Ricomincia la scuola
Il nuovo anno scolastico richiama tutti, genitori e insegnanti, ad un ascolto rinnovato dei loro adolescenti

di Alessandro D'Avenia*
La campanella suona. Per Chi? Non solo per i ragazzi ma anche per i professori e i genitori.
Un nuovo anno scolastico non è un rito previsto dalla routine esistenziale, ma un'occasione educativa, proprio per il suo inaugurare qualcosa di nuovo. E tutti sappiamo cosa può significare un anno in quel periodo di trasformazioni determinanti per l'intero corso dell'esistenza che sono infanzia e adolescenza. C'è quindi un'occasione da non perdere: rendere questo nuovo inizio, una tappa di crescita personale e familiare.
Come? I ragazzi manifestano nel loro percorso di crescita le I loro risorse migliori e i loro limiti. I genitori e i professori sono i primi testimoni di queste evidenze, prima ancora dei ragazzi. A 13 anni sei talmente incollato a te stesso e confuso che non riesci a vederti: occorre uno sguardo esterno capace di guidare, senza soffocare; incoraggiare, senza opprimere. Occorre trovare la giusta distanza nella relazione educativa, che consenta ai ragazzi di scoprire le ali, di perdere la paura di volare e di lanciarsi, consapevole dei propri limiti riconosciuti e accettati.
Per educare occorre avere lo sguardo al futuro e sapere incoraggiare segnali ancora tenui al presente. La mamma che vede il bimbo piccolo con il dito nel naso dice: sarà un grande ricercatore!, mentre le sue amiche stizzite pensano che sia semplicemente maleducato. Il mio professore di lettere a 16 anni mi prestò il suo libro di poesie preferito, quello con le sue note, una edizione ingiallita delle poesie di Hölderlin.
Non capii nulla di quelle poesie, ma quel libro aprì la mia testa e le mie notti. Un adulto mi affidava il suo segreto e mi diceva che potevo partecipare al banchetto della bellezza. Quell'atto di fiducia, che andava oltre le mie capacità, ma ne vedeva in anticipo lo sviluppo e lo incoraggiava, fu determinante per la scelta di diventare insegnante e scrittore.
Se il percorso scolastico si trasforma in occasione conoscitiva e in supplemento di fiducia la stagione scolastica diventa vera e propria palestra di vita. Il bambino ha bisogno di respirare dai genitori che la vita è una promessa, nonostante le sue difficoltà. Lo stesso avviene con l'adolescente, anche se in modo diverso, perché mette in crisi proprio coloro a cui chiede questa risposta, con quelle relazioni a yo-yo tipiche della sua età. Non importa: agli adulti il compito di affrontare le crisi dei figli di ogni età, senza drammatizzarle. Ogni professore, ogni genitore dovrà scovare la distanza giusta, sicuro che solo la fiducia, lo sguardo che rende unico un figlio e studente gli consente di prendere il largo. In questo modo quel percorso comporterà una crescita reale, non un parcheggio. Non sopporto di vedere ragazzi senza idee sulla scelta post-scuola: cosa hanno fatto i docenti con loro per 15 anni? E i genitori?
La cornice in cui questo può accadere è un'alleanza genitori-professori-studenti. Propongo allora una piccola riforma (una più una meno...): colloqui iniziali (non per i voti!) tra studente-figlio, genitori (entrambi) e professori. La relazione può funzionare, come ogni relazione vera, solo se ognuno da all'altro ciò di cui l'altro ha bisogno. Alice ha bisogno dei due pilastri educativi fondamentali per la sua età: contenere la paura dell'ignoto e mettersi in movimento con le sue risorse reali verso una meta, ardua ma possibile. La vita ci è stata data, ma non ci è stata data già fatta.
Per fortuna. L'inizio di un nuovo corso scolastico (elementari, medie, liceo) è una formidabile occasione per conoscere e crescere il proprio figlio/a: cosa guarda, per cosa si appassiona? E poi additare la meta al di sopra (non troppo) delle sue capacità, con riscontri positivi ad ogni passo di avvicinamento.
Prima ancora che per i ragazzi, la campanella suona per genitori e professori: sapranno ascoltarne il richiamo faticoso ma entusiasmante, oppure si faranno sordi e perderanno un'occasione unica per loro, e quel che è peggio, per i loro figli e studenti?
*insegnante liceale e scrittore
Liberamente tratto da: Noi. Genitori e Figli, settembre 2010