LETTERA DI NATALE
Quando a uno si dice: guarda che hai un cancro, bello bello, seduto nel centro del
ventre come un re sul trono, allora costui - se cerca di avere fede- fa una cosa prima di
altre: comincia ad elencare ciò che conta e ciò che non conta; e cercherà di dire, con
ancora più libertà di sempre, quanto si sente in dovere di dire, affinché non si
appesantiscano ancor di più le sue responsabilità.
E continuerà a dirsi: la Provvidenza mi lascia ancora questo tempo e io non rendo
testimonianza alla verità!
È dunque per queste ragioni, caro Gesù, che mi sono deciso a scriverti in questo Natale.
Non credo proprio per nulla ai nostri Natali: anzi penso che sia una profanazione di ciò
che veramente è il Natale significa.
Costellazioni di luminarie impazzano per città e paesi fino ad impedire la vista del
cielo. Sono città senza cielo le nostre. Da molto tempo ormai!
È un mondo senza infanzia. Siamo tutti vecchi e storditi .Da noi non nasce più nessuno:
non ci sono più bambini fra noi. Siamo tutti stanchi : tutta lEuropa è stanca :un
mondo intero di bianchi, vecchi e stanchi.
Il solo bambino delle nostre case saresti tu, Gesù , ma sei un bambino di gesso!
Nulla più triste dei nostri presepi: in questo mondo dove nessuno più attende nessuno.
Loccidente non attende più nessuno, e tanto meno te: intendo il Gesù vero, quello
che realmente non troverebbe un alloggio ad accoglierlo.
Perché, per te, vero Uomo Dio, cioè per il Cristo vero, quello dei "beati voi
poveri e guai a voi ricchi"; quello che dice "beati coloro che hanno fame e sete
di giustizia ..", per te, Gesù vero, non cè posto nelle nostre case, nei
nostri palazzi, neppure in certe chiese, anche se le tue insegne pendono da tutte le
pareti...
Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo: che non faccia male e non disturbi; un Cristo
riscaldato; uno che sia secondo i gusti dominanti; divenuto proprietà di tutta una
borghesia bianca e consumista.
Un Cristo appena ornamentale. Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno una
chiesa creda che attendiamo ancora
Eppure tu vieni, Gesù; tu non puoi non venire
Vieni sempre, Gesù. E vieni per
conto tuo, vieni perché vuoi venire. È così la legge dellamore. E vieni non solo
là dove fiorisce ancora unumanità silenziosa e desolata, dove ci sono ancora bimbi
che nascono; dove non si ammazza e non si esclude nessuno, pur nel poco che uno possiede,
e insieme si divide il pane. Ma vieni anche fra noi, nelle nostre case così ingombre di
cose inutili e così spiritualmente squallide.
Vieni anche nella casa del ricco, come sei entrato un giorno nella casa di Zaccheo, che
pure era un corrotto della ricchezza. Vieni come vita nuova, come il vino nuovo che fa
esplodere i vecchi otri.
Convinto di queste cose e certo che tu comunque non ci abbandoni, così mi sono messo a
cantare un giorno:
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni , figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e dunque vieni sempre , Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, Signore.
Noi siamo tutti lontani, smarriti, né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo.
Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.
David Maria Turoldo