di Nicoletta e Corrado Demarchi
Sono secoli che ci si interroga sul perché dell'inserimento del Cantico dei Cantici nel
canone dei libri biblici.
Questi 8 capitoli, 117 versetti, 1.250 parole dedicate all'amore più appassionato, sono
stati oggetto di discussione fin dal 90 d.C., quando, nel sinodo ebraico di Jahne, in una
movimentata assemblea, si decise favorevolmente per sua canonizzazione. Il rotolo del
Cantico viene letto nella festa di Pesah (Pasqua) ma non ha un ruolo centrale.
Nella liturgia cattolica, dopo la riforma conciliare, i soli tre brani del Cantico
presenti nelle letture sono collocati in un giorno feriale e, ancora oggi, i sacerdoti
scoraggiano i giovani che vorrebbero scegliere certi brani del Cantico quando si sposano.
Come interpretarlo?
La vicenda dei due amanti è stata interpretata nel tempo non solo come la storia
d'amore tra un uomo ed una donna, ma come una realtà più profonda, di grande significato
teologico. Per gli Ebrei è il rapporto di Israele (sposa) e di Jahvè (sposo) con le
varie tappe (esodo-terra promessa-esilio-ritorno).
Per i cristiani lo sposo è Cristo e la sposa la Chiesa, per i mariologi la sposa è
Maria; infine c'è un significato privatistico dove la sposa è l'anima e il testo parla
delle sue nozze spirituali con Dio.
Pur rispettando tutte queste interpretazioni, a noi piace molto più concretamente
guardarla come una raccolta di canti di amore tra un uomo ed una donna: essa esprime, con
grande semplicità e naturalezza, il calore della loro intimità e passione, vissute
audacemente, senza paure e vergogne.
Non viene nominato Dio (se non alla fine), ma si scorge l'infinita bellezza del Creatore
che ha scritto nel cuore dell'uomo e della donna questo amore sconfinato. Partendo dalla
nascita dell'amore stesso, travolgente e totalizzante, si arriva alla separazione dei due
innamorati che si cercano senza trovarsi, oppure si ritrovano per perdersi subito dopo,
passando dalla gioia alla disperazione, per giungere all'incontro ultimo dove la coppia si
unisce definitivamente.
Un testo al femminile
Più che una poesia, è una lettera d'amore dove la donna è la vera
protagonista, sicura di sé, esaltata nella sua femminilità, in un contesto storico in
cui viveva ai margini della società, trattata come un oggetto e non soggetto della vita.
L'amata canta la bellezza dell'amato e viceversa, contemplando e godendo del loro
incontro, dell'unione tra i due nel corpo, vivendo l'eros e la sessualità come dono, allo
stesso modo in cui Dio l'ha pensata e voluta.
Un dono, l'amore, sempre minacciato, mai stabile, che ha bisogno di ricerca e di tenerezza
vera che non è segno di debolezza, bensì di confidenza, attenzione, premura e rispetto
reciproco. Nel tempo attraversa momenti di incontro e di solitudine, di luce e oscurità,
di presenza e assenza.
Questo amore è ambientato in un paesaggio primaverile, dove esplode la bellezza,
l'entusiasmo e la gioia di vivere.
Questo intreccio tra amore e natura fa rifiorire entrambe: niente è indifferente a questo
amore, segno di Dio, ma in esso si intravede l'armonia originaria tra l'uomo e la donna,
so-gnata da Dio nella creazione.
Dallamore allAmore
Leggendo Il Cantico dei Cantici, siamo, infine, invitati a guardare all'amore
come ci suggerisce il cardinale Ravasi: "La cosa più mirabile che Dio abbia fatto,
la più misteriosa, la più affascinante è far sì che l'uomo sia capace di amare e di
amarlo. E allora noi chiudiamo il libro del Cantico dei Cantici e la stessa Bibbia con la
parola decisiva che Dio ha bisbigliato all'orecchio dell'uomo, AMORE".
di Renzo Bonetti
Nella pastorale familiare non ci si può fissare un obiettivo estrinseco alle Scritture;
infatti, l'unico obiettivo possibile è quello di rimettere al centro l'immagine della
coppia che il Signore ci ha offerto già dal momento della creazione e quindi restituire
splendore al posto specifico ed originale che egli ha voluto per la coppia e per la
famiglia nel piano della redenzione.
In altre parole ciò significa mettere in piena luce il dono di Dio alla coppia: il suo
essere sacramento.
La coppia "sacramento"
Tale originalità va riconosciuta e sviluppata sempre meglio perché, pur essendo
ormai un punto fermo della rilettura esegetico-teologica della Scrittura, non appartiene
ancora, nel suo più ampio spessore, al sapere del popolo cristiano. L'obiettivo di ogni
pastorale familiare è quindi ripristinare questo splendore antico.
D'altra parte però non possiamo nasconderci una divaricazione tra questo ideale
ecclesiale cosi alto e la realtà pastorale che spesso mostra un tessuto matrimoniale
faticoso e sfilacciato, connesso con una società dove il matrimonio e la famiglia
sembrano essere tenuti in sempre minor considerazione.
Perché allora non fare del Cantico la fonte principale della spiritualità per la vita di
coppia?
Il Cantico e la spiritualità di coppia
Il Cantico può davvero essere un momento forte della pastorale perché in esso
emerge con prepotenza la bellezza del progetto creativo di Dio. In principio "Dio
creò l'uomo a sua immagine... maschio e femmina li creò" dice il testo di Gen 1,27
e ciò che lì è germinato si mostra nel Cantico in fiore e frutto, ciò che lì è stato
concepito, si vede in questo secondo testo in azione, nell'espressione più piena della
sua bellezza.
Nel Cantico dei cantici possiamo scorgere tutto l'orizzonte d'amore che Dio ha scritto nel
cuore dell'uomo e della donna. Mentre dall'essere fatti ad imago Dei del testo della
Genesi dovremmo procedere, soltanto in base alla nostra esperienza, a ciò che conosciamo
del maschio e della femmina, il Cantico con parola rivelata ci svela chi è questo Dio
Amore, qual è il suo rapporto con l'umanità a partire dall'esperienza concreta di
quell'innamorato e di quell'innamorata, dal di dentro di un'esperienza di coppia che
diventa via alla conoscenza di Dio.
Un testo valido sempre
E si noti che questo vale per tutto l'arco di vita della coppia, in quanto si
può declinare con modalità particolari, a seconda del "ciclo di vita della
famiglia", come oggi si usa dire.
Vale infatti a cominciare dal fidanzamento, quando ne mette in luce la ricchezza e la
bellezza (si pensi ad esempio alla ricchezza con cui il Cantico illustra l'attesa e la
ricerca dell'amaro); il fidanzamento non è un'esperienza lontana da Dio, ma è
l'esperienza dell'essere fatti ad immagine di Dio.
Il matrimonio-sacramento pone poi la coppia nella condizione di essere in mezzo al mondo
immagine di Dio, al punto che la coppia è chiamata ad esprimere dentro la corporeità
dell'uomo e della donna l'iniziale imago Dei (e qui basti pensare ai riferimenti
erotici del Cantico). Ma anche per la famiglia il Cantico costituisce un richiamo a non
tralasciare il fondamento della coniugalità sbilanciandosi su quello della
genitorialità.
Ma qui sorge un problema: la proposta del Cantico dei cantici sembra an-dare
controcorrente rispetto allo stile ordinario della pastorale familiare.
Una proposta controcorrente
Perché? Tanto per cominciare per il semplice fatto che il testo non è
conosciuto se non per citazioni in circostanze particolari o se non per l'uso che ne è
stato fatto dai grandi mistici. Nella prassi della pastorale familiare il testo non è
conosciuto nella sua struttura, nel suo significato profondo, nella ricchezza che esso
può portare alla vita di coppia.
Una seconda remora all'utilizzo del Cantico dei Cantici è costituita dalla mentalità
dell'operatore pastorale odierno; anche quando tale operatore fosse passato dal
deprezzamento della sessualità - ereditato dall'Otto-cento bigotto e sessuofobico - alla
sua esaltazione naturalistica, spesso la sua mentalità è ancora inficiata da una
considerazione dicotomica tra sacro e profano (amore o sacro o profano; o sessualità o
spiritualità).
Il progetto di Dio nel Cantico
Ciò è ben lontano dal progetto di Dio espresso nel Cantico in cui coesistono
sia la dimensione dell'eros sia la dimensione dell'agàpe, sia la dimensione
dell'amore-sesso sia la dimensione dell'amore-spirito.
In altri termini, la sessualità è certamente stata segnata dall'egoismo del peccato
originale e porta in sé i segni di questa conseguenza, ma dobbiamo anche aggiungere che
questa umanità, maschile e femminile, è stata creata da Dio a sua immagine e
somiglianza.
La sessualità, infatti, prima di essere un dono utilizzato a scopi privati, personali ed
egoistici, e prima di essere qualcosa in cui lo spirito del male può giocare
costantemente, è un dono di Dio.
Non possiamo più disattendere il grido di dolore che viene dall'umanità ferita e
piagata: chi ha la carta vincente per guardare l'identità profonda, la bellezza della
sessualità, non è chi propone il libero uso del sesso, ma chi sa che la sessualità l'ha
creata Dio. Va riscoperta e riproposta allora dal cristianesimo la bellezza e la bontà
del rapporto amoroso.
La bellezza e la bontà dellamore
E proprio come le ombre si vedono solo se esiste la luce, noi cristiani non
potremo nemmeno capire e far capire il senso del peccato e dell'allontanamento dalla
verità, se noi non abbiamo riguadagnato questo punto di vista veritarivo più alto. La
prassi pastorale rischia ancora di guardare la sessualità solo dal punto di vista
dell'ombra; la fonte della luce sulla sessualità va accesa scoprendo sempre di più che
anche l'eros viene da Dio e aprendo sempre di più lo sguardo su come Dio l'ha sognato a
favore dell'umanità.
Essere testimoni
A questo punto sapremo spiegare e dire alla gente quali sono i rischi del vivere
la sessualità in modo non autentico e scorretto. Che cosa perde l'uomo vivendo male la
sessualità?
Perde se stesso, perché perde la bellezza originaria, perché perde la possibilità di
vivere in pienezza.
Ma è alla coppia cristiana che spetta mostrare la bellezza di questa sessualità vissuta
come dono, così come Dio lha creata.
Liberamente tratto dal libro dell'autore: Lezioni damore,
Queriniana 20093, p.9-16.
Di Gianfranco Ravasi
'Azzah kammawet 'ahabah: queste tre parole ebraiche della finale del Cantico -
forte come la morte è l'amore - possono diventare la sigla poetica, simbolica e
spirituale di questo gioiello letterario della Bibbia.
Dedicato a tutte le coppie
Un libro consacrato dall'amore e all'amore, un libro dedicato a Lei e a Lui,
l'eterna coppia che appare sulla faccia della terra ogni giorno, avvolta nella felicità
dell'amore.
Un libretto dedicato all'amore giovane, primaverile, presente non solo nella coppia bella
di due giovani ma anche nell'immutata e indistruttibile tenerezza di una coppia anziana
ancora innamorata, seduta sulla panchina di un parco cittadino davanti ai giochi liberi e
festosi dei bambini.
Un poemetto folgorante dedicato soprattutto alla femminilità, perché in esso la donna è
protagonista più dell'uomo nonostante il sedimentato maschismo dell'Oriente da cui
proviene. Un testo dedicato a liquidare tutte le ipocrisie, perché l'occhio del suo poeta
è puro e vede con passione lo splendore della natura, del corpo, dell'eros, del
sentimento, della tenerezza, della comunione, degli aromi, dei suoni, dei colori, delle
armonie.
Un frammento di infinito
Un inno continuo dedicato alla gioia di vivere: quando il cielo è spento dalle
nuvole - scriveva P. Claudel - la superficie del lago è piatta e metallica; quando brilla
il sole essa si trasforma in uno specchio mirabile delle tinte del cielo e della terra.
Così, infatti, è della vita dell'uomo quando s'accende l'amore: il panorama è sempre lo
stesso, il lavoro è sempre monotono o alienante, le città anonime e fredde, i giorni
identici l'uno all'altro; eppure l'amore tutto trasfigura ed allora si ama tutto e tutto
si vede con occhi diversi, perché l'uomo sa che alla sera incontrerà la sua donna.
Perché l'uomo credente sa che alla sera della vita incontrerà il suo Signore.
Un cantico supremo dedicato all'amore visto come frammento di infinito. Un messaggio
dedicato, quindi, a tutti coloro che attraverso l'amore incontrano l'uomo e il Dio che è
amore infinito.
Il Ct è, perciò, il libro di tutti gli uomini veri, autentici, che sanno amare. Ci
sembra abbastanza insensata la continua oscillazione che nella storia si è verificata
nella lettura del Ct: amore umano o amore divino? uomo o Dio?
Amore umano e divino
In esso un unico amore intreccia entrambe le possibilità. L'amore del Ct è
fieramente umano ma questo amore umano ha in sé un seme divino, è il paradigma per la
conoscenza del "Dio che è amore" (1Gv 4,8.16). L'amore è segno di infinito; il
punto di partenza del Ct è terrestre e umano ma aperto al teologico e al mistico.
Entriamo, perciò, in questo poemetto pieno di vita e di gioia.
Percorrendo questo fascicolo di versi, il lettore scoprirà soprattutto l'abbandono ad una
relazione intima e personale che è fatta tutta di io-tu/mio-tuo. I pronomi personali e
possessivi in queste pagine trionfano e il motto più emblematico diventa quello di 2,16:
" II mio amato è mio e io sono sua!". Questa perfetta intimità passa
attraverso tre livelli.
Sessualità, eros e agape
Il primo livello conosce la sessualità che è "molto buona", come si
dice nella Genesi (1,51), cioè creata da Dio e adatta all'uomo. Lutero giustamente
affermava che " corpus est de Deo ", il corpo viene da Dio.
Ma la sessualità da sola è cieca, fisica, animale. L'uomo può nel sesso intuire l'eros,
cioè il fascino della bellezza, l'estetica del corpo, l'armonia della creatura.
Ma con l'eros i due esseri restano ancora un po' "oggetto", esterni l'uno
all'altro. È solo con la terza tappa, quella dell'amore, che scatta la comunione piena
che illumina e trasfigura sessualità ed eros. Ed è solo l'uomo che può percorrere tutte
queste tappe giungendo alla perfezione dell'intimità e del dialogo.
In questo amore Dio stesso si insedia; questo amore totale umano diventa il simbolo reale,
anche se spesso appannato, dell'amore totale ed infinito di Dio.
Odio e amore
G. Krinetski nel suo commento (1981) dava del Ct questa definizione:
"Manuale della Rivelazione sull'affetto, sull'amore e sulla sessualità".
Non semplice manuale di educazione sentimentale ma testo della Rivelazione sulla
sessualità, sul sentimento e sull'amore.
L'odio fisico della violenza, l'odio erotico del sadismo e del dominio, l'odio interiore
della volontà e della decisione sono i tre livelli antitetici della frattura di quella
scala d'amore che prima abbiamo descritto. Questo triplice odio è il simbolo
dell'Anti-Dio e dell'Anti-Cristo. La Bibbia è spesso la constatazione amara dei successi
di questo odio e del relativo esilio di Dio.
Ma la Bibbia col Ct è la celebrazione del trionfo dell'amore e del ritorno di Dio accanto
alla sua creatura.
Lo dicono molto bene due testi degli antichi rabbini: "Quando Adamo peccò, Dio salì
al primo cielo allontanandosi dalla terra e dagli uomini. Quando peccò Caino, salì al
secondo cielo. Con la generazione di Enoc salì al terzo, con quella del diluvio al
quarto, con la generazione di Babele al quinto, con la schiavitù d'Egitto salì al sesto
cielo e al settimo cielo, l'ultimo e il più lontano dalla terra
Dio però ritornò
sulla terra il giorno in cui fu donato il Cantico ad Israele".
Il limite dellamore umano
Canto dell'intimità e della comunione d'amore, il Ct conosce, però, anche la
"finitudine" dell'amore umano, il suo silenzio. L'amore non cancella del tutto
il timore. Alcuni notturni che possiamo leggere nei cc. 3 e 5 esprimono intensamente
questa assenza.
Il Ct, poema dell'unità, conosce anche le pause delle fratture e dell'estraneità, anche
se l'ultima parola resta sempre quella della vittoria dell'amore sulla morte e sul
silenzio.
Identità e differenza
In questa linea possiamo sottolineare allora un'altra impressione immediata che
il Ct offrirà ai suoi lettori. La profonda identità tra i due, fatti carne della stessa
carne, vita della stessa vita, non deve però cancellare la ricchezza della loro
singolarità e della loro diversità anzi la deve esaltare.
L'amore vero non mortifica ma armonizza due esistenze in una sinfonia di vita e di voce.
È quello che vogliono dire i numerosi ritratti che i due innamorati disegnano l'uno
dell'altro.
Liberamente tratto dal libro dell'autore: Cantico
dei cantici, San Paolo 2004, p. 9-13.
di Paolo De Benedetti
Il Cantico è entrato nel canone della Bibbia ebraica intorno al 100 d.C. e non senza
discussioni. Una discussione non su aspetti marginali, ma sul suo contenuto: il fatto che
non vi si nomini o non sia rilevante la presenza esplicita di Dio. Da qui la domanda: è
un libro canonico o no?
Fu il grande Rabbì Aqiba che fece pesare la sua autorità a favore del Cantico
affermando: "Gli altri libri sono santi; ma il Cantico dei cantici è il Santo dei
Santi".
Oggi sull'origine del libro si può essere concordi, cioè che esso sia una raccolta di
canti d'amore, che un artista ha raccolto e ripreso, dandogli una sua impronta.
Come interpretarlo
Rabbì Aqiba, invece, era molto contrario a un uso del Cantico come fosse una
semplice raccolta di canti d'amore. La ragione che ha permesso a Rabbì Aqiba di stabilire
la canonicità del Cantico è stata la lettura allegorica. Ossia, mentre la più frequente
lettura ermeneutica rabbinica verso i libri della Bibbia era prima di tutto quella
letterale, il Cantico per lui fa eccezione: il Cantico, cioè, deve essere letto
allegoricamente. E questa sua idea è stata quella che poi ha fatto scuola, sia nel mondo
ebraico che in quello cristiano.
Una lettura per loggi
Per capirci meglio voglio sottoporre alla vostra attenzione lettura un libro di
H. Goliwitzer: a prima vista forse sconcertante. E' un libretto bellissimo.
L'autore non ha paura di dire che il Cantico è la celebrazione dell'eros; dell'eros tra
una ragazza e un ragazzo che almeno fino alla fine del Cantico non hanno alcuna intenzione
di fare le pubblicazioni matrimoniali. Ossia questo "sentiero dell'uomo nella
giovane" è nel Cantico presentato come uno dei grandi doni di Dio.
I Padri della Chiesa, i teologi medievali e, nei loro conventi, le suore, rapite nella
mistica estasi, riversando e ritrovando in quei canti la propria pietà religiosa, ma
anche la propria sessualità repressa e, nell'ambito protestante, il dialogo fra Dio e
l'anima credente, tutti costoro prendono il Cantico, in forma drammatica o in forma
lirica, come una vicenda d'amore fra Dio e qualcosa di umano sia Israele o la Chiesa.
Eros e amore
Credo che, anche senza averne coscienza, il primo a ridare un "corpo"
normale al Cantico sia stato Lutero. E Lutero diceva col suo linguaggio, che spesso
attirava le accuse di volgarità dagli umanisti del suo tempo: "Corpus est de
Deo", ossia il corpo viene da Dio.
Il nostro essere corporeo non è più lontano da Dio né inferiore; il nostro essere
spirituale non è più vicino a Dio. L'uno e l'altro costituiscono la nostra
creaturalità. Ambedue sono lontani da Dio per l'infinita distanza che separa la creatura
dal creatore. Ambedue sono ugualmente vicini a Dio.
La secolarizzazione (nel senso migliore del termine) si è mossa in questa prospettiva:
riappropriarsi del Cantico nella sua dimensione anche corporea e sessuale.
La grandezza del dono che Dio ci ha fatto mediante la moderna interpretazione
storico-critica della Scrittura, si manifesta nel modo più chiaro a proposito del
Cantico.
Difatti se qui si tratta effettivamente e semplicemente di amore sessuale umano, la
presenza di questo scritto nella Bibbia è una sfida alla Chiesa e ai cristiani a
stabilire finalmente un rapporto semplice e naturale con il sesso e con l'eros. E qui
"semplice e naturale" significa rallegrarsi che una tal cosa esista. Questo
piacere, che è una delle più belle e potenti sensazioni che esistano, è un magnifico
dono del Creatore. Guardate - dice la Bibbia - ascoltate questi due innamorati come si
rallegrano ciascuno per il corpo dell'altro, nella sua diversità; vedete come si
contemplano estasiati; nudi e scoperti dalla testa ai piedi, come anelano all'amplesso
notturno!
Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, senza vergogna, felicità del sesso: questo vuol dire
Egli li creò maschio e femmina. Come potreste cadere in errore al punto da considerare
tutto ciò come peccaminoso ed equiparare la sessualità all'immoralità?.
Amore e responsabilità
Goliwitzer, però, è un teologo con una responsabilità ecclesiale. Perciò non
vuoi lasciare equivoci. Aggiunge e precisa: "E solo imbarazzo ecclesiastico dire che
quei due sono marito e moglie; ma in realtà sono semplicemente due che si amano. Ma cosa
dobbiamo dire con questo? Che la Bibbia ignora il matrimonio; che la Bibbia esorta
all'amore libero? Che la Bibbia offre come esempio questi due che nei giorni del Cantico
si amano e che magari l'anno dopo non sono più insieme? Evidentemente no.
Anche questi giovani un domani saranno anziani e magari questa descrizione non si addice
più a essi. Questo godimento del corpo reciproco, che nel Cantico la Bibbia celebra come
un grande dono di Dio, non può essere continuato; deve essere posto sulla linea della
responsabilità. Uno e una che si amano liberamente e che si godono l'amore che viene da
Dio hanno però una responsabilità che proviene dal proprio corpo e dal corpo dell'altro.
Quindi il Cantico ha un secondo atto che nel Cantico non c'è.
Qual è questo secondo atto? Sarà forse che lui e lei si sposeranno e daranno origine a
una famiglia; oppure diventati anziani si circonderanno di attenzioni... oppure... Ma
questo non si è voluto dire esplicitamente nel libro.
II Cantico e Dio
Perché lui e lei si muovono in una dimensione in cui non si nomina Dio?
A questo proposito proponiamo una bella riflessione di Bonhoeffer "Che un uomo tra le
braccia di sua moglie debba bramare l'aldilà è, a essere indulgenti, mancanza di gusto e
comunque non la volontà di Dio".
E continua citando una frase del Qoèlet: "Tempo per amare, tempo per odiare, tempo
per vivere, tempo per morire, tempo per abbracciare e tempo per astenersi dagli abbracci.
C'è un tempo per ogni cosa...". Ci sarà anche un tempo in cui Dio mi farà nascere
il pensiero: "Voglio essere a casa"; cioè: passare all'altra vita. Ma nel
momento in cui due si amano devono solo pensare all'amore.
Ecco perché il Cantico dei cantici col suo tacere su Dio è profondamente teologico:
cioè mette in evidenza l'autonomia del mondo donato da Dio. Dio non è la chiave di ogni
azione del mondo. Lo è in un altro modo.
E che il Cantico taccia, cioè che la Bibbia non sia un libro pio, un libro devoto (per
usare un'espressione ancora di Bonhoeffer) questa è la grandezza della Bibbia.
Liberamente tratto da: Comunità di Caresto, Cantico
dei cantici, Lectio divina per gli sposi, EDB 2008, p.87-95.
Per il testo del Cantico dei cantici clicca qui!
8-MI BACI CON I BACI DELLA SUA BOCCA (Ct 1,1-4)di Patrizio Righero
Se c'è un libro della Bibbia carico di femminilità è certamente il Cantico. Tanto che
si potrebbe ipotizzarne la scrittura da parte di una donna. Mi piace pensare che la Bibbia
non sia stata scritta solo da uomini.
Gli adolescenti e lamore
Tanto per cominciare i primi versetti sono di "lei". E non a caso.
All'autore, sia esso maschile o femminile, non è sfuggito il primato della donna. In età
pre-adolescenziale è la ragazza la prima a sfiorare il mistero dell'amore. Il ragazzo ci
arriverà dopo, incuriosito e attratto per lo più dalla fisicità e dalla bellezza di
lei.
Il primo passo, anche solo nella fantasia del cuore, appartiene interamente a
"lei" che precorre i tempi ("trascinami con te, corriamo") in un
appello che non è ancora progetto ma già sogno. Il ragazzo resta, invece, avvinto dal
presente e dall'istante.
Anche il desiderio nasce palesemente e senza censure dalla voce di lei. Un desiderio non
mascherato né sublimato. Il bacio - il fatidico primo bacio! - non è sulla guancia. Si
tratta al contrario di un bacio appassionato, capace di coinvolgere tutti i sensi
("inebrianti sono i tuoi profumi") e di sconvolgerli ("migliore del vino è
il tuo amore").
D'altra parte non è un bacio fine a se stesso come potrebbe essere quello desiderato dal
ragazzo, quanto piuttosto un bacio strettamente connesso ad un volto, ad una persona, ad
un nome ("aroma che si spande è il tuo nome").
Ma c'è di più. Il bacio vissuto nella mente e a fior di labbra, il contatto che spaventa
e au-menta il desiderio, l'immagine di "lui" innesca dinamiche psicologiche
nuove, insospettate e difficilmente gestibili, come la gelosia ("le ra-gazze di te si
innamorano").
La fantasia vola e, pregustando una gioia mai sperimentata prima ("gioiremo e ci
rallegreremo"), si proietta fino alla realizzazione di un progetto di cui nemmeno lei
ha ben chiari i contorni. Le "sue stanze" non sono solo la soglia della
"prima volta", del rapporto sessuale appagante e soddisfacente, ma sono il
superamento della distanza, l'unione profonda di due vite e due corporeità fino ad ora
lontane e allontanate.
La poesia che ritma il Cantico è l'unica via percorribile dalla parola per dire questo
desiderio, per raccontare a "lei" e a "lui" la dinamica dell'amore. Si
racconta e non si spiega. Non qui.
Ed è questo il gradino educativo più difficile da affrontare con gli adolescenti sulle
tematiche affettive e sessuali. Il genitore\educatore, chiamato a superare questo gradino,
è inesorabilmente tentato dalla razionalizzazione. Ma l'adolescente domanda altro. E
raramente do-manda e offerta si incontrano alla prima occasione.
Gli adolescenti e gli adulti
La sfida è quella ermeneutica. L'adolescente ha bisogno che l'adulto lo aiuti a
leggere ciò che egli vive (talvolta in modo problematico) nella propria carne e nella
propria anima. Il fenomeno dell'innamoramento e del desiderio, la scoperta di un corpo
nuovo che grida esigenze nuove, lo scalpitare di un cuore che non si accontenta più
dell'amicizia esigono risposte di senso che da sole non possono arrivare.
Su questo passaggio il Cantico offre una chiave di lettura teologica contaminando i
linguaggi e i significati. Ma lo fa gradatamente, con la via poetica. Il messaggio è
compreso solo se scoperto da chi lo vive.
La domanda, posta talvolta in modo secco o infastidito, può suonare più o meno così:
"che cosa ha a che fare quello che provo e che vivo io con Dio?". La domanda non
ha, almeno per l'adolescente, una risposta univoca e puntuale. Costituisce piuttosto, se
espressa, l'inizio di un percorso di accompagnamento e di scoperta antropologica e
teologica.
La risposta sbagliata è certamente la delega o, peggio ancora, la rimozione.
Un percorso con i fidanzati
Più di dieci anni fa, con mia moglie, iniziammo nella diocesi di Pinerolo un
percorso per fidanzati a "lunga scadenza", cioè per giovani coppie in ricerca.
Ora è una prassi diffusa ma allora era un'iniziativa ancora piuttosto rara.
Una cosa che ci colpì fu il senso di sollievo per molti giovani nel potersi presentare
finalmente come coppia e di poter parlare e confrontarsi con altri. Per molti, che pure
venivano da famiglie credenti o dall'esperienza dell'oratorio e di gruppi
"impegnati", era la prima volta. Come pure, per molti di loro, la preghiera
insieme, cioè di coppia, si rivelò una sorprendente novità, capace non di alienare e
sublimare ma di estendere e approfondire il rapporto affettivo.
In alcuni percorsi, ancora oggi in circolazione nei testi e nella prassi, si tenta di
infilare Dio nella coppia come un cuneo. A martellate.
La via suggerita dal Cantico è esattamente quella opposta: nelle cellule del rapporto a
due, fin dal suo nascere, Dio si rivela come sorgente di amore. Occorre soltanto essere
disponibili a leggerne la presenza.
Per il testo del Cantico dei cantici clicca qui!
9-BRUNA SONO MA BELLA (Ct 1,5-8)di Paola Lazzarini*
Non è difficile riconoscere una donna innamorata perché diventa improvvisamente
bellissima, ha uno sguardo nuovo, una luce particolare e soprattutto una nuova
consapevolezza di sé: negli occhi dell'amato ha scoperto la propria bellezza ed ora non
può fare a meno di rifletterla.
Innamorate e belle
Misteriosamente anche le caratteristiche di sé che più la facevano sentire
inadeguata diventano accettabili ed anzi amabili, quel percorso spesso faticoso di
accettazione che aveva segnato in particolare la sua adolescenza diventa all'improvviso
leggero.
Non sarà sempre così, molte paure riemergeranno, così come le insicurezze, ma
nell'incanto dell'innamoramento per un istante tutto sembra possibile e questo è
fondamentale per compiere quel passo azzardato e pericoloso che è lasciar entrare qualcun
altro nella propria vita e nel proprio mondo interiore. E se quel passo è stato compiuto,
sarà sempre possibile in futuro (nei momenti più difficili) attingere alla poesia e alla
grazia speciale di quel momento sorgivo.
Sentirsi accolte
Le parole del Cantico ci descrivono con semplicità questo istante: la donna ha
visto il suo altro, l'ha riconosciuto e si è sentita riconosciuta, da questo nasce il
desiderio e la forza di mettersi in gioco così com'è, con tutta se stessa perché per la
prima volta si sente accolta completamente e perfettamente.
Non sempre questo momento si presenta immediatamente e con questa semplicità, spesso tra
l'incontro e l'abbandono all'amore si verificano alti e bassi che mettono a dura prova i
due innamorati ancora non certi di essere corrisposti. È il periodo del "tradursi
reciprocamente" ovvero quello che va dall'incontro alla dichiarazione (più o meno
esplicita) della volontà di en-trambi di stare insieme, in questa fase si sviluppa
l'attenzione maniacale ai particolari, il "se non chiama entro dieci minuti significa
che non gli interesso", "se mi ha guardato in quel modo significa che vorrebbe
uscire con me", eccetera
Accettare i rischi dellamore
In questo gioco appassionante e a volte snervante si condensa idealmente tutta la
fatica dei due sessi nel tradurre i rispettivi segnali. Per una persona poco abituata e,
magari, poco sicura di sé, questo rituale non codificato è fonte di vera difficoltà e a
volte prostrazione. Mentre il cuore sarebbe desideroso di offrirsi, il timore del rifiuto
spinge nell'angolo e ogni gesto diventa metro di giudizio, non sulla situazione, bensì su
di sé. Però va detto che, per quanto ci si affanni ad interpretare i segnali dell'altro,
in queste situazioni ciò che è davvero determinante è la disposizione a correre il
rischio di venire respinti, che è il rischio di affrontare la vita con tutto ciò che
comporta.
Come sopportare questo rischio? Innanzitutto pensando che se anche l'altra persona è
interessata a noi, ciò non significa che sentirà e si comporterà nel modo in cui noi
stessi reagiamo, sentiamo, e ci comportiamo. In secondo luogo riconoscendo che "vale
la pena" correre quel rischio, nel senso letterale che è "una pena che
vale": ben lungi dai giochi della seduzione proposti dai media, il rischio di
innamorarsi è una cosa serissima che impegna tutto noi stessi e comporta fatica e a volte
anche sofferenza.
Diventare dono
Per questo è così difficile interpretare i segnali e per questo è importante
ri-cordare che anche, mentre si desidera donarsi all'altro senza riserve, occorre non
perdere di vista il proprio valore intrinseco (siamo "brune ma belle" anche
indipendentemente dall'altro), invece a volte si accorda all'altro il potere (che egli
esercita in maniera totalmente inconsapevole) di dirci, con il suo sceglierci o meno, se
valiamo come donne e uomini. E questo non è giusto.
Al tempo stesso, però, è solo nell'incontro pieno, nel "trovarsi e scegliersi"
che la nostra e sua bellezza matura perché smette di essere una proprietà e diventa un
dono.
Quando tutto ciò che siamo diventa offerta all'altro nel cammino da percorrere insieme,
allora possiamo essere certi di essere entrati nello spirito del Cantico e di poter
diventare, come i due amanti di allora, un unico canto d'amore.
* Dell'autrice vedi anche: Single di Dio, Le brave ragazze vanno in paradiso... da sole?
Effatà Editrice, Cantalupa (TO) 2010.
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10-ALLA SUA OMBRA MI SIEDO (Ct 1,9-2,7)di Nicoletta e Davide Oreglia
Il dialogo dei corpi nella nostra coppia coniugale è un atto sacro. Un dono fatto da Dio
alla coppia perché sperimenti in terra un frammento dell'amore di Dio che cerca l'uomo
con tutto se stesso e desidera incontrarlo in tutto il suo essere, corpo compreso.
Amarsi è un atto sacro
Dire che si tratta di un atto sacro è rendere giustizia al piacere che i
co-niugi provano, sottolineare che si tratta di una dimensione molto importante. Dio ha
creato tutto, il maschio e la femmina e già nel giardino di Eden aveva visto che la loro
unione era cosa molto buona . Non perché l'uomo non abbia dignità da solo, ma perché
alla coppia uomo e donna ha affidato il compito di essere segno, immagine di Lui nel
mondo.
Questa immagine quando c'è?
Quando i due pregano insieme, quando dialogano, quando si prendono cura l'uno dell'altra e
insieme dei fratelli, ma c'è anche un modo specialissimo in cui la coppia realizza questa
immagine ed è quando i due fanno l'amore vivendo in pienezza il dono di sé. Una pienezza
che contempla anche il piacere del dono reciproco.
Il talamo nuziale dovrebbe divenire luogo di unione fra di noi nel quale celebriamo il
nostro amore, rinvigoriamo l'intimità, facciamo pace, chiediamo il dono di un figlio, ci
sosteniamo in un momento di fatica e insieme lodiamo Dio per la bellezza dell'unione
fisica che c'è fra di noi.
Prendersi cura del proprio corpo per essere "più bello/a" e piacere
all'altro/a, non diventa allora una forma di edonismo o vanità personale, bensì un modo
che contribuisce ad esprimere l'amore e realizzare il dono totale di me all'altro.
Il guardarsi, l'accarezzarsi, lo stare fisicamente vicini quando parliamo di noi, ci
testimoniano come il corpo sia mezzo di conoscenza e comunicazione reciproca fondamentale.
A maggior ragione l'unione fisica degli sposi deve essere luogo in cui comunichiamo noi
stessi all'altro nella più totale donazione, dando gloria a Dio che ha voluto l'atto
sessuale splendido nella sua forza e passione.
La dimensione del piacere
A questo proposito ci pare importante sottolineare come l'orgasmo, pur essendo
uno dei doni collegati al piacere di donarsi e accogliersi, non costituisce la sola
dimensione del piacere.
C'è una dimensione nella nostra coppia che dà senso al piacere vissuto assieme. È un
po' come la cassa armonica al nostro orgasmo. Questa cassa armonica non è fatta di
posizioni strane, di chissà quale ausilio da porno-ero-shop.
È la capacità di tenere unita la nostra coppia aumentando l'intimità fra di noi
mantenendo viva la storia fra di noi, alimentando il legame che ci unisce... Il dirsi ciò
che piace, tanto per incominciare, senza pretese, ma come dono che si fa all'altro per
avere sempre più la possibilità di essere vicini. Ascoltare anche da lui o lei ciò che
si aspetta dal nostro "stare uniti". Soste-nersi quando si attraversano momenti
di fatica e poi saper trovare il vero metro di misura della nostra relazione: la nostra
coppia e nessun altro presunto modello.
La cultura porno soft che è entrata nel nostro immaginario ha infatti riempito anche le
nostre fantasie mettendo tutti noi in competizione con modelli di unione sessuale che sono
finti e dannosi. Pensiamo alla mitologia delle posizioni, del numero delle prestazioni,
della durata delle stesse e poi del fatto che sempre si da per scontato che solo se
entrambi raggiungono l'orgasmo (sempre in contemporanea!) si può dire che il rapporto è
andato a buon fine.
Cosa conta davvero
È il momento di iniziare a dire che è il legame ciò che dà qualità
all'unione fisica e non il contrario. È la storia che io costruisco con te a rendere
speciale il nostro incontro. È l'intimità che raggiungiamo, cioè la comunione di cuore,
anima, spirito, che amplifica il piacere del nostro orgasmo. E dirsi con sincerità che a
volte ci siamo sentiti molto vicini, uniti in modo profondo e speciale proprio
quando
. la ciambella non è uscita con il buco, per vari motivi, di salute, di
fatica o di preoccupazioni fuori e dentro noi. Che bello vedere e sentire che l'altro ti
cerca per dirti che ha desiderio di te anche se sa che non sarà forse l'orgasmo a
chiudere quell'incontro.
L'intesa fisica si costruisce ogni giorno. Sappiamo che fra di noi il dialogo ha bisogno
di continue attenzioni e che la nostra preghiera di coppia deve essere curata
costantemente; se vogliamo incontrarci e unirci profondamente quando facciamo l'amore
dobbiamo riservare molte attenzioni e cure anche alla nostra vita sessuale.
Ma non si tratta dello sterile andare a caccia di novità esteriori e superficiali che
possono dare il brivido dell'inedito, ma poi ci lasciano distanti e indifferenti l'uno
all'altra. A noi è chiesto di vivere il rapporto sessuale nella profonda verità dei tre
aspetti che esso porta in sé: l'aspetto unitivo, quello procreativo e quello ludico.
Laspetto unitivo
Attraverso il dono del corpo io dono all'altro tutta la mia persona per dirle
quanto la amo, quanto voglio il suo bene, quanto desidero essere "uno" con lei
per farla più bella e per ritrovare completamente me stesso. Donarsi totalmente non è
facile perché istintivamente ognuno tende a prendere per sé. Per questo dobbiamo
"vegliare" ed allenarci per vivere bene l'aspetto unitivo valorizzando tutti i
momenti della giornata nei quali siamo in contatto con il nostro coniuge: l'amore non si
crea in camera da letto! Non diventiamo una caro con la semplice unione fisica se
non siamo stati capaci di donarci e accoglierci durante il resto della giornata.
Laspetto procreativo
Strutturalmente i gesti che uniscono un uomo e una donna sono gesti aperti alla
vita. L'atto sessuale è fonte di fecondità. Una fecondità fisica, pro-creativa che può
dare origine ad una vita eterna per conto di Dio, e una fecondità spirituale, (che non
vuol dire astratta o meno reale) che aiuta la maturazione della persona, che dà vita al
nostro coniuge.
Laspetto ludico
L'atto sessuale è un atto gioioso. Di più, per noi sposi è l'atto
perfettamente gioioso, perché coinvolge totalmente la nostra persona: non solo il nostro
corpo, non solo i nostri sentimenti, non solo la nostra intelligenza. Tutta la nostra
persona è nella gioia. È una conseguenza della donazione totale. Cercare il piacere per
se stesso non sarebbe vivere da persona, ma vorrebbe dire rimanere al livello
"animale" di soddisfazione di un bisogno.
Dio invita gli sposi a "sincronizzare palpiti di amore umano con palpiti di amore
divino
, donazione fisica e donazione spirituale, profumo di castità e caste licenze
e piaceri nuziali" (padre Mauri).
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11-MOSTRAMI IL TUO VISO (Ct 2,8-17) L'amore è così: primavera e inverno, notte e giorno, luce e tenebre, lontananza e unità profonda.di Elena e Giuliano
Il primo poema del Cantico è il racconto dell'incontro, tanto desiderato, tanto ricercato
e finalmente realizzato, di un rapporto tra uomo e donna a livello fisico, di un rapporto
di comunione a livello sessuale. Ecco ora, col secondo poema, il racconto di una
lontananza. Il Cantico dei Cantici dice che così è l'amore: è primavera e inverno,
notte e giorno, luce e tenebre, lontananza e unità profonda. L'assenza e il grigiore
della solitudine è solamente il preludio per un nuovo incontro.
Non è possibile in-contrarsi davvero se prima non c'è stato un allontanamento; non è
possibile riscoprirsi se non c'è stato prima un perdersi.
Scorrendo questi versetti ci si sorprende dall'incalzare dei verbi che esprimono
movimento, potrebbero esprimere distrazione e superficialità ("arriva / salta /
corre / spia /
") per poi arrivare ad una conclusione a sorpresa: "Andiamo,
amica mia, mia bella, vieni". Nel testo ebraico "va verso te stessa".
È un invito a liberarsi ma non per sfarfallare di esperienza in esperienza ben-sì per
entrare in sé stessi e scoprirsi.
Un amore che libera
L'amore vero è dare all'altro la capacità di andare verso sé stesso, di
incontrare sé stesso. L'amore vero non dice: "Tu devi venire verso di me".
Invece la realtà più profonda dell'amore è che l'altro possa sentirsi libero di fare il
cammino che vuole, che non è assecondare il capriccio, sarebbe una forma subdola di
schiavitù, ma conoscersi nell'intimo e capire i propri valori, esprimere le proprie
potenzialità. Ossia è un amore che libera.
Sotto questa luce ora si capisce il correre del cerbiatto, il saltare della gazzella, il
volo della colomba perché è lo spirito della persona che libra nell'aria del cielo.
Nel cammino a due è importante in qualche occasione fare l'esperienza dell'amore senza di
lui, senza di lei: solo allora è possibile l'inizio del dialogo. Deve trovare in sé
stesso la forza per uscire dalla propria prigione, non per andare sotto un altro padrone,
non per diventare padrone di un altro, ma per liberarsi appunto "come colomba".
L'amore o cambia, trasforma, rende possibile un passaggio, una trasformazione, altrimenti
non è amore. Molte volte l'amore tra due persone è perché l'altro mi aiuta a realizzare
quello che io sono, a rimanere quello che io sono, e io aiuto l'altro ad adagiarsi in
quello che egli è: questo rischia di essere l'incontro tra due egoismi. L'amore dà la
spinta per fare un cammino di liberazione, per andare verso sé stessi e liberarci dalle
chiusure.
Le piccole volpi
L'amore è la scoperta della propria identità. Chi sei? L'amore mi fa
continuamente da specchio perché io possa scoprire chi sono, è un risveglio su sé
stessi perché siamo come ad-dormentati, drogati. Amore è farsi de-stare al proprio
destino uscendo dalla paura dei propri limiti, specie da quelli che facciamo fatica ad
accettare.
"È finito l'inverno [
] già spuntano i fiori". Si tratta di rinascere, di
risbocciare nell'anima per fare il vero passaggio all'altra sponda del mar Rosso e
spezzare troppi legami personali, amicali e familiari opprimenti e iperprotettivi.
L'immagine delle piccole volpi richiama qualcosa che può distruggere un'esperienza
preziosa, grande. La volpe è qualsiasi altra persona o cosa che disturbi l'esperienza
profonda della serenità e della libertà interiore, che voglia portarci a fare altre
cose, altre esperienze. Quando ti sei abbandonato all'amore e alla libertà, allora
"Il mio diletto è per me, come io sono per lui".
Ognuno può prendere la sua strada ed andare dove vuole; la vita lo porterà a trascorrere
in tempi e in luoghi che possono distrarre ma si porterà sempre con sé l'amato/a.
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12-Lho cercato ma non lho trovato (Ct 3,1-5)di Antonella e Renato Durante
In questo momento del nostro cammino di famiglia le nostre figlie adolescenti vivono le
loro prime esperienze: cotte, amici, sorrisi, batticuori, sguardi sfuggenti ma intensi,
sbalzi d'umore...
Questo ci fa ricordare che il nostro amore di coppia parte da lontano, muove i suoi primi
passi silenziosamente nella nostra giovinezza, prima di diventare "adulto". Ci
fa riscoprire anche la forza di questo testo.
Le bellissime espressioni poetiche con cui si descrive la storia, sono cariche di quella
forza della vita e per la vita che è l'amore per l'amata o l'amato.
Tutto sembra possibile, anzi lo deve essere. Nessun ostacolo, niente può impedire
l'incontro di questi due individui, tutto "core"...
Non trovare più laltro
La sensibilità della protagonista (non a caso la donna) pone al centro la
ricerca dell'amato e, prima ancora, il vuoto che lui ha lasciato.
Si è svegliata e non ha ritrovato il suo amato là dove l'aveva lasciato poco prima.
Capita anche a noi di accorgerci che non troviamo l'altro dove pensavamo fosse: è
cambiato, non è più quello di prima, stentiamo anche a riconoscerlo.
Vivere l'esperienza di coppia è non perdersi di vista, cercarci per condividere e
camminare insieme.
È l'amore che ci fa inseguire l'amato, è l'amore che ci tiene in contatto e ci fa
muovere verso gli altri. Anzi è il desiderio dell'altro, la sua nostalgia: è solo il
desiderio che mi fa fare l'esperienza del fatto di non bastare a me stesso, di cercare
l'altro da me.
Il desiderio intenso dell'altro vince le distanze che separano gli individui, rendendoli
una cosa sola.
Il fatto che non te lo ritrovi accanto, te lo fa ricercare e trovare diverso e nuovo ogni
volta.
Nel rapporto di coppia c'è un equilibrio dinamico, un cercarsi sempre, uno scoprirsi
nuovi. Il tempo non attenua il desiderio ma arricchisce la condivisione che cerca vie
profonde, consonanze non solo dei corpi.
Oltre il privato
L'amata esce di casa in cerca di lui e va in giro per la città, chiede alle
guardie.
Questo uscire, spinti quasi dalla disperazione e incoscienti dei pericoli, ci porta a dire
che la relazione di amore diventa pubblica e acquisisce una realtà nuova: testimonia che
la città stessa potrà avere un futuro, la città potrà godere del tempo che verrà,
delle gioie e del frutto dell'amore dei due.
Attraverso i due continua quell'opera creativa partita da Dio che dà un senso al tempo,
trasformandolo in tempo di speranza con il mistero della nascita dei figli.
L'essere pubblico dell'amore chiede stabilità, un impegno ad essere fedeli l'uno
all'altro. La fedeltà può esistere solo se non ci si blocca all'immagine di lui e di
lei, che nell'innamoramento abbiamo idealizzato, ma segue i passi e i cambiamenti delle
persone, che altrimenti stenterebbero a riconoscersi dopo anni, magari quando i figli
diventano grandi.
Uscire di casa
All'inizio i fidanzati spariscono dalla circolazione, la dimensione della coppia
annulla il mondo che li circonda; ma l'amore cresce, non si ferma, e quello stesso
desiderio che li unisce trova la pienezza e la felicità quando profuma di sè, con la sua
positività, tutta la realtà che li circonda.
La natura dell'Amore è quella di essere senza misura, straripante, incontenibile e
sfacciato. Chiede perciò ai due amanti di assumersi la responsabilità nei confronti
della vita e della città, per quanto l'amore li spinge a fare.
Tale è la loro forza che nessuno rimane indifferente (il gossip in qualche maniera lo
segnala, anche se tutto rimane irrimediabilmente in superficie). Perché?
Perché rappresenta la speranza di futuro che si accende nel volto di ogni uomo che ha
fatto l'esperienza di essere amato e di essere amante.
La forza della comunione
Questa forza trascina tutti, primi fra tutti gli amanti.
La loro presenza parla della loro relazione, senza di essa niente può esistere. La
temporanea assenza aumenta l'attesa, delinea la figura dell'amato/a nei pensieri
dell'altro. Il pensiero dell'altro lavora dentro all'animo sino a sperimentare che il
proprio bene sta tutto nel favorire il bene dell'altro. Infatti ogni cosa che turba uno
dei due, rattrista e impegna entrambi.
I due sperimentano la forza di essere in "due" (la comunione), costruendo una
relazione profonda che si alimenta nel dialogo, nell'intimità e nella condivisione della
propria vita. É questa la vera forza che regge le coppie nella fatica di affrontare le
sfide e i costi di un amore che non può rimanere chiuso tra le mura della nostra casa.
Pena la sua fine.
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13-GUARDATE IL RE SALOMONE (Ct 3,6-11)di Céline e Paolo Albert
A distanza di tanti anni il giorno del nostro matrimonio resta una pietra miliare nella
nostra storia. Non è tanto il giorno in sé, la chiesa, il ricevimento, gli amici... ma
è stato lì che abbiamo cominciato a vivere; la mia, la sua vita hanno preso una
direzione definitiva, deciso un programma, accolto una vocazione.
"Giorno di letizia nel suo cuore"
Allora eravamo tutti e due ben lontani dal capire bene cosa facevamo; c'era
un'intenzione ferma che fosse una scelta l'uno per l'altra "per sempre", ma più
fondata su una tradizione, sull'esempio dei padri, sulle famiglie di origine che allora
erano vere famiglie.
I fidanzati oggi non sempre hanno questa base di partenza o, comunque, questa base non ha
più la forza di 40 anni fa, ma quando vengono al "corso prematrimoniale" hanno
fatto anche loro una scelta importante di vita: lui/lei sono la scelta definitiva, almeno
in quel momento.
"Perché ecco l'inverno è passato è cessata la pioggia, se ne è
andata"
Accanto a te il mondo è più bello. Un tempo solo per noi, solo per consegnarci
di nuovo all'emozione di una vicinanza disinteressata. È il mio essere con te che da
senso alla mia vita.
Dire che è coscienza di ciò che è il matrimonio cristiano sarebbe troppo, ma è una
buona partenza. La vita qualche volta ci aiuterà a capire meglio, a dare radici più
profonde, a rivelarci il senso, la gioia di una scelta che si rinnova con gli anni.
Il passo più difficile è passare da: "essere fatti un per l'altra", "tu
sei destinata/o a me" all'amore che vede la sua "bellezza", e di essa si
alimenta.
Vedere la bellezza dell'altro, superare l'esigenza umana ma distruttiva di misurare
l'altro, il figlio, la vita a due... sulla base della soddisfazione per me.
La primavera del Cantico porta alla rinascita mia e sua in una dimensione nuova, dove la
parola sacrificio non misura più bene la realtà di ciò che mi è chiesto.
Forse il sacrificio c'è anche, è vero che rinuncio a qualcosa di mio, ma superato, che
deve riposizionarsi in un rapporto in cui la felicità nasce dall'essere felici insieme,
in cui "la paga" è vedere che riesco a farle brillare gli occhi.
Le vicende della vita ci hanno concesso di restare l'uno accanto all'altra per lunghi
anni.
Guardando indietro ci rendiamo conto che questo vivere insieme come fisico e spirito è il
risultato di tante scelte fatte al momento opportuno, senza troppa fatica, ma
determinanti.
La più ovvia per un uomo è gestire gli sguardi: guardare la moglie con tenerezza,
affetto e lasciare la donna di passaggio che attira e potrebbe piacere. Lo Spirito è
sempre stato un buon suggeritore, gli abbiamo sempre chiesto di tenere vivo in noi il
desiderio, l'altro/a ci sarebbe mancato troppo.
Negli anni abbiamo avuto la fortuna di poter approfondire il sentimento con gli occhi
della fede, una lenta ma costante opera di maturazione, di consapevolezza con l'aiuto di
altre famiglie, dei sacerdoti che avevamo scelto di avere vicino.
"Guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre il giorno
delle nozze"
La corona posta sul capo del re, dello sposo, è per sempre. L'incoronazione che
viene dalla madre richiama la generazione del figlio a cui essa rinuncia per donarlo alla
sposa, alla nuova famiglia.
Per noi, figli di famiglie numerose, è stato più facile, era scontato che fossimo donati
a formare un'altra famiglia. Più volte negli incontri con i fidanzati è emersa la
domanda: "ma se lui/lei cambia?". "Come si fa oggi ad impegnarsi per tutta
la vita, cosa mi garantisce...".
La relazione coniugale qualche volta viene valutata come una forma di contratto tipo:
"la mia ditta fa affari con te fino a quando non troverò di meglio". E se trovo
un'occasione migliore che sembra essere quella della mia vita?
C'è anche chi si congela: "ormai l'ho sposata/o
". Ma che per sempre
è?
La definitività della scelta introduce ad un salto di qualità, rende capaci i coniugi di
comunicare in modo nuovo. Il "per sempre" che mette a nudo la totalità della
persona, l'una di fronte all'altra, senza più calcoli e residui, con tutti i limiti e le
povertà dell'altra fa esplodere tutte le risorse nascoste di ciascun coniuge.
A partire dalle nozze ciascuno ha interesse a lavorare per il matrimonio, ad investire i
propri talenti scoprendo che è dal ben-essere dell'altro che deriva il mio.
La definitività dunque conduce a scoprire la fedeltà come il sentiero in cui si realizza
la libertà. La mia vita di coppia è una parola d'Amore detta da Dio alla Chiesa ed
all'umanità.
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14-Latte e miele sotto la tua lingua (Ct 4,1-5,1)di Mariarosa e Franco Fauda
Nella nostra vita matrimoniale e cristiana non c'è nulla di così immediato che il
rievocare le parole antiche racchiuse nel versetto 11b del capitolo quarto del Cantico dei
Cantici: "C'è latte e miele sotto la tua lingua
".
Parlo di immediatezza perché il linguaggio è inequivocabile, parla ai sensi di ognuno,
su questo possiamo fondare altri ragionamenti spirituali e di parallelismo tra la nostra
vocazione e quella verginale dei consacrati, tra noi sposi e il Creatore che ci ha fatto
incontrare ed ha permesso che il nostro amore potesse incarnarsi, così come Lui ha dovuto
rendersi visibile, palpabile, udibile, in una parola essere un vero uomo per essere un
vero Dio.
Corpo e anima
Noi sposi ben conosciamo le nostre piccole e grandi gioie del trovarsi in una
intimità che non sempre è un amplesso, può essere una carezza o un bacio, come proposto
dal versetto sopracitato, oppure un sorriso in cui la complicità del corpo fa da
contraltare al sentimento più profondo e sincero che l'uomo abbia mai sperimentato:
l'Amore con la A maiuscola.
In effetti la nostra corporeità non è mai scissa dalla nostra spiritualità né dalla
nostra anima, è un tutt'uno: col corpo. Abbiamo senz'altro le percezioni dei quattro
sensi: vediamo l'altro per quello che è, sentiamo la sua voce, tocchiamo il suo corpo,
gustiamo il suo sapore; ma abbiamo anche delle percezioni spirituali mediate dall'Amore.
Infatti vediamo il coniuge per quello che può diventare, sentiamo il suo silenzio carico
di messaggi, siano essi positivi o negativi, percepiamo la sua gioia o il suo star male,
sappiamo intercettare tutti i segnali non verbali che l'altro ci comunica.
Con la nostra anima viviamo l'esperienza della nostra vita, da due singole persone veniamo
a costituire con la Fede una sola testimonianza. È la relazione che sappiamo creare tra
noi che incarna la nostra vocazione di sposi cristiani, facendo vivere in noi, sulla
nostra pelle, il comandamento nuovo espresso nel Vangelo di Giovanni: "amatevi l'un
l'altro
da questo sapranno che siete miei discepoli" (Gv13,34-35). È
un'esperienza che va oltre il tempo che ci è concesso di vivere insieme.
Una sola vocazione
L'Amore che ogni coppia conosce è fatto di donazione, non di possesso, di
apertura al prossimo, non di egocentrismo sfrenato, di fedeltà reciproca, non di
tradimenti o menzogne.
Per questo non è sbagliato confrontarsi con l'altra vocazione ecclesiale: quella dei
sacerdoti, delle suore o dei consacrati. Anche loro sono chiamati col loro corpo
all'intimità con Dio; con Lui e con la Chie-sa si realizza la loro vocazione fatta di
donazione alla comunità o all'assoluto, di apertura al prossimo fino ad atti di vero
eroismo, di fedeltà alla chiamata del Signore che li vuole totalmente al Suo servizio
nella verità del messaggio, della buona novella, in una parola del Vangelo.
In fin dei conti tutti insieme formiamo la Chiesa, come Gesù l'ha voluta, per questo le
due vocazioni si fondono negli intenti e nella testimonianza.
Al giorno d'oggi c'è fame di veri cristiani che col loro esempio incarnino la Parola,
essendo sposi e vivendo come tali i valori che troviamo nell'antico e nel nuovo
Testamento: il Cantico dei Cantici è attuale ora come migliaia di anni or sono;
lasciamoci pervadere dalle parole così poetiche di questo antico Libro, ma non fermiamoci
alla superficie del testo.
Dio e la nostra coppia
Cerchiamo per ogni sposo il significato recondito che quel bacio appassionato
significa: può suggerire di godere dei doni di Dio, considerando il coniuge come il dono
più prezioso che il Creatore potesse farci, rendendo a Lui una bella testimonianza di
lode. Oppure la fatica che il Signore ha dovuto fare per convertirci, e quel bacio è un
nettare di dolcezza voluto da Lui che prende possesso della nostra coscienza, della nostra
anima e del nostro corpo. Per cui il latte e miele viene vissuto come lenitivo, come un
balsamo capace di colmare una profonda ferita e di sconfiggere il male ed il dolore,
specie dopo la scomparsa del coniuge o di un figlio.
Noi percepiamo il nostro amore come quel sentimento puro incarnato nei gesti comuni di
tutti i giorni: il caffè portato al marito o alla moglie non per dovere ma per piacere,
l'ascolto empatico dei problemi lavorativi dell'altro, la gioia nel condividere una futura
nascita ecc.
Ci sarebbero milioni di esempi per tante quante sono le coppie innamorate. Per cui la
presenza del Signore si svela nell'intimo della nostra relazione attraverso un gesto
comune come un bacio che viene fatto dal coniuge ma è mediato consapevolmente o meno
anche da Dio.
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15-IL MIO DILETTO ERA SCOMPARSO (Ct 5,2-6,3)di Stefania e Joram
Ancora una volta il Cantico dei Cantici ci colpisce, nella sua poesia, per la forte
capacità di rappresentare autenticamente l'amore tra Lui e Lei.
L'amato bussa alla porta, lo fa con l'enfasi di chi non vede l'ora di riabbracciare la
propria amata, fuori fa freddo e lui desidera scaldarsi col calore della propria sposa. La
donna però si fa attendere, pur desiderosa di accogliere il proprio amato. Quando va ad
aprire trova una spiacevole sorpresa: il suo diletto è scomparso.
Lamore e la quotidianità
Milleduecentocinquanta parole ebraiche per disegnare, con passione, con dolcezza,
con profondità la relazione tra Lui e Lei, solo cinque per evidenziarne un dettaglio
genuino e sempre in agguato: l'imperfezione. Ma andiamo con ordine.
All'inizio il nostro amato ci appare privo di qualsiasi difetto. Bello, simpatico,
intraprendente, affascinante. Un sogno. Si dice che gli innamorati abbiano "delle
fette di prosciutto sugli occhi" per spiegare quella difficoltà a guardare l'altro
in modo obiettivo; chi più, chi meno, lasciamo largo spazio al cuore anziché alla
ragione e si sa: il cuore parla con le emozioni che della razionalità non sono molto
amiche.
Poi arriva la quotidianità. Giorno do-po giorno il sogno dell'altro che ho scelto e mi ha
scelto si rapporta con la realtà, a cui va riconosciuto il merito di rendere concreto
quanto sperato, quanto desiderato, ma anche il duro compito di aprire gli occhi dei due
innamorati.
Nella realtà i pregi, le qualità, le potenzialità di colui che ho al fianco lasciano
naturalmente spazio ai difetti, alle mancanze, alle paure.
Con la quotidianità anche il più az-zurro dei principi si rivela uomo, nella sua
interezza, limiti ed insicurezze compresi. Con la quotidianità, che è ricchezza e fulcro
della coppia, se ben vissuta, si fanno vive trappole in cui è facile cadere, talmente
forti da rendere anche il più bel rapporto una relazione mediocre, senza futuro; reti in
cui ci si sente imbrigliati, invece di trampolini da cui progettare il proprio futuro.
Aiutiamoci con delle immagini: sarà più facile comprendere ciò in cui siamo immersi ed
evitare tre trappole di cui è tanto difficile accorgerci.
Il mito della mela
Sogniamo, sia perché è insito in noi, sia perché culturalmente va di mo-da, di
trovare la nostra metà perfetta. L'altra metà della mela, che combacia perfettamente con
i nostri contorni, quella che è sta-ta creata apposta per noi.
Ci sembra di averla trovata e "puf", la metà mela si rivela molto diversa da
quello che ci era sembrata. Un disastro. O, semplicemente, la realtà.
Noi essere umani, siamo talmente unici, complessi, originali che è totalmente illusoria
l'idea di trovare chi sarà uguale a me.
E questo ci sconforta, ci spaventa, ci fa scappare. Ci delude.
La sfera di cristallo
L'altro, poiché è stato scelto e soprattutto ci ha scelti, deve conoscere i
miei stati d'animo, indovinare i miei desideri e, possibilmente, anticiparli. Se non lo
fa, non è adatto, non mi ama, non funzioniamo, ma di uomini in grado di leggere nella
mente dell'altro se ne trovano solo al cinema.
Le statue di sale
Famosi studiosi delle dinamiche familiari si sono resi conto che noi esseri umani
siamo molto abili ad ingessarci e in particolare ad immobilizzare l'altro in sculture che
ci impediscono di scorgere punti di vista differenti e capaci di deresponsabilizzarci,
perché tanto "è lui che non mi ascolta, io gli racconterei tutto".
Sono pericoli che la coppia, che quel Lui e quella Lei tanto innamorati, devono conoscere,
per poterne non stare alla larga, bensì prenderli di petto e darne un nuovo senso. Ma
come? Come restaurare l'immagine dell'amato, della relazione che ci unisce?
Di nuovo ricorriamo a delle immagini per scorgere delle possibili vie di aiuto.
I linguaggi dell'amore
Esistono diversi linguaggi per dare e chiedere amore, per esempio il contatto
fisico, la ricerca di momenti speciali o di gesti di servizio.
Ognuno di noi conosce ed utilizza in particolare uno o alcuni di essi e spesso non sono
gli stessi di quelli utilizzati dal partner, creando così confusione. Il confronto, il
dialogo e la voglia di imparare il linguaggio dellaltro renderanno possibile una
più facile intesa.
La giusta distanza
Le colonne del tempio mantengono la distanza, recita una celebre poesia di
Gibran. L'altro non è, non può essere la mia fotocopia o la mia parte mancante, ma è se
stesso, da scoprire nella sua pienezza, arricchendosi l'un l'altro.
Un libro da scrivere in due
Una storia scritta, pagina dopo pagina, insieme: è ciò che rende l'altro unico.
Non il suo corpo, che il tempo inevitabilmente modificherà, nemmeno il suo cuore, che con
le sue emozioni è troppo altalenante, ma la storia scritta insieme; con i suoi alti e i
suoi bassi, le sue pagine fitte e i suo fogli bianchi.
Sarà questo libro a rendere Lei e Lui insostituibili e bellissimi, per sempre.
Un banchetto
Pensiamo alIe nozze di Cana. Non dimentichiamo di invitare Gesù e Maria quando
delle difficoltà minano la relazione. Anche noi, come Maria, non arrendiamoci alle
difficoltà, ma cerchiamo di restituire il giusto sapore alla quotidianità della coppia.
Tanto è forte il gusto di un amore ritrovato che la sposa, nel Cantico, lascia
improvvisamente alle spalle il racconto della fatica della ricerca per descrivere la gioia
straripante del ritrovamento: "io sono del mio amato e il mio amato è mio" (Ct
6,3).
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16-LHANNO DETTA BEATA (Ct 6,4-7,10)di Fabrizio Bertrand
Due sono le riflessioni che mi vengono in mente, riferite ai versetti 6,9 e 6,10.
La prima è legata all'espressione "la dicono beata", che mi richiama il
"d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata".
"Le giovani lhanno detta beata"
Con una battuta un po' ardita chiederei a Maria il copyright per aver copiato nel
suo Magnificat le parole rivolte alla mia amata. Beata è la donna amata ed è questa sua
condizione di amata a renderla tale.
Sono le giovani ad ammirare ed invidiare la mia donna proprio perché amata, una
situazione in cui anche loro vorrebbero trovarsi.
Questo "essere beata" è merito mio che con tutti i miei difetti di uomo l'ho
incontrata e, grazie a Dio, amata. E, se questo aspetto da un lato mi inorgoglisce,
dall'altro mi chiama ad un grande impegno, a rinnovare giorno dopo giorno il mio amore per
lei, a coltivarlo secondo dopo secondo, con costanza ed attenzione, anche e soprattutto
nei momenti di difficoltà.
È nel quotidiano, nelle piccole cose di ogni giorno che l'amore cresce e si fortifica e
non basta l'impegno di uno dei due.
Se voglio che la mia sposa, la mia amata venga riconosciuta beata dalle altre donne mi
devo impegnare io in prima persona, senza deleghe, senza se e senza ma.
Beati sono coloro che, come i Santi, vivono faccia a faccia l'incontro con Dio, che è
amore traboccante ed esagerato; beata è colei che nell'incontro con l'amato sperimenta
quello stesso amore che intercorre fra le persone della Trinità, amore gratuito, amore
eterno, amore misericordioso, amore che ama anche il limite dell'altro.
Proprio in quell'amore trinitario sempre fedele che Dio riversa sul suo popolo affondano
le radici del nostro amore coniugale: vista la premessa come potrebbe non essere un amore
assoluto ed indissolubile?
Pecore e palme feconde
E questa è noia? Mi pare assurdo, la ricchezza dei versi del Cantico dei Cantici
parla di fecondità, mi fa pensare al misterioso germogliare di una foresta nella quale
sbocciano piante e fiori di ogni tipo, dai colori e profumi più svariati ed inebrianti.
Sicuramente curare amorevolmente ciò che cresce richiede fatica, ma la noia mi sembra il
sentimento di chi ha rinunciato a lasciarsi incantare. L'amore richiede assidua
attenzione, perché possa esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, perché
permetta a ciascuno di far emergere la propria individualità e creatività, perché non
perda col tempo vitalità e freschezza.
"Chi è costei che sorge come aurora?"
La seconda riflessione ripete le parole delle regine: "Chi è costei che
sorge come aurora?".
L'interrogativo dovrebbe risuonarmi in testa ogni giorno per chiedermi quanto davvero
conosco mia moglie, quanto le sono vicino con tutto il mio essere. Davvero la conosco? E
cosa conosco di lei?
Perché l'amore nasce innanzitutto dalla conoscenza reciproca, dallo scoprirsi vicendevole
che porta all'apertura nella coppia, da un dialogo creativo che permette all'io di
ciascuno di integrarsi in un noi assolutamente originale.
Ma questa conoscenza deve essere fatta a piccoli passi, sempre nel rispetto dell'altro:
non c'è fusione. Come fra le persone della Trinità, c'è un amore che procede dall'amato
e dall'amata in un continuo scambio e quanto più l'alleanza fra i due si fa profonda,
tanto più si intuiscono i pensieri, i desideri dell'altro.
Certamente, però, la perfezione ancora non ci appartiene e quindi il nostro amore fa i
conti con i nostri limiti e le nostre debolezze, è un cammino che inizia ogni giorno, a
volte ci lascia con un po' di amaro in bocca. Sta a noi non fermarci lì: Gesù ci insegna
che alla sua sequela con anche solo due pani e due pesci si possono fare grandi cose.
L'amore sicuramente nasce ed è alimentato da una relazione e da una comunione profonda,
tuttavia l'altro rimarrà sempre avvolto da un alone di mistero e di insondabile: ogni
giorno devo scoprirmi in ammirazione della mia amata sposa. Voglio paragonare la mia
estatica ammirazione quotidiana verso la mia amata allo stupore dei pastori di fronte al
Bambino Gesù. Non è solo la meraviglia di una nuova vita a stupirmi, ma vuole essere
soprattutto il quotidiano sorriso (o brontolio) di mia moglie appena svegliata.
L'aurora avviene ogni giorno, uguale ma diversa per chi sa osservare con attenzione. Così
deve avvenire con mia moglie: i giorni si susseguono uno dopo l'altro; è sempre lei
accanto a me ma ogni giorno è diversa, ogni giorno ha una "sfumatura"
particolare, un "colore" diverso. Sta a me cogliere questi colori.
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17-TI FAREI BERE VINO AROMATICO (Ct 7,11-8,4)di Ernesta e Gianprimo
Il Cantico dei Cantici è un libro affascinante ma sembra difficile da calare nella
realtà quotidiana: noi ci abbiamo provato.
"Io sono del mio amato e per me è la sua passione"
Il nostro amore, consacrato nel sacramento del matrimonio, ci rende l'uno per
l'altro; siamo due, due storie, due vissuti, due esperienze, ma il nostro amore ci rende
una cosa sola, niente può rimanere fuori dal nostro rapporto d'amore. Tutto in noi è
diventato desiderio unico di amore che si dona all'altro e che accoglie l'altro come un
dono. Io gli appartengo e il suo amore è per me.
"Vieni, mio amato, usciamo in campagna"
Lamore tra noi non deve e non può essere oppresso dagli affanni
quotidiani. "All'alba andremo a vedere le vigne: per vedere se la vite germoglia, se
sbocciamo i fiori, se ai melograni spuntano le gemme": il nostro amore ha bisogno di
momenti d'intimità per coglierne i frutti. Solo dove possiamo gustare la bellezza della
vita, la gioia dell'incontro vero, allora "là io ti darò il mio amore",
lontani dalla confusione che ci toglie la voglia di parlarci, che ci stordisce di parole
inutili, che rende il nostro amore vuoto di significato.
Con un invito delicato e tenero la donna conduce per mano il suo uomo in campagna, segno
di quel desiderio di camminare insieme sulla strada della vita, disposti ad aspettare
l'altro che a volte non ce la fa e si ferma.
"Le mandragore esalano il loro profumo, alla nostra porta ci sono tutti i
frutti più squisiti, frutta secca e fresca che ho conservato per te, mio amato!"
Siamo invitati ad assaporare il profumo di ciò che ci circonda, di ciò che
riempie le nostre giornate: un gesto di attenzione, un figlio che ci sorride o ci tende la
mano, un'occasione di perdono. I frutti che sono alla porta della nostra casa sono tutto
ciò che abbiamo da offrirci, ciò che ci portiamo come bagaglio della nostra vita e ciò
che pian piano stiamo costruendo insieme, niente deve essere buttato, ma tutto deve essere
conservato per il mio amato, perché il nostro amore sia ancora più forte.
"Incontrandoti per la strada, ti potrei baciare e nessuno potrebbe
svergognarmi"
Perché vergognaci del nostro amore? Dio, dopo che ebbe creato la donna e averla
condotta all'uomo, non vide forse che era cosa molto buona?
Eppure a volte abbiamo vergogna a far vedere agli altri la bellezza del nostro amore.
Oggi spesso, troppo spesso, si sente di coppie che si separano e niente crea vergogna,
sembra qualcosa di naturale, quando un rapporto d'amore a un certo punto finisce.
È nostro compito quindi riempire chi ci è vicino con il profumo dell'amore al quale
l'amato ha condotto l'amata, la quale, per ringraziarlo, gli offre il suo profumo più
inebriante.
Il desiderio finale dei due amanti "la sua sinistra è sotto il mio capo, la sua
destra mi abbraccia" rende chiara l'idea della bellezza e della profondità
dell'abbraccio che indica non solo una vicinanza fisica ma il desiderio grande dei nostri
cuori di camminare nella stessa direzione.
"Io ti farei bere vino aromatico, succo del mio melograno"
Sono questi i simboli di un amore forte e dolce, duraturo e appagante.
Il messaggio finale che possiamo cogliere da questi versetti è il se-guente: dopo il
nostro incontro, scoprire che la passione del mio amato è per me, desiderare l'intimità
fisica e dei cuori, pervadere tutt'intorno col profumo inebriante del nostro amore e
rimanere abbracciati, avvolti dall'estasi dell'amore, questo è il senso della nostra
storia d'amore, che vive nel ricordo del passato, della concretezza dell'oggi e del
desiderio del futuro.
Letto nella situazione attuale in cui viviamo, sembra un quadro astratto, pura illusione
di un amore che non esiste più, invece sono proprio caratteristiche che oggi più che mai
dobbiamo riscoprire per rendere il nostro amore protagonista della nostra vita, per non
lasciarlo soffocare da un amore vuoto e superficiale che la nostra società ci pubblicizza
ora come non mai.
"Figlie di Gerusalemme, vi scongiuro, non destate, non risvegliate l'amore
finché non lo desideri!"
Niente e nessuno possono destarci da questo sogno d'amore, perché, anche se
difficoltoso, è un amore grande e ci dona una felicità che vorremmo non finisse mai.
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18-FORTE COME LA MORTE È LAMORE (Ct 8,5-7)di Paolo Brugnera
"L'amore è forte come la morte" (8,6). Queste tre parole sono state considerate
come la sigla poetica, simbolica e spirituale del Cantico dei Cantici.
Al centro di questo poemetto, in cui sembra assente Dio, c'è l'amore umano, giovanile e
primaverile, che rimane tale anche nella te-nerezza della coppia fede-le e innamorata ,
nella perseveranza feconda di due anziani coniugi.
Soffermiamoci a quanto questo versetto ci dice dell'amore umano.
Rileggendo queste poche parole mi sono venuti in mente due fatti, molto simili, ma al
contempo diversi.
Un incidente stradale
Dieci giorni fa Martina, una ragazza di ventidue anni si è schiantata contro un
muro, mentre andava all'università. Una giovane impegnata nello studio e nello sport con
ottimi risultati, come hanno attestato anche durante le esequie i suoi amici. Una giovane
che faceva anche del volontariato e si occupava della formazione catechistica dei bambini.
Ma vorrei porre l'attenzione su quello che ha riferito di lei il suo fidanzato Nicola, al
termine del rito funebre. Con le parole rotte dal pianto, ha riletto una lettera che,
qualche tempo prima, Martina gli aveva scritto. "Voglio stare con te, voglio solo
amare te, amore mio. Non desidero altro che passare la mia vita con te, fare tante cose
insieme a te; vorrei fare tutto insieme a te; vorrei avere dei bambini con te; sì,
perché per me non c'è cosa più bella di questa
" Nicola leggeva queste
parole, così belle, così semplici, così piene di amore, di affetto, di stima, così
gravide di progetti e di passione; ma anche così apparentemente tragiche e umanamente
impossibili da realizzare. Ma Nicola, lottando contro il singhiozzo, confermava la sua
volontà di rimanergli fedele, la sua intenzione non solo di non dimenticarla, ma di
ricordarla "per sempre, mio amore".
A me, e credo non solo me, che partecipavo a questo funerale sono tornate alla mente le
parole del Cantico "il mio amato è mio e io sono sua" (2,16) o quello parallelo
"io sono del mio amato e il mio amato è mio" (6,3). Forte come la morte è
l'amore.
Morire di cancro
È stata la stessa sensazione che ho provato qualche anno fa, quando Manuela, una
carissima amica ci ha lasciato. Dopo aver lottato invano contro il cancro, lei, donna
giovane e forte - che insieme al marito Eugenio aveva accettato prima un figlio con gravi
problemi fisici, e poi, aveva voluto lo stesso aprirsi di nuovo alla vita adottando
Nikolai - ha trasformato il suo letto matrimoniale da un luogo di dolore in un ambone
profetico e nuziale.
Nell'ultima Eucaristia celebrata nella sua camera, Manuela, diventata ministro della sua
malattia e della sua sofferenza, stesa nel suo letto altare del sacrificio, ha rivelato la
concreta realizzazione dell'amore che ama senza ma e senza se; solo per amore su quel
letto con il caro e amato sposo vicino.
Entrambi capaci di rincuorare quanti a loro si avvicinavano per porgergli un attestazione
di stima, di vicinanza e di affetto. Il suo funerale è stato un evento gioioso che ha
contagiato tutti coloro che affranti, desideravano solo piangere; e invece l'amore ha
trionfato sulla morte.
Amore e morte
Manuela e Martina hanno cantato entrambi la vittoria dell'amore, dell'Amore sulla
morte e sulle forze del male.
Martina, Manuela e chissà quanti altre persone potremmo presentare come l'incarnazione
concreta di quei due giovani protagonisti del Cantico dei Cantici che, guarda caso, non
hanno un nome, non hanno un'età, non hanno altre caratteristiche se non quelle della
bellezza, anche fisica, che il partner ricerca e declama.
Cosa c'è dentro questo amore che "è forte come la morte"? Entrambi queste
donne hanno voluto nella loro persona, corpo, anima, spirito, fare sintesi di quella
sconvolgente forza che è l'amore.
Non solo alberga in noi l'amore oblativo, spirituale, alto e sublime; non solo siamo
capaci di "filia", di attenzione empatica, di vicinanza amicale; siamo anche
corpo che ama, carezza, stringe, consola, dona vita
E questo amore fatto di gesti significanti e significativi, di comportamenti erotici e
spirituali, di atteggiamenti fisici ed accoglienti è colmo di quell'amore che Dio,
Amore-amante-amato, ha messo nelle nostre povere viscere, membra eternamente vive.
Eros e agàpe
Manuela e Martina con le loro persone profondamente umane, così come le parole
incise a caratteri cubitali sugli alberi, gli striscioni esposti in luoghi bene in vista
per urlare il proprio amore per l'altro, i lucchetti chiusi incatenati degli
innamorati
tutto questo è il frutto della forza dell'amore che abita ogni uomo,
soggetto unico, sostanzialmente indivisibile, in cui non si possono distinguere la sfera
corporale da quella spirituale, quella fisica da quella relazionale, l'èros dall' agàpe.
Tutto ciò ci richiama alla ricchezza indicibile dell'amore che portiamo dentro, quella
"fiamma divina" (Ct 8,6), che ci rende capaci di vivere in pienezza anche nelle
sventure - "le grandi acque" -, si di andare oltre il tempo e la morte, di
affrontare indomiti la nostra avventura nella vita.
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19-COLEI CHE HA TROVATO PACE (Ct 8,8-14)di Valeria e Tony Piccin
Soffermarsi su questi versetti conclusivi del Cantico senza aver presente lo sviluppo
poetico del libro e soprattutto senza comprendere il senso metaforico dei vari elementi
descritti può far sorridere per la stravaganza delle immagini usata. Ce li immaginiamo
"I miei seni sono come torri"?
Quest'ultima parte ci sembra che contenga sostanzialmente due enigmi o, meglio, due
misteri.
L'enigma è qualcosa che non si capisce, che non si riesce a spiegare bene, il mistero è
una realtà che si vive, che continua il suo sviluppo ma della quale non si riesce ad
avere la rivelazione totale. Diciamo che è una realtà "crepuscolare", appunto
come di sera quando le cose si vedono in modo confuso, non ci appaiono nitide.
Lamore fa crescere
Il primo quadro è tipico della cultura di quel tempo, ma non solo. Chi co-nosce il
costume islamico anche degli immigrati nei nostri paesi occidentali sa bene che i fratelli
di una ragazza hanno il compito di proteggere, ac-compagnare, sorvegliare e in qualche
modo limitano la libertà della giovane donna ridotta quasi ad oggetto da conservare bene
per barattarlo con il miglior partito.
Il Cantico però ha il coraggio di dire al clan familiare: l'amore non è cosa da
rinchiudere per conservare ed appunto la ragazza dice ai suoi fratelli: "Io sono un
muro e i miei seni sono come torri!". Non sono piccola, ho già la mia indipendenza,
ho già quanto serve per affrontare l'esperienza della vita e dell'amore. È il contrasto
tra lo sguardo miope dei fratelli, "ancora non ha seni" contro una visione
aperta, "seni come torri".
C'è chi osserva che si tratta di una presa di posizione profetica rispetto al contesto
socio-culturale in cui è dato per scontato che una ragazza debba essere amministrata e
protetta dalla sua famiglia. Qui non è la piccoletta che vuole scappare da casa, non è
la sfrontata che sfida i genitori, non è quella che pretende indipendenza con soli
diritti senza doveri, non è l'ingrata che non riconosce quanto gli altri hanno fatto per
lei. È la ragazza che ha capito che l'amore libera, l'amore valorizza, fa crescere, fa
assumere responsabilità propria.
L'amante vede nell'amata quelle qualità che gli altri non sanno scorgere. Dunque l'amore
stimola la persona a crescere, a maturare la fiducia in se stessa, a realizzarsi e a
realizzare.
Il paragone con Salomone è emblematico. A che serve un harem di donne o uno stuolo di
spasimanti? "La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti". È piccola, è qui
ed è tutta per me e il mio cuore è più che appagato.
Il mistero della vita non si spiega dando senso alla vita, esso si spiega sentendosi
amati. L'uomo, la donna non si capisce in se stesso, è di per se stesso incomprensibile
nella sua vita se non gli viene rivelato l'amore, se non scopre di amare, se non è amato
e non ama.
Fedeli per sempre?
Il secondo enigma-mistero: come può lo sposo (la sposa) essere sicuro che la vigna sarà
sempre veramente sua?
"Tu che abiti nei giardini, i compagni ascoltano la tua voce: fammela sentire".
"Bella mia che stai nel giardino, i miei amici cercano di ascoltare quel che stai
dicendo. Fai sentire anche a me!". È l'invito ad esprimere l'ultima parola: sarà
sempre mio, sarà sempre mia? Stai attenta a rispondere perché i miei amici ti ascoltano
e tutti stiamo aspettando la risposta.
Qui si tratta di ipotecare l'oggi che conosco, anche se non del tutto, ma anche il domani
che ancora non posso prevedere. Il Cantico non risponde a questo interrogativo perché
lascia la risposta allo spettatore che assiste alla scena e lo spettatore potrebbe
rispondere contemporaneamente con due conclusioni complementari:
l'aiuto di vere amicizie che sostengano, incoraggino, godano delle riuscite è una
notevole garanzia;
camminando si apre il cammino; è l'impegno e la fiducia nel vivere intensamente
giorno dopo giorno il momento presente, vivendo intensamente la vita senza lasciarsi
vivere.
È stato scritto: "Non desidero un uomo (una donna) che mi possieda, ma uno (una) che
vuole appartenermi e a cui io appartenga". Non si tratta di obbedire alla cieca
affettività ma di crescere come persona per camminare assieme ad un altro, ad un'altra
nel mondo e per il mondo.
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20-PER APPROFONDIRE IL TEMA Libri consigliatiBonetti, Scalabrini, Gillini, Zattoni, Lezioni damore,
Editrice Queriniana, brescia 20093.
Il volume rappresenta una delle tante sfide che mons. Renzo Bonetti ha lanciato per
rinnovare la pastorale familiare nella Chiesa italiana.
In questa sfida egli si fa aiutare da una coppia e da un esegeta, entrambi di alto
livello.
Questo libro contiene in sintesi, dal punto di vista di un gruppo famiglia, tutto ciò che
serve per poter avvicinarsi al Cantico.
Comunità di Caresto, Cantico
dei cantici, Lectio divina per gli sposi, EDB, Bologna 2008.
La comunità di Caresto propone da anni a coloro che la frequentano la lettura del
cantico.
Il volume è nato per venire incontro alle difficoltà che le coppie possono avere a
"vivere" questo testo. Si tratta di un libro snello, pratico, nato sul campo,
suddiviso in schede, una per ogni capitolo del cantico. Un concreto aiuto a chi desidera
usare il Cantico per la Lectio divina.
Antonio Bongiorno, Lo
splendore dellamore, Icone del Cantico dei cantici, Paoline, Milano 2009.
Iconografo e diacono, lautore ci propone un viaggio per testi ed immagini attraverso
gli otto capitoli del Cantico.
La lettura è tipicamente allegorica, con molte citazioni dei padri della Chiesa.
Il libro ha una veste grafica molto curata che lo rende un ottimo regalo per chi ama la
Scrittura.
Fraternità della Luce, Icona, parola,
preghiera, Lissone (MB).
La rivista, semestrale, è interamente dedicata alle icone. In ogni numero si apre con un
brano della Bibbia e la sua descrizione iconografica.
A questo si accompagna linterpretazione teologica ed esistenziale di ciascuna icona,
gli spunti per l'utilizzo per levangelizzazione e la catechesi e tracce per la
preghiera di gruppo e personale.
Testi magisteriali
Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium
et spes, 1965.
Lamore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall'esercizio degli
atti che sono propri del matrimonio. Ne consegue che gli atti coi quali i coniugi si
uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo veramente u-mano,
favoriscono la mutua donazione che essi significano ed arricchiscono vicendevolmente nella
gioia e nella gratitudine gli sposi stessi (49).
Giovanni Paolo II, Familiaris
consortio, 1981.
In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno
spirito immortale, l'uomo è chiamato all'amore in questa sua totalità unificata.... Di
conseguenza la sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra
con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente
biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale (11).
Giovanni Paolo II, Udienza
del del 23 maggio 1984.
Le parole d'amore, pronunciate da entrambi, si concentrano dunque sul "corpo",
non solo perché esso costituisce per se stesso sorgente di reciproco fascino, ma anche e
soprattutto perché su di esso si sofferma direttamente e immediatamente quell'attrazione
verso l'altra persona, verso l'altro "io" - femminile o maschile - che
nell'interiore impulso del cuore genera l'amore (3).
Catechismo della Chiesa
Cattolica, 1992.
La sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell'unità
del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente l'affettività, la
capacità di amare e di procreare, e, in un modo più generale, l'attitudine ad
intrecciare rapporti di comunione con altri (2332). Creando l'uomo "maschio e
femmina", Dio dona la dignità personale in egual modo all'uomo e alla donna (2333).
Benedetto XVI: Deus
caritas est, 2005.
Il Logos, la ragione primordiale, è al contempo un amante con tutta la passione di un
vero amore. In questo modo l'eros è nobilitato al massimo, ma contemporaneamente così
purificato da fondersi con l'agape. Da ciò possiamo comprendere che la ricezione del
Cantico nel canone della Sacra Scrittura sia stata spiegata ben presto nel senso che quei
canti d'amore descrivono, in fondo, il rapporto di Dio con l'uomo e dell'uomo con Dio
(10).
21-COME SI FA LA LECTIO DIVINA
Un metodo per pregare la Parola di Dio, interiorizzarla, condividerla e
applicarla nella propria vita
a cura di Franco Rosada
Dopo aver dedicato un intero numero ad un libro della Bibbia mi sembra naturale parlare di
Lectio divina.
Credo che i singoli e le coppie che hanno collaborato a questo numero si siano posti di
fronte alla Parola ponendosi alcune semplici domande: cosa dice questo testo a me? Quali
sentimenti suscita in me, in noi, che sento di dover condividere con gli altri? Se non è
Lectio questa...
Spero che, grazie a questi contributi, il libro del Cantico dei cantici non resti uno dei
tanti della Bibbia, anzi forse uno dei libri più ostici per il tipo di linguaggio usato,
ma diventi un libro praticato dalle coppie e dalle famiglie, nei gruppi, negli incontri
con i fidanzati, con i giovani, con chi è in crisi.
Il Cantico ci parla damore, il linguaggio per eccellenza della coppia, da quando
questo sgorga per la prima volta nel cuore delladolescente fino a quando la morte ci
sembra sottrarci per sempre lamato, con tutte le crisi e le difficoltà che segnano
la vita di coppia. Ma ci parla anche indirettamente dellAmore da cui tutti
dipendiamo: Dio realtà trinitaria. E, allora, come si fa la Lectio?
Il metodo della Lectio
La Lectio divina è un metodo semplice, adatto a tutti, antico e moderno, per
imparare a pregare con lascolto personale e/o collettivo della Parola di Dio.
Si inizia con uninvocazione allo Spirito Santo, a cui segue la lettura del brano e
la sua presentazione esegetica da parte di una coppia del gruppo.
A questo primo momento seguono cinque passaggi.
Lectio: cosa dice il testo in sé?
Il testo viene riletto frase per frase. Su ogni frase ciascuno cerca di cogliere
e condividere cosa dice il testo in sé, partendo dagli elementi portanti del brano: i
verbi, gli avverbi, gli aggettivi, le qualità delle azioni.
Meditatio: cosa dice il testo a me?
È il momento di "masticare, triturare e torchiare" la Parola, perché
questa interroghi in profondità la nostra vita.
Ciascuno rilegge in silenzio il testo lasciandosi interpellare dalla Parola e condivide
con gli altri cosa il brano gli ha suggerito. Ne deriva: il discernimento di ciò che è
bene e ciò che è male; il pentimento per il male commesso; il proposito di seguire il
bene compreso ed amato; la gioia per quanto in noi e nel mondo è conforme al progetto di
Dio; la conversione quando dalla Parola ci si vede lontani.
Oratio: cosa dico io al testo?
Dopo aver ascoltato e letto la Parola di Dio, averla compresa nel suo senso
concreto, nasce la risposta viva che è dialogo, adorazione, lode, supplica,
ringraziamento
La risposta, pronunciata ad alta voce, suonerà così: "Signore ti ringrazio, ti
lodo, ti domando
" a seconda della situazione in cui la Parola di Dio mi ha
trovato.
Contemplatio: lasciarsi guardare da Gesù
Nel silenzio ciascuno: ascolta la voce di Dio che è risuonata nel testo della
Scrittura letta e meditata; aderisce alla Parola di Dio con gusto e dolcezza, con la mente
e con il cuore, così da vedere e interpretare tutto secondo il pensiero di Cristo;
assapora la multiforme sapienza di Dio.
Communicatio: condivisione e missione
Infine siamo chiamati a ritornare alla quotidianità, ma portando con noi i
frutti dello Spirito. Ognuno sceglie una frase del testo biblico pregato e la condivide ad
alta voce con i fratelli. Siamo chiamati a viverla prendendo un piccolo ma concreto
impegno di conversione. Allora la nostra vita quotidiana sarà trasformata dalla forza
della Parola.
Tratto dal sussidio: I
Gruppi Famiglia, una realtà da vivere e scoprire.
di Andrea Balbo
Pregare non è sempre facile, soprattutto in un mondo confuso, veloce e complesso come
quello occidentale contemporaneo in cui viviamo. Pregare richiede tempo, silenzio,
raccoglimento, la creazione di un momento di attesa e di ascolto, la condivisione profonda
di un sentimento di amore e di prossimità alla Parola di Dio: non è facile realizzare
contemporaneamente queste condizioni nelle nostre giornate affannose.
Eppure, come il nostro gruppo famiglie sperimenta ormai da alcuni anni, esiste in modo
reale la possibilità di trovare uno spazio per riprendere le fila del dialogo con Dio ed
è l'incontro che si svolge secondo il sistema della Lectio divina.
Non voglio entrare in dettagli di tipo teologico né scritturale, per i quali vi sono
persone molto più preparate di me, ma intendo semplicemente mettere in rilievo quali
siano i "punti forti" di un'esperienza di Lectio svolta in gruppo.
Un momento di pausa
Prima di tutto la Lectio è un momento di pausa. Il nostro gruppo apre ogni
incontro recitando un'orazione che non rappresenta soltanto l'inizio del momento di
preghiera, ma segna un ideale spartiacque tra il "prima" e l'"adesso",
spezza il ritmo del quotidiano e porta le persone che stanno condividendo il momento in
una condizione di tempo diversa, più tesa e concentrata sull'obiettivo preghiera.
L'inizio della Lectio è il momento che rompe il tran-tran, che dà il segnale che è ora
di fare ciò che è più importante, di scegliere la parte migliore, come Maria.
Un momento del cuore
Poi la Lectio è un momento del cuore. Rileggere, pregare, ascoltare la Parola e
ascoltarsi nell'intimo è un'esperienza di lentezza, di meditazione. Troppe volte, nel
corso della giornata, la voce del cuore è obbligata al silenzio dagli impegni lavorativi
e di famiglia, dalla necessità di badare a tutto ciò che è al di fuori di noi. La
Lectio è un momento in cui questa voce può di nuovo parlare liberamente, in cui è
possibile ascoltarne gli inviti lasciando spazio alla coscienza. Non si tratta di
sentimentalismo, ma di spazio lasciato autenticamente al rapporto con se stessi.
Un momento di condivisione
La Lectio è inoltre un momento di condivisione. Dal singolo al gruppo,
condividere implica comunicare ciò che il cuore detta, ma anche esporre dubbi,
interrogativi, problemi, sollecitazioni date dalla Parola. Il testo sacro non è mai
neutrale, coinvolge, obbliga a riflettere, a prendere posizione, a scambiare idee e a
comunicarle, rompendo i vincoli di solitudine che esistono nelle nostre realtà.
Infine la Lectio è un momento di ripartenza. La Lectio non è fine a se stessa, ma deve
divenire l'occasione per riprendere la strada con nuove motivazioni, rafforzando la
propria identità cristiana attraverso il ricorso alle fonti della Parola, per mettere in
pratica nella vita quotidiana quanto si afferma di credere e dando ragione della speranza
che si afferma di possedere.
Questa è la Lectio, per un gruppo famiglia, oggi, nel 2011, a Pinerolo in provincia di
Torino.
23-I TEMI DEL PROSSIMO ANNO Come redazione, dopo aver raccolto anche i vostri suggerimenti - di cui vi ringraziamo molto - abbiamo scelto i temi che, in linea di massima, svilupperemo nei quattro numeri del prossimo anno:
Il Collegamento nazionale tra Gruppi Famiglia vi invita a partecipare a questo grande evento ecclesiale che, per la sua natura e localizzazione, risulta un'occasione unica per le famiglie.
La nostra proposta
Dopo aver valutato quanto proposto dagli organizzatori dellevento
(www.family2012-.com) abbiamo scelto le modalità che sono risultate avere da un lato i
costi più contenuti e dallaltro garantire una piena partecipazione agli eventi.
Ciò è stato possibile grazie anche alla dissponibilità delle famiglie del decanato di
Carnate-Usmate (MB).
In questo modo chi non abita a Milano potrà partecipare all'evento come membro dei Gruppi
Famiglia.
I costi di partecipazione
Il costo dell'iscrizione (obbligatoria) che prevede la partecipazione ai tre
giorni del congresso (compresi tre pranzi) è il seguente:
Adulti: 70 euro; ragazzi dai 14 ai 17 anni: 60 euro; ragazzi dai 7 ai 13 anni: 50 euro
(sconti per chi ha più figli), bambini da 0 a 6 anni gratuito (modalità A3).
Per i due incontri con il Papa i costi sono: Adulti: 30 euro; ragazzi dai 7 ai 13 anni: 15
euro, sconti per chi ha più figli; bambini da 0 a 6 anni gratuito (modalità B2).
Le quote vanno anticipate; in caso di rinuncia dopo il 30 marzo 2012 sarà trattenuta la
quota di iscrizione di almeno 1 adulto per ogni famiglia iscritta. Per gli spostamenti si
farà uso dei mezzi pubblici (compresi nelle iscrizioni).
La logistica e i trasporti
Le famiglie partecipanti saranno ospitate gratuitamente nelle strutture
ecclesiali e presso le famiglie del decanato di Carante-Usmate che garantiranno loro il
pasto serale e il pernottamento.
Si utilizzerà il treno da Carnate-Usmate a Sesto San Giovanni, poi la linea 1 (rossa)
della Metro da Sesto alla Fiera di Milano (Amendola Fiera).
Questa ospitalità si estende anche agl'incontri con il Papa di sabato e domenica, che si
terranno presso il Parco Nord di Bresso.
Si prevede che, in quei due giorni, saranno istituite apposite navette.
Le iscrizioni
Invitiamo tutte le famiglie interessate ad iscriversi entro il 28 febbraio 2012
telefonando o inviando una mail a Ernesta e Gianprimo Brambilla, tel. 039 607 90 37 -
cell. 340 53 66 428 (lui) - 347 88 10 722 (lei), mail: ernesta.gianprimo@virgilio.it e poi
versando al più presto le quote previste.
Il Programma
Martedì 29 maggio
Accoglienza dei partecipanti all'incontro come GF a Ronco Briantino, via Parrocchia
41.
Mercoledì 30, giovedì 31, venerdì 1 giugno
Convegno teologico pastorale con relazioni e seminari tematici ispirati dal tema
"La Famiglia: il lavoro e la festa".
Incontri con diverse esperienze del territorio.
Eucaristia nelle parrocchie.
Adorazione in Duomo.
Festa nelle città e nelle parrocchie.
Sabato 2 giugno
Festa delle Testimonianze con la presenza del Papa Benedetto XVI.
Domenica 3 giugno
Santa Messa presieduta dal Papa Benedetto XVI.
Questa è una proposta preliminare. Per essere aggiornati in tempo reale sulla nostra
proposta visitate la home page del nostro sito.
Visitate il sito dell'evento: http://www.family2012.com/
GF75 EXTRA
A-Appunti sul prologo del Cantico dei Cantici
di
Enzo Bianchi
In quella piccola biblioteca che è la Bibbia si trova un libretto breve che porta
il titolo "Il Cantico dei Cantici". Shirà schirìm in ebraico, locuzione
che esprime un superlativo. Dire cantico dei cantici significa dire "il cantico per
eccellenza" come tentava un volgare italiano dellinizio del 400,
facendone un femminile diceva: la cantica...
Continua su http://www.giovaniemissione.it/spiritualita/cantico.htm
B-Come sigillo sul tuo cuore
di Patrizio Rota Scalabrini
Ogni amore è il mistero della visita attesa, sognata, sempre capace di
sorprendere. Il dôdî, lamato, ancora prima che un volto, è una voce, è un
appello alla libertà, una promessa che si affaccia al cuore dellamata: è invito ad
accogliere il senso buono e promettente del cammino dellamore, superando forze
paralizzanti e intristenti lavventura della coppia, perché ogni autentica storia
damore è chiamata a rendere migliore il mondo...
Continua su http://www.cpcasadibetania.it/come-sigillo-sul-tuo-cuore.html
C-Un breve commento al Cantico
della parrocchia di Bazzano
Cantico dei cantici: cioè il canto più bello.
E il canto dellamore tra uomo e donna, amore che sgorga e quindi è dono e
riflesso dellamore grande di Dio per Israele (umanità). Amore stupito,
appassionato, fedele
sempre da compiersi...
Continua su: http://www.parrocchiadibazzano.it/catechesi/letturaq/cantico.pdf
D-Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me
di Ina Siviglia
Lespressione tratta dal Cantico dei Cantici "Io sono per il mio diletto e il
mio diletto è per me" rappresenta, in maniera tanto sintetica quanto efficace,
lassolutezza dellamore, listanza cioè di totalità, di fedeltà, di
eternità che scaturisce in maniera inequivocabile dallamore.
Val la pena forse rilevare limportanza che nel Cantico assume il coniugare, in
maniera unica, amore umano e amore divino, a partire dallipotesi condivisa dalla
maggioranza degli esegeti che si tratta di una composizione profana, che esalta la
bellezza imperitura dellamore sponsale...
Continua su: http://www.chiesacattolica.it/famiglia/siti_di_uffici_e_servizi/ufficio_nazionale_per_la_pastorale_della_famiglia/00003942_Laboratorio_5__Amore__affettivita__sessualita__fedelta_nella_relazione_di_coppia.html
E-Cantici d'Amore tra stupore e Mistero
di suor Maria Gloria
Adoratrice del SS. Sacramento Monastero di Monza
La vita, la torà e l'amore segnano lo sviluppo della sinfonia di forme e di
colori di Chagall. Il Cantico si sviluppa attorno a simboli bipolari che l'amore ha il
compito di ricondurre all'unità. La parola vita, ad esempio, come Gerusalemme,
nell'ebraico è parola duale. Vita è anche il nome della prima donna, Eva. L'altro volto
della donna è l'uomo, l'Adam, il cui nome ha la stessa radice della parola terra. La
terra quando "incontra" la vita fiorisce nel giardino, un simbolo ricorrente
nelle tele del Cantico. Il giardino è allora l'unità dei due prefigurata e benedetta
dalla Presenza dell'Uno...
Continua su: http://www.beth-or.org/learning.php?id=242
F-L'ICONA DEL CANTICO DEI CANTICI
La spiegazione dell''icona di copertina che, nella diocesi di Milano, ha
accompagnato il cammino dei fidanzati verso il matrimonio.
di Maria Grazia e Silvano Radaelli
L'icona che contempliamo prende origine dal libro poetico del Cantico dei Cantici.
La Parola e l'Icona ci suggeriscono che nel tempo di grazia del fidanzamento, Dio plasma
le due persone e le accompagna al grande dono che è il sacramento del matrimonio.
La scena principale rappresenta gli sposi seduti su una roccia, uno accanto all'altro,
davanti alla Parola contenuta in un calice, simbolicamente disegnato ed evidenziato dalle
linee della gamba sinistra della sposa e della gamba destra dello sposo. Su di loro
scendono con abbondanza per mezzo dello Spirito i doni che il Padre riversa su di loro.
Alle spalle della coppia sono evidenti due colonne rocciose, una è avvolta da fiamme di
fuoco, l'altra da origine ad una cascata d'acqua; fuoco ed acqua si uniscono e si fondono
l'uno nell'altra sotto i piedi degli sposi, i quali rispettivamente poggiano un piede
sulla roccia e l'altro nell'acqua. Le due colonne rocciose sono unite da una tenda rossa.
Tutti questi elementi fanno da perimetro e da teca all'universo (raffigurato in forma di
tenda), contenente gli astri e le sfere celesti. In alto, a contatto con il bordo
dell'icona è visibile un semicerchio da cui fuoriesce la mano di Dio Padre; nel centro è
rappresentata una colomba, tipico richiamo allo Spirito; sotto la tenda sono raffigurati
tre raggi.
Attorno alla rappresentazione principale, sono descritte quattro scene minori.
Si possono così sintetizzare: nella parte inferiore, a sinistra lo sposo bussa alla porta
dell'amata; nella parte alta si vede la sposa che corre in cerca dell'amato percorrendo le
vie della città e trovatelo ( scena in alto a destra) si unisce a lui in un tenero
abbraccio; nella scena in basso a destra è sottolineata la tenerezza e l'amorevolezza in
un momento di buio nel rapporto di coppia. Nella parte sinistra i fidanzati sono
raffigurati con le mani protese in atteggiamento orante per affermare come la loro ricerca
sia sempre intrisa di preghiera verso il Padre e che a Lui fanno riferimento.
Tutta la raffigurazione è descritta su un monte dove prendono vita e s'inerpicano alberi
verdeggianti.
Osserviamo i colori.
Lo sposo è rivestito da una tunica color porpora lumeggiata con verde smeraldo, il
mantello è rosso con decorazioni regali.
La sposa indossa una tunica e un mantello giallo.
Il colore dello sposo e della sposa sono colori complementari, vogliono indicare la
reciproca complementarietà che avviene nel rapporto di coppia per la comune crescita
nell'amore.
Nella complementarietà i doni dell'uno vengono scambiati e donati all'altro: il giallo
colore dell'annuncio suggerisce ad entrambi di diventare annunciatori della Parola; il blu
colore del cielo diventa simbolo della tensione verso le "cose" di Dio e invita
i fidanzati a rimanere con e nel Signore. Il rosso porpora è il colore di chi si dona
nella sua totalità a Dio, è il colore di Maria che si è consacrata a Lui, anche la
coppia deve avere questo coraggio di rimanere "tutta di Dio".
II rosso è anche il colore dell'umanità di Cristo che si è incarnato per amore
dell'uomo, quindi è richiamo all'amore come dono di sé. all'amore vicendevole che i
fidanzati vivono sull'esempio di Gesù. Il verde richiama alla fertilità dello Spirito
Santo che opera nelle coppie che Lo accolgono nella Parola, richiamata dal libro alle
spalle degli sposi; il verde è anche il colore degli alberi posti ai lati delle rocce.
L'universo è raffigurato da una cascata di blu con stelle e astri al suo interno, ha la
forma di tenda e molti sono gli elementi contenuti che assumono diverse simbologie: prima
fra tutte proprio la tenda. Dio. infatti, ha posto la sua tenda tra noi per essere sempre
con noi.
La mano che esce dalla sfera celeste è la mano di Dio, è aperta, non trattiene nulla,
con infinita generosità manda abbondantemente i suoi doni, sotto forma di lingue di
fuoco, sui fidanzati. Le lingue di fuoco diventano anche simbolo delle Spirito Santo,
sottolineato dalla colomba posta al centro dell'universo. I doni sono accolti dalla mano
della sposa che li offre, li condivide con lo sposo, il quale con la sinistra li accoglie
e li ricambia, mentre con la destra benedice l'offerta; essi sono una cosa sola nel cuore
del Padre.
L'universo, il cielo sono richiamo al Paradiso, il luogo di Dio.
La tenda rossa nell'icona ha una duplice simbologia: suggerisce l'unione tra l'Antico e il
Nuovo Testamento e rileva che la scena raffigurata avviene all'interno della casa. Posta
al centro della cascata, sembra dividerla; in realtà unisce il mondo divino con quello
umano, suggerendo che il luogo della coppia, la sua casa è proprio l'Amore del Padre.
Vivendo di questa ricchezza possiamo già pregustare il Paradiso sulla terra; la coppia
assapora il futuro banchetto celeste alla Presenza del Padre, reso evidente dalla mano
benedicente, del Figlio richiamato dal calice e dalla Parola, e dello Spirito raffigurato
dalla colomba contenuta nel cerchio da cui partono i tre raggi, ulteriore sottolineatura
della Trinità.
Tratto dalla rivista: Icona,
parola, preghiera, Fraternità della luce, Lissone (MI), n.19 - luglio 2004,
p.12-13.
G-I programmi 2011-2012 dei Gruppi Famiglia locali e delle diocesi
Il programma dei GF del vicariato di Castello di Godego (TV). Programma Vallà 11_12.pdfIl programma dell'associazione Gruppi Famiglia in cammino (Castelfranco Veneto): Antonioli pgr 11 12.pdf
Progetto "Famiglia e scuola" (a cura della consulta comunale per la famiglia e l'ufficio famiglia del comune di Bra): Bra famiglia e scuola.pdfIl programma dell'associazione Spazio genitori di Torino: Spazio genitori 2011.pdf
Un'iniziativa del Centro Diocesano per la pastorale familiare di Cosenza: Incontri Cosenza 2011.pdf
Il programma degli incontro interdiocesani Sud Piemonte (Alba, Cuneo-Fossano, Mondovì e Saluzzo): programma_Fossano_2011-2012.pdf
Il programma dell'Ufficio Famiglia della diocesi di Pinerolo: http://www.vitadiocesanapinerolese.it/item.asp?i=1117
Le iniziative dei GF di Ronco Briantino: http://lnx.cpmadonnadelcarmelo.it/famiglieronco/