Il CAMPO FAMIGLIE A COL PERER

Nella settimana dal 20 al 27 Agosto, una quindicina di famiglie provenienti dall’hinterland castellano, hanno partecipato al campo famiglie a Col Perer di Arsiè (BL). Tra di loro si è creato fin da subito un quadro molto eterogeneo dettato dalla diversità delle coppie, più o meno giovani, con figli molto piccoli o molto grandi oppure già con nipoti. Durante i setti giorni, le famiglie sono state supportate da un vivace gruppo di giovani per la custodia e l’animazione dei bambini, e da tre signore impegnate per il servizio cucina.
Le figure di don Giovanni Pesce e di don Alessandro Dussin ci hanno introdotto negli approfondimenti biblici, la coppia di relatori Antonio e Gloria Garofalo hanno accompagnato le famiglie nella riflessione del tema proposto: "In una società "liquida", quale progetto d’amore? Come educarsi ai sogni e alla fedeltà?".
Ma che cos’è una società "liquida"? E quali effetti ha sulle nostre vite di singoli individui, di coppie e di famiglie? La società definita liquida è una società che sfugge di mano, in continuo cambiamento e frenetica trasformazione. Liquida, senza sostanza, come i contratti di lavoro sempre più precari o a tempo determinato; liquida, come i rapporti affettivi attuali, presi di mira da una società senza radici e punti fermi, sempre più spesso deboli e destinati a sciogliersi dopo breve tempo; liquida, come lo sviluppo di nuove tecnologie in costante evoluzione che può mettere in crisi chi non vi si adegua o riesce a stare al passo; liquida, come le troppe opportunità: tutto cambia in fretta e allora diventa più difficile come e cosa scegliere?
Da questa premessa si delineerebbe solamente un quadro inquietante se solo ci si focalizzasse sugli aspetti negativi di questo nuova cultura in perenne metamorfosi. Viene facile il confronto con la società di un tempo: sebbene fosse più rigida e impostata era più semplice o automatico viverci dentro; inoltre, le condizioni di stabilità e di "per sempre" hanno aiutato le generazioni passate a creare un futuro per quelle successive e a coltivare progetti e speranze.
Ora non è più così. In realtà, sebbene le famiglie del campo si scontrino con questo paragone e con le difficoltà di questo tempo, emergono tanti aspetti positivi che vale la pena di cogliere e di vivere appieno. La tecnologia (internet, telelavoro, facebook, ecc.) si dimostra un mezzo di comunicazione straordinario che va comunque dosato e insegnato ai figli.
La riscoperta di valori profondi come la fedeltà e la solidità nel matrimonio, l’onestà, la fede e la sobrietà, la tessitura di relazioni vere e sincere, permettono alla coppia e alla famiglia di affrontare meglio "corazzati" la dimensione liquida della società, aperti ai cambiamenti ma ben saldi sui sentimenti importanti.
Dal confronto emerge la necessità di acquisire una coscienza critica o meglio attenta, vigile, che permetta di discernere al meglio le tante opportunità che vengono oggi offerte. Inoltre, come coppia nei confronti dei figli e come famiglia in apertura al mondo, è evidente che la propria testimonianza di vita rimane la condizione fondamentale per trasmettere quanto di positivo c’è nella cultura odierna. Proprio come fece Gesù nel tempo in cui visse.
Mentre i genitori si confrontavano su queste tematiche, ai bambini e ai ragazzi è stato proposto un percorso di crescita su misura fatto di gioco, lavori manuali, visione di filmati finalizzati al tema di riflessione, racconti, musica, balli e canti. In particolare, i più piccoli, aiutati dagli animatori, hanno realizzato con materiali di recupero dei veri e propri strumenti musicali.
Non a caso, la musica è stata il filo conduttore delle varie attività del campo. Ogni giorno infatti, le riflessioni di gruppo emerse da genitori e figli venivano condensate in alcune frasi impresse in una sorta di tante note musicali fino a comporre una melodia nel pentagramma. Le famiglie sono un po’ come uno spartito musicale: tante crome singole o legate in coppia che assieme compongono una melodia sul pentagramma, le cinque righe che ricordano il nostro stare in un determinato posto nel mondo e nella società.
Al ritorno dal campo le emozioni vissute sono ancora a fior di pelle e i ricordi succosi e vividi nella memoria. Scanditi dai ritmi della giornata tipo, riaffiorano i momenti di confronto e condivisione tra genitori, i gruppi di lavoro e di servizio, i momenti delle lodi e della S. Messa. E poi ancora i pasti consumati assieme dopo la consueta "Oh-Signore-ti-ringraziamo-per-il-pane-quotidiano-Alle-alle-luja", le grida divertite di bambini e ragazzi che provengono dal campetto da gioco o dal salone, la loro soddisfazione nel mostrare a mamma e papà i graziosi lavoretti creati con le proprie mani, la vitalità tipica dei vent’anni dei giovani animatori, le serate improvvisate dove ognuno si cimentava come attore o mattatore, comico o danzatore, scoprendo nuove dimensioni di sé. La gita alla malga, il momento della Riconciliazione, la veglia notturna conclusasi sotto le stelle in un pacato silenzio al quale non si è più abituati, sono alcuni dei bei momenti che ognuno ricorda e custodisce per sé.
Al ritorno dal campo, amici e conoscenti non tardano a chiedere come sono andate le ferie in montagna. Ma i partecipanti ben s’apprestano a rispondere che di vacanze non si è trattato bensì di un campo famiglie, e da qui parte la loro testimonianza.
Martina Lavander