UN VOCABOLARIO PER I GRUPPI FAMIGLIA

In queste pagine troverete una serie di brevi riflessioni pubblicate sulla rivista Gruppi Famiglia da inizio 2000 a fine 2003. Vengono trattati in modo sintetico diversi argomenti che possono interessare la vita e la conduzione dei gruppi, pur se non in modo esaustivo.
Li abbiamo suddivisi in tre gruppi:
i metodi di lavoro del gruppo:    rinfrancarsi nella fede     i metodi di lavoro    l’annuncio     fare l’annuncio     gli elementi chiave di un annuncio     la lectio divina    la revisione di vita     il partage
le attività del gruppo:    la giornata di apertura     il pilotaggio    l’intergruppo    il gruppo terapeutico    preparare i campi estivi    la coppia responsabile del campo
vita di coppia:    i tempi della vita    santità e matrimonio
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I METODI DI LAVORO DEL GRUPPO
rinfrancarsi nella fede     i metodi di lavoro    l’annuncio     fare l’annuncio     gli elementi chiave di un annuncio     la lectio divina    la revisione di vita     il partage

RINFRANCARSI NELLA FEDE
In questo periodo stiamo contattando coppie che neanche conosciamo per riuscire ad aggiornare l’indirizzario del giornalino.
Le nostre richieste hanno finora trovato rispondenza e abbiamo così conosciuto tanti amici, sovente lontani che, a volte, ci hanno raccontato le loro storie.
Sono storie segnate dall’esperienza della scuola, dei campi, dal lavoro nei gruppi ma in molti casi tutto questo è narrato al passato, come qualcosa di bello ma ormai alle spalle.
L’impegno non è venuto meno, continua in oratorio, con i fidanzati, i catechismi ma il gruppo famiglia non c’è più o non è mai riuscito a decollare.
Ascoltando queste storie ripensiamo alla nostra esperienza e perché, nonostante i fallimenti, crediamo e facciamo ancora esperienza di gruppo.
Il gruppo, secondo noi, nasce da un preciso bisogno: quello di ritrovarci tra cristiani adulti per rinfrancarci nella fede.
Non è tanto un cercare nuove amicizie ma persone con cui condividere un cammino di fede, specifico, di coppia, di famiglia.
Se questo è anche per voi importante vedrete che, alla fine, vi tornerà la voglia di riprendere l’esperienza di gruppo famiglia!
Noris e Franco Rosada (da GF 37)

I METODI DI LAVORO
Quando un gruppo è agli inizi non manca di entusiasmo, ha voglia d’incontrarsi, di confrontarsi, di parlare.
E così i primi incontri sono tutti condotti al galoppo, una preghiera iniziale e poi via a discutere, praticamente dimenticando che cosa e per cosa si era pregato.
Ma l’entusiasmo, come l’innamoramento, non dura in eterno, e può portare ad una fine prematura del gruppo.
Tocca alla coppia, responsabile, al sacerdote, incanalare tutta questa energia iniziale verso un metodo, altrimenti il gruppo, come sovente accade alle coppie, scopre ad un certo punto di non avere più nulla da dirsi.
Non è detto che il metodo vada esplicitato, quello che conta è che chi conduce sappia il traguardo a cui vuole arrivare e con garbo orienti il gruppo in quella direzione.
Un suggerimento potrebbe essere quello di avere il momento più significativo di preghiera alla fine dell’incontro, in modo che ne diventi suggello, pietra d’inciampo per le nostre chiacchiere, sovente vuote, e faccia scaturire un’invocazione di conversione.
I metodi sono tanti, li riproponiamo in continuazione su queste pagine. Sono solo indicazioni, si possono adattare alle proprie esigenze, modificare, migliorare. Ma non si può fare un incontro se non si segue un metodo!
Noris e Franco Rosada (da GF 39)

L’ANNUNCIO
L’Annuncio è lo strumento che permette al Gruppo Famiglia di impostare il suo programma di formazione e consiste nel confrontarsi su un argomento di comune interesse.
L’Annuncio può essere fatto da una persona esterna al gruppo, invitata a questo scopo, oppure può essere fatto dal gruppo stesso.
In questo caso come si fa?
Si tratta di trovare un argomento di comune interesse, tratto da un libro o da una rivista, e confrontarsi su di esso.
É necessario leggere in precedenza l’argomento (personalmente e in coppia) e porsi, per ogni punto trattato, alcune domande:
- Condividiamo quanto é scritto? Se non lo condividiamo, perché?
- Se lo condividiamo, quali ostacoli ci impediscono di realizzarlo?
- Quali difficoltà incontriamo sul nostro cammino?
- Da che parte incominciamo per superare tali difficoltà?
- Quali conferme abbiamo trovato?
Durante l’incontro, dopo aver letto l’Annuncio e aver sostato un momento in silenzio, tutte queste riflessioni sono messe in comune perché "chi ha, dà"...
Si ascolta l’esperienza dell’altro come dono dello Spirito per fare chiarezza, discernimento, dentro di noi.
Ognuno, per essere più preciso nel comunicare la propria esperienza é bene metta per iscritto quel che ha pensato, meditato, sentito ... anche per essere più semplice e conciso quando presenta (verbalizza) il proprio contributo.
All’Annuncio, se c’è tempo, può seguire la Lectio Divina o la Revisione di Vita.
Noris e Franco Rosada (da GF 36)

FARE L’ANNUNCIO
Parecchi, di fronte alla prospettiva di fare un annuncio, si ritirano. "Non mi sento preparato", "non so rispondere alle domande che mi possono fare".
Ma se aspettiamo di essere preparati probabilmente non saremo mai pronti a fare un annuncio!
Servono poche idee, ma devono essere profondamente radicate in noi, e serve la capacità di fidarsi dello Spirito Santo.
Il nostro obiettivo non è essere "bravi", "in gamba" ma testimoniare quello in cui crediamo.
Dopo un annuncio riuscito il nostro atteggiamento non deve essere di soddisfazione ma di "timore e tremore" perché‚ nonostante la nostra impurità, ci siamo accostati al sacro, nella la nostra indegnità abbiamo osato annunciare Gesù morto e risorto.
Guido Lazzarini (da GF 40)

FARE L'ANNUNCIO (II)
Un suggerimento che può rendere più semplice la preparazione di un annuncio è quello seguire, in questo nostro impegno intellettuale ma anche spirituale, i tre momenti della Revisione di Vita (RdV).
Definito un argomento, proviamo per prima cosa a chiederci che cosa il "mondo", la gente pensa su quel tema, come lo vive e i limiti, le contraddizioni che possono emergere da questi approcci, da questi comportamenti.
E' il primo momento della RdV: VEDERE.
A questo punto prendiamo la Bibbia, andiamo nell'indice analitico e cerchiamo il tema trattato. Non sempre la ricerca risulterà fruttuosa: potrà essere necessario ricorrere a più edizioni della Bibbia oppure ricorrere ad un Dizionario Biblico.
Con pazienza scorreremo i brani indicati, cercando i più adatti (non ne servono molti!) e li legheremo tra loro secondo un filo logico, partendo preferibilmente da quelli dell'A.T. e terminando con brani del N.T.
E' questo il secondo momento della RdV: GIUDICARE.
Si tratta ora di tirare le conclusioni, individuare un percorso di conversione che ci permetta di offrire una lettura di fede dell'argomento trattato.
Quest'ultimo momento è quello che più si discosta dal metodo ed è il più impegnativo. In caso di difficoltà ci potremo far aiutare da qualcuno più esperto, come un sacerdote, un religioso.
Questo corrisponde al terzo momento della RdV: AGIRE.
L'individuazione di una o due domande per il lavoro di gruppo concluderanno la nostra fatica.
Franco Rosada (da GF 42)

GLI ELEMENTI CHIAVE DI UN ANNUNCIO
L'annuncio può essere caratterizzato da alcuni semplici elementi: poche idee base, il coinvolgimento dei presenti, la lettura e il commento della Parola.
Le idee base non devono essere molte, ma devono essere profondamente vissute da chi tiene l’annuncio.
Per fare un esempio, possiamo partire da quattro idee portanti:
- Se vogliamo operare per il Regno dobbiamo aver accolto Gesù nella nostra vita;
- La nostra testimonianza si deve fondare e nutrire della Parola;
- Siamo convinti dell’utilità del Gruppo Famiglia;
- La nostra esperienza coniugale è solo il preludio a ben altro matrimonio.
Il coinvolgimento dei presenti li aiuta a sentirsi co-protagonisti dell’Annuncio, quello che il relatore dice prende spunto da quello che loro hanno detto.
Un annuncio esplicito, come in questo caso, che va alle radici dell’impegno cristiano, deve fondarsi sulla Parola: "Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza" (Gv 10,10b).
A tutto questo va aggiunta la preghiera personale, che deve precedere, accompagnare e seguire l’intero annuncio. Una preghiera che chiede a Dio ciò che egli ci ha promesso: il dono dello Spirito Santo (Lc 11,13).
Guido Lazzarini (da GF 40)

LA LECTIO DIVINA
La Lectio Divina è una preghiera biblica che, partendo dalla lettura del testo sacro, giunge alla contemplazione dell’amore di Dio e spinge all’azione, all’impegno, alla testimonianza.
Lo schema della Lectio Divina si articola in cinque punti:
"Lettura". Dopo aver letto il testo scelto uno dei presenti spiega il contesto il cui il brano è inserito e chiarisce parole e passi che possono suscitare dubbi.
"Che cosa dice il testo in sé?" Rileggiamo il testo una frase per volta, cercando di cogliere il significato delle singole parole, soffermandoci sui verbi, sugli aggettivi, per comprendere insieme che cosa l'autore sacro intendeva dire.
"Che cosa dice il testo a me?" Ora che abbiamo capito meglio il testo chiediamoci: che cosa il Signore ci vuole dire in quel preciso momento della nostra vita, attraverso questo brano? Condividiamo la nostra risposta con i fratelli.
"Preghiera". Trasformiamo la nostra riflessione in preghiera nelle forme che lo Spirito vorrà suggerirci: dialogo, adorazione, lode, ringraziamento, intercessione.
Leggere "con la penna in mano". Scegliamo una frase del testo biblico letto e pregato, scriviamola per ricordarla meglio, sforziamoci di ruminarla nei giorni a venire e di viverla, prendendo un piccolo ma concreto impegno di conversione. La vita quotidiana è trasformata dalla forza della Parola!
Noris e Franco Rosada (non pubblicato)

LA REVISIONE DI VITA
La revisione di vita (RdV) è un metodo per crescere nella fede. Partendo dal quotidiano e confrontandoci con la Parola, siamo chiamati ad un cammino di conversione.
Si articola in tre momenti:
"Vedere". La coppia che conduce l'incontro propone la domanda scelta per la RdV e ciascuno dà la sua risposta, attingendo alla sua esperienza personale e di coppia, senza esprimere giudizi, senza alcun contraddittorio con quanto è già stato detto da altri.
"Giudicare". A questo punto i partecipanti in silenzio "ruminano" dentro se stessi quello che hanno sentito e cercano di interpretarlo alla luce del Vangelo.
Ciascuno farà memoria di quegli episodi e brani della Parola che rimandano a quanto udito e vissuto fino a quel momento e li condividerà con gli altri.
Non sempre la nostra conoscenza del Vangelo è così approfondita da riproporre la citazione esatta, quello che conta è dire con parole nostre ciò che ci ricordiamo perché è comunque questo che c’è rimasto impresso nel cuore.
"Agire". E' il momento della conversione, è ora di prendere impegni precisi. Domandiamoci: che cosa mi chiede Gesù, qui e ora, per la mia conversione?
.Ciascuno, dopo un attimo di riflessione, esprime ad alta voce il proprio pensiero sentendo che tutti gli altri partecipano sostenendolo con la preghiera.
L'impegno preso deve essere concreto, limitato nel tempo e non troppo difficile.
Noris e Franco Rosada (da GF 38)

IL PARTAGE
Come la famiglia, anche il Gruppo Famiglia pratica la condivisione (Partage) come stile di vita.
La Lectio Divina, la Revisione di Vita sono già momenti di forte condivisione ma è bene dedicare almeno un incontro l’anno al Partage, avendo cura di predefinire il tema, per fare davvero condivisione ed evitare di cadere nello spontaneismo.
Alcuni temi od occasioni di Partage possono essere: la nascita di un figlio, la morte di un familiare, scelte di vita, sofferenze, esperienze di servizio, ecc..
L’incontro di Partage può essere inserito in calendario già ad inizio anno oppure venire fissato in funzione dei bisogni e delle esigenze che nascono nelle coppie del gruppo.
Si inizia l’incontro con un brano della Parola pertinente al tema del Partage in modo da esserne illuminati e non correre il rischio di piangersi addosso.
L’incontro prosegue in modo spontaneo condividendo con i nostri fratelli nella fede le nostre esperienze; si presti attenzione a non assumere atteggiamenti sentimentali, o di pessimismo o di esaltazione.
Si termina con una preghiera che esprima l’assunzione reciproca delle gioie e delle pene.
Di là da questa occasione ogni incontro, formale od occasionale, tra le coppie del gruppo può avere momenti di Partage: aprirsi agli altri, confidando le nostre gioie, le nostre pene, le nostre attese può essere di aiuto e consolazione, soprattutto se sappiamo che quanto detto non sarà oggetto di chiacchiere o di pettegolezzi.
Noris e Franco Rosada (da GF 34)

LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO
la giornata di apertura   il pilotaggio    l’intergruppo    il gruppo terapeutico    preparare i campi estivi    la coppia responsabile del campo

LA GIORNATA DI APERTURA
È un incontro tra tutti i G.F. della zona, vicaria, diocesi, un momento anche visibile di unità e comunione ecclesiale. Questa comunione, quando possibile, sarà rappresentata dal vescovo o da un suo delegato.
Si tiene di solito tra fine settembre e metà ottobre.
Si struttura in tre momenti fondamentali:
1. la messa e la preghiera comunitaria: base e sostanza dell’incontro;
2. l’annuncio: meglio se può essere la presentazione del tema dell’anno per il lavoro dei gruppi; comunque è importante presentare temi forti che diano prospettive, idee, modalità nuove e aggiornate ai G.F., anche se poi ogni gruppo li elaborerà secondo le proprie esigenze;
3. il lavoro di gruppo: momento essenziale della giornata.
e da due direttrici di fondo:
 
a. esprimersi confrontandosi sul tema dell’annuncio;
b. condividere progetti, esperienze, problemi, successi, difficoltà.
La coppia responsabile, che guida la giornata, avrà cura che tutti possano esprimersi senza prevalere o imporsi sugli altri.
È importante prevedere uno spazio per la condivisione al fine di valorizzare e fare patrimonio di tutti quanto è stato elaborato dai lavori di gruppo.
Può essere infine l’occasione, da parte della coppia responsabile, di raccogliere nominativi e quote per l’abbonamento al foglio di collegamento.
Céline e Paolo Albert (da GF 32)

IL PILOTAGGIO
L’esperienza acquisita nei GF, l’aver partecipato ad un campo estivo, l’essere stati coppia responsabile non consente di ritirarsi a vita privata.
La formazione e l’entusiasmo che si sono condivisi possono essere messi al servizio di un nuovo gruppo.
Può essere un altro gruppo della stessa parrocchia, di una parrocchia vicina, un’iniziativa promossa da una famiglia con cui siamo entrati in contatto.
Di solito il nostro modo di vivere come gruppo, i metodi che abbiamo sperimentato sono una traccia precisa che aiuta a riprendere, a rianimare una realtà locale, perché, quasi sempre, si interviene là dove è già esistito qualcosa.
Dobbiamo essere coscienti che possiamo aiutare, non sostituire chi è del posto, quindi guardare con attenzione e prudenza alla situazione particolare.
Questo servizio prende il nome di pilotaggio ed ha una durata limitata nel tempo, due, tre anni al massimo. Il pilotaggio non sostituisce l’esperienza di una "scuola", ma talvolta può esserne la premessa o un’alternativa, quando il numero delle coppie è modesto.
Il pilotaggio può essere infine un ottimo metodo per tenere agganciate coppie di fidanzati cui si è fatto il corso di preparazione al matrimonio o le famiglie che si sono avvicinate in occasione del battesimo dei figli.
Céline e Paolo Albert (da GF 33)

L’INTERGRUPPO
Come si fa ad avviare una scuola? Come si fa a mantenere vivi i gruppi quando la scuola è finita? La parola "magica" si chiama intergruppo.
Vediamo di spiegarci meglio. Una scuola non nasce solo perché la vuole il parroco o il vescovo o il sacerdote responsabile dell’Ufficio Famiglia, ma anche perché ci sono delle coppie che condividono questa iniziativa e sono disposte a dare parte del loro tempo libero per seguirla.
Si troveranno quindi, insieme al sacerdote e alla coppia che deve condurre la scuola, ogni mese per progettare l’attività nei suoi aspetti pratici e per imparare, sperimentandoli insieme, i metodi e i criteri per la conduzione di un gruppo.
Una scuola quando inizia deve, infatti, poter contare su alcune coppie responsabili in grado di condurre i gruppi che si costituiranno con le coppie partecipanti.
Per tutta la durata della scuola le coppie responsabili continueranno ad incontrarsi, nel primo anno, per sperimentare i metodi d’incontro e risolvere i dubbi che inevitabilmente nascono quando si fa una nuova esperienza, nel secondo per imparare a camminare da soli a scuola finita.
E al termine della scuola continueranno ad incontrarsi, per non smarrire la via, per rinfrancarsi nella fede, per aiutarsi a vicenda, per programmare il futuro.
Questi incontri prendono il nome di intergruppo, vi partecipano le coppie responsabili dei singoli gruppi che, all’inizio, saranno le coppie promotrici, ma che, il più rapidamente possibile, saranno sostituite da nuove coppie responsabili, elette all’interno dei gruppi.
Noris e Franco Rosada (da GF 35)

IL GRUPPO TERAPEUTICO
Un Gruppo Famiglia può accogliere al suo interno persone separate, coppie risposate a condizione che abbiano risolto i loro conflitti familiari o si siano riconciliati con la Chiesa.
Al contrario il gruppo non è assolutamente attrezzato a reggere e a gestire le tensioni innescate da una crisi di coppia o da contrasti in famiglia.
In altre parole il gruppo non può avere funzioni terapeutiche perché le coppie che ne fanno parte, salvo casi particolari, non hanno alcuna preparazione in merito.
Sarà compito, in questi casi, della coppia responsabile avvicinare la coppia o la famiglia in crisi per aiutarla, anche con la collaborazione fondamentale del sacerdote, a trovare una soluzione al problema, a rivolgendosi a consultori, ad operatori sociali, a psicologi, a gruppi di mutuo aiuto.
In caso contrario il gruppo può diventare il luogo in cui il conflitto tra i due trova sfogo, dove le parti cercano alleati per sostenere le proprie posizioni, in sintesi diventare, da luogo di crescita per le coppie che ne fanno parte a luogo di insicurezza e generatore di malessere.
Il risultato sarà l'implosione del gruppo, la sua fine.
Franco Rosada (da GF 43)

PREPARARE I CAMPI ESTIVI
Iniziare a preparare, ad inizio dicembre, dei campi estivi sembra, perlomeno, fuori stagione. Eppure è in questo periodo che vanno individuate le case, cercate le cuoche, preso contatto con i relatori e con i possibili animatori.
Soprattutto è in questo periodo che è necessario sensibilizzare le persone che partecipano ai nostri gruppi sul fatto che i campi non sono un "optional", un di più per chi ha voglia di rovinarsi le ferie, ma un momento fondamentale nel cammino di coppia e di famiglia.
Per tutte le coppie che sono ai primi passi nell'esperienza dei Gruppi Famiglia, e pensiamo a tutti coloro che frequentano il primo anno delle scuole di formazione, il campo estivo rappresenta il punto finale ed indispensabile di un cammino di crescita iniziato durante l'anno.
È ben diverso incontrarsi ogni mese per tre ore oppure vivere un'intera settimana insieme con altre famiglie, in un clima di gioia e di amicizia, ma in cui è indispensabile accettare l'altro, così com'è, nella quotidianità, con i suoi pregi ma anche con i suoi limiti. È un primo passo per conoscerci meglio e imparare a diventare un po' più comunità.
Senza un campo estivo alle spalle è più difficile fare Gruppo Famiglia, vivere la comunità parrocchiale perciò, se non avete mai partecipato a quest'esperienza, fateci un pensierino: ne vale la pena!
Noris e Franco Rosada (da GF 41)

LA COPPIA RESPONSABILE DEL CAMPO
È una coppia che ha esperienza di Gruppi Famiglia ed ha già partecipato a Campi Estivi.
Lavora in stretto collegamento con i responsabili nazionali e di zona dei G.F.
Assicura che la preparazione e lo svolgimento del campo sia congruente con l’impostazione ed il metodo tipico dei G.F.
Costituisce ed anima il gruppo delle coppie che collaborano al campo, come "aiuto", per la liturgia, per gli animatori.
Cura l’accoglienza delle famiglie che partecipano al campo, in particolare preoccupandosi del buon inserimento di quelle nuove. Cerca di essere in buona comunicazione con tutti e di facilitare la conoscenza ed il colloquio tra tutti.
Collabora alla ricerca di. chi svolge l’annuncio, e, se necessario, si sforza di farlo entrare nello spirito e nel metodo dei G.F. Segue il relatore impostando con lui lo svolgimento degli annunci e coordinandoli con i momenti di condivisione ,in gruppo.
Collabora con gli animatori al programma di attività per i bambini ed i ragazzi , in modo che sia coordinato con quello degli adulti.
È la custode del tempo del campo, si preoccupa che la giornata si svolga senza intoppi o ritardi ,secondo il programma stabilito, chiedendo il rispetto degli orari ed una partecipazione effettiva al suo buon andamento.
Nel caso di campo autogestito ,definisce il menu giornaliero con i cuochi organizza acquisto e trasporto dei viveri. Ugualmente ,in accordo con gli animatori, procura i materiali per i bambini
Gestisce il bilancio economico del campo, con attenzione alle situazioni familiari particolari.
Al termine del campo si preoccupa , con la collaborazione di tutti , che "la casa" sia lasciata in ordine e pulita, meglio di come era all’inizio.
Céline e Paolo Albert (da GF 30)

VITA DI COPPIA
i tempi della vita    santità e matrimonio

I TEMPI DELLA VITA
Cosa sono, nella vita di coppia i "tempi della vita"? Sono momenti da trovare, nel corso della giornata, della settimana, in cui riuscire, senza fretta, ad ascoltare l'altro, a dialogare con l'altro.
Senza questi momenti i "rospi" che ci portiamo dentro crescono, si moltiplicano e, quando alla fine sbottiamo, sono dolori.
Se questo è valido e fondamentale per la relazione di coppia, vale anche per i figli, fin quando sono disposti a parlare ed ascoltare, vale per il gruppo, vale per il nostro rapporto con Dio.
Come gruppo ecclesiale non basta solo incontrarci, pregare, fare revisione di vita, serve anche poter dire, in modo sereno ma fermo, quello che non ci piace del gruppo, cosa desidereremmo fare, come vorremmo essere accolti.
Ma forse il fondamento di tutto è il nostro rapporto con Dio.
Viviamo con Lui un rapporto mercenario - io faccio, prego, mi comporto bene e tu mi tieni lontani i mattoni dal capo - oppure cerchiamo di avere con LUI un rapporto filiale, sapendo che vuole il nostro BENE e non ci farà mai mancare la grazia per perseguirlo?
Pensiamo di essere noi "buoni" oppure ci rendiamo conto che il poco di bene che riusciamo a fare dipende da Lui, dallo spazio che gli lasciamo in noi per farci trasformare dal suo Spirito?
Se ci mettiamo in quest'ottica di figli, che tutto devono al Padre celeste, il nostro impegno non sarà tanto quello di convertirci, ma di lasciarci convertire, non sarà tanto ubbidire alla legge quanto farci plasmare dal suo amore.
E, se siamo figli, gli altri per noi non saranno più avversari, concorrenti, nemici ma fratelli, da amare come il Padre li ama.
Così la nostra vita di coppia, di famiglia, di gruppo ecclesiale, di uomini e donne che vivono nel mondo, potrà risultare trasformata e non più segnata solo dalla rivalità e dalla sopraffazione ma anche aperta dall'accoglienza.
Franco Rosada (da GF 43)

SANTITA' E MATRIMONIO
Nel campo che, quest'anno, Franco ed io abbiamo tenuto a Pra del Torno abbiamo affrontato la dinamica della coppia e della famiglia in cammino verso la santità, che si deve misurare con il quotidiano conflitto presente tra coniugi e tra genitori e figli.
Per far questo abbiamo privilegiato la logica dei "sovrani" e non dei "duellanti".
Abbiamo cioè spinto a rinunciare al conflitto tra le persone, come se fossimo degli spadaccini impegnati in un duello all’ultimo sangue, da cui deve uscire per forza un vinto e un vincitore, per provare la strada della mediazione, in cui ognuno si sente sovrano del proprio territorio e può ridisegnarne i confini o le leggi che lo governano.
Questo atteggiamento ha permesso l’introspezione, il calarsi nel profondo della nostra chiamata alla santità, chiamata che avviene non superando i limiti imposti dal matrimonio, ma in virtù del matrimonio stesso.
L'obiettivo è stato quello di giungere alla possibilità di vivere l’augurio che San Giovanni Crisostomo fece agli sposi cristiani e cioè di essere proiettati alla santità come i monaci, vivendo una sorta di binachesimo: in due in cammino verso il Signore. Oppure, come scrisse la nuova beata Maria Beltrame Quattrocchi, "intrecciati insieme, la trama e l’ordito, in un disegno voluto da Dio per l’eternità".
Maria Rosa Fauda (da GF 44)