Carpi (MO) Cosa ci resta?
Il pianto, l'impegno e la rinascita
Questa volta sì.
Cè solo questa immagine che rende bene lo stato danimo di un popolo e di una
Chiesa che abita quel lembo di terra tra Emilia e Lombardia, devastato dalla furia di un
sisma che pare non voler terminare. Quel Cristo della chiesa di Cividale, non solo
crocifisso, ma anche abbattuto e scomposto, senza le braccia, tra la polvere e le macerie
è il simbolo di questi giorni duri e terribili, di pianti e di paure. Dopo la prima
scossa del 20 maggio avevamo ritenuto questa fotografia troppo dura da mettere in prima
pagina. Ora no. Si piangono le persone che hanno perso la vita, tra loro un prete
preoccupato della casa del suo Signore e dei lavoratori desiderosi di ripartire, di
tornare presto alla normalità. Si resta attoniti davanti ai piccoli centri storici delle
nostre capitali del rinascimento da Carpi a Mirandola, ma ancor più di fronte alla
devastazione di paesi vivaci e belli come Concordia, Novi, Rovereto ai quali vanno
aggiunti i borghi di campagna costruiti attorno alle loro chiese con la vita scandita
dalle campane che ora hanno smesso di suonare.
Esserci dentro è davvero unaltra cosa. Noi non abbiamo più la nostra redazione
accanto alla Cattedrale, tanto imponente e maestosa ora traballante e pericolosa, molti
parroci non hanno più chiesa né canonica, come tante famiglie ora vivono e condividono
la vita delle tendopoli. Perché nessuno qui pensa minimamente di mollare. Lo hanno
dimostrato i sacerdoti che in condizioni precarie sono stati vicino alla gente assicurando
le messe festive e lassistenza spirituale, lo hanno dimostrato le parrocchie della
città di Carpi con la loro carica di generosità accogliendo sfollati e distribuendo
pasti. È la risposta dellamore che ora attende, appena possibile, la risposta
dellorganizzazione per cominciare ad affrontare unemergenza che si prospetta
lunga e complessa.
Questo numero di "Notizie" esce grazie alla disponibilità di un amico che ci
ospita nel suo studio, grazie al coraggio di chi si è avventurato in redazione per
recuperare qualche computer, grazie alla responsabilità che sentiamo verso i nostri
lettori e verso la nostra comunità diocesana. Sarà anche un problema recapitare
"Notizie" ma troveremo un rimedio, di sicuro sarà consultabile on-line sul sito
della diocesi di Carpi. Il settimanale diocesano come strumento di unità e di comunione
non può mancare in questi momenti dove siamo chiamati a stare uniti, a rinforzare legami
e collaborazioni.
In una piccola cappella tra le colline di Subiaco anche lì cè un Cristo senza
braccia, lhanno chiamata la "Chiesetta dellImpegno": senza troppi
giri di parole è quello che ci attende, tutti a ogni livello personale e collettivo,
singoli e istituzioni. Il massimo impegno per ripartire, perché il desiderio autentico
posto nel cuore di ognuno è solo uno: rinascere insieme. Tra i tanti contributi
giornalistici pubblicati in questi giorni mi ha colpito lintervista con il figlio di
Giovannino Guareschi che ricordava un bel dialogo tra don Camillo e il "suo"
Crocifisso. "Cosa ci resta da conservare?", chiede al Signore dopo
lalluvione che ha spazzato via tutto. Pronta la risposta: "Quello che
conservano i contadini: il seme. Il nostro seme è la fede". È questa la forza di
ogni rinascita.
Luigi Lamma, direttore del settimanale diocesano Notizie