ci permetterà di poter scegliere con coscienza come proseguire, aumentando le possibilità di poter vivere realmente "felici e contenti".
Per noi il matrimonio è un sogno bellissimo e lo attendiamo con trepidante attesa, dunque siamo certi di poter affermare che il nostro amore non è "minore" di quello che può manifestare chi sceglie di affrontare direttamente il Grande Passo; non ne facciamo una questione di scelte più giuste o sbagliate, piuttosto, forse cambia il significato che si dà al matrimonio stesso.
Per noi dovrà essere "per sempre" e per Volere nostro, non per Dovere nei confronti di un Credo imposto dall'esterno.
Il nostro sarà un atto d'amore e di fiducia reciproca e quest'ultima, per essere tale, dovrà costruirsi poco a poco e sorreggersi su basi concrete.
Daniela&Fabio

CREDERE NEL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

Imparare ad amarsi come coppia è un cammino meraviglioso che per me ed il mio fidanzato ha il suo naturale compimento nel Sacramento del Matrimonio.
A 24 anni e dopo un periodo di fidanzamento di sei, ci stiamo preparando ad iniziare il capitolo più importante della nostra vita insieme.
A 17 anni abbiamo avuto la fortuna di incontrare una persona che, per noi, è stata una vera guida spirituale; ci è stata accanto dagli anni dell'adolescenza ed è riuscita a farci capire cosa significhi realmente vivere la propria vita da cristiani, nell'amicizia, nell'amore e nell'aiuto agli altri.
E ora che finalmente l'università è giunta al termine non vediamo l'ora di formare una nostra famiglia che abbia alla base saldi valori, per aiutare a far capire a chi ci circonda che si può essere molto felici se la si smette di credere che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e divieti, ponga ostacoli alla gioia di ognuno di noi.
Siamo certi di andare nella direzione opposta rispetto a quella in cui vanno la maggior parte delle giovani coppie oggi, ma non crediamo che la convivenza possa essere la prova di una vita matrimoniale, come spesso si sente dire.
Solo decidendo di assumersi gli impegni e tutte le responsabilità che un matrimonio comporta, si può realmente vivere una vita a due; per noi la convivenza non è altro che un nascondersi dietro un "finto matrimonio".
La nostra storia nasce da tre anni di amicizia e di condivisione di esperienze fondamentali per la nostra crescita e queste radici ci portano ad affrontare il futuro con una marcia in più rispetto a chi crede di poter basare la propria unione su un semplice accordo annullabile in qualsiasi momento.
Se ci si pone una meta da raggiungere, i sacrifici sembreranno meno duri da affrontare e il sapere di essere uniti l'un l'altra da un vincolo indissolubile ci aiuta a sperare di poter realizzare qualsiasi progetto della nostra vita.
T.L. Pritt