Le convivenze
La stagione dell'individualismo, iniziata con la cultura illuministica, segna la grande
avventura dell'affrancamento della persona dalla società, e soprattutto dalla Stato
Ritengo che questo medesimo processo di emancipazione sia avvenuto; o stia avvenendo,
anche nei riguardi del matrimonio. Esso è quasi sempre considerato oggetto e non
soggetto. Che cosa significa questa affermazione? Si vuoi mettere in rilievo che la Chiesa
e la società hanno legiferato sul matrimonio, dando o imponendo leggi e regole come se
fosse una loro proprietà e quindi estromettendo gli sposi dalla loro nativa
responsabilità. Essi non sono mai diventati maggiorenni, cioè "soggetto" da
ascoltare e da consultare. Non è stato riconosciuto loro un potere decisionale, al di
dentro della loro esperienza, sui temi della sessualità, della contraccezione, delle
separazioni, dell'educazione alla fede dei figli, delle politiche familiari.
È evidente che quando si è considerati "oggetto" nasce la voglia di
liberarsi e di estraniarsi per recuperare e rivendicare la propria soggettività. Ma
allora la ricerca che porta a privatizzare il proprio amore è del tutto disdicevole? Non
può essere un "segno dei tempi"? Non può suggerire tra le righe che gli sposi
non accettano di essere strumenti e vogliono diventare responsabili delle proprie scelte?
Le convivenze coniugali contengono anche la denuncia di un modo scorretto di intervenire
della comunità che ha sottratto gli sposi ad una partecipazione personale e creativa. Non
aver rispettato la dignità e la soggettività degli sposi è forse la radice che ha
spinto alla privatizzazione del loro amore.
Se vogliamo quindi affrontare lealmente la realtà delle convivenze, dobbiamo cessare solo
di accusare ed incominciare anche ad accusarci, e soprattutto cercare di
individuare strade perché gli sposi diventino soggetto e siano, in quanto tali,
significativamente partecipi alla vita della comunità, e solo allora scopriranno il
significato dell'istituzione
Battista Borsato
Tratto da: Famiglia domani, Quaderni CPM, n.1 2011
Per conoscere la rivista:
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