ESTER E MARIA
Nell'Antico Testamento non si parla di Maria in modo esplicito. Ma, alla luce del Nuovo Testamento, possiamo riconoscere in esso passi e figure che preconizzano la futura Madre del Signore. "Colui che è <<nato da donna>> (Gal 4,4)…, è stato, in certo modo, già concepito e portato in grembo dalle antiche <<madri di Israele>>, da tutte quelle donne che, nonostante la loro condizione di povertà e di debolezza, hanno avuto un ruolo determinante per la salvezza del popolo eletto e dell’intera umanità. I loro nomi brillano come perle preziose nelle pagine del testo sacro: sono Sara, Rebecca, Rachele, Myriam (la sorella di Mosè), Debora, Rut, Anna, Giuditta, Ester..." (A. M. Canopi).
Il libro di Ester, nella Bibbia ebraica, è l’ultimo delle Cinque Meghillòt, i "Rotoli"; l’ultimo perché i rotoli sono collocati nell’ordine con il quale vengono letti in Sinagoga nel corso dell’anno. Ma esso è noto come "la" Meghillà per eccellenza, per la sua immensa popolarità, la solennità che si dà alla sua pubblica lettura e il fatto che sia l’unico che venga ancora generalmente letto da un rotolo di pergamena.
Il racconto narra la storia di una giovane donna tra i deportati ebrei, Ester, che diventò regina della Persia nascondendo la propria origine ebraica. Il nome Ester è di origine babilonese, essendo il nome della dea Ishtar (più che dal persiano "stareh", "stella"). In ebraico è chiamata Hadassa, che significa "mirto". Quando il perfido ministro Amàn cercò di eliminare gli ebrei, la regina Ester intervenne presso il re anche a costo della sua vita e i responsabili della tentata "soluzione finale del problema ebraico" furono puniti. Gli ebrei furono autorizzati dal re a prendersi una rivalsa sui loro nemici, e da allora essi celebrano la festa di Purim, che letteralmente significa "sorti", per celebrare Dio che aveva ribaltato le sorti del suo popolo.
Ester, orfana e povera, ma fatta regina è figura di Israele, sposa di IHWH (Ez 16). Ma prefigura anche Maria, l’umile ragazza di Nazareth che diviene sposa di Dio (Lc 1,34-36). Dirà Maria: "Ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,48).
Nei libri dei Re, mentre non viene mai nominata la madre dei sovrani del Regno del Nord di Israele, grande risalto si dà alle madri dei sovrani del regno del Sud, quello di Giuda, quello della dinastia davidica da cui nascerà il Messia: la "Gebirah", ossia "la Potente", la "Grande Dama", la "Regina Madre", ha grande importanza a corte, e spesso affianca il re nelle sue decisioni. E’ qui il fondamento biblico del considerare Maria, madre del Messia, come Regina, come lo fu Ester.
Il persiano Serse I (486-465 a. C.), nella Bibbia chiamato Assuero, sconfitto dai greci nella battaglia navale di Salamina (480), viene consolato con un concorso di bellezza che avrebbe dovuto scegliere la "miss" che sarebbe diventata la nuova concubina reale dopo che il sovrano aveva eliminato la virtuosa regina Vasti, che si era rifiutata di partecipare a un’orgia di corte. Ester conquista immediatamente il sovrano con la sua bellezza. Nel racconto di Ester risuona il Cantico dei cantici, in cui il re si invaghisce della bellezza della Sulammita. Ma la bellezza di Ester richiama anche quella di Eva, la prima delle "madri" di Israele, che nella tradizione rabbinica era bellissima. La bellezza di Eva, perduta con il peccato, è riflessa anche in Sara la bellissima, in Abisag la Sunammita di Davide (1 Re 1,4), nella madre dei Maccabei, in Ester ma soprattutto nell’Israele fedele che nel giardino del Sinai accoglie la Torah. Maria, dirà Giustino (+165 circa), è la nuova Eva che, contrapponendosi al peccato della prima donna, con il suo "sì" è resa bellissima. Ai piedi del nuovo albero della vita, la Croce, sarà perciò costituita "madre" dei discepoli (Gv 19,25-27), e potrà, come Eva, esclamare: "Ho acquistato un uomo dal Signore" (Gen 4,1). Maria sarà quindi anche figura della Chiesa, che nasce dall'obbedienza, è fatta bella dallo Spirito, diventa sposa di Cristo. La liturgia cattolica usava il testo greco di Ester: "Questa legge non è per te" (Est 5,1) per celebrare l'Immacolata Concezione di Maria, immune dal peccato originale. Da questi paragoni nasce l’uso, specie nel canto popolare, di considerare Maria "bella qual sole: e le stelle più belle non son belle al par di te"; "dell’aurora tu sorgi più bella…"; "Immacolata, vergine bella!".
La vocazione è la chiamata di Dio nella storia di ciascuno. Dio ha un progetto su ognuno di noi. I nostri incontri, le nostre scelte, il cammino che abbiamo percorso finora non sono stati casuali. Dio per ciascuno di noi ha una particolare missione, qui e oggi (Is 55,10-11). E questa missione ha due caratteristiche. La prima è che è "per gli altri": la nostra vita ha sempre una destinazione comune, un riferimento agli altri, un'efficacia per tutti: siamo chiamati ad una solidarietà piena con i fratelli, non a salvarci da soli (Est 8,6). La seconda è che può richiedere sacrificio, esposizione di persona, fino alla propria vita, come Ester, che rischia la pena capitale per il suo ardire di presentarsi spontaneamente al re per perorare la causa del suo popolo. Così Maria legge la sua vita "per gli altri", e offre tutta la sua vita a Dio, accettando di diventare la "schiava di IHWH" (Lc 1,38), cioè la madre dello Schiavo ("ebed") di IHWH trafitto per i nostri peccati (Is 53,5): anche a lei una spada trafiggerà l’anima (Lc 2,35). Come diranno i Padri, è "l'Agnella che partorisce l'Agnello".
"Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio per una circostanza come questa?" (Ester 4,14), chiede il cugino Mardocheo ad Ester. La vocazione di Ester è molto "feriale", avviene nella quotidianità di una storia anche molto triste e ambigua. Il libro di Ester fu molto scandaloso per l’ebraismo e anche per alcuni Riformatori, perché non nomina mai Dio. Ma Dio agisce nella vita di ogni giorno: ci è chiesto solo di metterci completamente al suo servizio, come fecero Ester e Maria. "Le coincidenze possono rivelare la mano di Dio, ma, ancora una volta, le persone umane non possono saperlo con certezza. Tutto quello che possono è agire, nella speranza che la loro azione corrisponda al disegno e al proposito di Dio" (Crawford). Maria ci è d'esempio per una santità del quotidiano, quella santità che, come diceva Francesco di Sales, consiste nel "fare in modo straordinario le cose ordinarie", e che caratterizza la spiritualità di tanti nostri contemporanei, da Teresa di Lisieux a Charles de Foucauld. Ci dice infatti il Concilio: "Modello perfetto di vita spirituale e apostolica è la Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli, la quale, mentre viveva sulla terra la vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore" (Apostolicam Actuositatem, n. 4).
Nel libro di Ester, Dio pare assente, sembra che dorma, che sia insensibile al dramma del suo popolo. Anche Maria sperimenta il silenzio di Dio. E’ la donna della non comprensione: "Ma essi non comprendevano le sue parole" (Lc 2,50); "si stupivano delle cose che si dicevano di lui" (Lc 2,33); "al vederlo restavano stupiti" (Lc 2,48). Maria cammina nella fede: si fida di Dio e, anche lei, solo dopo la Pasqua di risurrezione comprenderà il senso di quelle parole.
La teologia del libro di Ester è una teologia di salvezza. Una salvezza divina non spettacolare e prodigiosa, ma incarnata nelle azioni degli uomini che Dio ama. Ester è figura della Vergine Maria, la regina che porta la salvezza a tutti gli uomini. Maria sarà la Madre del Salvatore (Lc 2,11), che viene nel nascondimento della mangiatoia di Betlemme. E come nel libro di Ester, per i prodigi compiuti da Dio, "molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei" (Est 8,17), così il Salvatore che nasce da Maria sarà "una grande gioia, che sarà di tutto il popolo" (Lc 2,10), "salvezza, preparata davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti" (Lc 2,30-32). E se Ester rovescia le "sorti" del popolo ebraico, Maria cambia le sorti dell’intera umanità, nel suo Figlio chiamata ormai alla vita stessa divina.
Ester, pur essendo la donna più nominata nella Bibbia, non è la donna che i Padri o i teologi hanno di più considerato come figura di Maria. Eppure, una lettura più frequente e approfondita del libro di Ester ci aiuterebbe a comprendere meglio quello che il Concilio Vaticano II ha detto di Maria e del suo ruolo di intercessione. Maria intercede per noi anzitutto mettendosi personalmente in gioco, obbedendo a Dio fino al dono della vita, senza tanti miracolismi di moda, ma solo fidandosi dell’ "adempimento della parola del Signore" (Lc 1,45). Nell’Anno della Fede, Ester e Maria ci sono esempi preziosi e luminosi.
Carlo Miglietta