PASQUA: INCONTRARE IL RISORTO
CONTEMPLANDO LA TOMBA VUOTA DEL NOSTRO MATRIMONIO
Il testo che segue è il libero adattamento di una relazione tenuta dai coniugi Gillini e Zattoni durante la settimana nazionale di studi sulla spiritualità coniugale e familiare organizzata dall'Ufficio Famiglia CEI e svoltasi a Rocca di Papa (RM) nell'aprile del 2002.
C'è una teologia "povera" che è molto diffusa tra i cristiani e che
potremmo definire quella dello "scampato pericolo" e che corrisponde nella vita
di famiglia a frasi del tipo: "meno male che mio figlio ha messo la testa a
posto", "per fortuna mio marito ha smesso di bere" e così via. Applicata
all'evento pasquale questa teologia suona pressappoco così: "meno male che è
risorto!".
Ma la Pasqua è ben altro! La teologia di Pasqua è la teologia dell'
"eccedenza": Gesù non è un redivivo, un sopravvissuto ma l'Uomo Nuovo, Il
Risorto, Colui che vive per sempre, primizia di coloro che sono morti (1Cor 15,20). Questa
resurrezione dà senso alla nostra speranza e illumina tutta la storia della salvezza con
una luce completamente nuova (Gv 1,9-10).
Nella quotidianità è Pasqua non semplicemente quando si supera l'intoppo, ma quando si
hanno occhi per vedere il nuovo. E triste sentire una coppia in crisi darsi un obiettivo
meschino come: tutto deve tornare come prima. Se c'è la Pasqua, non si torna "ai
blocchi di partenza", ma ci si lascia condurre dallo stupore di come niente sia più
come prima.
LA TOMBA VUOTA
Di fronte a quel segno di contraddizione che è la tomba vuota, presente in tutti i
vangeli, possiamo avere tre atteggiamenti: quello di Maria di Magdala, quello di Pietro e
quello di Giovanni (Gv 20,1ss).
Maria ha un atteggiamento poco duttile, sclerotico: lo sapevo già, lo hanno portato via!
E io che mi sarei accontentata di un corpo su cui piangere!
Pietro ha un atteggiamento realistico: vede delle stranezze nella tomba, le coglie e le
lascia esistere nella sua coscienza.
Giovanni è aperto alla fede: vede le stesse cose di Pietro ma crede, le stranezze per lui
diventano segni.
Proviamo ora a porci di fronte a quella tomba vuota che, in certi momenti, può sembrare
il nostro matrimonio.
Se siamo inseriti nel circuito della delusione, cioè abbiamo vissuto l'innamoramento come
presunzione di somiglianza, proiettando sull'altro i nostri bisogni e attendendoci che li
soddisfi, di fronte al nostro matrimonio in crisi possiamo comportarci come Maria: lo
sapevo già! Il partner non è mistero ma qualcuno di cui si sa già tutto. Oppure
possiamo fare come Pietro: non capisco! Di fronte alla crisi si ammette la propria
ignoranza. Questo atteggiamento offre margini di manovra, non si comprende ma neanche si
giudica. Possiamo infine agire come Giovanni: queste stranezze sono forse il suo modo di
amarmi; solo fidandomi dell'altro posso aprirmi all' "eccedenza" della Pasqua:
ecco dove il Signore voleva condurmi!
APRIRSI ALLA PASQUA
Se ci apriamo alla Pasqua ci accorgeremo che il cadavere del nostro matrimonio non c'è
più. Vedremo al suo posto gli angeli, come capita a Maria.
Ci sono molti angeli nella Chiesa, gente che sa attendere la coppia e sa aiutarla ad
uscire dal circuito della delusione ed entrare in quello del rifidanzamento.
Rifidanzarsi vuol dire saper coniugare nella propria vita di coppia il venerdì santo e la
risurrezione. Ci siamo scelti una volta ma continuiamo a dividerci, rifidanzarsi significa
ogni volta continuare a sceglierci, la perfezione si raggiunge accogliendo l'imperfezione.
Ci sono dei momenti forti nella nostra esperienza di coppia (convegni, campi estivi ed
invernali, week end) che ci fanno dire, come ai discepoli durante la Trasfigurazione:
"è bello stare qui" (Mc 9,5), ma poi a casa tutto ritorna come prima.
L'esperienza fatta è solo un ricordo, bello ma come un quadro appeso alla parete.
Anche la resurrezione può essere vissuta in questo modo: "Io vado a pescare",
dice Pietro (Gv 21,1ss); tutto è come prima. Ci vuole tutta la pazienza di Gesù perché,
dopo una nottata di pesca infruttuosa, riescano a riconoscerlo.
È solo quando accettano di gettare la rete che scatta la memoria, invadendo tutto,
facendo superare i ricordi, e permette a Giovanni di dire: "È il Signore!".
La memoria vale anche per il nostro rapporto di coppia, che non può vivere solo di
ricordi: essa ci permette, pur essendo soli, di pensare con un Altro, di pensare
all'altro, di rifidanzarci ogni giorno.
Giberto Gillini e Maria Teresa Zattoni
Il testo completo si trova in: Ufficio Nazionale della CEI per la pastorale della
famiglia, Mistero pasquale e mistero nuziale, Edizioni Città Nuova 2002.
Tratto da GF 42, p.15