ANGELI ACCANTO ALLA PIETRA

È difficile credere e annunciare la risurrezione perché "si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa i limiti della nostra ragione e richiede un atto di fede" (Benedetto XVI), per questo, come per le donne all'alba del primo giorno dopo il sabato, è fondamentale incontrare davanti ai nostri "sepolcri vuoti", un "angelo" che ci aiuti a vincere la paura, che ci ricordi le parole di speranza, che attraversi con noi il dolore, che ci apra gli occhi su un senso ulteriore, su una dimensione nuova e sulla possibilità di vivere da risorti.

Ripenso, a questo proposito, ad una nostra esperienza molto dolorosa: la morte di mio padre e un mio aborto al quarto mese di gravidanza. Due giorni prima della morte per infarto di mio papa, un esame ecografico aveva accertato la morte intrauterina del bambino che aspettavo. Davanti al corpo senza vita di papà, con in grembo un feto morto, mi sono sentita attraversare da un gelo paralizzante e distruttivo. Mi sono ritrovata con l'animo triste e buio. con lo sguardo vuoto e smarrito, con nel cuore una ferita che non guariva. Come credere nella risurrezione? Come tornare a sentirsi interiormente "viva"?…
Sono state le persone che avevo vicino: mio marito, mia mamma, i miei fratelli, i miei suoceri, gli amici, alcuni sacerdoti, mia figlia, anche se aveva solo cinque anni, gli "angeli" accanto alla pietra rotolata, che mi annunciavano, con il loro amore e la loro fede, una risurrezione già avvenuta.
Lentamente sono uscita dal gorgo nero dell'esperienza di morte inferiore e mi è parso di essere progredita nel cammino di fede, nella consapevolezza che la risurrezione di Gesù ha veramente "inaugurato una nuova dimensione dell'essere uomini" (Benedetto XVI), perché dal fondo di ogni situazione di morte o sofferenza si può sprigionare il canto dell'alleluia e la luce della vita.
Maria Cristina e Dario Golfi
Tratto da: Ascolto e Annuncio, supplemento a Settimana, n.12 del 25 marzo 2012