I figli: una spesa o un guadagno?
"In Italia ancora prevale nella contabilità economica nazionale la cattiva abitudine di vedere nei figli un elemento di costo. Di equipararli a un bene di lusso, che solo i ricchi possono mettere al mondo perché sono gli unici a poterseli permettere". Stefano Zamagni, professore di Economia Politica all'università di Bologna, ironizza — ma non troppo — su un malcostume tutto italiano perché, ricorda, "all'estero quella per i figli è considerata una spesa non di consumo ma di investimento. Un figlio per una famiglia, e per la società tutta, è come un macchinario per un imprenditore. Per procurarselo bisogna mettere in bilancio un esborso iniziale, consapevoli che la spesa sarà compensata da un rendimento futuro. Il profitto. Cioè i ricavi che superano i costi. Ma se nell'impresa capitalistica — prosegue il professore — è l'imprenditore a intascare quel sovrappiù, con i figli è tutta la società a beneficiarne".
Insomma, generare la vita vince la crisi: il messaggio della Conferenza episcopale per la Giornata della vita è lungimirante e "anticipa quel che succederà in Italia. Con questo documento i vescovi — continua Zamagni — dimostrano di essere molto più avanti dei politici". C'è da sperarci che sia davvero un'anticipazione delle scelte future di una classe politica che alla famiglia dedica un'attenzione marginale. "Anticipa, certo. Sarà un passo obbligato invertire la rotta — conferma l'economista — perché come le imprese che smettono di investire e di innovare vanno fuori mercato e falliscono cosi va in fallimento una società che non punta sulla famiglia e sui figli".
Testo raccolto da Nicoletta Martinelli
Estratto da "Noi, genitori e figli", 27 gennaio 2013