PRESENTATA LA RELAZIONE SULL'APPLICAZIONE DELLA LEGGE 194

Il ministro della salute, Balduzzi, ha presentato ieri la Relazione sull’applicazione della legge 194 relativa agli anni 2010 e 2011.
Dai dati elaborati dall’Istituto superiore di sanità non emergono grossi elementi di novità: aborti in calo, riduzione dell’aborto clandestino, esplosione dell’aborto di donne extracomunitarie, giudizio positivo sulla legge, soddisfazione per l’uso della contraccezione… Ma non si fa alcun riferimento al fatto che se da un lato il ricorso alla contraccezione non è cresciuto in Italia è invece cresciuto il ricorso alla contraccezione d’emergenza (nel 2010 sono state vendute 300mila confezioni di Norlevo) nelle pieghe della quale si celano un numero imprecisato e non censito di aborti. La vera riduzione delle Ivg è probabilmente legata proprio alla diffusione di questo aborto precocissimo.
Non ci si sofferma neppure sulle diversità del fenomeno abortivo in italia. Se al Nord ad abortire sono soprattutto donne lavoratrici e nubili, senza figli o al massimo con un figlio, per le quali è evidente la scelta culturale nel rifiuto del figlio, nel Sud ad abortire sono donne sposate con due figli che, all’arrivo del terzo, hanno seri problemi di tenuta economica della famiglia.
Nel primo caso la prevenzione non potrà essere che di tipo culturale attraverso una riaffermazione dell’identità del nascituro. Nel secondo invece non si può non parlare di politiche familiari e di sostegno economico e sociale alla famiglia.
Nelle parole del ministro non mancano però gli spunti di interesse in special modo a proposito della prevenzione e della necessità di rafforzare il sistema consultoriale e del ruolo del volontariato. Scrive Balduzzi: " è importante potenziare la rete dei consultori familiari, che costituiscono i servizi di gran lunga più competenti nell’attivazione di reti di sostegno per la maternità, in collaborazione con i servizi sociali dei comuni e con il privato sociale".
O, come meglio ha argomentato in una lettera pubblicata ieri da Avvenire, quelle che portano all'aborto "Sono situazioni complesse, ma non sempre senza via d’uscita, che richiedono concreta accoglienza e sostegno. Spesso la solitudine è la cosa più terribile e, in questa prospettiva, diviene decisivo l’apporto che i consultori, insieme al Terzo Settore e al volontariato, possono fornire a queste famiglie". "Ma dobbiamo trovare il modo di mettere in rete i consultori familiari insieme con gli altri servizi, sia sanitari che socio-assistenziali, degli enti locali, del Terzo Settore e del volontariato. Senza il binomio sussidiarietà-solidarietà non si vincono sfide così impegnative".
Forum delle Associazioni Familiari
Rassegna stampa del 10 ottobre 2012