Partendo da Emmaus (Lc 24,13-35)
ALLE RADICI DELLA FEDE CRISTIANA
La Parola mi cerca, si fa carne, diventa annuncio

di Marino Basso*
Partendo dall'episodio riportato dall'evangelista Luca: l'incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus, vi vorrei proporre alcune riflessioni, riflessioni non nuove, che per primo ho fatto a me stesso, ma che mi auguro di potervi far cogliere in modo nuovo, perché in questo momento il Signore ci visita, e in profondità.
Prima di entrare nel merito vorrei raccomandarvi due attenzioni. La prima è quella di non dare tutto per scontato: il passo già lo conosciamo, compreso il suo commento esegetico, ma la novità è ciò che oggi susciterà in noi lo Spirito Santo. La seconda è quella di ritenere di aver già studiato tutto ciò che serve per la nostra fede ma di avere solo una fede teorica, rischiando nei fatti di vivere un ateismo pratico.
Accostandoci a questo brano del Vangelo, che raccoglie in sintesi il contenuto del Vangelo stesso, chiediamo il dono dello Spirito Santo, il solo capace di aprire il nostro cuore "all'intelligenza delle Scritture".
Questa pericope può essere suddivisa in tre parti: la Parola mi cerca, mi raggiunge, mi visita (v. 13-27); la Parola si fa carne, si fa nostro Cibo, Vita della nostra vita (v. 28-32); la Parola si fa annuncio nella vita (v. 33-35).

La Parola mi cerca
Fin dall'inizio della storia Dio cerca l'uomo (cfr. Gn 3) perché l'uomo continua, come Adamo, a fuggire da Dio. E Dio oggi continua a dirci: "Adamo, dove sei?".
Noi abbiamo paura di Dio perché pensiamo che se Egli entra nella nostra vita ci ruba la libertà.
Siamo anche distratti, indaffarati in altre cose, non abbiamo così coscienza di che cosa Dio pensa di noi, della grande stima che ha nei nostri confronti.
C'è un icona ortodossa che mi viene in mente, e che rappresenta la creazione di Adamo da parte di Dio. Al centro dell'icona vi è il Padre, che tiene Adamo nel palmo aperto della sua mano sinistra, mentre fa il gesto di crearlo con la mano destra.
Questo Padre ha uno sguardo particolare: è strabico. Con l'occhio sinistro guarda l'uomo che sta creando e con il destro guarda il Figlio, Cristo, per trasferire nell'uomo i tratti dell'Unigenito.
Lo Spirito Santo è disegnato dietro all'uomo, per aiutarlo a "fare memoria". Soffia verso l'uomo, per allontanarci dal contingente - come una volta si faceva con i bimbi piccoli quando avevano un attacco di tosse - e per ricordarci che siamo nella mani di Dio.
Il brano di Luca si apre su due discepoli in cammino sulla via di casa. Di uno conosciamo in nome, Cleopa, l'altro è anonimo, potrebbe essere ciascuno di noi. Ma anche in noi ci sono sempre due persone, in lotta tra loro: il credente e il non credente.
In questo cammino c'è anche il nostro e quello della Chiesa.
In questa prima parte della pericope l'evangelista ci illustra la nostra condizione: "noi speravano…". Il verbo è al passato perché questa speranza non c'è più, siamo nella disperazione (mancanza di speranza).
Quando siamo così la Parola ci "fa catechismo": "sciocchi - insipienti, ciechi - e tardi di cuore…". Se la sappiamo ascoltare ci accompagna a scoprire chi è il Cristo, ci apre "all'intelligenza delle Scritture". È la stessa esperienza che oggi lo Spirito Santo ci spinge a fare.
Il brano lo conosciamo, l'abbiamo letto e sentito commentare molte volte, ma la "ruminatio" sulla Parola non è mai conclusa!
Meditare la Parola non è semplice lettura spirituale, edificante, è farla entrare nella nostra vita, lasciarsi convertire da essa.
Per comprendere come Dio ci cerca, ci raggiunge, mi permetto di riportarvi un pensiero un po' difficile di un grande teologo protagonista del Concilio: Hans Urs von Balthasar.
Egli, commentando la morte in croce di Gesù secondo il racconto di Marco, si sofferma sulle sue ultime parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mc 15,34).
Per il teologo questa frase non rimanda solo ad un salmo ma "intende esprimere l'esperienza che Gesù sta facendo, scendere nell'abisso della distanza massima dell'uomo da Dio - oltre Adamo - il peccato, perché anche l'ultimo degli uomini possa essere riportato al Padre". Questa è la misura dell'amore di Dio verso di noi!

Domande per la R.d.V.:
• Quanto spazio di tempo lascio nella mia vita all'ascolto della Parola?
Se non troviamo il tempo per pregare è perché forse non abbiamo ancora raggiunto il piacere di gustare la Parola. Le cose che ci piacciono troviamo sempre il tempo per farle!
• Quanto questo ascolto passa dalla lettura diventando meditazione?
Meditare la Parola non è semplice lettura spirituale, edificante, ma è farla entrare nella nostra vita, lasciarsi "macinare", lasciarsi convertire da essa. Questo dovrebbe essere un nostro esercizio quotidiano.
• Quali strumenti uso per meditare la Parola? (Bibbia, Vangelo, Libri, Opuscoli, Gruppi...)
Un ulteriore aiuto potrebbe essere tenere un quaderno su cui annotare le provocazioni della Scrittura, per scoprire - rileggendolo - la fedeltà di Dio nei nostri confronti, come Egli ci conduce nella vita.
• Guardando la mia vita, quali sono stati i passi che la Parola mi ha fatto fare in questi anni?
C'è in ciascuno di noi una gradazione di cammino, cogliere questi passi vuol dire rendere la propria vita rendimento di grazie, benedizione, vuol dire "grazie" a Dio che mi ha condotto, mi ha aperto "all'intelligenza delle Scritture".

La Parola si fa carne
Arrivati ad Emmaus, all'accenno di Gesù di andare oltre, i discepoli insistono per trattenerlo. Il loro insistere è andare oltre la buona educazione, non è un mero gesto di cortesia, è una richiesta che viene dal profondo. Quanto noi insistiamo perché il Signore resti con noi?
È solo di fronte al nostro desiderio - non al nostro bisogno - che Dio si rende vicino a noi, entra e sta con noi. Notate: "entrò per rimanere con loro". Rimanere è all'infinito, Dio sta con noi per sempre. Se lo desideriamo veramente, Dio prende alloggio in noi, abita in noi (cfr. Gv 14,23b).
I due discepoli hanno invitato nella loro casa uno sconosciuto che aveva fatto ardere loro il cuore, ma ora questo sconosciuto, a tavola, compie gesti, pronuncia parole che sono loro familiari, che conoscono bene e allora, finalmente, lo riconoscono. È la Parola che diventa carne nella nostra carne.

Domande per la R.d.V.:
• Fame della Parola è fame della Vita di Cristo, cioè della sua Carne!
• Qual è la qualità della partecipazione/concelebrazione dell'Eucaristia domenicale?
• Come sento di rivivere l'esperienza dei discepoli di Emmaus?
• Cosa posso dire nella mia vita su quel "rimanere" di Gesù con noi?

La Parola si fa annuncio nella vita
Non prendiamo sotto gamba questa piccola frase: "senza indugio". Sono solo sette miglia (undic chilometri) ma è ben diverso percorrerli di giorno, altro di notte. Di notte nessuno si mette in cammino, le strade sono nel buio più profondo, loro sono solo in due e il pericolo è in agguato, dall'inciampare in una pietra al cadere in mano ai briganti. Eppure essi partono senza alcuna esitazione. Pura incoscienza? Oppure è sorta in loro una fede che è capace anche di superare la notte?
Gesù aveva detto: "Dove sono due… riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). Non sono solo in due che tornano a Gerusalemme, sono in tre come all'andata, il Risorto è con loro. Non ci sono mai epoche facili per la Chiesa, è sempre notte, ma noi sappiamo che il Risorto è con noi.

Domande per la R.d.V.:
• Quali sono gli ambienti nei quali consumo la mia vita?
"Consumare", nel senso di ripetere sempre gli stessi gesti, nel fare le stesse cose tutti i giorni, come fa p.e. la casalinga, o chi fa un lavoro ripetitivo.
• In quali di questi ambienti faccio più fatica a testimoniare la mia fede? Per quali paure?
Mi blocca il giudizio, la valutazione negativa, l'essere puntato a dito.
• Che cosa può "riscaldarmi il cuore" per poter annunciare e testimoniare?
Possono essere i gruppi biblici, la Parola meditata tutti i giorni, il confronto con altri credenti, ecc.

* sacerdote, rettore del santuario della Consolata, Torino
Testo non rivisto dall'autore, rielaborazione della redazione

PAROLA DI DIO

Al termine delle letture proclamiamo: "Parola di Dio". Alcuni, convinti di far bene, dicono: "È Parola di Dio". Ma questa è un'aggiunta fuori luogo!
Parola di Dio non è tanto il Vangelo quanto Cristo, il Verbo di Dio fatto carne. Quindi la Bibbia contiene la Parola di Dio, proprio perché frutto della Rivelazione, ma non la esaurisce: la Parola è ben di più del Vangelo. Per questo ci serve lo Spirito Santo per aprirci "all'intelligenza delle Scritture" (Lc 24,45).
La Bibbia, i Vangeli, sono strumenti indispensabili per camminare nella storia, ma dopo non serviranno più: perché vedremo la Parola, Cristo, il Figlio Unigenito del Padre "faccia a faccia" (cfr. 1Cor 13,12).
Marino Basso