Il respiro di Dio

Più gloriosa del corpo è l'anima. Più glorioso dell'anima è lo spirito. Più misteriosa dello spirito è la divinità. Alla fine il nostro corpo rivestirà la bellezza dell'anima. L'anima si rivestirà della bellezza dello spirito. E lo spirito rivestirà l'immagine della maestà divina.
Sant'Efrem Siro, Inni sul paradiso.
Tutti distinguiamo - sulla scia della cultura greca classica - tra corpo e anima. Il cristianesimo, però, con san Paolo introduce un terzo elemento, lo spirito: è il principio di un'altra vita rispetto a quella psicofisica, un principio vitale che ci rende figli di Dio.
Potremmo, quindi, dire che tra noi e Dio corre una sorta di respiro che possiamo spegnere solo col peccato e col male. È per questo, allora, che - giunti alla fine dell'esistenza terrena - se avremo conservato quel respiro, brillerà in pienezza l'epifania dell'immagine divina che è impressa nel nostro spirito, così che corpo-anima-spirito siano intimamente intrecciati col filo doro della divinità. È la risurrezione così come la canta Efrem che vede la creatura umana ascendere verso l'eterno e l'infinito, verso la grandezza e la luce divina. E quel paradossale (per i Greci) "corpo spirituale", vale a dire animato dallo Spirito di Dio, delineato da san Paolo (1 Corinzi 15,42-44).
Gianfranco Ravasi, Mattutino, in: Avvenire, 24 aprile 2011