Carpi (MO) Cosa ci resta?
Il pianto, l'impegno e la rinascita

Notizie carpi.jpg (1888793 byte)Questa volta sì. C’è solo questa immagine che rende bene lo stato d’animo di un popolo e di una Chiesa che abita quel lembo di terra tra Emilia e Lombardia, devastato dalla furia di un sisma che pare non voler terminare. Quel Cristo della chiesa di Cividale, non solo crocifisso, ma anche abbattuto e scomposto, senza le braccia, tra la polvere e le macerie è il simbolo di questi giorni duri e terribili, di pianti e di paure. Dopo la prima scossa del 20 maggio avevamo ritenuto questa fotografia troppo dura da mettere in prima pagina. Ora no. Si piangono le persone che hanno perso la vita, tra loro un prete preoccupato della casa del suo Signore e dei lavoratori desiderosi di ripartire, di tornare presto alla normalità. Si resta attoniti davanti ai piccoli centri storici delle nostre capitali del rinascimento da Carpi a Mirandola, ma ancor più di fronte alla devastazione di paesi vivaci e belli come Concordia, Novi, Rovereto ai quali vanno aggiunti i borghi di campagna costruiti attorno alle loro chiese con la vita scandita dalle campane che ora hanno smesso di suonare.
Esserci dentro è davvero un’altra cosa. Noi non abbiamo più la nostra redazione accanto alla Cattedrale, tanto imponente e maestosa ora traballante e pericolosa, molti parroci non hanno più chiesa né canonica, come tante famiglie ora vivono e condividono la vita delle tendopoli. Perché nessuno qui pensa minimamente di mollare. Lo hanno dimostrato i sacerdoti che in condizioni precarie sono stati vicino alla gente assicurando le messe festive e l’assistenza spirituale, lo hanno dimostrato le parrocchie della città di Carpi con la loro carica di generosità accogliendo sfollati e distribuendo pasti. È la risposta dell’amore che ora attende, appena possibile, la risposta dell’organizzazione per cominciare ad affrontare un’emergenza che si prospetta lunga e complessa.
Questo numero di "Notizie" esce grazie alla disponibilità di un amico che ci ospita nel suo studio, grazie al coraggio di chi si è avventurato in redazione per recuperare qualche computer, grazie alla responsabilità che sentiamo verso i nostri lettori e verso la nostra comunità diocesana. Sarà anche un problema recapitare "Notizie" ma troveremo un rimedio, di sicuro sarà consultabile on-line sul sito della diocesi di Carpi. Il settimanale diocesano come strumento di unità e di comunione non può mancare in questi momenti dove siamo chiamati a stare uniti, a rinforzare legami e collaborazioni.
In una piccola cappella tra le colline di Subiaco anche lì c’è un Cristo senza braccia, l’hanno chiamata la "Chiesetta dell’Impegno": senza troppi giri di parole è quello che ci attende, tutti a ogni livello personale e collettivo, singoli e istituzioni. Il massimo impegno per ripartire, perché il desiderio autentico posto nel cuore di ognuno è solo uno: rinascere insieme. Tra i tanti contributi giornalistici pubblicati in questi giorni mi ha colpito l’intervista con il figlio di Giovannino Guareschi che ricordava un bel dialogo tra don Camillo e il "suo" Crocifisso. "Cosa ci resta da conservare?", chiede al Signore dopo l’alluvione che ha spazzato via tutto. Pronta la risposta: "Quello che conservano i contadini: il seme. Il nostro seme è la fede". È questa la forza di ogni rinascita.
Luigi Lamma, direttore del settimanale diocesano Notizie