UN VOCABOLARIO PER I GRUPPI FAMIGLIA
In queste pagine troverete una serie di brevi riflessioni pubblicate sulla rivista
Gruppi Famiglia da inizio 2000 a fine 2003. Vengono trattati in modo sintetico diversi
argomenti che possono interessare la vita e la conduzione dei gruppi, pur se non in modo
esaustivo.
Li abbiamo suddivisi in tre gruppi:
i metodi di lavoro del
gruppo: rinfrancarsi nella fede
i metodi di lavoro
lannuncio fare lannuncio
gli elementi chiave di un
annuncio la lectio divina
la revisione di vita
il partage
le attività del
gruppo: la giornata di apertura
il pilotaggio
lintergruppo
il gruppo terapeutico
preparare i campi estivi
la coppia responsabile del
campo
vita
di coppia: i tempi della vita
santità e matrimonio
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I METODI DI LAVORO DEL GRUPPO
rinfrancarsi nella fede
i metodi di lavoro
lannuncio fare lannuncio
gli elementi chiave di un
annuncio la lectio divina
la revisione di vita
il partage
RINFRANCARSI NELLA FEDE
In questo periodo stiamo contattando coppie che neanche conosciamo per riuscire ad
aggiornare lindirizzario del giornalino.
Le nostre richieste hanno finora trovato rispondenza e abbiamo così conosciuto tanti
amici, sovente lontani che, a volte, ci hanno raccontato le loro storie.
Sono storie segnate dallesperienza della scuola, dei campi, dal lavoro nei gruppi ma
in molti casi tutto questo è narrato al passato, come qualcosa di bello ma ormai alle
spalle.
Limpegno non è venuto meno, continua in oratorio, con i fidanzati, i catechismi ma
il gruppo famiglia non cè più o non è mai riuscito a decollare.
Ascoltando queste storie ripensiamo alla nostra esperienza e perché, nonostante i
fallimenti, crediamo e facciamo ancora esperienza di gruppo.
Il gruppo, secondo noi, nasce da un preciso bisogno: quello di ritrovarci tra cristiani
adulti per rinfrancarci nella fede.
Non è tanto un cercare nuove amicizie ma persone con cui condividere un cammino di fede,
specifico, di coppia, di famiglia.
Se questo è anche per voi importante vedrete che, alla fine, vi tornerà la voglia di
riprendere lesperienza di gruppo famiglia!
Noris e Franco Rosada (da GF 37)
I METODI DI LAVORO
Quando un gruppo è agli inizi non manca di entusiasmo, ha voglia dincontrarsi, di
confrontarsi, di parlare.
E così i primi incontri sono tutti condotti al galoppo, una preghiera iniziale e poi via
a discutere, praticamente dimenticando che cosa e per cosa si era pregato.
Ma lentusiasmo, come linnamoramento, non dura in eterno, e può portare ad una
fine prematura del gruppo.
Tocca alla coppia, responsabile, al sacerdote, incanalare tutta questa energia iniziale
verso un metodo, altrimenti il gruppo, come sovente accade alle coppie, scopre ad un certo
punto di non avere più nulla da dirsi.
Non è detto che il metodo vada esplicitato, quello che conta è che chi conduce sappia il
traguardo a cui vuole arrivare e con garbo orienti il gruppo in quella direzione.
Un suggerimento potrebbe essere quello di avere il momento più significativo di preghiera
alla fine dellincontro, in modo che ne diventi suggello, pietra dinciampo per
le nostre chiacchiere, sovente vuote, e faccia scaturire uninvocazione di
conversione.
I metodi sono tanti, li riproponiamo in continuazione su queste pagine. Sono solo
indicazioni, si possono adattare alle proprie esigenze, modificare, migliorare. Ma non si
può fare un incontro se non si segue un metodo!
Noris e Franco Rosada (da GF 39)
FARE LANNUNCIO
Parecchi, di fronte alla prospettiva di fare un annuncio, si ritirano. "Non mi
sento preparato", "non so rispondere alle domande che mi possono fare".
Ma se aspettiamo di essere preparati probabilmente non saremo mai pronti a fare un
annuncio!
Servono poche idee, ma devono essere profondamente radicate in noi, e serve la capacità
di fidarsi dello Spirito Santo.
Il nostro obiettivo non è essere "bravi", "in gamba" ma testimoniare
quello in cui crediamo.
Dopo un annuncio riuscito il nostro atteggiamento non deve essere di soddisfazione ma di
"timore e tremore" perché nonostante la nostra impurità, ci siamo
accostati al sacro, nella la nostra indegnità abbiamo osato annunciare Gesù morto e
risorto.
Guido Lazzarini (da GF 40)
FARE L'ANNUNCIO (II)
Un suggerimento che può rendere più semplice la preparazione di un annuncio è quello
seguire, in questo nostro impegno intellettuale ma anche spirituale, i tre momenti della
Revisione di Vita (RdV).
Definito un argomento, proviamo per prima cosa a chiederci che cosa il "mondo",
la gente pensa su quel tema, come lo vive e i limiti, le contraddizioni che possono
emergere da questi approcci, da questi comportamenti.
E' il primo momento della RdV: VEDERE.
A questo punto prendiamo la Bibbia, andiamo nell'indice analitico e cerchiamo il tema
trattato. Non sempre la ricerca risulterà fruttuosa: potrà essere necessario ricorrere a
più edizioni della Bibbia oppure ricorrere ad un Dizionario Biblico.
Con pazienza scorreremo i brani indicati, cercando i più adatti (non ne servono molti!) e
li legheremo tra loro secondo un filo logico, partendo preferibilmente da quelli dell'A.T.
e terminando con brani del N.T.
E' questo il secondo momento della RdV: GIUDICARE.
Si tratta ora di tirare le conclusioni, individuare un percorso di conversione che ci
permetta di offrire una lettura di fede dell'argomento trattato.
Quest'ultimo momento è quello che più si discosta dal metodo ed è il più impegnativo.
In caso di difficoltà ci potremo far aiutare da qualcuno più esperto, come un sacerdote,
un religioso.
Questo corrisponde al terzo momento della RdV: AGIRE.
L'individuazione di una o due domande per il lavoro di gruppo concluderanno la nostra
fatica.
Franco Rosada (da GF 42)
LA LECTIO DIVINA
La Lectio Divina è una preghiera biblica che, partendo dalla lettura del testo sacro,
giunge alla contemplazione dellamore di Dio e spinge allazione,
allimpegno, alla testimonianza.
Lo schema della Lectio Divina si articola in cinque punti:
"Lettura". Dopo aver letto il testo scelto uno dei presenti spiega il
contesto il cui il brano è inserito e chiarisce parole e passi che possono suscitare
dubbi.
"Che cosa dice il testo in sé?" Rileggiamo il testo una frase per volta,
cercando di cogliere il significato delle singole parole, soffermandoci sui verbi, sugli
aggettivi, per comprendere insieme che cosa l'autore sacro intendeva dire.
"Che cosa dice il testo a me?" Ora che abbiamo capito meglio il testo
chiediamoci: che cosa il Signore ci vuole dire in quel preciso momento della nostra vita,
attraverso questo brano? Condividiamo la nostra risposta con i fratelli.
"Preghiera". Trasformiamo la nostra riflessione in preghiera nelle forme
che lo Spirito vorrà suggerirci: dialogo, adorazione, lode, ringraziamento,
intercessione.
Leggere "con la penna in mano". Scegliamo una frase del testo biblico
letto e pregato, scriviamola per ricordarla meglio, sforziamoci di ruminarla nei giorni a
venire e di viverla, prendendo un piccolo ma concreto impegno di conversione. La vita
quotidiana è trasformata dalla forza della Parola!
Noris e Franco Rosada (non pubblicato)
IL PARTAGE
Come la famiglia, anche il Gruppo Famiglia pratica la condivisione (Partage) come
stile di vita.
La Lectio Divina, la Revisione di Vita sono già momenti di forte condivisione ma è bene
dedicare almeno un incontro lanno al Partage, avendo cura di predefinire il tema,
per fare davvero condivisione ed evitare di cadere nello spontaneismo.
Alcuni temi od occasioni di Partage possono essere: la nascita di un figlio, la morte di
un familiare, scelte di vita, sofferenze, esperienze di servizio, ecc..
Lincontro di Partage può essere inserito in calendario già ad inizio anno oppure
venire fissato in funzione dei bisogni e delle esigenze che nascono nelle coppie del
gruppo.
Si inizia lincontro con un brano della Parola pertinente al tema del Partage in modo
da esserne illuminati e non correre il rischio di piangersi addosso.
Lincontro prosegue in modo spontaneo condividendo con i nostri fratelli nella fede
le nostre esperienze; si presti attenzione a non assumere atteggiamenti sentimentali, o di
pessimismo o di esaltazione.
Si termina con una preghiera che esprima lassunzione reciproca delle gioie e delle
pene.
Di là da questa occasione ogni incontro, formale od occasionale, tra le coppie del gruppo
può avere momenti di Partage: aprirsi agli altri, confidando le nostre gioie, le nostre
pene, le nostre attese può essere di aiuto e consolazione, soprattutto se sappiamo che
quanto detto non sarà oggetto di chiacchiere o di pettegolezzi.
Noris e Franco Rosada (da GF 34)
LE ATTIVITÀ DEL GRUPPO
la giornata di apertura
il pilotaggio
lintergruppo
il gruppo terapeutico
preparare i campi estivi
la coppia responsabile del
campo
IL PILOTAGGIO
Lesperienza acquisita nei GF, laver partecipato ad un campo estivo,
lessere stati coppia responsabile non consente di ritirarsi a vita privata.
La formazione e lentusiasmo che si sono condivisi possono essere messi al servizio
di un nuovo gruppo.
Può essere un altro gruppo della stessa parrocchia, di una parrocchia vicina,
uniniziativa promossa da una famiglia con cui siamo entrati in contatto.
Di solito il nostro modo di vivere come gruppo, i metodi che abbiamo sperimentato sono una
traccia precisa che aiuta a riprendere, a rianimare una realtà locale, perché, quasi
sempre, si interviene là dove è già esistito qualcosa.
Dobbiamo essere coscienti che possiamo aiutare, non sostituire chi è del posto, quindi
guardare con attenzione e prudenza alla situazione particolare.
Questo servizio prende il nome di pilotaggio ed ha una durata limitata nel tempo, due, tre
anni al massimo. Il pilotaggio non sostituisce lesperienza di una
"scuola", ma talvolta può esserne la premessa o unalternativa, quando il
numero delle coppie è modesto.
Il pilotaggio può essere infine un ottimo metodo per tenere agganciate coppie di
fidanzati cui si è fatto il corso di preparazione al matrimonio o le famiglie che si sono
avvicinate in occasione del battesimo dei figli.
Céline e Paolo Albert (da GF 33)
LINTERGRUPPO
Come si fa ad avviare una scuola? Come si fa a mantenere vivi i gruppi quando la
scuola è finita? La parola "magica" si chiama intergruppo.
Vediamo di spiegarci meglio. Una scuola non nasce solo perché la vuole il parroco o il
vescovo o il sacerdote responsabile dellUfficio Famiglia, ma anche perché ci sono
delle coppie che condividono questa iniziativa e sono disposte a dare parte del loro tempo
libero per seguirla.
Si troveranno quindi, insieme al sacerdote e alla coppia che deve condurre la scuola, ogni
mese per progettare lattività nei suoi aspetti pratici e per imparare,
sperimentandoli insieme, i metodi e i criteri per la conduzione di un gruppo.
Una scuola quando inizia deve, infatti, poter contare su alcune coppie responsabili in
grado di condurre i gruppi che si costituiranno con le coppie partecipanti.
Per tutta la durata della scuola le coppie responsabili continueranno ad incontrarsi, nel
primo anno, per sperimentare i metodi dincontro e risolvere i dubbi che
inevitabilmente nascono quando si fa una nuova esperienza, nel secondo per imparare a
camminare da soli a scuola finita.
E al termine della scuola continueranno ad incontrarsi, per non smarrire la via, per
rinfrancarsi nella fede, per aiutarsi a vicenda, per programmare il futuro.
Questi incontri prendono il nome di intergruppo, vi partecipano le coppie responsabili dei
singoli gruppi che, allinizio, saranno le coppie promotrici, ma che, il più
rapidamente possibile, saranno sostituite da nuove coppie responsabili, elette
allinterno dei gruppi.
Noris e Franco Rosada (da GF 35)
IL GRUPPO TERAPEUTICO
Un Gruppo Famiglia può accogliere al suo interno persone separate, coppie risposate a
condizione che abbiano risolto i loro conflitti familiari o si siano riconciliati con la
Chiesa.
Al contrario il gruppo non è assolutamente attrezzato a reggere e a gestire le tensioni
innescate da una crisi di coppia o da contrasti in famiglia.
In altre parole il gruppo non può avere funzioni terapeutiche perché le coppie che ne
fanno parte, salvo casi particolari, non hanno alcuna preparazione in merito.
Sarà compito, in questi casi, della coppia responsabile avvicinare la coppia o la
famiglia in crisi per aiutarla, anche con la collaborazione fondamentale del sacerdote, a
trovare una soluzione al problema, a rivolgendosi a consultori, ad operatori sociali, a
psicologi, a gruppi di mutuo aiuto.
In caso contrario il gruppo può diventare il luogo in cui il conflitto tra i due trova
sfogo, dove le parti cercano alleati per sostenere le proprie posizioni, in sintesi
diventare, da luogo di crescita per le coppie che ne fanno parte a luogo di insicurezza e
generatore di malessere.
Il risultato sarà l'implosione del gruppo, la sua fine.
Franco Rosada (da GF 43)
PREPARARE I CAMPI ESTIVI
Iniziare a preparare, ad inizio dicembre, dei campi estivi sembra, perlomeno, fuori
stagione. Eppure è in questo periodo che vanno individuate le case, cercate le cuoche,
preso contatto con i relatori e con i possibili animatori.
Soprattutto è in questo periodo che è necessario sensibilizzare le persone che
partecipano ai nostri gruppi sul fatto che i campi non sono un "optional", un di
più per chi ha voglia di rovinarsi le ferie, ma un momento fondamentale nel cammino di
coppia e di famiglia.
Per tutte le coppie che sono ai primi passi nell'esperienza dei Gruppi Famiglia, e
pensiamo a tutti coloro che frequentano il primo anno delle scuole di formazione, il campo
estivo rappresenta il punto finale ed indispensabile di un cammino di crescita iniziato
durante l'anno.
È ben diverso incontrarsi ogni mese per tre ore oppure vivere un'intera settimana insieme
con altre famiglie, in un clima di gioia e di amicizia, ma in cui è indispensabile
accettare l'altro, così com'è, nella quotidianità, con i suoi pregi ma anche con i suoi
limiti. È un primo passo per conoscerci meglio e imparare a diventare un po' più
comunità.
Senza un campo estivo alle spalle è più difficile fare Gruppo Famiglia, vivere la
comunità parrocchiale perciò, se non avete mai partecipato a quest'esperienza, fateci un
pensierino: ne vale la pena!
Noris e Franco Rosada (da GF 41)
LA COPPIA RESPONSABILE DEL CAMPO
È una coppia che ha esperienza di Gruppi Famiglia ed ha già partecipato a Campi
Estivi.
Lavora in stretto collegamento con i responsabili nazionali e di zona dei G.F.
Assicura che la preparazione e lo svolgimento del campo sia congruente con
limpostazione ed il metodo tipico dei G.F.
Costituisce ed anima il gruppo delle coppie che collaborano al campo, come
"aiuto", per la liturgia, per gli animatori.
Cura laccoglienza delle famiglie che partecipano al campo, in particolare
preoccupandosi del buon inserimento di quelle nuove. Cerca di essere in buona
comunicazione con tutti e di facilitare la conoscenza ed il colloquio tra tutti.
Collabora alla ricerca di. chi svolge lannuncio, e, se necessario, si sforza di
farlo entrare nello spirito e nel metodo dei G.F. Segue il relatore impostando con lui lo
svolgimento degli annunci e coordinandoli con i momenti di condivisione ,in gruppo.
Collabora con gli animatori al programma di attività per i bambini ed i ragazzi , in modo
che sia coordinato con quello degli adulti.
È la custode del tempo del campo, si preoccupa che la giornata si svolga senza intoppi o
ritardi ,secondo il programma stabilito, chiedendo il rispetto degli orari ed una
partecipazione effettiva al suo buon andamento.
Nel caso di campo autogestito ,definisce il menu giornaliero con i cuochi organizza
acquisto e trasporto dei viveri. Ugualmente ,in accordo con gli animatori, procura i
materiali per i bambini
Gestisce il bilancio economico del campo, con attenzione alle situazioni familiari
particolari.
Al termine del campo si preoccupa , con la collaborazione di tutti , che "la
casa" sia lasciata in ordine e pulita, meglio di come era allinizio.
Céline e Paolo Albert (da GF 30)
VITA DI COPPIA
i tempi della vita
santità e matrimonio
I TEMPI DELLA VITA
Cosa sono, nella vita di coppia i "tempi della vita"? Sono momenti da
trovare, nel corso della giornata, della settimana, in cui riuscire, senza fretta, ad
ascoltare l'altro, a dialogare con l'altro.
Senza questi momenti i "rospi" che ci portiamo dentro crescono, si moltiplicano
e, quando alla fine sbottiamo, sono dolori.
Se questo è valido e fondamentale per la relazione di coppia, vale anche per i figli, fin
quando sono disposti a parlare ed ascoltare, vale per il gruppo, vale per il nostro
rapporto con Dio.
Come gruppo ecclesiale non basta solo incontrarci, pregare, fare revisione di vita, serve
anche poter dire, in modo sereno ma fermo, quello che non ci piace del gruppo, cosa
desidereremmo fare, come vorremmo essere accolti.
Ma forse il fondamento di tutto è il nostro rapporto con Dio.
Viviamo con Lui un rapporto mercenario - io faccio, prego, mi comporto bene e tu mi
tieni lontani i mattoni dal capo - oppure cerchiamo di avere con LUI un rapporto filiale,
sapendo che vuole il nostro BENE e non ci farà mai mancare la grazia per perseguirlo?
Pensiamo di essere noi "buoni" oppure ci rendiamo conto che il poco di bene che
riusciamo a fare dipende da Lui, dallo spazio che gli lasciamo in noi per farci
trasformare dal suo Spirito?
Se ci mettiamo in quest'ottica di figli, che tutto devono al Padre celeste, il nostro
impegno non sarà tanto quello di convertirci, ma di lasciarci convertire, non sarà tanto
ubbidire alla legge quanto farci plasmare dal suo amore.
E, se siamo figli, gli altri per noi non saranno più avversari, concorrenti, nemici ma
fratelli, da amare come il Padre li ama.
Così la nostra vita di coppia, di famiglia, di gruppo ecclesiale, di uomini e donne che
vivono nel mondo, potrà risultare trasformata e non più segnata solo dalla rivalità e
dalla sopraffazione ma anche aperta dall'accoglienza.
Franco Rosada (da GF 43)
SANTITA' E MATRIMONIO
Nel campo che, quest'anno, Franco ed io abbiamo tenuto a Pra del Torno abbiamo
affrontato la dinamica della coppia e della famiglia in cammino verso la santità, che si
deve misurare con il quotidiano conflitto presente tra coniugi e tra genitori e figli.
Per far questo abbiamo privilegiato la logica dei "sovrani" e non dei
"duellanti".
Abbiamo cioè spinto a rinunciare al conflitto tra le persone, come se fossimo degli
spadaccini impegnati in un duello allultimo sangue, da cui deve uscire per forza un
vinto e un vincitore, per provare la strada della mediazione, in cui ognuno si sente
sovrano del proprio territorio e può ridisegnarne i confini o le leggi che lo governano.
Questo atteggiamento ha permesso lintrospezione, il calarsi nel profondo della
nostra chiamata alla santità, chiamata che avviene non superando i limiti imposti dal
matrimonio, ma in virtù del matrimonio stesso.
L'obiettivo è stato quello di giungere alla possibilità di vivere laugurio che San
Giovanni Crisostomo fece agli sposi cristiani e cioè di essere proiettati alla santità
come i monaci, vivendo una sorta di binachesimo: in due in cammino verso il Signore.
Oppure, come scrisse la nuova beata Maria Beltrame Quattrocchi, "intrecciati insieme,
la trama e lordito, in un disegno voluto da Dio per leternità".
Maria Rosa Fauda (da GF 44)